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Autore: franci893    30/06/2016    6 recensioni
Battaglia di Hastings, 1066: Guglielmo il Conquistatore sconfigge il re dei Sassoni e viene incoronato re d'Inghilterra. Una volta confiscate le terre ai nobili sassoni, le concede ai suoi cavalieri come ricompensa. Tristyn Le Guen, secondogenito di un conte bretone, riceve in cambio dei servigi offerti un piccolo feudo in Northumbria, regione fredda e montuosa al confine con il regno di Scozia.
Tristyn pensa che ora la strada sia tutta in discesa, ma governare un castello sarà veramente così semplice come pensa?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
Capitoli:
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15.
 
Era trascorso un anno dalla battaglia che aveva visto trionfare Guglielmo il Bastardo su re Harold, e ormai sembrava che i Normanni fossero riusciti a prendere il controllo su gran parte dell’isola inglese; rassicurato da questo successo, all’inizio dell’estate il re era partito alla volta della Normandia, portando con sé un folto gruppo di nobili sassoni che gli avevano giurato fedeltà.
Nonostante questo clima di apparente calma, tuttavia, non si poteva abbassare la guardia: a sud alcuni gruppi di ribelli avevano cercato di attaccare la roccaforte di Dover, e sebbene fossero stati respinti con successo, era chiaro che la speranza di cacciare l’invasore serpeggiasse ancora in diverse zone del paese. Tristyn non aveva alcun dubbio: presto sarebbero scoppiate altre rivolte, e l’idea non gli piaceva per niente. Sapeva che il suo castello, piuttosto distante dalle fortezze normanne, poteva rappresentare una preda appetibile sia per i sassoni ribelli, sia per i danesi, che rappresentavano una costante minaccia per le coste orientali.  Certo, negli ultimi mesi erano state apportate migliorie al sistema difensivo e il suo matrimonio con Lynn aveva rafforzato la sua posizione nella regione, garantendogli nuovi alleati, tuttavia Tristyn era consapevole che tutto questo ancora non bastava.
Il re doveva tornare a Londra, il più presto possibile.
- Tu sei uno degli uomini più vicini a Guglielmo, spiegagli la situazione e digli che la sua presenza è più richiesta qui che in Normandia. A te darà ascolto – disse a Conrad.
L’amico stava per partire alla volta della capitale, prima che l’inverno si abbattesse sulla regione, e assieme a Stefan si erano riuniti nella biblioteca, lontano da orecchie indiscrete, per fare il punto della situazione.
- Il re decide con la sua testa, non saranno certo le mie parole a convincerlo a partire. E poi Guglielmo ha delegato il potere a FitzOsborne e Odo, e finora sembra che riescano a tenere la situazione sotto controllo, senza che la sua presenza sia richiesta – osservò Conrad.
- E anche tu la pensi così?- gli chiese.
- Da quando il re è partito, entrambi hanno dimostrato di sapere adempiere al loro dovere. Li ho conosciuti mentre ero a corte, e ti assicuro che sono due abili politici, oltre che due bravi condottieri.
- Talmente abili da permettere che Dover fosse attaccata!- sbottò Tristyn
- La cosa importante è che l’attacco sia stato respinto, così da inviare un messaggio chiaro a chi osa opporsi ai Normanni – ribatté Conrad, in tono glaciale – so che sei preoccupato per le tue terre, ma credo tu stia sopravalutando la forza dei ribelli.
- O forse sono l’unico che vede le cose per quelle che sono! Cristo santo, Conrad, la situazione è molto più instabile di quello che pensi, non si tratta di pochi soldati allo sbando, sono gruppi armati e ben preparati, appoggiati molto probabilmente dai Gallesi e dagli Scozzesi! E’ questione di tempo ormai! Il re deve tornare a Londra e riprendere in mano la situazione.
- Forse Conrad non ha tutti i torti, Tristyn. Da quando siamo arrivati a Welnfver abbiamo avuto pochi scontri con i sassoni, e anche gli scozzesi non ci hanno dato problemi, se non con qualche intimidazione – si intromise Stefan.
- Stai dalla sua parte, adesso? – Tristyn gli rivolse un’occhiata fulminante.
- Dico solo che bisogna cercare di ragionare a mente lucida e…-
- E’ quello che sto facendo, maledizione! Non abbiamo vinto ad Hastings con la diplomazia e sapete meglio di me che i Sassoni non sono un popolo debole. Per quanto il re abbia cercato di venire loro incontro, stipulando accordi con i conti sassoni, so per certo che una parte della popolazione spera ancora nel ritorno dei figli di Harold dall’Irlanda. Credete che non li appoggerebbero contro di noi? Che quelli che hanno giurato fedeltà a Guglielmo non siano capaci di voltargli le spalle? La diplomazia vi ha fatto bollire il cervello! –
Conrad si alzò di scatto, a pugni chiusi.
- Stai oltrepassando il limite. Finiscila qui. Adesso.
- Perché, altrimenti cosa credi di poter fare?-
- Ora basta - Stefan si intromise tra loro – non si risolve niente così! Calmatevi!
Tristyn si allontanò e si appoggiò al muro, cercando di far scemare la rabbia.
- Sai Stefan, comincio davvero a pensare che tu sia sprecato qui. Hai riflettuto sulla mia proposta? – chiese Conrad, tornandosi a sedere come se nulla fosse successo.
Di cosa diavolo stava parlando?
Tristyn lanciò un’occhiata interrogativa a Stefan, che scosse la testa.
- Gli ho proposto di seguirmi a Londra. Un uomo con le sue capacità sarebbe molto apprezzato a corte – spiegò l’amico, in tono calmo.
- Perché nessuno mi ha informato di niente? – chiese Tristyn.
Guardò il suo migliore amico, e sentì una fitta al petto – Allora? –
- Non ho ancora deciso – rispose Stefan, imbarazzato – e poi…-
- Suvvia, Tristyn, non serve fare quella faccia sconvolta! Non puoi pensare che tutti vogliano restare quassù a vita, vero? Non te ne abbiamo parlato perché sei già abbastanza nervoso in questo periodo, e poi, conoscendoti, la prenderesti sul personale – disse Conrad, in tono pratico.
Nella stanza calò il silenzio.
- Tu la pensi come lui? – chiese a Stefan.
L’amico non rispose, chiaramente a disagio.
- Molto bene. Credo che toglierò il disturbo allora – mormorò, avviandosi verso la porta.
- Dai, Tristyn, aspetta! – gli gridò dietro Stefan.
- Lascialo andare. Deve imparare che non può averla sempre vinta lui – disse Conrad, a voce abbastanza alta così che anche lui potesse sentirlo.
Tristyn chiuse la porta di scatto, e vi si appoggiò contro.
Per la prima volta nella sua vita, era stato deluso dai suoi stessi amici. Questa sensazione gli bruciava dentro e gli fece venir voglia di urlare.
Reprimendo un’imprecazione, si avviò lungo il corridoio deserto, allontanandosi il più possibile dalla causa della sua frustrazione.
 
 
*
 
 
- Avete sentito? Sir Conrad è prossimo alla partenza per Londra.
Un eco di sospiri serpeggiò tra le dame sedute a ricamare nella sala da pranzo. Quel giorno il cielo grigio e carico di pioggia le aveva dissuase da qualsiasi attività all’aperto, e dopo colazione si erano tutte dedicate diligentemente a quell’attività delicata, femminile e terribilmente noiosa.
Con un sospiro, Lynn disfò per l’ennesima volta il suo lavoro e guardò verso la porta principale, sperando in qualche apparizione divina che la potesse portare via da quel luogo infernale, riempito solo da sciocche chiacchiere su argomenti di cui non le interessava nulla.
Fin da bambina, Lynn si era augurata di non dover mai partecipare a questo genere di incontri e anche per questo si era ripromessa di restare nubile: una zitella non aveva l’obbligo di stare con le donne sposate del castello, anzi, era tenuta a distanza, quasi che il non aver sposato un uomo la rendesse inferiore alle altre.  
- E’ davvero un peccato che debba partire, le serate al castello sono state molto più divertenti da quando è arrivato lui – disse un’altra, ottenendo il consenso di gran parte delle presenti.
La ragazza dovette trattenere una risata: a quanto pareva, la fama di ammaliatore di sir Conrad era ben meritata.
- Sapete se tornerà presto a Welnfver, milady? –
- Come? – chiese Lynn, venendo distolta dai suoi pensieri – oh, non so nulla, mi dispiace.
- Magari potreste chiedere a vostro marito – propose una, in tono speranzoso.
- Via, non vorrete mica farle passare dei guai con sir Tristyn? Potrebbe ingelosirsi – aggiunse un’altra, maliziosamente.
Lynn si sentì arrossire. Non era abituata a questo genere di conversazioni, e non osava immaginare cosa avrebbero pensato quelle donne se avessero saputo la verità sul suo matrimonio con Tristyn.
- E’ così, milady? A vederlo, dà l’impressione di essere un uomo geloso.
- Com’è giusto che sia, almeno all’inizio del matrimonio. Ascoltate il mio consiglio, milady, la gelosia è un buon modo per tenersi stretto un uomo. Non dategli sempre ciò che vuole.
Alcune donne ridacchiarono, mentre la ragazza voleva sprofondare dall’imbarazzo.
- Signore, per favore – intervenne Tess, sorridente ma con voce ferma – non credo che siano affari che ci riguardino, non pensate? –
Un coro di “ sì, certamente” si levò con clamore, e in poco tempo l’argomento fu dimenticato.
- Grazie – sussurrò Lynn alla cognata, lanciandole uno sguardo riconoscente.
Tess le fece un occhiolino.
Nemmeno lei sapeva come stavano realmente le cose tra lei e il marito, e Lynn si sentiva un po’ in colpa: di solito non aveva remore a confidarsi con Tess, ma si trattava di una questione troppo personale e delicata.
Si rimise all’opera, cercando di concentrarsi sul suo lavoro, e aveva perso quasi la cognizione del tempo quando si accorse che uno strano silenzio era calato nella stanza. Alzò lo sguardo e incrociò quello di Tristyn: se ne stava appoggiato contro lo stipite della porta e la fissava intensamente.
- Magari avessi un uomo che mi guarda così – sussurrò la donna seduta accanto a lei.
Lynn fece finta di niente e cercò di comportarsi con naturalezza.
- Buongiorno, avete bisogno di qualcosa? – gli chiese educatamente.
- In effetti, sì. Posso rubarvi per qualche istante dal vostro lavoro? –
Anche tutto il giorno!
- Vi raggiungo subito – ripose in fretta ago e filo nel cesto e si diresse verso la porta.
Ignorò gli sguardi maliziosi delle donne e seguì suo marito fuori dalla stanza.
- Non so davvero come ringraziarvi, non resistevo più là dentro – iniziò – di cosa avete…si può sapere dove stiamo andando? –chiese, non appena si sentì afferrare e trascinare lungo il corridoio che portava alle segrete.
Tristyn, ovviamente, non la degnò di una risposta, continuando a scendere i ripidi gradini con attenzione. Quando arrivarono a destinazione, Lynn rabbrividì per il freddo.
- Sul serio, si può sapere cosa siamo venuti a fare qui? – borbottò – e lasciatemi andare!-
Suo marito obbedì alla sua richiesta, ma un istante dopo la ragazza si ritrovò imprigionata tra il muro e il corpo di lui.
- D’accordo, ora state iniziando a preoccuparmi, va tutto bene? – chiese.
- Perché non dovrei stare bene? – ribatté lui, come se la sua domanda non avesse senso.
Peccato che la tensione del suo corpo dicesse tutto il contrario.
- Mi state prendendo in giro? E’ evidente che avete qualcosa che non va e…- Tristyn le impedì di finire la frase, chiudendole la bocca con un bacio.
Ora, Lynn aveva iniziato ad apprezzare questa storia dei baci, anzi, ci aveva quasi fatto l’abitudine.
Le piacevano le sensazioni che provava quando suo marito la prendeva tra le braccia: si sentiva protetta, desiderata, realizzata come donna. Tristyn era un uomo attraente, su questo non c’era alcun dubbio ma, al di là dell’attrazione fisica, in quei momenti la ragazza aveva l’impressione che lui si spogliasse del suo atteggiamento scontroso e burbero, e le facesse conoscere una parte di sé più dolce e gentile.
Adesso però, passato il primo momento di stordimento, Lynn iniziò a sentirsi a disagio: non la stava baciando perché desiderava farlo, ma solo per dimostrare a se stesso tutta la sua virilità e forza.
E questo non le piaceva per niente.
Dopo qualche inutile tentativo di staccarlo da sé, riuscì finalmente ad allontanarlo.
- Cosa diavolo significa? – sbottò, senza fiato.
- Che cosa? – ribatté lui, seccato da quell’interruzione.
- Questo. Portarmi via dalle mie faccende, trascinarmi nelle segrete e aggredirmi in questo modo,
 come….come se fossi una donnaccia qualunque! – balbettò, arrabbiata.
- Adesso non posso nemmeno pretendere un po’ di attenzioni da mia moglie? Si può sapere cosa volete ancora da me? – le chiese, frustrato, mentre cercava di baciarla di nuovo.
- Ho detto di no! – ribadì la ragazza, e con uno spintone riuscì a sgusciare via dalla sua stretta.
Si fissarono in silenzio, nella penombra dei sotterranei.
- Potrei obbligarvi con la forza, sapete? Sono vostro marito e almeno voi mi dovete obbedire, maledizione!- gridò.
Lynn rimase immobile.
- Lo avreste già fatto – mormorò, guardandolo dritto negli occhi.
Suo marito la fissò intensamente. Era rimasto a corto di parole, e aveva perso parte della sua arroganza.
- Che cosa vi succede? – gli chiese, avvicinandosi un po’ – sembrate…arrabbiato.
- Lo sono – fu la cupa risposta.
La ragazza fece ancora un passo avanti.
- Ho fatto qualcosa di sbagliato? –
- Voi non c’entrate nulla –
- D’accordo. Mi fa piacere perché, se dobbiamo litigare, voglio almeno sapere che posizione prendere – scherzò.
Tristyn scosse la testa.
- Siete la donna più strana che abbia mai conosciuto.
- Mi piace distinguermi dalla massa.
Uno scintillio attraversò lo sguardo di lui.
- Credetemi, vi riesce benissimo.
Cercando di ignorare l’allusione di quella frase, la ragazza si avvicinò fino a trovarsi di fronte a lui.
- E allora qual è il problema? – chiese.
- Siete davvero furba, eravate quasi riuscita a distrarmi, piccola volpe – osservò suo marito, lanciandole un’occhiataccia.
- Volete rispondere sì o no? – lo incalzò.
- No.
- Perché dovete essere così ottuso? Voglio solo aiutarvi! – sbottò.
- Sono affari miei – ribatté lui, sulla difensiva – e vi ho già detto che non voglio parlarne con voi!
Ora era Lynn che cominciava a essere molto infastidita.
- Quindi, una moglie è adatta solo per soddisfare le vostre…le vostre brame primordiali, giusto? –
Suo marito la guardò, sconvolto.
- Le mie… cosa? –
- Oh avete capito, brutto normanno arrogante! D’accordo, non voglio sapere nulla, contento? Ma non osate mai più mettermi le mani addosso in quel modo, solo per sfogare la vostra frustrazione, sono stata chiara? – disse, tutto d’un fiato.
Tristyn non rispose, si limitò a inarcare un sopracciglio.
Forse questa volta aveva esagerato.
- Vogliate scusarmi – borbottò, e prima che potesse fermarla, era già svanita lungo le scale.
 

*
 
 
- Vuoi continuare a tenermi il muso a vita? – gli chiese Stefan, sedendosi accanto a lui.
Tristyn mugugnò qualcosa in risposta, e finì di mangiare quel che aveva nel piatto.
La sala aveva già iniziato a svuotarsi e solo pochi commensali erano ancora seduti a tavola a cenare.
- D’accordo, se non parli tu, parlerò io. Mi dispiace per quello che è successo stamattina – iniziò l’amico – avrei voluto dirtelo prima ma non ho mai trovato l’occasione giusta.
Tristyn scosse la testa, ma non rispose nulla.
- La proposta che mi ha fatto Conrad è molto allettante, e ho voluto pensarci bene: sono il figlio cadetto di un piccolo barone bretone, e questo sarebbe un grosso avanzamento di carriera per me.
E’ una grande opportunità – continuò, in un tono calmo.
Come riuscisse sempre a essere così serafico, quello era un mistero!
- Senti Stefan, ammetto di aver esagerato. Me la sono presa quasi fosse un tradimento nei miei confronti ma la vita è tua, e se vuoi partire con Conrad, non ho alcuna obiezione. Avrei solo voluto saperlo prima – disse Tristyn.
- Ah, davvero lo pensi? – un sorrisetto increspò le labbra dell’amico – comunque, il fatto è che…-
- Sul serio, se c’è qualcuno che merita quel posto sei tu – ribadì lui.
- Mi fa piacere, però vedi…-
- Sei uno degli uomini più in gamba che io conosca e a Londra dovrebbero solo ringraziare il cielo che ti degni di offrire i tuoi servigi! –
- Cristo, mi vuoi lasciare finire? Ho rifiutato! – esclamò Stefan.
Tristyn lo guardò come se gli fosse spuntata una seconda testa.
- Che cosa? –
- Resto a Welnfver! Londra offre grandi opportunità, ma mi piace stare qui. E’ un bel posto e mi trovo bene con la gente. E poi hai bisogno del mio aiuto – disse, orgoglioso.
Tristyn avrebbe voluto abbracciarlo dalla gioia, ma si limitò ad assestargli una sonora pacca sulla spalla.
 - Spero che sarai contento – osservò una voce alle sue spalle – sono ammesso anch’io al tavolo della riconciliazione? -
Conrad lo guardava sogghignando, le braccia incrociate sul petto nella sua solita posa arrogante.
Sebbene lo volesse ancora prendere a pugni in faccia, Tristyn gli fece segno di sedersi e, dopo qualche boccale di birra, i restanti dissapori furono superati.
La sua partenza era alle porte e non aveva senso sprecare gli ultimi giorni insieme a tenersi il muso a vicenda (arte in cui entrambi eccellevano, d’altronde).
- Comunque amico, se posso darti un consiglio, invece di prendertela così tanto per sciocchezze del genere, fossi in te mi dedicherei alla bella fanciulla che, guarda caso, ora è tua moglie – mormorò Conrad, sorseggiando amabilmente l’ennesimo bicchiere – anzi, si può sapere cosa stai facendo ancora qui?
Tristyn quasi si strozzò a quelle parole.
Non aveva raccontato a nessuno del patto che aveva stipulato con Lynn, nemmeno a Stefan, ma gli era sempre più difficile continuare a comportarsi come nulla fosse. Aveva il timore che dall’esterno qualcuno potesse intuire la verità, e se ciò fosse successo, sarebbe stato uno scandalo.
- In effetti, penso che ora mi ritirerò – disse, cercando di salvare le apparenze.
- Ben detto! Vai e fatti onore! – esclamò Conrad.
Stefan si limitò ad alzare il calice alla sua salute.
Acclamato dai suoi amici, Tristyn perse gran parte della sua baldanza non appena arrivò davanti alla porta della stanza da letto. Nella sua testa rimbombavano le parole che la moglie gli aveva rivolto quel giorno, e sebbene il suo orgoglio maschile ne fosse stato punto, in fondo sapeva di aver sbagliato. Non c’era niente da fare, Lynn era diversa dalle tutte le donne che aveva conosciuto, e  ogni volta riusciva a spiazzarlo.
Prendendo coraggio, bussò alla porta ed entrò.
Trovò sua moglie seduta di fronte al camino, intenta a spazzolarsi i folti capelli rossi.
Faceva così ogni sera, prima di coricarsi, ed era sempre uno spettacolo.
Tristyn rimase a osservarla dalla soglia, in silenzio, alla ricerca di qualcosa da dire.
Alla fine, optò per la sincerità.
- Mi dispiace per oggi – disse.
Lynn si voltò verso di lui, senza rispondere. Dalla sua espressione non riusciva a capire se fosse ancora arrabbiata ma, conoscendola, preferiva esserne sicuro prima di avvicinarsi troppo.
- Anche a me – mormorò lei, esibendo un sorriso triste.
Si alzò in piedi e appoggiò la spazzola sul comodino, prima di andare da lui.
- Ho esagerato, stamattina. So che ora siamo sposati, e che, come moglie, devo saper stare al mio posto e non mettere in discussione la vostra autorità, è solo che oggi ero…spaventata. Mi avete preso alla sprovvista e…- Tristyn le mise una mano sulla bocca per farla tacere.
- E’ vero, dovreste imparare a essere più obbediente, ma – aggiunse – questo non giustifica il mio comportamento di oggi. Avete fatto bene a fermarmi – concluse, lasciandola libera di parlare.
- Eravate davvero fuori di voi – sussurrò lei, guardandolo con quegli occhi trasparenti.
- Sì, è vero. E nemmeno per una questione così importante. Spero davvero che accettiate le mie scuse – disse, contrito.
Lei annuì.
- D’accordo. Buonanotte, allora – le posò un bacio leggero sulle labbra, e aspettò che andasse a letto. Era il loro rituale: lei si metteva sotto le lenzuola, spegneva la candela e solo allora lui si spogliava per coricarsi. Era una situazione piuttosto singolare, ma ormai ci aveva fatto l’abitudine.
Questa volta, tuttavia, sua moglie non si mosse.
- Lynn, tutto bene? – le chiese.
- Potete….ecco, potete spogliarvi, se volete – disse.
Era arrossita a tal punto che ormai il suo viso aveva lo stesso colore dei suoi capelli.
Lui la guardò spiazzato.
- Non credo sia una buona idea – borbottò lui.
Non era affatto una buona idea!
- Sono vostra moglie, no? Avete detto che devo imparare a stare al mio posto, e le mogli di solito fanno queste cose, giusto? – mormorò.
Tristyn iniziò a sentire caldo, molto caldo.
- Lynn, davvero, non è necessario…-
- Vi vergognate per caso? – gli chiese, spiazzandolo.
- Come prego? –
- Non lo so, pensavo che per un uomo fosse più semplice…- fece un gesto vago con la mano nella sua direzione.
Che il Signore lo aiutasse, quella ragazza lo stava mandando oltre il limite, e non l’aveva neppure toccata!
- Allora? – lo incalzò.
Tristyn prese un profondo respiro.
- D’accordo, però voi andate a letto – le ordinò.
- Ma io…-
- Adesso, Lynn – disse, perentorio.
Bofonchiando qualcosa, la ragazza obbedì, e solo quando la vide ben nascosta sotto le coperte, Tristyn procedette. Di solito le donne non lo osservavano mentre si spogliava, era un atto a cui non attribuiva particolare importanza e ora si sentiva piuttosto in imbarazzo.
Eppure sua moglie lo guardava con gli occhi così pieni di curiosità e interesse che non aveva avuto il coraggio di dirle di no. E poi era un buon segno, no?
Un po’ impacciato, si tolse le scarpe e la tunica, e infine si sfilò le braghe, restando solo con la camicia di lino. Per fortuna era abbastanza lunga da coprire i punti più vulnerabili, perché in quel momento era piuttosto eccitato ed era chiaramente visibile.
Lynn si sollevò sui gomiti e gli lanciò una lunga occhiata.
La vide deglutire un paio di volte, mentre sentiva il suo sguardo percorrere il suo corpo da capo a piedi.
- Soddisfatta? – le chiese, cercando di apparire distaccato e calmo.
Lei annuì con una tale enfasi che gli strappò una risata.
Era davvero adorabile.
- Devo fare altro? – domandò, incrociando le braccia sul petto.
La camicia risalì di qualche centimetro, e gli occhi di Lynn si fecero ancora più grandi.
- No…no, buonanotte! – gli disse, soffiando sulla candela accanto a sé.
La stanza piombò nel buio, se non per la luce tenue proveniente dal camino.
Con un sospiro, Tristyn si avvicinò a tentoni verso la finestra e inspirò a fondo l’aria fredda della notte, per cercare di calmarsi. Sua moglie lo avrebbe fatto diventare pazzo.
Lanciò un’occhiata verso il letto avvolto nella penombra.
“ Presto”, pensò.
La sua attesa stava per terminare.


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Ciao a tutti!
Come vedete sono ancora qui, sempre un po' in ritardo, ma purtroppo non riesco sempre a scrivere quando e come vorrei. Devo dire la verità, questo capitolo mi ha impegnato molto sulla parte iniziale, ma una volta superato quello scoglio, sono riuscita a terminarlo in fretta per qui eccolo qua. Personalmente è uno di quelli che mi piacciono di più, mi sono divertuta molto a scriverlo, e spero che piacerà anche a voi. Grazie come sempre alle tantissime persone che leggono la storia, e ovviamente ai miei fidati recensori, temevo di aver perso qualcuno per strada e invece ci siete sempre, non so davvero come ringraziarvi!!:) Vi lascio al capitolo!

Un bacione
Francesca

 
 
   
 
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