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Autore: Daniiel    29/06/2016    0 recensioni
Heathens Music Video AU
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Venni afferrato rudemente dalla schiena di quella dannata tuta arancione, che strusciava contro la pelle come avrebbe fatto la tela di un dipinto, a parte per il fatto che, al contrario di un dipinto, non c'era nulla di bello o affascinante in essa.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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[Questo capitolo è un po' pesante, quindi... procedete con cautela? non ne ho idea]

Song: Far Too Young To Die - Panic! At The Disco

La mattina seguente mi sentii come quando ci si sveglia da un sogno, sapendo che qualcosa di terribile è accaduto nel sogno ma non ti ricordi cosa, e continui ad avere quell'ansia nel petto perchè diamine, dovrei essere capace a ricordarmelo.
Poi quando cercai di muovermi sentii la schiena dolorante e un grande malditesta iniziarsi a formare, e la gravità della situazione mi colpì, insieme ai ricordi della giornata precedente.

Saltai in piedi, guardandomi freneticamente attorno, come se mi aspettavo di vedere qualcuno.

All'improvviso quelle quattro pareti sudicie sembravano volermi soffocare, e razionalmente sapevo che non era possibile, ma sembravano stringersi attorno a me.
Inciampai, indietreggiando fino ad una delle pareti e premetti la mia schiena e braccia contro di essa, tentando di far fermare le vertigini che non mi permettevano di stare in piedi in modo stabile ed il panico che mi bloccava il respiro e annebbiava la mente.

Urlai, non sapevo neanche a chi, volevo solo che tutto finisse, che la stanza smettesse di girare, e che i ricordi potessero essere strappati dalla mia memoria.
Mi sentivo sporco quasi come la cella di isolamento in cui ero rinchiuso.

⁠La finestrella della porta della mia cella si aprì, e il rumore era fin troppo simile a quello che la porta faceva quando veniva aperta. Trasalii, sentendomi sprofondare il cuore e il ricordo di quello che successe l'ultima volta che la porta venne aperta mandò la mia mente in una nuova ondata di panico, e ad ogni respiro sembrava che l'aria volesse restare fuori dai miei polmoni, grattando contro l'esofago, il cuore sembrava uscirmi dal petto.

Una guardia mi scrutò dalla finestrella nella porta uno sguardo fra l'adirato e il seccato.
Poi, come aprì la finestrella, la chiuse.
Non avevo la minima idea del perché mi avesse guardato per pochi secondi, senza riferirmi o fare nulla.
Sentii delle guardie parlare da fuori la porta,

"Si, ma sembra solo che lui si sia difeso, non ti sembra un po' eccessivo? E poi non è proprio lecito far-"

La guardia venne interrotta da un'altra voce, più autoritaria.

"Pensi davvero che feccia come loro abbia dei diritti? Se volevano tenersi i loro diritti avrebbero dovuto tenersi fuori dalla prigione e rispettare la legge. Si farà così, lecito o no, vittima o assalitore, loro sono tutti uguali, non mi importa."

Capii molto poco della conversazione, ma la finestrella, che era più meno ad un metro da terra, si aprì, e una delle guardie appoggiò con fatica un bicchiere a terra.

La finestrella si richiuse.

Non prestai attenzione al bicchiere, restai seduto per terra, vicino al muro.
La stanza girava un po' meno di prima, ma ora il malditesta era atroce, e la luce, per quanta poca fosse, non aiutava di certo.
Mi portai le ginocchia al petto e cercai di bloccare la luce mettendomi le mani sugli occhi, ma neanche quello sembrava funzionare.

Stetti lì per ore, forse, poi mi addormentai.

Sognai un ragazzo, con dei pantaloni a mezza gamba neri, una maglietta senza maniche e un cappello in testa del medesimo colore, i suoi occhi erano di un color nocciola scuro, appena distinguibile dalla pupilla, dal cappello nero che aveva in testa usciva un piccolo ciuffo di capelli rosa.
Il suo braccio destro era completamente ricoperto da un tatuaggio che sembrava quasi un dipinto, mentre sul suo braccio sinistro era presente una croce ed alcuni simboli semplici, completamente neri.
Sembrava emanare luce.

Mi svegliai di soprassalto, e ricordai.
Perchè ero andato in quella parte della prigione, il giorno prima?
Lui mi aveva guidato, con la sua dannatissima batteria.
Come ci ero arrivato?
Lui mi aveva guidato.
Quella azione mi fece finire in isolamento, e lui mi aveva guidato.

Anche se era -così tanto- affascinante e il suo volto era gentile non riuscii a non arrabbiarmi.
Chi era? Nessuno sembrava averlo visto, e sparì appena le guardie della prigione mi trovarono.
Mi alzai in piedi, e mi guardai attorno, e solo in quel momento mi resi conto che la luce era spenta.
"Hey!" Urlai, in quel momento ero furioso.

Era colpa sua.

"So che esisti!" Urlai ancora, e sentii delle lamentele dalle celle accanto alla mia, ma non poteva importarmene di meno.
Camminai, cercando qualcosa sucui sfogare la mia rabbia, cosa che non trovai, dato che quella cella era priva di qualsiasi cosa tranne per un materasso ed un cuscino.

Diedi un pugno al muro, e sentii all'istante un forte dolore che partiva dalla mano e si propagava per tutto il braccio, fino alla spalla.
Il dolore svanì velocemente, la rabbia tornò e io scagliai un altro pugno al muro, poi un altro, ed un altro, ma presto non fù più abbastanza.

Poggiai la fronte al muro, in mezzo alle mie mani, e urlai di nuovo.
Urlai fino a che la gola mi si seccò completamente, e la testa iniziò a farmi nuovamente male.
Mi passai rudemente le mani fra i capelli, premendo le unghie sullo scalpo.
Tornai a prendere a pugni il muro, e quando la smettei -parecchi minuti dopo- avevo le nocche insanguinate e doloranti, e la rabbia si era affievolita, se non completamente andata.

Quella notte quando mi addormentai non me ne accorsi, ma il giorno dopo mi svegliai con la gola secca e dolorante, la voce completamente stremata e un gran dolore alle mani e alle braccia.

Uno dei primi giorni mi resi conto che il bicchiere che mi veniva portato ogni giorno era riempito d'acqua.
Il terzo giorno la fame iniziava ad essere a mala pena sopportabile.
Il quinto giorno lo passai a dormire.
Il sesto giorno sbattei la testa contro il muro finchè non sanguinai e la testa mi faceva tanto male che avevo l'impressione che si stesse per spaccare.
L'ottavo giorno svenni, e quando mi svegliai non mi alzai.
Il nono giorno ci provai, ma non ci riuscii.

L'undicesimo giorno ero allo stremo delle forze, e mi tornò in mente l'affascinante ragazzo che una notte odiai tanto, e come mi guidò nei corridoi della prigione.

Chiusi gli occhi, sentendomi mancare le poche forze che avevo rimaste, e mi misi a pregare.
Avevo l'impressione che Dio non potesse arrivare fino lì dentro, nell'isolamento di una prigione, ma se Dio sentì la mia preghiera mandò qualcun'altro a fare le sue veci.

E all'improvviso mi sentivo osservato, e quando aprii gli occhi in quella cella non ero più da solo.

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BOOM

haha, mi dispiace di aver finito il capitolo in questo modo (non è vero), mi farò perdonare nel prossimo!

(forse)

   
 
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