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Autore: Rinalamisteriosa    01/07/2016    0 recensioni
Se non l’avesse vista con i suoi stessi occhi, probabilmente Izumo Kamiki non ci avrebbe creduto.
Erano trascorsi ben cinque anni e la sua cara sorellina era stata al sicuro per tutto il tempo.

[Breve flashfic ispirata a una scena del capitolo 63, spoiler per chi non legge il manga!]
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Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Izumo Kamiki
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Prompt vari: Occhi
Fandom: Ao no exorcist
Note: Riferimento a una scena del capitolo 63, i dialoghi non sono farina del mio sacco, provengono da lì.
Un’interpretazione di 267 parole, forse banale, ma ho sempre voluto scriverci qualcosa su ^^ ho rivalutato moltissimo il personaggio di Izumo grazie a tutta la parte del manga a lei dedicata.
Proprio in questi giorni ho scoperto che una nuova stagione dell'anime uscirà nel 2017, chissà se arriveranno fino a questo momento... Non so, ma spero tanto di sì! *-*





Mossa dalla curiosità e dall’apprensione tipica di una sorella maggiore, aveva usato immediatamente quella chiave.
Se non l’avesse vista con i suoi stessi occhi, probabilmente Izumo Kamiki non ci avrebbe creduto.
Erano trascorsi ben cinque anni e la sua cara sorellina era stata al sicuro per tutto il tempo.
Adottata da una coppia gentile e amorevole, Tsukumo si era fatta grande, era diventata una bella bambina, spensierata e più alta rispetto a come l’aveva lasciata tempo prima.
Si somigliavano moltissimo, gli stessi capelli lunghi con due corti ciuffi laterali, lo stesso colore degli occhi, le stesse sopracciglia particolari.
Soltanto che, mentre Izumo sapeva benissimo chi avesse davanti, Tsukumo la guardava per la prima volta come si fissa un’estranea.
Non la riconosceva, non ricordava, era troppo piccola per poter trattenere nella memoria un’infanzia complicata.
Eppure si era illuminata quando le aveva restituito la sua bambola, il suo tesoro – quello non l’aveva scordato, per fortuna.
«Mamma mi ha raccontato che sono nata tenendo questa bambola in mano, quindi devo farci molta attenzione! Chissà se è vero…» aveva replicato con voce allegra e cristallina, mentre gli occhi di Izumo si facevano lucidi, prossimi al pianto.
«Grazie, signorina!».
«Addio», non aveva potuto evitarlo, doveva congedarsi definitivamente da lei prima che accadesse l’inevitabile, voltarle le spalle, forse per sempre.
Sentirsi infinitamente sollevati e tristi allo stesso tempo era davvero possibile?
Certo che sì, e faceva male, molto male, un dolore indescrivibile a parole, un’oppressione al petto che non sarebbe andata via facilmente.
Ormai la piccola Tsukumo, la sua ragione di vita, era divenuta irraggiungibile; e lei, da brava sorella maggiore, l’avrebbe lasciata vivere in pace, serena e inconsapevole.
Anche se non poteva accettarlo, era andata così.




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