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Autore: Danmel_Faust_Machieri    01/07/2016    0 recensioni
Questa storia sarà ambientata in una dimensione lontana dalla nostra eppure incredibilmente simile sotto certi punti di vista. È una storia d'avventura e di misteri tessuta tra creature leggendarie e esseri umani.
Spero che questa storia possa interessarvi. Se volete conoscere più nello specifico la trama di questa storia vi consiglio di leggere il primo capitolo che è una specie di puntata pilota in cui spiego vagamente la struttura del mondo in cui tutta la vicenda si svolgerà.
Vi auguro una buona lettura.
Saluti
Danmel_Faust_Machieri
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il carro continuava lungo la sua via condotto dai cavalli aggiogati da Oscar. 
Filippo e Giacomo intanto si stavano concedendo una partitella a tarocchi dove Giacomo era in netto vantaggio. 
"Ragazzi inizio a intravedere la città!" urlò Oscar agli altri due che nel mentre avevano terminato la partita e si sporgevano dal carro per vedere l'affacciarsi delle mura cittadine.
Libitrum era una cittadella di pianta circolare fondata in cima a una collinetta cinta da delle massicce mura. Le leggende narravano che quel luogo era in origine un forte di resistenza durante il "Laude Dignum Bellum". 
Mentre i nostri protagonisti arrivano in città e si sistemano in una locanda a basso prezzo vi parlerò di questo "Laude Dignum Bellum": essa fu una cruenta guerra che si concluse nell'anno 0 (313 anni dopo la fondazione Atlantis). Questa guerra imperversò tra la crudele stirpe dei Senza-Nome, stirpe tirannica che fino ad allora aveva detenuto il potere su tutte le razze di Atlantis, e la stirpe degli Albedo, la famiglia che, come sappiamo, ancora oggi detiene il titolo di  "Senator" degli Homines presso il Concilium, e che, durante quel sanguinoso scontro, riuscì a liberare Atlantis dal giogo tirannico.
Avremo modo di approfondire più avanti questa vicenda ma ora riprendiamo la nostra narrazione perché i tre ragazzi hanno appena finito di pranzare e stanno chiedendo al locandiere dove si trova la biblioteca cittadina.
"Ah… la biblioteca… Un momento, forse ricordo…" iniziò a dire il proprietario della locanda (un Homines come loro sulla sessantina) "Una volta che raggiungete la piazza mi sembra che dobbiate proseguire sulla via principale, girate alla terza a sinistra e, dopo una decina di metri, troverete una scalinata che conduce esattamente alla biblioteca"
"Grazie mille signore" dissero i ragazzi e si incamminarono seguendo la strada appena esposta. 
Libitrum era una città incredibilmente pittoresca: gli abitanti passeggiavano sereni tra le vie in acciottolato, dalle finestre delle case pendevano vasi ricolmi di fiori dai mille colori e voci e luci si univano al profumo del pane appena cotto e della frutta matura che pendeva dagli alberi. Era un'atmosfera quasi magica. I tre voltarono alla terza a sinistra ma non trovarono le scalinate indicate dal locandiere, tornarono indietro e cercarono quella maledetta scalinata e capirono che non era la terza strada a sinistra ma la quinta. Salite le scale arrivarono davanti alla porta logora di un edificio di media grandezza a due piani. Quando i tre ragazzi aprirono la porta gli sembrò di entrare in un mondo: ogni scaffale era perfetto, i pavimenti erano pulitissimi e i libri, per quanto antichi, erano conservati alla perfezione. 
"Clienti! Clienti!" si sentì urlare da sopra le scale e quell'urlo fu seguito da il rumore di un qualcosa che rotolava giù dalle scale. I ragazzi si affrettarono a raggiungere il luogo da dove era provenuto tutto quel fracasso e trovarono steso per terra e dolorante un caradrio con le piume color smeraldo, la coda cremisi e il gli occhi gialli come il becco; indossava un panciotto nero e portava un monocolo sull'occhio sinistro.
"Ahí… Ahí…" iniziò a dire rialzandosi in piedi e scrollandosi di dosso la polvere con le ali "Oh… Oh… Scusate per questo piccolo "inconveniente"… Mi presento: mi chiamo Samadeo e sono il bibliotecario. Di cosa avete bisogno?"
"Lei è Samadeo?" chiese Filippo.
"Sì… Perché me lo chiedete?" rispose il Mythus.
"Vede…" iniziò a spiegare Giacomo "Il nostro professore Andrea Mazziali ci ha detto di venire da lei"
"Oh Andrea! Mi sembra passata una vita!" disse Samadeo sorpreso "Voi dovete essere i suoi allievi"
"Lei sa che noi siamo… Dei Praticanti?" domandò Oscar timoroso.
"Sì; Andrea ed io non ci vediamo da degli anni ma abbiamo continuato a scriverci e mi ha raccontato tutto di voi"  dopo  aver spiegato questo, Samadeo iniziò un secondo discorso "Se voi siete qui adesso vuol dire che i nostri sospetti riguardo Alfonso hanno trovato la loro conferma"
"Cosa intende dire?" chiese Giacomo.
"Vedete io e Andrea abbiamo sempre sospettato che il nostro Senator stesse tramando qualcosa per questo lui si è stabilito in una zona relativamente vicina al Palazzo del Concilium; per tenere d'occhio Alfonso. Ci eravamo anche messi d'accordo che, nel caso in cui i nostri sospetti avessero trovato conferma avrebbe mandato da me delle persone di cui si fidava ciecamente"
"Ma perché ci ha mandato da lei?" domandò Filippo.
"Ve lo mostro immediatamente" e dicendo questo Samadeo estrasse dal cassetto di una scrivania un piccolo cofanetto in legno che conteneva un pezzo di carta ormai logoro "Ecco qui!"
I tre ragazzi si avvicinarono alla scrivania per vedere quell'antico foglietto e riuscirono a leggere il breve testo che così recitava "Quando l'uno incontrerà il tutto la via sarà rivelata". I tre si guardarono confusi.
"Cosa vuol dire?" chiesero i ragazzi all'unisono.
 "Vedete io e Andrea eravamo venuti a conoscenza di un'antica profezia secondo la quale sarebbe scoppiata una guerra per la salvezza di Atlantis e, durante le nostre ricerche a questo proposito, ci siamo imbattuti in questa biblioteca in cui abbiamo trovato questo enigma dietro alla rilegatura di un libro. Abbiamo creduto da subito che la chiave dell'enigma si nascondesse in questo edificio per questo sono rimasto da allora qui a guardia di esso"
"E non sei mai riuscito a risolvere l'enigma?" chiese Oscar confuso.
"A dire il vero Andrea mi ha chiesto di non pensarci… Voleva tenere questo enigma in serbo per valutare le abilità dei nostri alleati"
"Vuoi dire che il professore ora ci sta mettendo alla prova?" chiese Giacomo stupito.
"Eh già ragazzi"
"Va bene!" disse Oscar battendo il palmo della mano destra sulla scrivania "Dimostreremo al professore che siamo i più abili studenti che abbia mai avuto!"
"Credo che noi siamo stati i soli studenti che abbia mai avuto…" disse Filippo ridendo "Ma ci sto! Dimostriamo quanto valiamo!"

"Basta non ce la faccio più!" urlò Oscar mentre continuava a passare in rassegna le varie librerie. 
"Non ti lamentare! Abbiamo ispezionato solo la sezione di narrativa e quella di politica, prima o poi troveremo un indizio…" gli disse Giacomo mentre controllava se c'era un qualche indizio sulle pareti.
"Ragazzi è meglio iniziare ad ispezionare la sezione di storia" propose allora Filippo.
I tre ragazzi si spostarono nel reparto più a destra della biblioteca e notarono una cosa alquanto strana: tutti i libri delle altre sezioni erano alquanto  antichi e consumati viceversa i libri di storia sembravano molto più recenti, come se fossero stati scritti molto dopo rispetto gli altri.
"Dite che questi libri così nuovi centrino un qualcosa con il nostro enigma?" Domandò Giacomo.
"Non credo" iniziò a dire Oscar "Però questa sezione è veramente strana… Forse è qui che il professore e Samadeo hanno trovato l'enigma"
Quelle parole fecero scattare un qualcosa nella mente di Filippo "Ma certo!" esclamò.
"Cosa c'è Filo?" chiese allora Oscar.
"Ragionate un attimo: Samadeo ha detto di aver trovato l'indovinello dietro la rilegatura di un libro ma non ha specificato quale libro!"
"E questo cosa vorrebbe dire?"
"Quel libro nasconde sicuramente un secondo indizio!"
Giacomo e Oscar rimasero un po' scettici ma inseguirono l'amico quando corse verso Samadeo.
"Samadeo" iniziò "In quale libro hai trovato l'enigma?"
"In che libro?" rispose "In un libro di poesia se non sbaglio… Si intitolava… Ah sì: "Sario e il Drago"! Dovrebbe essere in una sezione al secondo piano"
Samadeo non aveva ancora finito di parlare che già i tre ragazzi si erano fiondati su per le scale.
"Trovato!" urlò Giacomo sventolando il libro.
I tre lo analizzarono: era un libro rilegato in cuoio marrone e sulla copertina, al di sotto del titolo, era inciso a fuoco il profilo di un cavaliere che trafiggeva un drago con la lancia.
"Ehi guardate qui!" esclamò Oscar indicando il petto del cavaliere.
Giacomo e Filippo osservarono attentamente il punto indicato dall'amico e videro, in corrispondenza del cuore del cavaliere, una piccola stella a sei punte: il simbolo dell'Alchimia.
 "Aspettate un attimo… Cosa ci fa il simbolo dell'alchimia su un libro di poesia?" chiese Giacomo confuso.
"Ora ricordo!" disse Filippo; gli amici lo guardarono incuriositi "Quando Samadeo ha nominato "Sario e il Drago" mi sembrava di averla già sentita come storia e ora mi sono ricordato! Questa storia racconta che un drago feroce stava tormentando un paese e per placarlo la popolazione decise di offrirgli due pecore al giorno. In breve tempo però il bestiame cominciò a scarseggiare e una ragazza di nome Silene decise di offrirsi al drago in sacrificio per quel giorno. Il paese riluttante accetta ma un giovane di nome Sario, innamoratosi della ragazza, non poteva accettare il suo sacrificio e, proprio qualche istante prima che il drago si cibasse di lei, ingaggiò uno scontro con lui e lo uccise. Dalle scaglie nere del drago fuoriuscì un fiume di sangue rosso e con esso il cavaliere riuscì a creare una rosa che donò alla ragazza"
"Interessante ma cosa centra con il simbolo e con il nostro enigma?" chiese Oscar spazientito.
"Vedi la storia in se è diventata un emblema dell'Alchimia stessa perché rappresenta la creazione della pietra filosofale, meta ultima di ogni alchimista"
"Ma perché dovrebbe riguardare il nostro enigma?" chiese allora Giacomo.
"Beh… Dato che l'enigma si trovava in un libro che cela con le parole l'alchimia… può essere che noi dobbiamo leggere le parole dell'enigma in chiave alchemica!" realizzò Filippo.
"Ho capito cosa vuoi dire!" disse il mago "allora nell'enigma si parla del' "Uno" e del "Tutto" e se non sbaglio in alchimia questi si rappresentano con due simboli molto precisi…"
"L'Uno si rappresenta con una falce di luna mentre il Tutto con un cerchio con al centro un punto" spiegò Oscar.
"Ecco cosa dobbiamo cercare! Dobbiamo trovare quei due simboli!" esclamò entusiasta Filippo.

Dopo mezz'ora abbondante di ricerche Giacomo riemerse da una catasta di libri stringendo in mano un libretto di color oro con inciso il simbolo del sole urlando "Ho trovato il primo!"
Dovettero passare altri quaranta minuti prima che Oscar potesse risalire le scale subffando "Se dovremo cercare altri libri giuro che scappo e mi consegno all'Inquisizione" mentre diceva questo lanciò un libro di color argento con l'incisione del simbolo della luna per terra.
I tre misero i libri uno accanto all'altro e li analizzarono: erano grandi quanto gli altri libri presenti nella biblioteca e i titoli erano semplicemente "Aurum" e "Argentum" ed erano dei semplici trattati riguardanti i due metalli.
"Ora che abbiamo i due simboli… Come li facciamo "incontrare"?" osservò Giacomo.
"Proviamo così" Filippo prese il libro "Argentum" e lo voltò appoggiandolo sull'altro in modo che i due simboli entrassero in contatto. Si sentì un rumore sordo provenire dal piano inferiore seguito da un urlo di spavento di Samadeo. I tre ragazzi corsero al piano di sotto e notarono che si era aperta una "botola" nel terreno che si tuffava nella più assoluta oscurità. I tre ragazzi si guardarono tra loro e senza aspettare nemmeno una parola da parte di Samadeo, senza dire nulla, iniziarono a scendere le scale che si immergevano nell'oscurità.

Al termine della ripida scalinata si trovava un'enorme stanza di forma ottagonale illuminata da fiamme colore viola. Al centro di essa si trovava un altare che ospitava un piccolo libro rilegato con un materiale bianco. I tre si avvicinarono all'altare.
"È una trappola lo sapete vero?" osservò Oscar cinico.
"Si però dobbiamo comunque prendere quel libro" disse Giacomo.
Filippo afferrò il libro pronto al peggio ma non accadde nulla.
"Ma… Niente? Siamo seri?" commentò Oscar guardandosi intorno.
I tre iniziarono a tornare verso le scale quando un qualcosa cadde davanti a loro. Lentamente si alzò quell'ammasso di ferro rivelando la sua essenza di Golem d'acciaio. 
"Oh!" sospirò Oscar soddisfatto "Eccola la tappola!"
Il Golem d'acciaio aveva la forma di un'armatura da cavaliere color nero con rifiniture in argento, alto circa 1 metro e 90, sopra l'elmo aveva un pennacchio color rosso e impugnava nella mano sinistra una lancia lunga due metri e mezzo.
"Spero che tu ora sia soddisfatto" disse Giacomo a Oscar.
"Puoi dirlo forte" gli rispose lui facendo divampare la sua Aura intorno alle dita e afferrando la sua cythara.
Il Golem scattò in avanti con un affondo di lancia. I tre ragazzi evitarono prontamente l'attacco e anche Giacomo e Filippo fecero divampare le loro Aure.
"Filo cosa dici di fare?" chiese Giacomo rivolto al compare.
"Oscar ascolta: io e te lo blocchiamo. Jacky te dopo cerca di menarlo male!" disse lui.
"Perfetto!" gridò Oscar e iniziò a suonare la sua musica e urlò "Gavotta!" delle mani scheletriche ruppero il suolo al di sotto del Golem e gli afferrarono le gambe.
Filippo concentrò la sua Aura intorno ai piedi e la fece "strisciare" fino al Golem e, quando questa toccò i piedi del nemico, il ragazzo disse "Violenti contro se stessi!" l'Aura si modellò a forma di radici che avvolsero il busto del Golem bloccandogli le braccia.
"Ora Jacky!" urlò Oscar.
L'Aura di Giacomo formò un cerchio nel suolo ed egli urlò "Cubismo!" e da esso si formò un insieme di stalagmiti acuminate dirette verso il Golem d'acciaio. Ma, in quello stesso momento, il nemico riuscì a liberarsi dalle insidie create dall'Alchimista e dal Necromante ed evitò prontamente l'attacco del Mago. Il Golem riprese l'assalto e si scagliò contro Filippo con un affondo il ragazzo disse "Ipocriti" e, proprio nel punto dove la lancia stava per trafiggere la sua carne, la sua Aura si condensò divenendo dura come l'acciaio; così il ragazzo riuscì a evitare l'attacco.
"Filo tutto bene?" domandò Oscar preoccupato.
"Sì, va' tranquillo! Ora però è meglio contrattaccare!" disse lui indietreggiando e preparandosi al nuovo attacco.
"D'accordo! Minuetto!" Urlò il Necromante e subito spuntoni di ossa comparvero al di sotto del Golem che venne colpito al fianco destro.
"Grande Oscar!" disse contento Giacomo "Vediamo di finirlo! Pittoresco!" l'Aura del Mago toccò il soffitto al di sopra del Golem crepandolo e provocando una frana sopra di lui. Il nemico si ritrovò sepolto dalle rocce. I tre si avvicinarono e vedendo il Golem privo di vita tirarono un sospiro di sollievo e riassalirono le scale.

"De Elementarum Bellum…" Sussurrò Samadeo osservando il libro e leggendone il titolo.
"Non c'è scritto nulla al suo interno" disse Oscar.
I quattro stavano osservando il libro quando un rumore di passi metallici irruppe in quel loro improvviso silenzio. Il Golem che poco prima sembrava morto era lì davanti a loro con la lancia ancora in mano. I tre ragazzi istintivamente fecero divampare le loro Aure ma l'essere d'acciaio posò la lancia "Non sono più qui per combattere" disse con una voce quasi distorta. I quattro lo osservarono incuriositi e lui riprese il suo discorso "Voi tre mi avete sconfitto, lo ammetto, ed ora mi presento a voi: mi chiamo Chaleyx e sono il protettore del "De Elementarum Bellum"; aspettavo che un giorno qualcuno risolvesse l'enigma e ora che mi avete battuto è il momento che io vi mostri la via"
Strinse la mano sinistra a pugno e i quattro videro un anello con sigillo sul suo anulare. Il sigillo presentava il simbolo dell'Uno unito al simbolo del Tutto. Chaleyx lo posò sulla copertina del libro e il simbolo venne impresso nel materiale bianco e, in quel momento stesso, un'accecante luce bianca balenò dal libro. Tutti tranne il Golem si dovettero coprire gli occhi temendo di venire accecati. Quando la luce diminuì tutti poterono vedere che il libro si era aperto alla prima pagina dove ora erano comparse delle strane scritte.

   
 
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