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Autore: serClizia    02/07/2016    2 recensioni
“Come, scusa?!”
Thomas era seduto sul banco, braccia conserte ed espressione accigliata.
Una decina di minuti prima, ragazzo della sua classe l’aveva fermato alla fine della lezione e gli aveva chiesto se poteva fermarsi a parlare con lui. Thomas non l’aveva mai visto. Aveva dei capelli neri e lisci, l’espressione un po’ spaventata e dei grandi occhioni blu sopra degli zigomi alti. Era anche un po’ bassino. A differenza sua Thomas era alto, castano e pieno di lentiggini. I suoi occhi marroni avevano delle sfumature gialle e alla prima occhiata sembrava un tizio perfettamente normale. Il ragazzo davanti a lui invece… beh, diciamo solo che aveva un’aura affascinante. Forse per questo Thomas aveva accettato di restare, era curioso.
Avevano aspettato che il resto della classe sfollasse, professore compreso. E poi questo sconosciuto, dopo aver chiuso la porta e controllato che non arrivasse nessuno, gli aveva detto di essere in realtà una ragazza di nome Grace.
Genere: Comico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Because it sucks.
 
Thomas Miles abitava nella periferia di una cittadina dal nome totalmente ininfluente, nel centro-sud degli Stati Uniti. Viveva con suo padre e i suoi due fratelli maggiori. Già, quattro uomini in una sola casa. La cosa diventava piuttosto ingestibile, al mattino.
Quando la sveglia aveva suonato, quella mattina stessa, Thomas si era alzato di scatto, come al solito. Ogni giorno era la stessa storia: doveva saltare giù dal letto e correre come una furia per arrivare per primo al bagno che condivideva con Donald, il fratello di mezzo. George era quello fortunato, essere il più grande gli dava il privilegio di dividere il bagno padronale con papà. Bagno che stava proprio tra la sua camera e quella del loro unico genitore.
La stanza di Thomas era dall’altra parte del corridoio, lontana dal bagnetto piccolo e umido che, invece, stava proprio di fianco alla stanza di Donald.
Se non fosse riuscito ad arrivare in tempo, e non ci riusciva quasi mai, sarebbe arrivato tardi a scuola. Perché, se la sveglia ha suonato alle 7,30 precise? Perché Donald era un pezzo di merda e rimaneva chiuso dentro finché non era sicuro che Thomas sarebbe arrivato in ritardo.
Grazie Dio per aver inventato i fratelli.
Quindi, mentre inciampava nelle coperte e saltellava per tutto il corridoio su di una gamba sola, non aveva minimamente pensato a come quella giornata sarebbe stata diversa da tutte le altre. A come da lì a poco la sua intera esistenza sarebbe stata cambiata da un tipetto assurdo dai capelli corvini e grandi occhi blu.
E quando Donald lo precedette di un soffio, lasciandolo a prendere a pugni il legno della porta, maledisse gli dei e sperò di potersene andare a letto e saltare la scuola.
Invece, per sua fortuna, 45 minuti dopo era nel cortile della scuola, zaino sulle spalle e classica espressione inebetita dell’adolescente in trance per le prime ore di lezione.
Non notò nessun paio di occhi che lo seguivano, nessun paio di piedi che si affrettava a stargli dietro sebbene dalla distanza, niente di nuovo sotto il sole, insomma. Per lui era una classica mattina alla Hearst High School.
Ma si sbagliava di grosso.


“Dobbiamo trovarti un nome da uomo,” gli aveva detto. Certo, come se fosse una cosa facile. Di lunedì, poi. Thomas guardò l’ora sul cellulare. Erano appena passate le sette.
Si era seduto ai piedi del letto e continuava a lanciare una palla da tennis contro il muro, facendola rimbalzare.
Prima o poi, la cosa avrebbe fatto incazzare Donald e sarebbe arrivato a rompergli le palle, ma passati dieci minuti capì che il fratello doveva essere uscito.
Mollò la palla sulla moquette grigia e si diresse verso il computer, vicino alla finestra.
Mentre il dinosauro si avviava, non poteva fare a meno di tamburellare le dita sul legno. Non aveva fatto altro che rimuginare sulla sua conversazione con quel tipo. E non ne veniva a capo.
Cambio di sesso? Sul serio? Doveva proprio pensare che fosse uno scemo. L’ultimo dei creduloni.
Scegliere lui perché aveva delle magliette dei telefilm. Per chi lo aveva preso, per il protagonista di una parodia sullo sci-fi? E poi la calligrafia. Avrebbe potuto benissimo allenarsi per farla uguale alla tipa della patente. Si passò una mano tra i capelli e notò che il computer era pronto.
Cliccò sul browser, prese un sospiro e scrisse “Incantesimi – cambio di sesso”.
 
L’indomani mattina, come ogni giorno da quel momento in poi, Thomas non vedeva l’ora di arrivare a scuola. Saltò su come un grillo, corse a perdifiato verso il bagno e si chiuse dentro senza che Donald avesse ancora avuto il tempo di girare la maniglia della sua porta.
Soddisfazioni della vita.
Appena finì di prepararsi, uscì in corridoio con un sorriso di estrema soddisfazione dipinto in volto.
Donald lo aspettava lì, in pigiama e livido di rabbia.
“Ci vediamo a scuola, caro!” si baciò il palmo della mano e soffiò nella sua direzione. Il fratello si chiuse dentro senza rispondergli. Thomas si avviò come se la vita avesse un sapore tutto nuovo.
Passò le prime ore di scuola a guardarsi intorno alla ricerca del suo nuovo compagno di avventure, ma a quanto pare quella mattina non avevano lezione insieme.
All’ora di pranzo entrò in mensa camminando veloce e con un’espressione da maniaco omicida, cercandolo ovunque. Finalmente il suo sguardo cadde sull’ammasso di capelli lisci e neri che stava cercando.
Il ragazzo era seduto da solo a un tavolo e mangiava a testa china.
Quando Thomas si abbatté sulla sedia davanti a lui, fece un leggero salto sulla sedia dallo spavento.
“Eccoti, finalmente. Gus. Penso che dovresti chiamarti Gus. O Gavin. Un nome con la G, la tua iniziale. Si dice che sia importante per mantenere la propria identità personale o qualcosa del genere,” parlava veloce, molto veloce.
Greg lo guardò, gli occhioni blu che ridevano. “Ci hai pensato molto, vedo.”
“Certo che ci ho pensato. Non sono praticamente riuscito a dormire,” cominciò ad inforchettare cibo e portarselo alla bocca senza guardare. Mangiare era secondario. “Ho controllato su internet cose come scambio di identità o cose del genere. Finora non ho trovato niente che corrisponda al tuo caso, mi spiace.”
Annuirono entrambi, un po’ sconcertati. “Comunque un articolo diceva che quelli che cambiano nome mantengono la propria iniziale. Quindi… Gus? Goku?”
Graham ridacchiò. Si vedeva che era sollevato, quindi Thomas ridacchiò con lui. Si guardò brevemente intorno, i tavolo vicino a loro erano affollati.
“Perché mangi da solo?”, gli indicò il suo vassoio.
“Perché nessuno mi conosce, genio.”
“Beh, appunto, potresti far finta di essere chiunque. Uno nuovo.”
Gerard alzò le spalle. “Meglio non attirare troppo l’attenzione. Ho avuto già abbastanza drammi a casa.”
Thomas inarcò un sopracciglio. “Ah. Immagino. È stata dura?”
Gilderoy sbuffò e rise. “Beh, prova tu a spiegare a una donna perché una mattina ha trovato uno sconosciuto al posto di sua figlia. Con addosso il suo pigiama. E in più convincila a non chiamare la polizia.”
“Mmh. No, grazie.”
“Esattamente.”
“Ma, sul serio… come l’hai convinta?”
Lui alzò le spalle. “Con le prove, come ho fatto con te. Con lei è stato più facile, ci sono cresciuto,” gli sorrise per fargli capire che aveva fatto pratica ad usare il maschile. “Le ho detto delle cose che solo Grace poteva sapere.”
Thomas annuì. Poi spalancò gli occhi.
“No, aspetta, cosa più importante. Se nessuno sa chi sei, perché diavolo sei a scuola?”
“E dove altro potrei andare? Ho comunque 16 anni, non posso mica andarmene in giro. E non voglio restare a casa. Mia mamma è sotto psicofarmaci e anche se mi crede, non è contenta. Non vuole vedermi,” si strinse nelle spalle, di nuovo.
“Che situazione di merda, Gale. Uno pensa che cambiare identità ti rivoluzioni la vita, e invece…” gli rubò una patatina dal piatto.
“Gale? Davvero, Gale? Come quello di Hunger Games?”, il ragazzo aveva gli occhi spalancati, ma sorrideva. Non diede sentore di averlo visto rubargli il suo cibo.
“È il migliore di una lunga lista di nomi, fidati.”
“Preferivo Gus.”
“Non ti chiameremo Gus.”
“Perché no?”
“Perché Gus fa schifo.”





Spazio autrice:

GRAZIE, immensamente GRAZIE a
Donnie  per il meraviglioso Banner. 'Sta storia è stupida ma Thomas e Grace mi fanno schiantare dal ridere, quindi spero di riuscire nell'intento anche con voi. Qui il link alla mia pagina autrice. Non ci trovere altro che link e stupidaggini mie, molto probabilmente in caps.
 
  
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