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Autore: Mitsunari    01/07/2016    0 recensioni
Ciao! Mi chiamo Fortuna è sono il demone dell'omonimo peccato. Vivo nella Karat, una scuola dove le tre razze, demoni, umani e angeli, convivono pacificamente. Credevo che la mia vita giú all'Inferno fosse monotona -che è una delle ragioni per le quali ho deciso di frequentare la scuola- ma subirà una forte scossa. Tutta una serie di eventi inaspettati mi segneranno per sempre.
Questa è una storia YAOI se non siete fan del genere non leggete!
Per gli altri, invece, buona lettura! o(^O^)o
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi faccio piccolo piccolo tra le braccia Calen in cerca di protezione ed entriamo nell'ufficio del preside.
Una volta dentro guardo intorno; è una stanza stupenda.
Il pavimento è dipinto in modo da sembrare la terra mentre il soffitto è un cielo stellato, sembra di stare in mezzo allo spazio. Al centro della stanza c'è una grande scrivania in legno scuro. Ai muri erano addossate librerie strapiene di libri e davanti ad una di esse c'era una grande scala. In cima c'è qualcuno che appena ci vede scende e noto che è un elfo, non ne avevo mai visto uno. È basso, di corporatura tozza; ha il viso tondo è paffuto, una larga bocca, due occhi grandi neri e la testa quasi completamente calva. 
Lui ci guarda è tento un po' di nascondermi dietro Calen per sfuggire a quello sguardo indagatore.
"Eled! Smettila di infastidire i ragazzi!" 
Sento una voce venire dietro la scrivania dove c'era una grande -e apparentemente comoda- poltrona nera. Quest'ultima gira su se stessa rivelando la persona accomodatavi sopra, niente di meno che il preside Alkar Hodoer Karat.
È un uomo anziano, sugli ottanta circa o forse novanta; aveva il corpo magro e nodoso come il tronco di un albero. Ha il viso rugoso, i capelli bianchi un po' lunghi che partivano dalla nuca e la barba lunga dello stesso colore. Lo vedo ticchettare le dita affusolate sulla scrivania e guardarci severamente.
"Allora? Cos'è successo? Siate conciso ma dettagliati" ci ordina.
Faccio un respiro profondo e con l'incoraggiamento di Calen spiego tutto l'accaduto -omettendo l'incontro con Nieninque-.
Quando finisco non posso fare a meno di singhiozzare e Calen mi abbraccia consolandomi.
"Eled! Vai a chiamarmi Mailea!" Ordina il preside e l'euro esegue all'istante. Poi si rivolge a me "Non preoccuparti, Mailea sarà subito punito"
"C-cosa gli farete?" Singhiozzo.
"Deciderà Aericura" disse solo. Sgrano gli occhi e le lacrime scendono più numerose. Aericura non era altri che il Diavolo in persona e chiunque tocca i suoi figli -Non importa se il colpevole è uno di essi- va incontro al peggio. Lussuria rischiava di essere confinato nel livello più basso dell'Inferno. 
"No, la prego, non chiami il Padre!" Supplico.
"Mi dispiace, sono le regole" sussurra il preside.
Sento la porta aprirsi dietro di me, mi volto di scatto e vedo Mailea che avanza lentamente verso il preside senza degnarmi di uno sguardo.
Calen si mette in mezzo a noi due per proteggermi. Gli poso una mano sulla spalla "Va tutto bene, Calen" poi mi rivolgo sia a lui che al preside "Vi prego, posso avere un momento da solo con Mailea?"
"Sei sicuro Milek?" Calen mi guarda preoccupato.
Annuisco "Si, tranquillo" lo rassicuro e lui, il preside e Eled, escono dalla stanza.
Piano mi avvicino a Mailea che non mi guarda; piano gli prendo le mani congiungendole alle mie e facendolo voltare verso di me. 
"Lussuria... Mi dispiace..." singhiozzo.
"È colpa mia, Fortuna, non dovevo costringerti" dice evitando il mio sguardo.
Lo abbraccio "Non avrei voluto che fosse andata così, io tengo tanto a te. Mi odio perché non riesco ad essere un demone normale come voi altri e perché ti ho rifiutato nonostante tutte le volte che siamo stati insieme" piango nascondendo il viso sul suo petto.
Mi strinse dolcemente "Non dire queste cose, sei fantastico, è colpa mia. Non avrei dovuto mai chiederti di iniziare quel tipo di relazione con me" mi bacia sulla fronte "È stato uno sbaglio, ma è stato bello, come ho già detto, tu sei fantastico Fortuna e purtroppo sei nato nella razza sbagliata" scioglie l'abbraccio "Non so se ci rivedremo, addio" mi guarda triste.
"No, io farò di tutto per non farti finire lì! Io... io sono perso senza di te" piango.
"Fortuna, tu meriti di più di me, ma permettimi di darti un ultimo bacio" sussurra e mi bacia.
Ricambio disperatamente come se da quel bacio dipendesse la mia vita e quando ci lasciamo lo abbraccio forte "Ti prego, non andare!" Lo supplico.
Lui scioglie l'abbraccio "Devo. Spero che tu mi perdonerai per ciò che ti ho fatto" mi sussurra e in quel momento rientrano Calen, Elede e il preside. Calen mi abbraccia subito mentre il preside chiama il Padre. Nella stanza si estende una grande ombra che scompare qualche secondo dopo rivelando il Diavolo.
"Mi hai chiamato Karat?" Si rivolge subito al preside con il suo solito tono beffardo e pungente. 
"Si Aericura. Ti ho chiamato perché Mailea ha fatto un torto a Milek" spiega.
L'espressione del Padre si fece seria e severa "Cosa gli hai fatto?" Chiede a Mailea.
"Ho cercato di costringerlo a diventare il mio compagno anche se lui era contrario" confessa il diretto interessato.
"No! Non è vero!" Cerco di difenderlo ma Mailea si volta e mi guarda arrabbiato.
"Perché ti ostini a difendermi?! Merito di essere punito!" 
"No! Non mi hai fatto niente!" Insisto.
"Silenzio!" Ordina il Padre e tutti tranne il preside, scattiamo sentendolo alzare la voce; era raro, in genere anche se era arrabbiato rimaneva sfrontatamente calmo.
"Lussuria, la tua punizione sarà leggera dato che Fortuna intercede per te. Passerai un mese confinato al livello più basso dell'Inferno" poi si rivolge al preside "Karat, il resto lo lascio a te. Bene il mio lavoro è finito. Ora posso andare?" Sbuffa.
Al preside scappa una calda e nostalgica risatina "Sei sempre il solito, eh Lucifero?"
"Ovvio. Il lupo perde il pelo ma non il vizio" fa spallucce "Alla prossima" sorride beffardo e scompare.
Il preside si volta verso Mailea "Questa volta siamo stati magnanimi, ma non succederà ancora" aprì un portale per l'Inferno.
Mailea che fino a quel momento era rimasto con la testa bassa in segno di sottomissione, andò verso il portale senza degnarmi di uno sguardo.
"Eled accompagna Mailea giù dove merita" ordina.
L'elfo esegue e sia lui che Mailea scompaiono nel portale. Nella stanza cala il silenzio ed io abbasso lo sguardo tristemente.
Il preside mi consola "Ora è tutto a posto, non ti farà più male. Sei davvero di buon cuore, tenevi davvero tanto a lui non è così?"
Annuisco "Si, ci tenevo ttantissimo. È successo tutto per causa mia" sussurro, mi sento tremendamente in colpa.
Il preside mi sorride confortante "Non devi sentirti in colpa, non hai fatto niente" poi cambia discorso "Piuttosto... hai visto tuo padre come si è addolcito quando ti ha visto? Perché non spieghi a Calen come fai?" Ride dolcemente.
Guardo Calen che è ancora sorpreso dal comportamento del Padre, per lui era strano in quanto abituato a vederlo spaventoso e crudele. Gli tocco piano un braccio e lui sussulta come risvegliato da uno stato di trance. Ridacchio dolcemente e gli faccio la linguaccia.
"Io non ho fatto nulla, invece ho notato che lei ha un buon rapporto con il Padre" dico al preside.
Lui ridacchia calorosamente e nostalgicamente "Si, ma è una storia lunga. Su, andate, qui c'è molto da fare e immagino che tu voglia riposare Milek" 
Annuisco "Grazie di tutto, signor preside" io e Calen ci inchiniamo per poi andarcene.
Calen decide di riaccompagnarmi nella mia stanza e durante il tragitto gli stringo la mano in cerca di conforto. Alla fine arriviamo davanti la porta di camera mia ancora con le mani strette.
"Vuoi che resto con te?" Mi chiede Calen preoccupato.
Nego con la testa "No, sto bene, tranquillo. Ci vediamo domani a lezione" gli sorrido rassicurante e lui si convince.
"Va bene, per qualsiasi cosa non esitare a chiedere, okay?" Mi bacia amichevolmente sulla guancia. Annuisco sorridendogli e se ne va.
Entro in stanza e mi poggio sulla porta facendo pressione con il mio corpo chiudendola. Sospiro chiudendo gli occhi, il mio umore in questo momento è un misto di tristezza ed esasperazione. 
Mi ritrovo a pensare che è incredibile come ci siano giorni in cui accadono troppe cose contemporaneamente e consecutivamente e giorni caldissimo; quelli che di gran lunga preferisco.
Mi cambio mettendomi una camicia azzurro chiaro lunga fino alle cosce che uso come pigiama e mi metto a letto con l'intenzione di dormire fino alla mattina seguente nonostante siano ancora le tre del pomeriggio; ho anche saltato il pranzo ma non importa.
Mi addormento ma neanche un'ora dopo qualcuno mi sveglia "Mmh~ no, Mailea, lasciami stare, ho sonno~" mugolo e mi strofino gli occhi con i pugnetti.
"No, non sono Mailea" sussurra la voce.
Riconoscendo quella voce, apro gli occhi di scatto e vedo Nieninque al lato del mio letto.
"C-che ci fai qui?!" Sorpreso alzo un po' la voce ma lui mi zittisce mettendomi il suo indice sinistro sulle labbra.
"Stai bene? So che eri dal preside" mi chiede dolcemente preoccupato.
Toglie la mano dalle mie labbra e mi metto seduto sul letto "Non ti chiederò come lo sai" rido dolce e gli faccio spazio.
"Lo sai che so tutto di te" si siede accanto a me e mi incoraggia a confidarmi con lui.
"Mailea è stato punito per quello che mi ha fatto" spiego sussurrando. 
Lo guardo, mi sento sempre più a mio agio. Inizio a stare bene in sua compagnia, troppo bene.
"Oh, capisco. Su, ora va tutto bene" mi sorride dolcemente e mi stringe piano la mano incoraggiandomi. Arrossisco e porto leggermente indietro la mano "Scusa" mi sussurra; ha gli occhi lucidi.
Gli prendo il viso tra le mani dolcemente costringendolo a guardarmi "Hey, cosa succede?" Gli chiedo con un tono caldo e confortante.
"Se sei triste tu lo sono anch'io" spiega innocentemente.
A vederlo così non posso più resistere e lo abbraccio forte "Nieninque, non devi dipendere da me" gli accarezzo i capelli e lui mi cinge i fianchi con le braccia ricambiando l'abbraccio.
"Sei bellissimo" mi sussurra.
Arrossisco, poi sorrido dolce mentre gli accarezzo la guancia "Mai quanto te, mio angelo" sussurro e mi allontano quando mi rendo conto di ciò che ho fatto "Scusa..." sussurro.
Dopo un attimo di smarrimento lui mi abbraccia di nuovo "Non scusarti, mio Fortuna" dice dolcemente.
Tornato tra le sue braccia mi faccio piccolo piccolo, mi sento protetto e mi addormento cullato dal suo profumo e dal suo calore.

Mi sveglio qualche oretta dopo e Nieninque non c'è più. M'intristisco ma alzandomi vedo cadere dal letto una piuma, bianca. La raccolgo e piano la strofino contro la mia guancia; quel contatto mi ricorda le mani di Nieninque che mi accarezzano.
Vado verso il comodino, a destra del mio letto che sta parallelo alla finestra e tiro fuori un cofanetto in legno d'ebano dove tengo tutti gli oggetti a me più cari. Ripongo lì dentro la piuma e poso il cofanetto nel cassetto del comodino.
Guardo fuori dalla finestra, è sera. 
Sospiro e mi stendo di nuovo sul letto a pensare. Penso a quello che è successo ma pochi attimi dopo mi ritrovo a focalizzare la mia attenzione su Nieninque e arrossisco terribilmente.
Mi sento strano con lui, non mi starò mica innamorando? Impossibile! È un angelo, dovrebbe esserci proibito persino stare nella stessa stanza!
Non riuscendo a scacciare quei pensieri mi alzo e mi dirigo a sinistra della porta dove c'era una piccola libreria. Prendo un libro e metto gli occhiali -ho una vista molto più avanzata degli umani e se non mettessi gli occhiali non riuscirei a leggere- per poi sedermi a gambe incrociate davanti alla libreria e immergermi nella lettura.
A notte inoltrata mi addormento di nuovo, con il libro ancora aperto in grembo e la schiena poggiata alla libreria.

* Angolo autrice*
Chiedo umilmente perdono per il ritardo ma la scuola mi ha devastato T.T
Spero che il capitolo vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate e ci si vede alla prossima!
Ciau Ciau.
  
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