Prompt: Tu mi hai dato
la libertà.
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Rapunzel si
rigirò nel letto,
stringendosi forte all’ampio petto del marito. Nel buio della
stanza, l’incubo
sembrava riproporsi all’infinito, prendendo forma e
consistenza fra le ombre
che strisciavano sulle pareti.
- Ehi – la chiamò Eugene con la bocca impastata
dal sonno, abbracciandola –
cosa c’è? Stai tremando come una foglia...
- Ho avuto un incubo – rispose la principessa, cercando gli
occhi del giovane
nell’oscurità.
- Stai tranquilla, nessuno può farti del male
finché ci sarò io qui a
proteggerti. Cos’hai sognato?
Rapunzel si mise
a sedere,
stringendosi al petto le lenzuola, imitata subito da Eugene che le
baciò
dolcemente una spalla, in attesa che parlasse.
- Ho sognato che ero ancora prigioniera nella Torre e che Madre Gothel
era
ancora lì con me – singhiozzò
– oh Eugene, ho creduto che tu fossi stato solo
un’illusione della mia mente!
- Amore mio, non dire sciocchezze – e la strinse forte,
cullandola – io sono
qui e sono reale.
Rapunzel
sollevò il capo quel tanto
che bastava per baciarlo, per sentirlo vero e concreto accanto a
sé. Inspirò il
suo profumo e socchiuse le palpebre, scacciando l’incubo che
ancora le
avvelenava la mente.
- Grazie, Eugene – gli sussurrò sul collo.
- E di cosa? Ricorda che io sarò sempre al tuo fianco,
qualsiasi cosa accada.
- No, Eugene, grazie per avermi regalato la libertà. Se tu
quel giorno non
fossi entrato nella torre e nella mia vita, a quest’ora io...
sarei ancora
prigioniera e infelice, senza amore, triste e sola.
Eugene la
baciò con tutta la passione
di cui era capace, ributtandola fra le lenzuola. Si sollevò
e la guardò negli
occhi verdi, che brillavano di lacrime a stento trattenute.
- Rifarei tutto da capo se fosse necessario – disse
– prenderei mille e altre
pugnalate per te, Rapunzel, solo per liberarti e regalarti la bellezza
di
sognare.
La
principessa gli carezzò la guancia
e scostò le gambe, affinché il marito potesse
prenderla con infinita dolcezza.
Socchiuse gli occhi e sorrise, stringendolo a sé.
-
Adesso sono libera di amarti, Eugene – gli
sussurrò all’orecchio – adesso so
cos’è davvero la libertà!