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PROLOGO
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Stazione di King’s Cross, 1 settembre, ore 10.45 . Aveva
atteso questo momento per tutta l’estate, ma l’euforia che l’aveva accompagnato
fino a quel momento l’aveva abbandonato nell’attimo stesso in cui si era
trovato davanti alla barriera tra i binari 9 e 10. Aveva visto i suoi fratelli
varcarla senza problemi ogni anno, prima Robb, poi Jon, Sansa e infine Arya,
appena due anni prima. Ora toccava a lui, e il pensiero di fallire, di sbattere
contro quella solida parete di mattoni, lo pietrificava. Vide Theon, il
migliore amico di Robb, lanciarsi con passo sicuro contro la barriera
accompagnato dal suo perenne sorriso beffardo, quindi suo fratello lo seguì a
ruota. Non poteva farcela, lo sentiva, non era pronto. Jon gli si affiancò
mentre Sansa varcava a sua volta il passaggio senza smettere di discutere con
Arya per chissà quale cosa.
«Anch’io ero nervoso la prima volta» gli bisbigliò Jon
all’orecchio «Ma è come passare sotto un’arcata, chiudi gli occhi e corrici
dentro»
Jon, il suo fratellastro, il reietto della famiglia, come
aveva sentito definirlo da molti, doveva saperla lunga sulle paure del non
essere all’altezza, ma le aveva sconfitte. “Coraggio Bran” si disse “È come
un’arcata, ma questa volta è più facile, non la devi scalare”. Già, più facile,
ma non per lui che amava arrampicarsi dovunque. Conosceva ogni pietra della
villa in cui abitava, ogni ramo del grande acero che si specchiava nel laghetto
nel centro esatto del parco che circondava la casa, ogni ago degli abeti che
gettavano una fitta ombra verde anche in inverno.
«Su Bran, tocca a te»
Bran alzò lo sguardo e vide sua madre accanto a lui, là
dove fino a un attimo prima c’era Jon. Lo cercò con lo sguardo, ma non lo vide;
doveva aver attraversato la barriera.
«Sei pronto?» chiese suo padre, lord Eddard Stark. Era
stranamente pensieroso, come se qualcosa lo preoccupasse e si augurò vivamente
che non fosse per causa sua. Annuì con la testa, quindi afferrò saldamente il
carrello tra le mani. Fece un passo in avanti, poi un altro, e si ritrovò a correre,
diretto contro una barriera apparentemente invalicabile. Chiuse gli occhi come
gli aveva consigliato Jon e trattenne il respiro. Non successe niente. Era
passato? O si era fermato come uno stupido a un centimetro dal muro? Decise di
aprire un occhio e ciò che vide glieli fece sbarrare entrambi. Una grossa
locomotiva rossa sbuffava vapore, inondando la banchina di una fitta nebbia
biancastra. Guardò il pilone davanti a sé, dove un grosso cartello recava una
scritta, la più bella che avesse mai letto: Binario 9 e tre quarti. Ce l’aveva
fatta. Intanto anche suo padre aveva varcato il passaggio, e gli aveva posato
una mano sulla spalla per guidarlo lungo la banchina. Era gremita di persone,
molti ragazzi si abbracciavano, salutandosi, pronti a raccontarsi a vicenda le
avventure dell’estate, altri avevano un’espressione stupita, come la sua
probabilmente, e si guardavano freneticamente attorno mentre i genitori li
aiutavano a caricare i pesanti bauli sul treno. Finalmente vide i suoi
fratelli. Erano insieme ad altri ragazzi che non aveva mai visto. Sansa era
appoggiata al suo carrello e lanciava gridolini esaltati insieme a una ragazza
che doveva essere la sua migliore amica Jeyne Poole; Robb e Theon stavano
ridendo insieme a due ragazzi con i capelli rossi, assolutamente
identici; Arya e Jon non c’erano.
«10.55 ragazzi, è meglio che saliate» disse suo padre, e
aggiunse «Robb, dai una mano a tuo fratello»
«No, ce la faccio da solo» disse Bran. Non aveva bisogno
della balia, presto sarebbe arrivato a Hogwarts, sarebbe stato smistato e … Il
pensiero dello smistamento non l’aveva nemmeno sfiorato, non fino a quel
momento. E se non fosse finito nella Casa giusta? Tutta la sua famiglia era
Grifondoro, e se lui fosse stato smistato da un’altra parte? In Serpeverde magari?
Il terrore lo invase come un fiume in piena, schiacciandolo come un enorme
masso staccatosi da una montagna.
«Allora fai da solo o no?»
La voce di suo fratello lo riportò alla realtà, al
presente in cui era ancora un ragazzino senza nessuno stemma sulla divisa e che
se stava impalato sul binario inondato dal fumo. Afferrò il suo baule, era
pesantissimo, e cercò di spingerlo sul treno.
Stava per rinunciare e chiamare indietro suo fratello
perché lo aiutasse, quando una voce gentile alle sue spalle disse «Ehi, ti
serve una mano?»
Era un ragazzo circa della stessa età di Jon, con gli
occhiali e una grande massa di capelli neri arruffati. Afferrò il baule e lo
passò a qualcuno sul treno, un ragazzo con folti capelli scuri … era Jon! Una
ragazza dietro di lui stava parlando, sventolando concitata un giornale, ma lui
non sembrava prestarle ascolto.
«Primo anno vero?» chiese intanto il ragazzo con gli
occhiali, mentre entrambi salivano sul treno che già cominciava a muoversi
sotto i loro piedi. Bran annuì, e mentre lo guardava allontanarsi lungo il
corridoio, non poteva credere a ciò che aveva appena vissuto. Lo aveva
riconosciuto subito, occhiali rotondi e una piccola cicatrice sulla fronte,
quello era Harry Potter, praticamente una celebrità, ed era persino gentile! E
suo fratello Jon lo conosceva, anzi era sua amico, come mai non gliene aveva
mai parlato?
«Pensi di stare qui tutto il giorno?» Bran si voltò di
scatto e vide un ragazzo biondo, dall’aria antipatica che lo stava fissando
scocciato, e dietro di lui … Sansa!
«Allora ti muovi!?» strillò il ragazzo, visto che Bran
seguitava a rimanere immobile.
«Ehm sì» mormorò Bran e si appiattì contro la porta di
uno scompartimento per lasciarlo passare, e quando anche Sansa gli sfilò
accanto si scambiarono un’occhiata fiammante.
“Fantastico” pensò “Se tutti quanti a Hogwarts sono come
questo qui, addio”
«Perciò
capisci, nostra madre era furibonda dopo quello che è successo alla coppa di
Quidditch, insomma il Marchio Nero, papà dice che non si assisteva a qualcosa
di simile da anni, quando ancora la Fratellanza del Bosco del Re terrorizzava
l’intero Paese. Però si dice anche che molti della Fratellanza siano rimasti in
libertà, probabilmente … »
Bran aveva ormai smesso da ore di ascoltare quel
ragazzino. Si limitava a fare qualche cenno con il capo, ridendo quando anche
lui rideva, desiderando come mai aveva desiderato qualcosa in vita sua che quel
viaggio interminabile giungesse al termine.
Aveva percorso
il treno in lungo e in largo in cerca di uno scompartimento libero, ma alla
fine aveva dovuto arrendersi e si era infilato in quello, dove due ragazzini,
un maschio e una femmina, più o meno della sua età, se ne stavano tranquilli
seduti ai due lati del finestrino.
Aveva preso posto e per una buona mezzora erano rimasti
tutti e tre in silenzio, a godersi il dolce cullare del treno che sfilava
veloce tra i campi bruciati dal sole.
Ma quella quiete non era durata a lungo. Improvvisamente,
infatti, il ragazzino aveva cominciato a parlare di Hogwarts e dello
smistamento, augurandosi di essere mandato in Serpeverde, precisando quanto si
sarebbe sentito onorato di appartenere alla Casa che aveva ospitato per secoli
i membri della sua famiglia. Bran di rimando aveva espresso il desiderio di
essere smistato in Grifondoro, storica Casa rivale di Serpeverde, sperando che
questo avrebbe messo fine a una conversazione che, lo sapeva, non sarebbe stata
affatto piacevole. Ma Tommen, era questo il suo nome, dopo essere parso per un
momento deluso, aveva ripreso entusiasmo e aveva cominciato a tempestarlo di
domande, citando tutte le assurdità che doveva aver pronunciato sua madre,
senza per altro dare alcun segno di averne compreso il significato.
“Non c’è da stupirsi” pensò Bran. Gli era bastato
ascoltare per qualche minuto gli sproloqui e le vanterie di Tommen per
riconoscerlo. Aveva un viso paffuto, e i pesanti riccioli biondi contribuivano
ad accentuarne la forma. Sua sorella, la ragazzina seduta di fronte a lui,
aveva gli stessi boccoli dorati e i medesimi occhi color smeraldo, anche se,
questo Bran aveva dovuto ammetterlo, le donavano molto di più che al fratello.
Anzi a dirla tutta era decisamente graziosa. Ad ogni modo quelli erano i
caratteri distintivi di una delle famiglie più antiche e potenti del Paese: i
Lannister. Tommen e sua sorella erano in effetti dei Baratheon, ma i punti in
comune con il padre si esaurivano al solo cognome. Non c’era quindi da
sorprendersi nel sentire quel ragazzino ripetere a pappagallo gli insulti e i
pregiudizi che ogni Lannister vomitava addosso a chiunque.
«Insomma, io non ci trovo niente di speciale in quella
lì, come dice mia madre, metà delle nostre cugine sono belle quanto lei, e
l’altra metà lo è il doppio, e poi è così stupida … »
Quindi era di Sansa che stavano parlando? E quello che
era con lei, quel ragazzo odioso era il fratello di Tommen? Ma cosa passava per
la testa di Sansa? E come l’aveva definita lui? Stupida? Guardò fuori dal
finestrino, ma il paesaggio sembrava svanito, inghiottito dalle tenebre della
notte. Intanto Tommen stava proseguendo con la sua interminabile lista di
insulti e difetti su chiunque avrebbero incontrato a Hogwarts, in primis gli
Stark, e poi tanti altri, i cui nomi non gli suggerivano nulla.
«Insomma che poi finire in Grifondoro non sarebbe tanto
male, se non fosse che quella Casa è invasa dai Sanguemarcio e … »
Bran sentiva di stare per esplodere. Stava infatti per urlare
a quello stupido ragazzino grassottello di chiudere la bocca quando una chioma bruna
fece capolino nello scompartimento.
«Siete del primo anno?» chiese con voce gentile. Bran
annuì, e lo stesso fece Tommen, senza però tentare di nascondere una smorfia
disgustata.
«Sarà meglio che indossiate le vostre divise, tra meno di
venti minuti saremo a Hogwarts» annunciò, quindi richiuse la porta dello
scompartimento e scomparve nel corridoi debolmente illuminato.
Meno di venti minuti. Bran fu invaso dalla stessa
sensazione di euforia che aveva provato il giorno in cui aveva ricevuto la
lettera di ammissione a Hogwarts. Il momento era arrivato. Avrebbe varcato
l’immenso portone di ingresso del castello, e poi la monumentale scalinata di
marmo che i suoi fratelli gli avevano descritto tante e tante volte e …
«Sanguemarcio» Tommen aveva letteralmente sputato fuori
la parola, interrompendo le fantasie di Bran. «È incredibile che li ammettano
ancora a Hogwarts»
Forse fu solo un caso, o forse con la coda dell’occhio la
sorella di Tommen, Myrcella, doveva aver visto il suo movimento. Bran conosceva
pochi incantesimi, erano stati Robb e Jon a insegnarglieli, e li avrebbe usati
lì, sul treno; non gli importava se una fattura scagliata alle porte di
Hogwarts avrebbe potuto comportare la sospensione o addirittura l’espulsione
dalla scuola, non tollerava più quel bambinetto viziato. Ma Myrcella si alzò,
frapponendosi tra lui e il fratello, quindi prese dalla rete portabagagli la
gabbia con il suo gufo e uscì dallo scompartimento. Ormai il momento era
passato.
Per il resto del tragitto lui e il suo fastidioso
compagno rimasero in silenzio. Bran indossò la divisa con lo stemma di Hogwarts
e si accomodò sul sedile affianco al finestrino, ascoltando il treno rallentare
e infine fermarsi, mentre tutto intorno le luci di un villaggio risplendevano
nella notte. Il momento tanto atteso era finalmente arrivato. Si alzò e scese
dal treno, raggiungendo un gruppetto di ragazzi del primo anno che andavano
ammassandosi di fronte all’uomo più gigantesco che avesse mai visto. Vide
Tommen ridacchiare insieme ad altri, anche se non ne capì il motivo: trovava
infatti che quel colosso fosse tutto fuorché buffo.
«Primo anno, seguitemi» tuonò l’omone, e Bran si chiese
se non fosse proprio lui a stabilire chi smistare e dove. “Un Grifondoro è
coraggioso, non devi far vedere che hai paura” si disse, quindi seguì gli altri
fino alla riva di un lago dove tante piccole barche erano lì ad attenderli.
Quindi era così che si raggiungeva il castello? Era certo di aver sentito i
suoi fratelli parlare di carrozze. Prese velocemente posto su una delle barche,
che magicamente guadagnò il largo e in pochi minuti si ritrovarono tutti in un
cunicolo sotto l’immensa mole del castello.
Mentre scendeva dalla piccola imbarcazione Bran si
sentiva di nuovo terrorizzato, come lo era stato quel mattino a King’s Cross
davanti alla barriera tra i binari 9 e 10. Ancora pochi minuti e poi la prova
che avrebbe deciso della sua vita, lo smistamento che avrebbe stabilito se lui era
davvero uno Stark.
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Angolo Autrice
Dopo
luuuuuunghissimi mesi di attesa torno con un’altra fanfic su Game of Thrones, questa
volta unita all’altra mia opera preferita, Harry Potter.
Premetto che questo è il mio primo cross over e sinceramente non sono molto
convinta del risultato, anche perché non ho ancora idea di come gestirlo. Ma
languiva nel mio PC da mesi e mi sembrava brutto lasciarlo lì solo soletto. Per
questo l’ho pubblicato e non escludo che la storia possa subire cambiamenti
sostanziali dall’originale e dall’impostazione che gli ho più o meno dato in
questo prologo. Ovviamente aspetto i vostri commenti e i vostri consigli, su
come vorreste che fossero i successivi capitoli, sui ruoli dei personaggi all’interno
della storia, insomma come vi piacerebbe che Jon, Arya, Joffrey e tutti gli
altri personaggi dell’universo martiniano interagissero con i maghetti più
famosi del secolo.
A presto,
_Jo