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Autore: 98chrislena    29/06/2016    0 recensioni
Una ragazza di 27 anni alla presa con la sua vita, da sola, solo lei con se stessa.
L'unica cosa che le rimane di lui è la loro Roma.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il pianto di Pietro mi sveglia e lo prendo in braccio cercando di calmarlo ma più lo cullavo e più piangeva.
In questi casi c’è solo una cosa da fare: la solita passeggiata con la macchina.
Lo rimetto nella culla e mi vesto con i primi vestiti che trovo nell’armadio.
Prendo il passeggino e aspetto l’ascensore.
Appena scesa vedo un ragazzo sulle scale e mi avvicino cercando di non fare troppo rumore.
«Hey, tutto bene?» mormoro.
«Sì, mi scusi, adesso l’aiuto con il bambino.»
«La ringrazio»
«Scusi se la disturbo, non voglio mica essere invadente, ma perché esce a quest’ora a Roma? Potrebbe essere pericoloso.»
«Mio figlio non riesce a prendere sonno e l’unico modo per farlo addormentare è camminare e quindi adesso mi ritrovo a parlare con uno sconosciuto alle due di notte.»
Lui mi guarda sorridendo.
«Facciamo così, che ne dice se vengo con lei? Non vorrei farla andare da sola.»
«E chi mi dice che non sei pericoloso?»
Mi sorride di nuovo e mi apre il portone.
«Comunque piacere, Marco.»
«Io sono Sophie e lui è Pietro, piacere nostro.»
Camminiamo per una decina di minuti senza parlare e iniziavo a sentirmi a disagio, sentivo i suoi occhi su di me e questo non mi aiutava di certo.
«Sediamoci qui» disse indicando una panchina.
Pietro si era addormentato e non sapendo che fare, inventai una scusa per tornare a casa e lui, senza fare domande, si alzò.
Il tragitto fu breve e nessuno dei due parlò.
Prima di entrare in ascensore lui mi ferma prendendomi la mano.
«Promettimi che ci rivedremo.»
Con la luce riuscivo a vedere i suoi occhi ed erano bellissimi, blu come l’oceano e non riuscivo a concentrarmi.
«Io non credo che…»
«Ti aspetto domani qui alle 19.30 per una cena in posto davvero carino, non accetto un no.»
Pensavo a ciò che mi aveva detto mamma e così accettai senza pensarci due volte.
 
Dopo poco provai a chiamare Giada.
«Stai bene? Pietro sta bene? E’ successo qualcosa? Sto venendo subito» urlò.
«Calmati, volevo solo chiederti se puoi tenermi Pietro stasera, ho un appuntamento.» dissi a bassa voce come se qualcuno oltre lei potesse sentirmi.
Per alcuni minuti non sentii niente e non capivo.
Ecco ho fatto una cazzata, Chris non sarebbe fiero di me. Sto deludendo tutti. Sono una cattiva persona, ma come ho potuto lasciare che tutto ciò accadesse? Sono una cretina.
«Sto venendo subito» mormorò e chiusi la telefonata.
Bene, sono pronta per una grandissima predica, me lo merito.
Bussano alla porta.
Giada era ferma lì davanti a me con un sorriso enorme.
«Sono felicissima per te! Meriti solo il meglio. Ora parlami di questo rubacuori.» mormorò.
La feci entrare e lei raccontai tutto.
«Dobbiamo vedere cosa ti metterai, dovrai essere più bella di sempre.» sussurrava tra sé e sé.
«Non so se sto facendo la cosa giusta, potrei anche non presentarmi e rimanere a casa…»
«Chris non vorrebbe questo, lo sai. Lui vuole vederti felice, ne sei consapevole più di tutti. Sei una persona meravigliosa e meriti tutto il bene di questo mondo. Se lui ti farà del male, tranquilla, ci pensiamo noi. Ora calma, andrà tutto bene e tu splenderai più che mai.»
Mi commossi al sentire queste parole e l’abbracciai forte.
Poco dopo però, lei tornò a dormire ed io rimasi sul divano a guardare l’alba.
Quando mi svegliai, l’orologio segnava le tre e iniziò il dramma.
Andai in camera e presi Pietro per farlo mangiare.
«Perché non mi hai svegliata?»
«Dormivi così bene e mi dispiaceva!»
Mancano solo quattro ore e mezza e non so ancora cosa mettermi per questa sera!
Ho sempre odiato gli appuntamenti perché non so mai cosa mettermi e sapendo come sono, proverò qualsiasi cosa fino a quando mi stuferò e troverò un pretesto in più per non uscire.
 
Il telefono segna le sette e venticinque, io sono pronta fuori ma non dentro. Continuavo a ripetermi che sarebbe andato tutto bene.
Per distrarmi vado in cucina da Giada che aveva in braccio Pietro.
«Allora? Ho deciso così per stare comoda! Jeans, crop top nero non troppo corto ma lungo e tacchi a spillo. Ti dico già che non mi cambierò.»
Mi fece segno di girarmi e fece di un urlo di approvazione così tanto alto che Pietro si mise a piangere.
«Qui ci sono il numero dei miei, il mio, il pediatra, i genitori di Chris.. dimentico qualcuno?»
«Tranquilla e vai via che mi stai mettendo l’ansia! Buona fortuna e non ti agitare troppo Sophie, andrà tutto bene.»
Esco di casa sapendo di cambiare la mia vita per sempre, Chris farà sempre parte della mia vita ma ora devo andare avanti.
Le mani iniziavano a sudarmi e appena l’ascensore si fermò, vidi Marco davanti a me con un sorriso.
«Sei davvero bellissima»
«Grazie, lo sei anche tu.»
Scendiamo le scale e appena arrivati davanti alla sua macchina, mi apre lo sportello e saliamo.
«Non dovrei dirlo adesso ma sono davvero agitato e ti vorrei ringraziare.»
«Ringraziare per cosa?»
«Hai accettato.»
Mi giro per guardarlo negli occhi e gli sorrido.
«Siamo arrivati, non scendere che arrivo.» mi dice.
Camminiamo per un paio di minuti e mi sentivo come una ragazzina che esce con il ragazzo che ha sempre desiderato.
Ci fermiamo davanti una pizzeria, una delle più famose di Roma ed entriamo per mangiare.
 
Finita la cena, decidiamo di fare una passeggiata.
«Grazie per la serata! La pizza era buonissima.» mormoro.
«Sono io che devo ringraziare te! Sai, ho sempre voluto chiederti di uscire.»
«Perché non l’hai mai fatto prima?»
«La gente parla troppo e non volevo approfittarmi di te sapendo ciò che hai passato.»
Lo guardai stupita.
«Sei stato davvero gentile a dirmelo e tranquillo, mi fa piacere che tu me l’abbia detto. Lui farà sempre parte di me ma ora devo guardare avanti, devo continuare la mia vita.»
Mentre parliamo mi prende la mano e la stringe.
«Scusa, mi è venuto naturale.» e la tolse.
«Non devi scusarti per tutto Marco, andava bene come prima.» gli dissi sorridendo.
Sentivo che non riusciva a fare niente perché c’era qualcosa che lo frenava.
«Non frenarti dal fare determinate cose, lasciamo che sia il nostro destino a fare tutto.»
 
Quando tornammo a casa erano già le due.
«Volevo darti questo.» disse e cacciò dai sedili posteriori un mazzo di rose rosse, le mie preferite.
«Sono bellissime, non dovevi!» dissi ma prima che iniziò a parlare, squillò il telefono, era Giada.
‘Emergenza P! Torna subito, scusami’
«Marco, devo andare! Grazie di tutto, sei stato meraviglioso, non potevo chiedere appuntamento migliore.»
«Promettimi che ci rivedremo.»
«Prometto.» dico e gli lascio il mio numero.
   
 
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