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Autore: Karyon    19/04/2009    5 recensioni
Akagi, Maki, Sendo, Rukawa, Jin. I "Best of Kanagawa" in trasferta nella prefettura di Chiba, dove, ogni cinque anni, si svolge il torneo di Koyushu. Ma dovevano saperlo, non potevano certo sperare di cavarsela così impunemente e, soprattutto, senza zoo al seguito.
E così "Tirando le somme, erano dodici persone con l’aria da teppisti maniaci, più undici borsoni da palestra, dodici valige e un pullman più sballato di loro."
Riusciranno a strappare la vittoria alle altre tre squadre partecipanti?
E riusciranno a tornare a casa senza rischiare di far saltare le coronarie al loro Capitano?
Genere: Generale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In finale!

Ichihara Vs. Kanagawa

 
Per la prima volta in una settimana, furono tutti pronti e scattanti al canto del gallo. Pronti e scattanti ad accasciarsi sulle sedie, ovviamente.

Ayako, che aveva avuto la brillantissima idea di preparare la colazione per tutti, si stava già maledicendo visto i tir di roba che quelli ingurgitavano già alle sei del mattino. Probabilmente doveva essere precipitata al suolo, battendo sonoramente la testa, per pensare di essere solo vagamente gentile con quegli zotici.
- Grazie, Ayakuccia! – Saltò su, mieloso come una carie, Miyagi, mentre sbavava sulla manager. Peccato che lei avesse praticamente gli occhi incollati dal sonno; ricambiò con un ”Hn” alla Rukawa, e sbadigliò a pieni polmoni.
- Chi è che non ti ha fatto dormire stanotte, Aya? – Ghignò il solito Teppista depravato, che neanche a quell’ora faceva il sacrosanto piacere di tapparsi quel forno e Miyagi quasi lo centrò col coltello del pane in piena fronte.
- Probabilmente tutti voi imbecilli che cianciavate come vecchie carampane alle tre di notte – se ne uscì Akagi, brandendo il giornale davanti la naso, manco fosse uno schermo protettivo contro le stronzate dei suoi compagni.
Kiyota, accanto al Teppista, sbuffò – Voglio ricordarti, Gorilla, che tu ti sei messo a sbraitare come una cornacchia nel bel mezzo del corridoio!
A quel punto, potevano anche allegramente dire di aver perso la Scimmia, perché il Capitano sembrava pronto a svitargli la testa dal collo. Fu l’entrata del gelo a bloccare tutti.
Ad un certo punto, Teppista e Tappo pensarono che il Gorilla fosse stato attaccato da una semi-paresi facciale, invece era solo la Volpe. Non che questo spiegasse qualcosa, comunque. - Ehi, Volpe, dormito male? – Mugugnò Mitsui, con la bocca strapiena di cibo tra l’altro.
- Che schifo! Anche i bambini sanno che non si parla a bocca piena, cretino! – Sbottò Ayako, rifilandogli un cazzotto in testa e affrettandosi a dare la colazione a quel morto vivente.
- Tieeeni – trillò, piazzandogli sotto al naso la colazione e facendo sputare le loro a quei due decerebrati.
- Ma che cazzo… - cominciò a sacramentare Miyagi, con l’improvvisa voglia di rasare a zero quel ghiacciolo umano dei suoi stivali. Inutile dire, intanto, Mitsui dovete mantenersi per non rotolare dallo sgabello e schiantarsi al suolo dal ridere. Il problema non era la faccia sconvolta di quella pover’anima del Tappetto, ne la droga che probabilmente si era tirata su Ayako quella mattina, ma lo sguardo perplesso di Rukawa; sembrava un pelo sconvolto. Guardò la tazza, come se dovesse essere avvelenata, poi fissò Ayako – Sei caduta dal letto? – Gli domandò, con inflessione lievemente preoccupata.
Ayako sbuffò – Ma che rompipalle che siete! Per una volta che voglio essere gentile… - e giù a smadonnare contro tutti i caproni di quel dannato Tempio, mentre Rukawa scrollava le spalle e si sedeva. Come se lui non l’avesse capita quell’arpia della loro manager: era un subdolo metodo per convincerlo a restare. E a quanto pare era vero che nessun altro sapeva qualcosa, visto che Miyagi sembrava pronto a cavargli gli occhi e Mitsui a buttarsi a terra e ridere senza ritegno.

Solo Akagi lo fissava; e in modo tutt’altro che amichevole. Qualcosa gli fece vagamente intuire che se non giocava di squadra quel giorno, gli sarebbe passato addosso come un rullo compressore.
- Bene! Io farò finta di aver capito! – Se ne uscì Kiyota, mentre il gruppetto se ne usciva con un suono a metà tra lo sbuffo e il gemito.
- Guarda, Scimmia, che nessuno aveva dubbi sul fatto che non capissi una cippa di niente! – Sbottò Mitsui, tralasciando il piccolissimo dettaglio che manco lui aveva capito niente dei tre secondi precedenti.
- Ma va al diavolo, che manco tu hai capito Teppista!
Appunto. Cominciarono a guardarsi in cagnesco e a mandarsi messaggi criptati, tipo “sei morto bastardo”, quando Ayako entrò nel loro campo visivo con un ghigno da sadica – Provateci a buttare tutto all’aria e vi costringo a ripulire con la lingua! – Minacciò soavemente.
Chissà perché, dopo quelle del Gorilla, solo le minacce di Ayako avevano l’effetto di calmare i bollenti spiriti. I due psicotici si sedettero buoni, buoni, cercando di lanciarsi forchettate di nascosto.
A quel punto Akagi grugnì, chiudendo il giornale di scatto, e tutti ebbero l’impressione che dovesse fare una sentenza delle sue; e, visto che guardava la Volpe, poteva essere una buona scusa per capire che accidente stavano combinando quei due.

Peccato che quegl’altri scegliessero sempre il momento più adatto per rompere i coglioni; quando Sendo e Jin entrarono, sparando un buongiorno a mille mila denti, gli altri tre repressero il desiderio di menarli e cacciarli sotto l’acqua fredda che magari avrebbe rinfrescato i due neuroni che si ritrovavano in comunità.
 - Che palle, non potevate aspettare tre secondi? – Se ne uscì Mitsui, mentre Akagi lo guardava come se fosse più imbecille del solito.
 - Che? – Chiese educatamente Jin, battendo le palpebre e prendendo il posto di Kiyota.
Con uno così maledettamente gentile, il Teppista si sentiva sempre l’orco cattivo della situazione; rimase un attimino perplesso, poi mugugnò – ‘iente.
- Bene! – Rispose allegramente Jin, che manco per l’anticamera del cervello si era fatto passare il dubbio che il Teppista fosse ironico, ammesso che sapesse cosa fosse l’ironia. Come a leggere nella mente bacata di Mitsui, Kiyota sospirò – Jin, tu sei una cosa incredibile – e dopo quella perla di saggezza, che il protagonista non capì manco di striscio, si trascinò verso il piano di sopra.
Quando poi il ragazzo abbagliò Ayako, belando un “graaazie”, lei prese in seria considerazione di scambiare qualche parolina con Maki; poteva sempre dargli quei quattro mentecatti, in cambio di Jin. Glieli regalava a vita e poteva pure pagarlo. Cercò di inviare mentalmente i suoi pensieri a quei tre psicolabili, riuniti intorno alla tavola, ma niente. Probabilmente i neuroni dovevano essere scivolati via nel sonno. Erano zampettati dal cuscino, via per nuove avventure; alla ricerca di materia grigia.
Ayako sospirò, portando la colazione a Sendo e decidendo nel secondo successivo di sbattersene allegramente, alla faccia di Mitsui che sbatteva gli occhioni per una nuova fetta di torta. Cominciarono a menarsela, mente Jin sembrava indeciso se accorrere in aiuto o meno; di chi poi, era un dettaglio.
- Hn… Ayako se la cava da sola – mugugnò Rukawa, decisamente troppo poco stupito della cosa. Dopotutto in una palestra di scimmioni come la loro, una ragazza un filo normale non sarebbe sopravvissuta.
Jin sembrò pensarci seriamente, poi quando vide Mitsui spetesciarsi al suolo per un calcio, decise per la sua incolumità e rimase al suo posto.
- Allora, come va? – Chiese a Rukawa, che sembrava più sbattuto del solito.
- Hn – fece lui. La parola universale che significava tutto e niente.
Jin sorrise – Hai riperso le parole, Kaede?
La Volpe sbuffò – Si può andare meglio – rivelò allora, giusto perché Jin la metà delle volte non gli fracassava i coglioni.
- Problemi con Akagi? – Domandò allora quello.
Ecco, ora poteva seriamente pensare che tutto il mondo sapesse. Se anche Jin, che viveva in un Universo tutto suo, era sceso tra i comuni mortali a capire quella cosa, allora tutti dovevano sapere. Ovviamente tranne Teppista, Miyagi e Scimmia, ma loro erano una specie a parte.
Rukawa mandò un’occhiata al Capitano, che era avvolto da una vaga aura di incazzatura, e sospirò – Già.
Un’altra cosa veramente buona di quello là, era che non si sbatteva più di tanto. Quando aveva deciso qual’era la soglia di domande che uno poteva sopportare, la piantava lì. Anche quella volta, infatti, Jin decise che Rukawa aveva avuto la sua dose di confessioni.
Peccato che qualcun altro non la pensasse così; la Volpe non doveva neanche girarsi per capire di essere sotto assedio di uno psicotico drogato che lo stava aspettando al varco. Infatti erano passati nientemeno che due giorni in cui non gli aveva rotto le palle e non sia mai che gli lasciasse un altro giorno di libertà.
Con quell’allegra considerazione, si alzò sbuffando – ‘azie – mugugnò ad Ayako, che intanto aveva rispedito Mitsui dal cantuccio dal quale era venuto, e si strascicò per inerzia al bagno.
Tutto ciò mentre Maki aveva deciso, per la primissima volta, di mostrare i muscoli allenandosi nel campetto all’aperto. Con Heiji e Fujima e Hanagata.
Come a dire che le stranezze non erano mai troppe in quel luogo.
Alla fine, sia il Quattr’occhi che l’Ubriacone di casa decisero di salvarsi la pelle, mentre quei due si menavano allegramente con la scusa di prendere la palla. Non che si sbattessero in urla e roba varia, però: a vederli sembravano due monaci buddhisti, di quelli belli rilassati e tranquilli, poi quasi sfracellavano il canestro che soffriva ai loro tiri missilistici. 
- A che s-stanno? – Chiese sbadigliando Sendo a un Kiyota in “fan mode”.
- Cinque a quattro per Maki, ovvio – rispose quello, mortalmente indignato dal fatto che si potesse solo vagamente pensare che il suo Capitano stesse perdendo.
Sendo ghignò – Non fare quel espressione, Fujima è bravo quasi quanto lui…
- Aha! Ma anche no! – Fece sprezzante la Scimmia.
E, naturalmente, il secondo dopo Fujima segno da due, strozzandogli le parole in gola.
- Tu porti sfiga, Porcospino – mugugnò, mentre quello se la rideva.
Alla fine, si teletrasportarono in campo anche i soliti due rompicoglioni e tanti saluti alla partita one to one. Per buona pace di Kiyota che già si faceva girare le palle come eliche, Sendo trotterellò in campo, al fianco di Mitsui, mentre Maki e Miyagi decidevano di sotterrare l’ascia di guerra per dedicarsi ai loro cari compagni. Fujima si immolò, al solito, all’arbitraggio e Hanagata pensò bene di piantarli in asso e occupare il bagno, finché era in tempo, e rubarsi tutta l’acqua calda.

E se sotto si svolgeva una partita, al piano di sopra era la lotta libera la favorita di quel giorno. O per meglio dire il bowling, quando Akagi lanciò contro la Solita Scimmia rossa imbecille, la sua palla da basket, mandandolo a fracassarsi come un birillo.
- Gorillaaaa! – Stava ululando come un coyote ferito, mentre quello gli sbatteva la porta del bagno sul naso.
A Hanagata bastò questo per fare dietrofront e migrare verso oasi più felici, tipo il bagno dall’altra parte del mondo.
- Maledettissimo ipocrita dei miei stivali… - stava borbottando il rosso. – Dillo che usi la tua stazza da elefante per malmenare noi povere anime! – Cominciò a gracchiare, svegliando l’intera popolazione del Giappone.
- Ma la vuoi piantare, mi stai trivellando un timpano!
Ecco, gli aveva tolto le parole di bocca. Rukawa, che per buona pace comune aveva deciso di non intervenire, guardò Eiko Hisae che sembrava essere posseduta dallo spirito di Ayako. O, molto più probabilmente, si era rotta i coglioni di quel decerebrato che gridava dalla sera precedente.
Eppure, nonostante per una volta lui davvero non avesse fiatato, la Scimmia Rossa gli lanciò un’occhiataccia, per poi infilarsi nella sua camera, sbattendosela dietro.
Rukawa sbuffò: manco i bambini si comportavano così. E poi, era lui quello che doveva sentirsi offeso, visto che lo aveva menato come un sacco di patate.
- Al diavolo, idiota… - mugugnò, infilandosi nella sua stanza.
Eiko, che pover’anima non aveva capito un accidente, si limitò a borbottare qualcosa sugli ospiti deficienti e si avviò a dare una mano alla “povera martire di Kanagawa”.
Che lo squilibrio mentale facesse parte del suo DNA, lo sapevano più o meno tutti, ma non a livello di parlare da solo come uno psicopatico allo stadio terminale.
- Dannata Volpe… – mugugnò per la milionesima volta dal giorno prima, lanciando per la stanza i vestiti, della Scimmia ovviamente. Ora, dopo aver ridotto la stanza ad un macello, dopo aver fracassato i coglioni a tutta la gentaglia di quel Tempio, gli venne un’idea. L’idea di rompere la palle al nonnino che manco a chilometri di distanza poteva vivere in pace. Al nonnino che, già infartato per conto suo, non aveva bisogno di Sakuragi forza dieci per tirare le cuoia.
Ma questo ovviamente non poteva interessare al Tensai del Basket. Spese giusto qualche millimetro della sua preziosa materia grigia per rendersi conto che, semmai lo avesse scoperto, il Gorilla sarebbe stato capace di mandarlo a fare compagnia ai pesci del lago Kaoro, poi si avviò gioioso alla ricerca di Jin e del suo cellulare.

Nel frattempo a poche pareti di distanza, Rukawa mise fuori il nasino alla ricerca di via libera. Con un sospiro, uscì dalla camera e si avviò mooolto lentamente al piano di sotto dove, a quanto pareva, era in corso la terza guerra mondiale. Si diede la pena di dare un’occhiata a quei quattro che si sbattevano per il campo, poi sprofondò in orizzontale sul divano.
Ayako sistemò, finalmente, l’ultimo dei tremila bicchieri, manco avesse mangiato un intero reggimento militare, e lo fissò – Rukawa! Hai da fare ora?
La Volpe non alzò nemmeno la testa e figurarti se gli veniva in mente di rispondere “no”. Purtroppo tra le grandi capacità di Ayako c’era anche quella di leggere nel pensiero, quindi lo capì da sola e se lo trascinò per i capelli alla porta – Bene, quindi vieni con me a fare due compere…
- La partita… - provò a lamentarsi Rukawa, peccato che lei sapesse che la partita era di sera. Aveva ad occhio e croce dodici ore per farsi sballottare in giro per Chiba.
Nel frattempo Akagi aveva pensato bene di farli muovere un po’, quel branco di bufali, giusto per far finta di lavorare un po’; li divise in due squadre da quattro, appioppandosi con Jin, Miyagi e la Scimmia, mentre mandò a Maki e ad Hanagata, il Teppista e Sendo. Decise di non contemplare manco di striscio quei due psicopatici che avevano avuto la brillante idea di menarsi davanti ad un mucchio di gente. Già, alla fine Sendo aveva deciso di farglielo sapere, giusto per non fargli venire un infarto fulminante. A quanto pareva, al ritorno doveva occuparsi di un paio di cosette; sperava quasi quasi che davvero se ne andasse quel decerebrato, così almeno cominciava a fare un po’ di pulizia! E per quell’idiota… beh, lui poteva anche spedirlo da qualche parte. Tipo Al Kainan, così faceva compagnia all’altra Scimmia.
- Jin! – Si sgolò per la quindicesima volta. Dove diavolo si era andato a cacciare quello lì?
Jin sussultò e lanciò l’ennesima occhiata ad Hanamichi – Io te lo presto, ma potresti non distruggermelo? – Gli fece, implorante, mentre quello scemo ghignava senza manco tentare di nasconderlo.
- Ceeerto… grazie! – Cinguettò Hanamichi, prima di zampettare via.
E con questo, poteva assolutamente dire addio al suo telefonino. Peccato, era durato meno di una settimana; anzi, ancora meno, visto che già dava segni di squilibrio il secondo giorno. La Guardia sospirò e trotterellò verso il campo.

Rukawa sbuffò, reprimendo la voglia di abbattere il loro amato Capitano, anche e probabilmente avrebbe dovuto chiedere aiuto alla Guardia Nazionale, e lanciò un’occhiata pieno di ricerca di solidarietà ad Ayako; ovviamente la sua manager fece allegramente finta di niente. Visto che ormai il suo fato era perfettamente segnato, la Volpe pensò bene di ritornare il letargo fino a quando non lo avessero richiamato alle armi. Crollò esattamente due secondi dopo.
Akagi, anche se aveva deciso di liberarsi, per una volta, di quelle due piaghe, continuava a sentirne la presenza come due vere e proprie spine nel fianco. Per quello che ne sapeva, Hanamichi ere stato mandato a giocare con li cellulare martire di Jin ed era molto probabile che stesse gufando come suo solito. Ma Rukawa era lì, sprofondato nel divano, in coma.
Sembrava davvero taaanto preoccupato per quello che era successo. Il Capitano si trattenne dall’andare lì a tirargli il collo e decise di abbattersi sul campo, per buona pace di Mitsui che si ritrovò per la ventesima volta col culo per aria; e Akagi non se n’era accorto manco una volta.
- Gorillaa! Piantala, cazzo! – Sbottò il povero Teppista, mentre quasi mangiava la mano a Sendo che voleva aiutarlo.
- Eh? – Akagi lo fissò, con un sopracciglio inarcato,come a chiedere che diavolo ci facesse a terra in mezzo al campo.
- Ehm, Akagi, sei un po’ distratto? – Provò Maki, che proprio non ci teneva a fare la stessa fine della Guardia.
Akagi grugnì un “no” molto poco convincente, e si avviò a passo di gigante sotto il suo canestro.
Essendo che il suo cervello pure si metteva in moto ogni tanto, Sendo fece due più due e collegò la rissa dei due cretini, con l’aria da boia del Capitano; eppure non capiva perché quei due si fossero pestati. E lui era curioso per sua natura, come Kaede aveva già sperimentato.
Ghignò, assolutamente sicurissimo che la Volpe non si sarebbe salvato quella volta, e si mise in posizione contro la Scimmia.
Hanamichi sbuffò, tamburellando le dita sulla scrivania, mentre aspettava che il vecchiaccio arrivasse al telefono. Era troppo lento! Si lamentava, sbattendosene con solita stupidità abissale, che Anzai aveva una certa età ed era pure malato.
- Pronto?
Visto com’era impegnato a mugugnare, quasi gli cadde il telefono dalle mani quando rispose.
- Aha! Ciao nonnino! – Gli uscì, gridando come un ossesso.
Anzai fece finta di niente, pur avendo un timpano sfondato, e si mise a ridere come al solito.
– Ohohoh! Hanamichi! Come stai?
La Scimmia Rossa contò fino a tre; si diede il tempo per respirare, uno, due e… - Che diavolo sta combinando quell’idiota di una Volpe? – Sbottò. L’allenatore si mise a ridere come se fosse stato assolutamente certo che qualcuno, uno a caso, gli avrebbe rivolto una domanda del genere.

Stava sognando davvero qualcosa di folle, quando Eiko quasi lo mandò a terra per svegliarlo.
- Hn? – Grugnì, stiracchiandosi.
- Ah beh, alleluia! – Se ne uscì lei, fissandolo. – Lo sai che se ti scoppia una guerra sotto al naso e altamente probabile che continui a dormire? – Gli domandò e lui la guardò come se fosse una cosa molto stupida da dire.
- Cielo! Io pensavo fosse davvero in coma! – Sbottò, mentre Ayako se la rideva. – Ricordo che il professore d’inglese doveva mettercisi d’impegno per svegliarlo… ovviamente poi non ci riusciva mai! Allora, andiamo? – Fece la manager.
Rukawa aprì le fauci come un leone, sbadigliando, e si grattò il cespuglio che si ritrovava in testa – Mmh, se proprio devo.
Non si poteva dire che Rukawa le cose le facesse contro voglia; era il ritratto della volontà. Sia Eiko che Ayako sbuffarono all’unisono, scrollando la testa come a dire “ci arrendiamo”, gli appiopparono una lista lunga come la Tokyo – Osaka e Rukawa cadde dal pero.
- E questa cos’è? – Domandò, un filo sconvolto.
- La lista della spesa – bofonchiò Ayako, mentre usciva. – Allora, devo prendere altro o la tremila cosa segnate vanno bene? – Si spolmonò, mentre tutti belarono un “sììì”, senza manco vederla.
- Caproni…
- Ah, Ayako! – Fece la Scimmia, mentre si accasciava sul campo, in pausa. – Ricordati le cose per festeggiare la vittoria!
- Non siete un po’ troppo sicuri di voi? – Ghignò amabilmente Eiko e lui la guardò come se fosse pazza. – Non sarò venuto fino a qui, subendo queste cinque dive, solo per vederli perdere! – Replicò, mentre le “cinque dive” pensarono di mandarlo a schiantarsi con un paio di calci.
- Non mi pare che qualcuno ti abbia costretto Scimmia. Anzi, ricordo chiaramente di averti mandato al diavolo – rimbrottò Akagi.
Maki tossì – Beh, mi aveva rotto le palle per una settimana… - confessò, mentre tutti ridevano.
- Va al diavolo! Dovevi per forza dirlo? – Cominciò a menarla la Scimmia, fortunatamente qualcuno corse in suo aiuto. Qualcun altro di inutile, precisando.
- Beh, non ha tutti i torti… cioè se perdete, davvero vi linciamo – se ne uscì Mitsui, mentre Akagi ghignava – Ha parlato gamba di legno… visto che sei un reietto umano, potresti anche startene zitto.
Ecco. Bello avere amici che ti supportano. Il Teppista cominciò a prenderlo a morsi, mentre Akagi prese in seria considerazione di attuare lo schiacciamosche sul cranio vuoto che si ritrovava. Mentre cominciavano a pestarsi, Sendo risolse la situazione dando ragione alla Scimmia e dicendo di essere “assolutamente sicuro che avrebbero vinto”.
Addirittura Miyagi e Kiyota riuscirono a fargli promettere di rasarsi la capoccetta, se avessero perso. A quel punto, il campo si congelò; persino Rukawa fissò il drogato come se gli fosse completamente partito il cervello già difettoso in partenza.
Teppista e Tappetto ci provarono pure a far promettere agli altri una cosa del genere, ma mentre Jin accetto serenamente, tanto la tosatura non poteva che giovare alla sua aria da monaco, Maki li fissò come se fossero completamente rincitrulliti. Ghignando come una serpe, il Teppista borbottò che al Gorilla era inutile chiederlo, visto che il suo campo era già perfettamente morto, mentre Miyagi non ci provò manco ad accennarlo alla Volpe; il problema non era tanto lui, che sarebbe stato capace di presentarsi a scuola perfettamente levigato, ma quello che avrebbe fatto a loro il suo fan club psicopatico se, disgraziatamente, avesse saputo della scommessa.
A quel punto le battute su “quello che potevano tosarsi oltre ai capelli, lì dove non batte il sole” si sprecarono e Rukawa dovette portare via di peso quelle due sciagurate, che cominciarono a sghignazzare, addirittura lacrimando.

La spesa. Il momento della spesa lo aveva rimosso dai meandri della memoria, soprattutto quando aveva dovuto quasi spaccare le ossa ad un paio di tizi che sbavavano sulle due manager. Non che a lui fregasse qualcosa, anche perché quelle due avrebbero potuto benissimo difendersi da sole, ma Akagi, Heiji Hisae e, sicuramente, Miyagi non sarebbero stati d’accordo. E già troppa gente gli voleva fare la pelle per quella mattinata.
Così, sospirando e pregando per la fine di quel soggiorno, lanciò un’occhiataccia del tipo “stattene alla larga se ci tieni alla vita” a un tale che fissava Ayako da buoni dieci minuti. Ovviamente lei era cieca come una talpa e si limitava a fargli trascinare un carrello pesante come una roccia, lanciando dentro roba a caso.
- Ma chi diavolo ha chiesto tanti litri di succo d’uva? – Chiese schifata, mentre Eiko scrollava le spalle.
- Il drogato – mugugnò Rukawa, ricordando i gusti ripugnanti di quello là.
Ayako lo guardò, battendo le palpebre – Sendo?
- Mai notato quante bottiglie se ne scola durante le partite? – Grugnì ancora la Volpe, stupendo abbastanza Eiko, che per risposta andò a sbattere su uno scaffale.
- Rukawuccio e tu queste cose come le sai? – Cominciò a rompergli le scatole Ayako, mentre lui si malediva per l’ imbecillità che, senza dubbio, gli aveva attaccato l’Idiota.
- Se ne beve a secchiate, solo un cieco non se ne accorgerebbe – si limitò a brontolare lui, prima di infilarsi in uno reparto a caso, allontanandosi dalle due arpie. E per una volta che non rompeva i coglioni ai suoi cari compagni e si toglieva dalle palle, loro erano sempre lì, pronti a ricordargli che non poteva scappare. La tasca della tuta gli tremò e afferrò il cellulare, imprecando – Hn, pronto – bofonchiò, pregando che il tetto del Tempio si scagliasse in testa a quei due dementi. Sì, perché sapeva chi era il cretino che lo disturbava.
- Non fare quella voce scocciata, razza di zombie che cammina, visto che sto chiamando sul MIO cellulare – rimbrottò il Teppista.
Ah, già. Ayako gli aveva fregato il cellulare, giusto perché il suo non lo usava mai. Pensò quasi di dirglielo che non era colpa sua, ma ci rinunciò: figuriamoci se quello credeva che lui fosse innocente.
- E quindi che vuoi? – Gli fece, invece, come se i fatti non fossero suoi.
- Che voglio? Razza di Volpe malefica io- Ad un certo punto, qualcuno doveva averlo strozzato, perché fortunatamente non sentì più la sua voce da corvo.
- Ehi Kaede! - Poi la voce di Jin, pacifica come sempre, gli arrivò seguita da coro angelico in sottofondo. – Ehm, io ho dimenticato di inserire delle cose nella lista…
“Dimenticato” era un eufemismo, visto che quella mandria di microcefali gliela aveva strappata di mano, per scriverci le proprie porcherie sopra. E lui si era già frantumato i coglioni a vagare come un imbecille per quel supermercato, ricercando cose assolutamente schifose come succo d’uva.
Però Jin non rompeva mai ed era l’unico che riusciva a tollerare, tra i vari esseri di quel Tempio.
-Sì, dimmi… - Poté quasi vederlo che si sganasciava a forza di sorridere e sentì anche quei maledetti cretini che s’infiammavano; ovviamente capì anche che metà delle cose che gli diceva quella pover’ anima era suggerito da quei due dementi. E, ancora ovviamente, aveva detto di sì, ben sapendo che non gli avrebbe portato manco una cippa di tutte quelle stronzate.
Dopo aver attaccato e salvato le sue delicate orecchie dagli insulti dei due decerebrati compagni di squadra, uscì gioioso e felice dal supermercato, immaginando le facce al suo ritorno. Dopotutto si divertiva con poco lui. Passò un bel po’ di tempo a sentirle cianciare di ragazzi, rendendosi conto che Ayako era più normale di quello che si aspettava, e la mente cominciò a vagare verso nuovi lidi.
- E tu?
- Eh? – Con un pop, tornò al mondo e si ritrovò l’espressione fin troppo curiosa per i suoi gusti di Eiko. Ayako ghignò – Non ha sentito manco una parola, come al solito…
L’altra manager sbuffò – Non fare il finto tonto, Kaede, non attacca!
Rukawa la fissò, battendo le palpebre – Di che diavolo parlate? – Chiese, un attimino terrorizzato dalle gomitate di Ayako. - Parliamo di amore, uomo di ghiaccio...
Ovvero l’argomento più odioso dell’intero Universo. Rukawa la guardò come a chiederle se era sicura di non aver sbagliato persona; insomma parlare a lui di idiozie simili!
- Ayako mi hai detto che hai un bel fan club, eh? – Rintuzzò quell’arpia e lui già si preparò mentalmente a correre per seminarle. Sbuffò con gli occhi al cielo e Ayako ghignò – Figurati! Quelle sono pazze psicopatiche! E poi lui si diverte a non filarsele manco di striscio!
- Vergognati! – Gli ridacchiò dietro Eiko.
- Ma non è vero – provò a lamentarsi lui, a voce neanche troppo alta in realtà.
- Oh, andiamo! Quella poverina di Haruko quasi fa i salti mortali e tu manco la noti per sbaglio! – Se ne uscì Ayako e lui quasi si schiantò al suolo: e quelle domande da dove sbucavano? E chi diavolo era Haruko? Rimase a fissarla come un pesce palla per un po’, poi collegò il nome ad un cognome e, infine, ad un idiota saltellante e sbavante.
- Oh – fece solo. Già, la sorella del Capitano. Mica era colpa sua se quelle avevano dei gusti cretini. E poi lui non faceva un accidente per incoraggiarle.
- Potrebbe rendersi conto di quel deficiente che fa lo stesso, così non romperebbe le scatole a me – brontolò, facendo venire un colpo alla manager.
- Cioè, tu ti sei accorto di qualcosa che succede nella palestra dello Shohoku? – Domandò, mezza sconvolta. Rukawa pensò a tutti i cazzotti che Akagi rifilava a quella testa bacata, appena arrivava sua sorella – Non è difficile non notare la baraonda che combina tutte le volte. Distrae tutti – aggiunse, un filo scocciato.
- Guarda che le tua oche portatili fanno lo stesso – mugugnò Ayako, difendendo quel povero diavolo di un rosso, che comunque aveva un po’ di vita, rispetto a lui.
La Volpe sbuffò – Per me potete buttarle pure fuori – assicurò, tanto mica gli miglioravano la vita. Manco le conosceva.
Eiko seguì lo scambio di battute, quasi interessata, poi scoppiò a ridere – Ma davvero gelido come sei, hai un sacco di ammiratrici?
- Sì, le ragazze dello Shohoku sanno essere molto stupide – Confermò Ayako.
Continuarono a frantumargli la testa, cercando di tirargli fuori chissà che confessioni, e fu quasi con gioia che vide apparire le scale del Tempio e… qualcuno che si schiantava al suolo di testa. Tralasciando che le scale erano in pura pietra ed erano un centinaio, un lancio del genere doveva come minimo avergli spaccato a metà il cranio. Niente, quell’altra Scimmia di Kiyuwa si alzò di scatto, lindo e immacolato.
- Kiyuwa! Ma che diavolo… - cominciò a sbraitare Eiko, tirandosi dietro alcune buste della spesa; il ragazzo, appena la vide, cambiò una decina di colori al secondo e tossì – Ah, ciao Eiko…
Il tempo di contare fino a cinque e ciao; cominciarono ad azzuffarsi e le buste rimasero abbandonate a se stesse. E mai nessuno che arrivasse a vedere che diavolo stesse succedendo; fosse stato per loro, avrebbe potuto passare la cavalleria che se ne sarebbero sbattuti altamente.
Rukawa e Ayako si lanciarono un’occhiata, poi sospirarono: sì, ovviamente dovevano farsela tutta loro la scala… e con le buste per un intero esercito. Fu solo per puro spirito caritatevole che le chiese se volesse darle a lui; fortuna che lei era abbastanza intelligente da capire che mentiva spudoratamente. Poteva prendere in considerazione di amarla, se non fosse stato così impegnato a smadonnare contro quei bastardi che stavano belli comodi in casa, mentre loro sgobbavano. Per grazia ricevuta, se ne accorsero un attimo prima che si rompessero le palle e decidessero di buttare la roba di sotto.
- Aha! Perché non avete chiamato! – Se ne uscì Fujima, prima di andare ad aiutare Ayako. La Volpe trattenne una rispostaccia e si limitò a fissarlo in cagnesco, mentre Ayako ghignava – Grazie Kenji, ce la faccio…
- Ahh Ayakuccia!
La voce di quello psicotico, tipo ultrasuono, attraversò le finestre e il Tappetto si fiondò sulla ragazza e su “Kenji”, minacciandolo di morte con lo sguardo. Peccato che quasi non facesse ruzzolare giù Ayako che, borbottando, mollò ad entrambi la spesa e se ne sbatté dei suoi sbavamenti.
Immancabilmente gli altri se la risero alla scena, mentre il solito drogato fissava lui. – Vuoi una mano Kaede? – Domandò, con voce flautata, senza muovere manco un muscolo dalla porta.
- Va al diavolo – bofonchiò lui, resistendo alla tentazione di romperglieli in testa i suoi dannati succhi. Dopo aver risposto allo stesso modo anche al Teppista e alla Scimmia che lo prendevano per il culo, decise di proclamare la resa: Posò a terra le buste e incrociò le braccia – Dite che se do un calcio, mi cadono?
- Volpaccia, non oserai… - cominciò Il Teppista, mentre l’altro idiota sbraitava. Dopo un po’ di macello, riuscì a fare quegli ultimi dannati passi e ad arrivare sano e salvo dentro, dove tutti sembravano più idioti del solito.
- Hai drogato anche loro? – Domandò a nessuno di preciso, ben sapendo che il Porcospino era dietro di lui.
Sendo ghignò – A quanto pare vogliono fare una festa per l’ultimo giorno qui…
Ecco perché avevano dovuto trascinarsi otto buste in giro per Chiba. Conoscendo quella banda di mentecatti, poteva solo osare immaginare cosa sarebbe accaduto quella sera! E la presenza di Heiji e Kiyuwa non migliorava le cose di certo.
Rukawa sospirò, preparandosi al peggio, mentre Ayako mozzava le mani a quelli che le saltellavano intorno, rubando il cibo; alla fine, furono mandati tutti in castigo in sala, mentre le donne di casa preparavano. Fu solo ad un certo punto, che Akagi si rese conto che c’era puzza di bruciato nell’aria. Si guardò intorno, con il solito radar fiutacasini, e rimbrottò – Che fine hanno fatto quei due? – mentre tutti gli altri lo guardavano perplessi.
Il problema non era tanto che mancava qualcuno, dopotutto qualche mentecatto in meno non poteva che fare bene, ma che mancassero il Teppista e il padrone di casa; con una coppia del genere, ci si poteva solo immaginare con che cosa si sarebbero presentati. E a nulla valsero le preghiere ringhiate del Capitano, quando si ritrovò quei due decerebrati con un marea di roba alcolica, comprese due birre aperte per strada. Quando si presentarono sghignazzanti e mezzi fatti, tutto il gruppo fu scosso da un brivido di terrore, all’idea di quello che avrebbero scatenato di certo. Loro si potevano pure sfondare, ma non erano loro che dovevano giocare la finale.
Akagi si alzò, sospirando, con l’aria del giustiziere e Maki già lo seguiva da lontano; per tutta risposta, Mitsui gli mollò la bottiglia aperta, sogghignando amenamente – Tieni! – Trillò, mentre i compagni di squadra si preparavano alla sua decapitazione imminente.
- Che diavolo volete combinare? – Ringhiò tra i denti Akagi, moolto lentamente.
- Beh, dovremmo pur festeggiare… - replicò il Teppista, come se fosse logico e lampante.
Adesso esplodeva. La testa gli sarebbe aperta, e gli sarebbero colati fiumi di lava bollente che lo avrebbero ustionato. O magari avrebbe lanciato dei missili tipo robot.
I soliti idioti sembravano convinti e pronti a godersi lo spettacolo, ma Sendo si mise a rompere le scatole come al solito, cinguettando un – Oh che bello, si festeggia! – e fregandosi la bottiglia del Teppista. Sia Akagi che Fujima lo guardarono come se fosse più fuori quadro del solito, mentre quello sorrideva beato, poi Fujima sospirò. Pessima idea. Quello fu il segnale generale. Il via libera alla distruzione incondizionata e totale dei loro miseri corpi. 

Mezz’ora dopo, la metà di loro era già in preda a canzoni sceme e balli cretini. Kiyota sprofondò nel divano con un ghigno da ubriaco marcio, mentre al suo fianco Miyagi faceva cadere più birra di quanto ne bevesse. Il solito, insomma.
Quella volta, però, il fatto di dover celebrare degnamente il loro passaggio disastroso a Chiba, trascinò tutti; così anche Maki, Hanagata, Fujima e persino il Capitano, riposero l’ascia di guerra e si diedero allo scontro personale con la propria resistenza.
- Ok, gioco anch’io! – Hanamichi, barcollando piuttosto sinistramente, si lanciò sul tavolo degli Shogi, dove l’alfiere di Eiko stava portando al suicidio di massa tutti i pedoni di Sendo. Nonostante avessero entrambi un quantitativo di alcool addosso da stendere un branco di elefanti, erano seri. Serissimi. Sendo lanciò un’occhiata alla ragazza e, molto lentamente, mosse la torre. Eiko ghignò – Scacco matto al re – disse, anche lei molto lentamente, mentre la torre di quell’altro zampettava tristemente verso il bordo tavolo. Sendo sbuffò – Al diavolo, ho perso la mano – borbottò, scolandosi il resto della bottiglia.
- Ammettilo che è l’alcool a intortarti il cervello! – Ghignò Hanamichi. Sì, detto da uno che a stento si reggeva sulle proprie disgraziate gambe, era divertente. Sendo lo fissò, ghignando – Riesci a reggerti?
La Scimmia rossa si guardò seriamente, poi fissò lui – Certo – belò convinto, e quell’infame si alzò, sfiorandogli la spalla con un dito, e quello cadde come un sacco di patate a baciare il pavimento.
- Ma porc- cominciò a sacramentare la Scimmia, poi il sorriso di Sendo entrò nel suo campo visivo – Si vede – disse semplicemente, prima di squagliarsela e Eiko cominciò a rotolare dalle risate.
E poi, dicono che quello non era vendicativo. Dannato Porcospino degenerato.

Dall’altra parte, Mitsui sembrava assolutissimamente convinto che la parete della cucina fosse a pois. Verdi, con sfondo viola. Mentre discuteva della sua brillante osservazione con chiunque fosse disposto ad ascoltarlo, Ayako sbuffò, guardandosi intorno. Niente, c’era solo lei in cucina e non aveva nessuna dannata intenzione di ascoltarlo cianciare su quanto fossero grandi i pois di quel maledetto muro che, tra le altre cose, era bianco.
- Mitsui… - provò a picchiettarlo sulla spalla e non fu l’idea più splendente della settimana: gli cadde addosso a peso morto, tipo cadavere ammuffito. L’idea che fosse morto per davvero le sfiorò vagamente la mente, in positivo, poi decise di mettere in moto la sua bontà innata. Con qualche sforzo, la manager riuscì a trascinarselo fuori e ad appoggiarlo alla ringhiera, tornando dentro; afferrò un bicchiere di acqua a caso e tornò fuori, ritrovandoselo a terra, mentre ronfava a tutto spiano.
- Chepalle… - mugugnò, con gli occhi al cielo, poi gli schiantò l’acqua addosso e quello cominciò a smadonnare contro la sua squadra, il mondo e tutti i dannatissimi pois dell’universo. Ayako aspettò un paio di secondi, poi incrociò le braccia – Hai finito?
Il Teppista batté le palpebre un paio di volte, poi, quando capì che decisamente Ayako non poteva essersi vestita da schiava romana, brontolò – Aya, Volevi affogarmi?
- Sì. In due centilitri d’ acqua. O per caso volevi continuare il tuo studio sull’avvelenamento da alcool?
Quello sbuffò, cercando di alzarsi, poi decise che forse era meglio starsene spaparanzato al suolo, sospirando; chiuse gli occhi e appoggiò la testolina più pesante del solito, forse il cervello gli si era impregnato di birra, alla ringhiera. Ayako si trattenne dal mollarli un pugno, e lo fissò: quando mai il Teppista si era ubriacato? Era capace di reggere un intero oceano di alcol vario; l’idiota che diventava dopo aver bevuto qualcosina, gli veniva naturale. Anche perché, menomale che nessuno lo sapeva, a quel cretino gli veniva la sbronza triste.
- Allora, che è successo? – Sparò lei, sedendosi affianco a lui con la sensazione di essere la psicologa di quel gruppo di decerebrati. A lui gli uscì una specie di verso da toro, ma non rispose.
- Al diavolo… - mugugnò alla fine. Ayako ghignò – Vaffanculo – rispose amabilmente, mentre si alzava.
Mitsui la afferrò per un braccio e mugugnò – Devo giocare a basket?
Lei gli mollò uno schiaffo sulla mano – Certo che devi, che ti salta in mente?
Niente. Andato nel mondo dei sogni. Ayako lo lasciò lì, magari l’aria fresca gli penetrava nella mente cava che si ritrovava, e rientrò con un diavolo per capello.
- Tutti imbecilli sono… - stava brontolando, quando ebbe una visione orrorosa di un ballo della vittoria della Scimmia Rossa. – Oh. Mio. Dio. – Scandì, poi se lo tirò per la collottola – La pianti?
Hanamichi le piazzò un ghigno a tremila denti e le fracassò un timpano, con un urlo tipo scimmione della foresta – Ho vintoooo.
Ok, basta. Ayako decise che per quel pomeriggio aveva fatto la scorta di idiozia e, decisamente, poteva vivere senza non vedere il resto, così si avviò quasi di corsa al piano di sopra. Peccato che dovesse attraversare la giungla del salone. La Babilonia del Tempio. Con molto spirito di sacrificio, mise naso fuori dalla cucina e cercò d’ intercettare la gente pericolosa: fortunatamente né Miyagi, né Hanamichi, né il Teppista erano lì. Sgattaiolò fuori e riuscì a raggiungere la salvezza delle scale, dove si scontrò con un Eiko scocciata all’ennesima potenza, che mandava lampi e maledizioni contro “quell’Idiota saltellante” che l’aveva battuta a scacchi. Quasi trattenendo il respiro e spalmandosi al muro, raggiunse il Nirvana. Il secondo piano. Quello silenzioso, tranquillo, senza nessunissimo danno.
Almeno fino a quando i bambini avessero deciso di rimanere a giocare di sotto. Il primo a provare un escursione ai piani alti fu Kiyota che, brancolando come un idiota al buio, aprì proprio la camera della manager, la quale lo mandò allegramente a schiantarsi contro un muro. Il muro in questione si limitò a fissarlo, mentre la Scimmia idiota lo palpava, senza manco guardarlo.
Rukawa contò fino a tre, resistendo all’impulso di staccargliela la mano, poi brontolò – La pianti di toccarmi, maniaco? 
La Scimmia ebbe una specie di colpo apoplettico, poi se ne uscì con un “Ah, sei tu Volpe”, da trapanargli il cervello e poi… sì abbatté sul suo letto, ronfando a pieni polmoni. Cazzo, ora chi diavolo lo scollava da lì? La Volpe decise seduta stante di mandarlo al tappeto, trascinandoselo per i piedi, ma poi pensò che c’era sempre Maki. Il gran capo che sicuramente aveva i suoi modi per risvegliare il bel addormentato. Sbadigliando, si guardò intorno alla ricerca di una nuova oasi si pace, senza manco farsi sfilare per il cervello di scendere in quella bolgia, e si ritrovò piazzato sotto li naso l’Idiota, una bottiglia di diosacosa e il suo sguardo decisamente poco amorevole. Insomma una di quelle situazioni che ti fanno venire in mente un bella corsetta a gambe levate tipo lepre. Brontolando maledizioni, Rukawa pensò di mandarlo a quel paese, ma ricordava anche che la sua idiozia cresceva a seconda del livello di alcool che ingurgitava. L’ultima volta, aveva dovuto salvarlo da una banda di psicopatici che voleva accopparlo.
- Che vuoi? – Gli grugnì alla fine, riuscendo persino a mostrare una parvenza di gentilezza.
Hanamichi si scolò il resto della bottiglia in un sorso e tornò a fissarlo – Io e te dobbiamo parlare, Volpe dannata.
Chissà perché, non gli sembrava una bella cosa. Rukawa inarcò un sopracciglio – Ma anche no – borbottò, prima di infilare una porta a caso. Era proprio la camera delle due scimmie psicotiche, a quanto pareva, ed era così disordinata che si ritrovò a camminare sui vestiti abbandonati.
- Eh no! – Abbaiò il rosso, prima di seguirlo, - Tu ora mi ascolti, diva dei miei stivali!
Rukawa sospirò: aveva promesso sia ad Anzai che al Capitano di starsene buono e di evitare risse. Akagi aveva lasciato perdere le botte dell’ultima volta, perché era distratto da quel Sarutobi, ma c’era da scommetterci che se succedeva qualcos’altro, gli avrebbe tagliato la testa, nel migliore dei casi.
- Non ho niente da dirti – sbottò, scordandosi per un attimo che quello era ubriaco da fare schifo.
- Vaffanculo! – Se ne uscì in risposta Hanamichi, sbattendo la porta. – Ho parlato con il nonnino, manco lui sapeva niente di tutta questa storia! – Gli rovesciò contro, calciando a caso i vestiti.
Rukawa lo fissò, ormai andato – Non dovevi chiamarlo. Non sono cazzi tuoi.
Quel decerebrato continuava a piazzare il naso dove non avrebbe dovuto e cominciava a fargli saltare i nervi. Inoltre era stufo marcio di doversi giustificare col mondo per ogni minimo passo.
- Ti ho già detto che sono cazzi miei! E di tutta la squadra anche! – Ribatté Hanamichi, mentre l’alcool gli mandava a fuoco il cervello.
- Fai un altro passo e non sarà Akagi a fermarmi – avvertì l’altro, assolutamente convinto. D’accordo che era ubriaco, ma di certo non gli avrebbe permesso di pestarlo di nuovo. E poi, infuriato per infuriato, tanto valeva che Akagi lo cacciasse per un motivo valido. Tipo quel coglione mandato per un po’ di tempo all’altro mondo.
Ovviamente, il Tensai del basket non poteva certo farsi comandare da una qualunque Volpe sociopatica, e fece quel dannato passo. Da lì alla tragedia che ricordava i tempi memorabili di Tetsuo e un Mitsui formato Teppista, nella palestra dello Shohoku.
Quando Hanamichi si ritrovò sbattuto a terra, per riprendere aria come dopo un apnea, notò felicemente che la faccia della diva non era messa tanto bene.
- Stai sanguinando – gli disse, come se la cosa fosse una grande impresa. Rukawa, in piedi di fronte a lui, si toccò la fronte sporcandosi le mani, poi lo afferrò per la maglia – Te lo ripeto: non sono affari tuoi.
La Scimmia digrignò i denti e gli rifilò una testata, e anche allo stesso punto giusto per aprire un altro po’ la fessura per l’aria – Così magari ti circola un po’ di fresco in quella testa bacata, bastardo… - gli mugugnò, ma con la vista che cominciava ad annebbiarsi.
Rukawa si ritrovò a terra, con una mano a trattenersi il sangue e una maledizione sulla testa di quel cretino, che potesse rotolargli via. Cercò di alzarsi, ma le gambe non sembravano convinte a seguire i suoi ordini, poi alla fine bussarono alla porta.
- Che diavolo combinate lì dentro?
Era Ayako. Ovviamente i loro colpi si erano sentiti, anche se loro non se n’erano accorti.
- Chi c’è lì? Hana!
Lasciarono che bussasse per qualche altro secondo, mentre loro respiravano come se avessero corso la maratona, fissandosi con odio. Alla fine, fu Hanamichi ad aprire.
- Han… cazzo, ma siete impazziti? – Mentre la mascella di Ayako precipitava al suolo, quello la piantò, muovendosi senza manco rispondere, ed andò a sbattere contro il Porcospino, macchiandogli per altro la maglia bianca.
- Avanti, entra – fece velocemente Sendo, mentre spingeva la Scimmia all’interno. – Ayako, prendi dei panni – aggiunse poi alla manager, che si affrettò lanciando un’ultima occhiata preoccupata a quei due supremi cretini.
- Sei vivo tu? – Dopo che Rukawa gli rispose con il solito “hn”, a testimonianza che respirava ancora, il Porcospino lì mandò a franare sul letto, uno affianco all’altro, fissando poi il vuoto.
Ecco, ci mancava il drogato ora. Rukawa lo guardò con una buona dose d’incazzatura, pensando che tutto voleva tranne menarsela con lui in quel momento, mentre Hanamichi pensava che avrebbe preferito saltare addosso alla Volpe e continuare a pestarlo per la sua demenza acuta. Dopo qualche secondo di silenzio, Ayako rientrò in camera con tanto di bende e roba varia; cominciò a fasciare la testa a quel decerebrato, col desiderio invece di finire l’opera, e intanto smadonnava a tutto spiano. Ritrovandosi la testa tra le sue mani, Rukawa pensò bene di starsene buono, se non voleva essere strozzato, mentre Hanamichi si dedicava a fissare il Porcospino, che non formulava parola. Solo dopo dieci minuti buoni, quello si degnò di fissarlo e il solito troglodita cominciò - Che vuoi, si può sapere? – Sbottò, mentre Ayako sospirava d’impazienza.
Sendo batté le palpebre – Lasciarvi a dissanguare in giro per il Tempio – ironizzò, mentre quell’altro si incazzava.
- Non sono cazzi tuoi, mi pare…
Rukawa sbuffò – E senti chi parla – per poi pentirsene amaramente, quando Ayako gli tirò il cespuglio che aveva per capelli.
- Mi fai male.
- Sta zitto – replicò lei. Mentre quei due cominciavano a menarsela, Sendo fissava Hanamichi – Il Capitano vi farebbe la pelle se vi vedesse, e voi siete due compagni di squadra. Vi sto aiutano, non lo vedo un concetto difficile – spiegò, con la solita semplicità.
La Scimmia sbuffò – A te interessa solo che questo cretino non venga sbattuto fuori prima della finale! – Gridò, mentre il “cretino” stava prendendo in esame l’idea di morderlo.
Sendo sorrise – Anche. Ma mi interessa soprattutto che tutti gli altri siano pronti e non distratti dai vostri stupidi problemi.
Rukawa alzò gli occhi al cielo – Se è per questo, io non ne volevo manco parlare.
- Sta zitta, Volpe malefica! E’ colpa tua, se sei in quello stato!
- Certo, perché mi sono picchiato da solo – replicò, mentre Hanamichi si tratteneva solo dalle occhiate di Ayako. - Cazzo, se volevi andartene, dovevi farlo prima di questa Manifestazione! – Esplose.
- Cosa cambiava? – Gli chiese allora, scazzato, la Volpe.
Il rosso lo fissò come se fosse scemo, poi guardò Ayako che annuì: almeno lei aveva capito. Prima avrebbe preso la decisione e meno sarebbe diventato una componente importante del gruppo. Se almeno se ne fosse andato fin dall’inizio, avrebbero evitato di istaurare quel rapporto. Un rapporto di amicizia, anche se loro non volevano ammetterlo.
- E poi non è giusto che la squadra non sappia niente… - cominciò Ayako, mentre si spostava per medicare l’altro psicopatico.
- Se davvero è una squadra, dovrebbero saperlo tutti – aggiunse il drogato, mentre Rukawa si alzava, con le palle definitivamente girate; non che nessuno di loro gli avesse chiesto tutta la storia. Quel cretino… era la seconda volta che gli spaccava la faccia, ma continuava a non sapere un accidente di niente!
- Ma tanto lui non ha mai fatto parte della squadra. – Se ne uscì l’idiota, verso Sendo, e fu la fine. La maledetta goccia che faceva traboccare il caro, vecchio vaso. Rukawa lo fissò con il desiderio di dargli una scrollata, e invece disse – Siamo una squadra? Bene, dopo la partita annuncerò a tutta la squadra che me ne vado. Contento? – Rimbrottò, prima di infilare la porta, sbattendosela dietro.
Hanamichi non guardò nessuno degli altri due e si limitò a fissare la porta, mentre l’alcol ritornava a circolare, annebbiandogli la vista.
No. Forse avrebbe dovuto rispondere così.

Se al piano di sopra si consumava la tragedia, il piano terra ricordava un po’ i gironi infernali dell’amico Dante, con tanto di diavolo a controllo dei dannati disgraziati. In quel caso, erano i diavoli e di povero dannato se ne vedeva soltanto uno, che sospirava adocchiando la porta per tagliare la corda. Jin guardò per l’ennesima volta l’orologio, dove la lancetta dei minuti sembrava tanto prenderlo per il culo: erano le sei. Tra due ore e mezza c’era una finale. La finale. Quella che avrebbe deciso se il loro viaggio aveva avuto una qualche utilità o era stato una totale perdita di tempo; almeno secondo i due Capitani. E loro?
La Guardia si girò a guardare, vagamente terrorizzato, la sala: tutti andati. Partiti per la tangente con una quantità d’alcol addosso che avrebbero potuto squalificarli a vita. Restavano due ore per risvegliarli, usare delle sanguisughe per prosciugare la birra dal sangue, vestirli, farli riscaldare e arrivare con un minimo di decenza alla partita. Un’impresa degna di un’odissea.
Peccato che per quella volta avrebbe dovuto fare a meno della gente sana: Fujima se l’era squagliata in giro per la città un’ora prima, insieme ad Hanagata; Sendo e Ayako erano spariti al piano di sopra, dove francamente non s’azzardava mettere piede; Akagi e Maki erano… li fissò mentre si scolavano la tot birra. Alla quindicesima, circa mezz’ora prima, aveva perso il conto e ora non osava neanche vagamente pensare a che punto erano arrivati.
Ovviamente, se i sani erano loro, non poteva neanche prendere in considerazione i folli della banda. Due secondi prima aveva beccato Mitsui spalmato in giardino a russare a pieni polmoni, ora eccotelo lì, che costringeva Nobu a bersi una roba strana creata da lui. Magari si fulminavano con qualche miscuglio cretino. Miyagi sembrava alle prese con la descrizione di una complicatissima azione di basket; non aveva capito precisamente a chi la stesse spiegando, ma probabilmente ce l’aveva con la lampada o con Heiji che ronfava sul divano. Fu tipo angelo del paradiso, che vide scendere Rukawa dall’alto dei cieli; sembrava pure messo bene. Ok, probabilmente lo avevano pestato con una mazza da baseball, ma almeno non borbottava da solo come quello scemo di Nobunaga.
- Ehi, Kaede! – Saltò, tutto contento di vedere una individuo che raggiungesse almeno la soglia di normalità.
Rukawa si grattò la testa, quella dannata fasciatura gli dava il tormento! Poi si guardò attorno: era passata per caso una bomba atomica e aveva fatto tabula rasa dei loro neuroni? Chiese a Jin, che pover’anima era costretto a subirsi tutti quei mentecatti, e lui si limitò a sbuffare.
E dire che lui doveva starsene buono! Provò a lanciare qualche parolina a caso a quei cretini, ma non sembravano sbattersene più di tanto. Non ci provò nemmeno con la Scimmia, che sembrava in profondo stato meditativo tipo alla ricerca della beatitudine eterna, dove non fracassare più i coglioni a loro, e si avviò verso le colonne del gruppo. I loro Capitani; quelli che avrebbero dovuto tirare fuori le qualità scout celate in loro e che si stavano scolando amenamente la trecentesima birra.
- Capitano… - provò, in verità senza tanta voglia di sbattersi. Akagi tra l’altro lo ignorava allegramente. Ora, lui era convinto che il Gorilla non potesse, neanche in un universo parallelo o realtà alternativa che dir si voglia, ubriacarsi e dimenticarsi della squadra, quindi ci riprovò giusto per mandarsi al suicidio. Niente. La cosa vagamente divertente, era che non perdeva il controllo, si limitava a diventare sordo. Rukawa lo fissò per qualche altro istante, indeciso se urlargli in testa rischiando la morte o meno, quando la voce del solito Idiota gli arrivò alle spalle.
- E’ inutile, in quello stato il Gorilla non ti ascolta.
La Volpe lo fissò come a chiedergli che diavolo ne sapesse lui e Hanamichi ghignò – L’ho già visto in quello stato, un paio di mesi fa. Lui è ancora convinto che io non sappia niente… comunque. Il Porcospino e Ayako sono andati a cercare la Riserva e il Quattrocchi. Ha detto di svegliare questi qui… - spiegò, ghignando alla sola idea di menare quei quattro decerebrati.
Rukawa sbuffò, con gli occhi al cielo – Che palle.
- Posso farlo io se non vuoi sbatterti, Volpe – lo provocò il rosso, acidamente.
- Non incominciare, non ho voglia di ripestarti – ribatté quello, mentre si avviava a passo di carica verso Miyagi e Mitsui.
- Fino a prova contraria, se tu che hai un buco in testa! – Cominciò a scaldarsi il solito, mentre prendeva a calci la Scimmia.
Rukawa ci provò pure a rispondere, ma Kiyota cominciò a sbraitare come una bestia ferita e ad accapigliarsi con quell’altro esemplare di ottusità.
- Vaffanculo Scimmia, devo tirarti una secchiata d’acqua gelida?
- Va al diavolo, fatti i cazzi tuoi!
Ecco. Anche le Scimmie ubriache glielo dicevano che era un pettegolo. Hanamichi cominciò a ringhiare e a tirare fuori il suo repertorio di mosse wrestling. Il casino ebbe di buono che svegliò il Capitano, la parte cattiva era che mandò al macello tutti e due i poveri disgraziati.
- Hanamichi! Possibile che sei sempre tu a fare casino! – Cominciò a fumare, fracassandogli la testa a suon di pugni.
- Beh, buongiorno Gorilla addormentato! Se tu ti ubriachi, non è mica colpa mia! – Rimbrottò malefico la Scimmia Rossa, mentre Akagi si incazzava.
Mentre quei due si abbattevano, Rukawa era alle prese con il Tappetto che, dopo aver farfugliato della roba incomprensibile, gli si addormentò addosso. Forse voleva batterlo a suon di russate.
Fortunatamente, mentre cercava di convincere Mitsui a rimettersi quello straccio che aveva per maglia e Akagi quasi staccava la testa dal collo a quel deficiente, arrivarono i tre allegri e sorridenti e drogati da chissà quale oscuro loculo.
- Eccoci! – Trillò il loro allenatore Giuda, fresco e riposato. – Ma che diavolo…?
Sembrava leggermente scioccato dal caos che regnava n ella stanza, povero. Come se in un’ora e mezza di assenza, sperasse che si fossero messi a giocare a carte o a girarsi i pollici.
- Ah beh alleluia! – Se ne uscì Hanamichi, mentre cercava di atterrare il Gorilla e Rukawa sbuffò, quando invece gli dava ragione, molto in profondità. Fujima alzò gli occhi al cielo – Possibile che non sappiate cavarvela un microsecondo da soli?
Quei due lo guardarono, pronti a mandarlo all’inferno in coro, poi Ayako calò dall’alto con un diavolo per chioma e l’aria da cavaliere dell’Apocalisse – Finalmente siete tornati! Ragazzi sono le sette, cazzo! Dobbiamo prepararci!
Ecco. Un bel pandemonio era quello che serviva per terminare amenamente la serata. Akagi e Maki si risvegliarono dalla trance, cominciando a trascinarsi quegli altri poveri diavoli per i capelli.
- Cazzo, che mal di testa!
Esclamazione universale di chi ha preso una sbornia in piena faccia. Mitsui si guardò intorno con un solo occhi aperto, tenendosi il cervello, e si ritrovò Rukawa con la maglia tra le mani. Fece due più due.
- Volpe, mi sei diventato pervertito?! – Esclamò, strappandogliela dalle mani.
Ma ovviamente le bestie non sanno contare, figuriamoci capaci di ragionamenti razionali e logici. Rukawa lo mandò al diavolo, poi si avviò al piano di sopra, cercando di farsi spazio tra gli imbecilli che gracchiavano e le bottiglie fracassate. Ad un certo punto, Kiyota gli passò a pochi centimetri dal naso, volando e imprecandolo contro il Gorilla. Decise di velocizzare il passo, giusto per essere sicuro che nessuno gli si schiantasse addosso, e raggiunse la salvezza del secondo piano. Si avviò allegramente a passo di morte verso la camera e si ritrovò quell’altra svirgolata della Hisae che si abbarbicava per la finestra.
- Eh? – Batté le palpebre un paio di volte, per essere sicuro di non avere i primi sintomi di nevrosi, e l’allenatrice ghignò – Ehi, posso entrare adesso?
Mmh. La padrona di casa se l’era squagliata lasciando il suo Tempio in mano a dodici, sì anche Ayako, psicolabili in preda all’alcol. Messa così, non sembrava il massimo della sanità mentale.
Per la sua, di sanità, decise di far finta di niente e annuì – Hn.
- Bene! – Agilmente, scivolò dentro e uscì saltellando dalla camera, sorridendo come un’ ossessa.
- Qui, stiamo scivolando nel delirio… - borbottò la Volpe, prima di chiudersi dentro.

Sì, Akagi si era ripreso. Sì, avevano appurato che l’alcol o l’acqua fresca di montagna producevano più o meno lo stesso effetto sul suo organismo d’acciaio. Sì, aveva capito che erano in ritardo; ed aveva reagito al suo solito modo: una campagna cattura-imbecilli, ovviamente.
Al momento, era riuscito a teletrasportare la Scimmia da un capo all’altro con un calcio ben piazzato e afferrato quel maniaco rosso che non la smetteva di agitare i tentacoli.
- La pianti? – Sbuffò per la decima volta.
- Gorilla, mollami. Devo ricordarti che NON sono ubriaco e che se non fosse stato per me, staresti ancora a sbrodolarti con la birra?!
Akagi ghignò. Col suo familiare, grande e terrorizzante ghigno malvagio e cattivo – Chissenefrega. Devi poi spiegarmi quelle come te le sei fatte quelle…
Hanamichi seguì il suo sguardo, vide le fasciature di Ayako e imprecò – Ma porc- non ti passa niente sotto al naso, eh?
Il Capitano inarcò un sopracciglio – Avrò anche bevuto ma non sono una spugna come voi… ora vai a prepararti, sennò ti lasciamo qui! – Lo lanciò a caso, poi si rivolse alla stanza – Statemi a sentire, branco di microcefali, a me interessano i titolari! Voi altri potete anche ammazzarvi fino a dopo domani, d’accordo?
Detto ciò, si avviò al piano di sopra, seguito da un considerevole numero di maledizioni varie.
- Al diavolo, Gori, veniamo anche noi… - mugugnò il Teppista, provando ad alzarsi. “Provando”, perché poi crollò culo a terra, lamentandosi degli spilli conficcati nel suo delicato cranio. I cari vicini, Heiji e Miyagi, cominciarono a spanciarsi dal ridere con conseguente lotta a chi vomita prima. Alla fine fu Ayako a raccattarsi il Tappetto, che troppo impegnato a sbavare si fece trascinare via come una pecora belante, mentre Eiko Hisae portò via suo fratello a suon di botte in testa.

Alla fine furono pronti. Con dolori da fare invidia ai novantenni, un mal di testa da record, un piede nella fossa e la voglia addosso di malmenare e uccidere il loro Capitano, però pronti.
Che fossero a mezz’ora dall’inizio della finale, era un dettaglio.
Erano tutti già belli stipati come sardine nel loro pullman psicopatico e colorato come un faro nella notte o un pugno nell’occhio, quando quella Scimmia rossa cretina ebbe la brillante idea di scordarsi della roba; a quel punto cominciarono a gufargli che si fracassasse l’osso sacro, mentre Ayako, puntando all’orologio, malediva tutti, compreso l’autista che fu obbligato a volare rischiando di sopprimere qualcuno per strada.
Dopo aver rischiato la morte di due gatti, un povero piccione sperduto, un pedone il cui unico errore era di camminare sulle strisce pedonali, arrivarono al palazzetto della finale.
Il grande Koyushu Stadium.

- Ma io dico, chi diavolo me lo ha fatto fare… - continuò con la litania Akagi, fino a quando non misero piede sul pavimento lucido del palazzetto.
Pavimento che, al momento, si muoveva.
- Gori, piantala con la preghiera, siamo arrivati! – Stava sbottando il Teppista, quando la mascella gli precipitò al suolo. Quello era uno stadio, altro che palazzetto. Ed era pieno.
Se quella era solo una misera parte di quello che poteva aspettarli alle nazionali, allora avrebbero potuto benissimo farsi venire un infarto. La parte sinistra era una totale marea di rosso-nero, che urlava il nome di Isao Katsumi, ad un solo uomo. Ma il meglio era alla loro destra; una gran parte dei ragazzi di Kanagawa era accorsa allo spettacolo. Ovviamente, non potevano conoscere i colori della divisa di Ayako, ma in compenso molti avevano le maglie dei loro giocatori preferiti; notarono un migliaio di undici e quattro rossi, dei quattro verdi-Shoyo, una gran parte di blu e bianchi-Kainan. E non dovevano dimenticare che l’intera prefettura, non solo le loro squadre, era pervasa da psicolabili: appena li videro entrare, scatenarono l’ inferno e i tifosi dell’Ichihara non potevano che seguirli lo stesso.
- Cazzo! – Se ne uscì Miyagi, a fauci spalancate, mentre dietro di lui, la Scimmia saltellava come un canguro. Da parte sua Hanamichi, che chiudeva la fila, quasi ci tirò le cuoia: negli spalti più in basso, armati di bottiglie vuote e roba da far invidia un porcile, c’erano Mito&Co., i quattro dell’apocalisse, i moschettieri altrimenti noti come “l’armata Sakuragi”. Si emozionò per qualche secondo, con tanto di lacrimuccia ad inumidirgli l’occhio, quando si ricordo che effettivamente lui NON giocava.
- Che cazzo ci fate qui? – Li apostrofò, mentre passavano da quelle parti per lo spogliatoio. 
- Toh eccoli! Ormai pensavano che foste scappati come conigli! – Se ne uscì la solita palla rotolosa di Takamiya.
- Va al diavolo, ciccione! – Sbraitò il rosso, avvinghiandosi sugli spalti.
- Che volete dire? – Chiese invece Maki.
Yohei Mito sospirò – Beh, l’altra squadra è qui da mezz’ora…
A quel punto i sentirono tutti perfetti imbecilli, quasi anche il Porcospino si sentiva vagamente turbato.
- Colpa dei Capitani che si sono messi a bere! – Sbottarono all’unisono Scimmia Rossa e Teppista. A quel punto i quattro dell’armata fissarono Akagi come si gli fosse spuntata una seconda testa e quello smadonnò – Hanamichi, puoi anche startene con i tuoi compagni sugli spalti! Tanto non ci servite, come ho già detto mille volte.
- Già. Se ci serve un’Ala Grande possiamo sempre chiedere ad Hanagata… - aggiunse Maki, con un sorriso falso come Giuda, mentre quello cominciava a fumare dalle orecchie.
- Andiamo! – Li richiamò Fujima e si avviarono felici e paciosi a fila indiana; ad un certo punto, Sendo quasi si frantumò il naso, rischiando di far afflosciare i capelli, quando notò qualcuno che lo salutava con la manina dall’altra parte. Il drogato batté le palpebre, perplesso, poi riconobbe Yayoi Aida, sorella di Hikoichi, nella tribuna giornalistica.
C’erano proprio tutti.
- C’è Yayoi… - fece, con poco entusiasmo in realtà, a tutta la fila.
- Se è per questo, c’è anche il coso saltellante del fratello… -  rimbrottò Mitsui, dal fondo.
In effetti, Hikoichi si era piazzato con tanto di videocamera a cavalletto nel bel centro degli spalti, bloccando il traffico. Aveva rischiato la morte un paio di volte, e a giudicare dallo sguardo assassino non sarebbe sopravvissuto per raccontarlo ai posteri, ma persisteva. Li salutò sgolandosi e sbracciandosi come un dannato, poi, a giudicare da un braccio che tentava di strangolarlo, c’era anche l’allenatore del Ryonan.
- C’è il tuo amico, Scimmia – ghignò Kiyota, mentre Hanamichi rivolgeva un sorrisone a tremila denti a Taoko, che impallidiva.
- Piantala di giocarci, gli verrà un infarto! – Fece con taanto dispiacere il Teppista.
- Ha una certa età pure li, povero… - aggiunse Miyagi.
- Se Anzai non ha tirato le cuoia, dovendolo sopportare per un anno intero, non morirà quello lì – considerò l’altra Scimmia, mentre Mitsui quasi gli frantumava le gambe.
Sì. E intanto si erano fermati.
Dalla porta degli spogliatoi, Akagi gli lanciò un’occhiataccia poi ululò – Se non volete venire, alleluia! Ma toglietevi dal campo!
Sentivano già le risate da mentecatti di quei quattro decerebrati sugli spalti e, meditando atroce vendetta, le quattro “riserve” si avviarono alla camera delle torture.
- Era ora!
Isao uscì dallo spogliatoio dell’Ichihara, ghignando – Vi siete persi?
- Va al diavolo – bofonchiò Akagi, con un diavolo per capello prima ancora di cominciare.
Quello sorrise – Permaloso. Qualcuno deve avvisare l’arbitro che ci siete... era già convinto di potersene andare a dormire, pover’uomo…
Ayako sbuffò, con gli occhi al cielo – Vado io.
Dopo aver detto all’arbitro che purtroppo sì, la partita si faceva e sì, doveva proteggersi gran parte del corpo, comprese quelle all’ombra, poterono andare nei rispettivi spogliatoi per le ultime lavate di cervello. Akagi fissò Isao per un istante, poi disse – Buona partita.
Il Capitano degli Icha gli strinse la mano e mormorò – Se non sbaglio, l’ultima scommessa l’ho vinta io. Sono in vantaggio.
Il Gorilla ghignò – Ancora per poco. Non hai mai vinto per due volte di seguito, lo sai.

Si chiuse la porta alle spalle ed esaminò le sue croci: le due Scimmie stavano facendo non sapeva che diavolo di gioco a Sendo, che di capirci qualcosa neanche a parlarne, mentre Rukawa sembrava avere un principio di catalessi. Jin beveva semplicemente, pacioso come sempre, e Maki parlava con Hanagata.
Il problema erano sempre le sue dannatissime ali, o pale nei fianchi se proprio si voleva dire.
- Allora – esordì e tutti lo guardarono, fingendo attenzione. Tutti tranne lui.
- Rukawa… - la voce era pericolosamente vicino al ringhio e Jin fece il sacrosanto favore a tutti di rifilargli una gomitata.
- Hn?
- Vedi di non addormentarti in campo, chiaro? – Sbottò acidamente il Capitano e la Volpe lo fissò con una buona dose di rottura di coglioni.
- Non credo ci sia molto da dire. L’Ichihara è una squadra molto forte e non è facile. Ovviamente di Isao me ne occuperò io, ma con gli altri c’è qualche problema… Kaoru Hiroya… purtroppo per Jin, Hiroya è una mezza Guardia…
- Cioè – lo interruppe Kiyota, prima di vedersi mollare dietro una scarpa.
- Non interrompetemi voi esseri inutili! Hiroya ha un gioco molto avanzato e viene utilizzato spesso sia come Guardia che come Ala Piccola; e poi è del terzo anno ed è molto esperto. Rukawa dovrai dare una mano a Jin.
Silenzio. Persino la Volpe aveva ricollegato il cervello con quel mondo.
- Eh? – Mugugnò, guardando Jin. Lui non voleva Hiroya, lui voleva Aki. Ed essendo il suo cervello fatto di vetro, tutti poterono tranquillamente leggergli i pensieri, tanto che Akagi ripeté il concetto – Rukawa, tu ti occupi di Hiroya. Vedi di non saltarmi nei posti sbagliati. Ciharo?
No, che non era chiaro. C’era già Jin, che Cavolo doveva farci lui! Spese qualche secondo a trovare due parole in croce da dire, ma pensò bene di schivare; soprattutto alla vista della vena pulsante e delle coronarie del Capitano.
- Hn – affermò, con delicato tono da becchino.
- Bene. Sendo tu te la vedi con Moroi Kita.
Porcospino e Volpe ci guardarono, trasmettendosi concetti telepatici. Uno chiaramente diceva: “E chi cazzo è?”
- Moroi Kita è l’Ala Grande. Sì, non ha nessuna grande abilità particolare, ma c’è un motivo per cui faccio questo ok?
Si vedeva che anche Akagi sapeva connettersi sulle loro frequenze, visto che anticipava tutte le loro domande. O forse era medium e non lo sapevano.
- Seiji Morita non dà particolari problemi, quindi Rukawa e Jin, giocherete di marcature tra di voi.
E con quello, il loro Capitano era totalmente fatto. Andato. Ubriaco marcio. Quando mai la Volpe faceva scambi di marcature? E in quale universo parallelo, Sendo veniva sprecato per un tizio che quasi non aveva nome?
- Maki a te Aki.
Quattro parole e la catastrofe. La fine del mondo del basket. Maki, il pesante e alto Maki, con il Fujima dell’Ichihara?
Le due Scimmie guardarono Akagi come se gli fosse spuntata la coda da Gorilla, mentre Maki stesso sembrava un pelo perplesso – Sei sicuro? Siamo molto squilibrati…
Tutti sospirarono: ecco, diceva con calma e tranquillità, quello che loro non riuscivano ad urlargli dalla torre di Babele.
Akagi annuì - Lo so, eppure tu e Fujima ve la intendete alla perfezione, no?
I due cari amici si lanciarono un’occhiata torva: se “intendersi alla perfezione” era massacrarsi ad ogni partita, scopo morte per sfinimento di uno dei due, allora sì, erano perfetti.
Fujima sospirò – Sei sicuro? – Provò, come a sperare che rinsavisse.
Akagi lo fissò, con un sopracciglio inarcato – Sì, perché?
- No, niente – rispose l’allenatore, limitandosi poi a confermare le sue parole. Certo non sarebbe stata la sua formazione perfetta per una finale.
Rimasero per qualche momento in stato contemplativo-semi-paranoide, poi Sendo si avviò fischiettando al bagno; l’idea che praticamente gli avevano detto di non giocare, non sembrava sconvolgerlo particolarmente, e ovviamente gli altri gli inviarono la solita dose di smadonnamenti per l’aria da fumato integrale.

Kaoru si sistemò la maglia e guardò il Capitano – Allora, a me Jin giusto?
Isao annuì – Sì. E’ un grande tiratore, ma non è molto veloce… non dovrebbe essere un problema…
Il rosso annuì, mentre Aki al suo fianco attaccava una bottiglia d’acqua, manco avesse fatto una traversata nel deserto.
- Aki… Aki.. Aaaki!
Niente, sordo come un allegro ottantenne. Isao aspettò pazientemente che finisse, poi mugugnò – Pronto?
- Se.
- Alleluia! – Sbottò il Capitano. – Allora, probabilmente dovrai marcare Rukawa… è l’unica matricola della squadra ed è molto veloce…
Aki annuì, poco convinto. Ma aveva promesso di starsene buono.
- Va bene.

Qualche minuto dopo, andarono a chiamarli. Le due squadre si allinearono belle in ordine una accanto all’altra. Ordine che durò il tempo di un secondo, perché nel tragitto alla panchina cominciarono a sparpagliarsi. Tra l’altro, manco avevano spazio visto come la loro panchina era così piena di gente: le tre piaghe dello Shohoku erano spalmate con su la loro migliore faccia da gangster; Hanagata era affianco ad una Ayako scocciata, mentre Kiyota se ne stava composto come la Scimmia che era. Solo Fujima, manco a dirlo, era bello ordinato nella sua espressione da cyborg-allenatore.
Peccato che non ci fosse L’allenatore. Quello vero.
Però ovviamente quel cretino dello scorfano invecchiato se l’era portata la foto di Anzai. Pregando di non fargli venire un colpo anche da lontano, perdendo quella maledetta partita, Akagi richiamò all’ordine i suoi giocatori ed entrarono in campo.
- Bene, ragazzi. Vediamo di vincerla e tornare presto a casa, che non ce la faccio più a tenervi sotto al muso ventiquattr’ore su ventiquattro – disse, avvicinandosi al centro.
- Non preoccuparti, Take. Ci tornerai a casa. Perdente, ma ci tornerai – gli cinguettò Isao, mentre lo raggiungeva.
- Al diavolo!
- Sì, ti voglio bene anch’io.
Cazzo. Era un dannatissimo torneo di commemorazione. Niente di importante. Niente di speciale.
Eppure non c’era uno di loro che staccasse gli occhi da quella maledetta palla. Hanamichi lanciò un’occhiata alla panchina: niente, non volava una mosca. E in campo? La Volpe sembrava davvero concentrata sulla mano del Gorilla; forse Jin era un po’ svasato, ma era pure normale.
Poi l’arbitro alla fine si decise a fischiare e i due Gorilla saltarono. Isao era più altro; ma l’elevazione del loro Gorilla, non aveva paragoni.
Forse giusto lui poteva eguagliarlo.
Quando cazzo ci mette una palla a raggiungere il punto massimo?

 

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Isao colpì la palla con un gesto deciso, portandola nelle mani di Seiji Morita che scappò come una lepre verso il canestro. Guarda caso proprio quello scoperto.
- Ma porc- Rukawa imprecò, lanciando un’occhiata ad Akagi, e gli si attaccò dietro, ma quello correva come se avesse l’inferno alle calcagna.
- Moroi! – Il passaggio fu pulito e veloce, ma di certo Kita non poteva avere la meglio su Sendo; gliela prese tranquillamente belando un “graazie” e la lanciò alla Volpe, che se ne andò saltellando, sbattendo il muso sul il Fantasma. Batté le palpebre e lo guardò dall’alto dei quasi dieci centimetri di differenza: e quello che ci faceva lì? Quando la sua mano sottile sfiorò la palla, si diede dell’idiota per essersi distratto, e cominciò la lotta. Non c’era paragone; rispetto a quelle due Scimmie in panchina e alle altre matricole di Kanagawa, intendeva dire. Provò a fargli una finta a sinistra, ma niente, gli chiudeva tutti gli spazi, così saltò, lanciando velocemente verso Maki che si avviò a canestro. Prima di ricollegare il cervello, la Volpe sentì la vocina interiore lagnarsi: “non si evitano gli scontri” e, a giudicare dallo sguardo inquietante del Fantasma, era d’accordo anche lui.  
- Maki!
Dopo aver evitato per un pelo l’Ala Seiji, Maki passò a Sendo che partì in quarta, smarcandosi facilmente. Con quell’Ala come Kita, era persino troppo facile! Lanciò un’occhiata al loro Capitano che difendeva il canestro, chiedendosi che diavolo gli passasse per la mente, poi si ritrovò Kaoru Hiroya a sbarrargli il passo.
- Toh, guarda chi si vede… - fece, sinceramente sorpreso. Ma Jin e Kaede stava dormendo, per caso? No, perché lui cominciava a non capirci un cazzo di quelle marcature.
Il drogato provò a saltare, con poca intenzione, e infatti quello lo bloccò facilmente; figurati, era anche ovvio che una Guardia saltasse più di lui. Cominciò ad irritarsi, quando si ritrovò a dover passare la palla ad uno a caso, cioè Jin, che finalmente tirò a quel dannato canestro, segnando i primi tre punti della partita. Lo stadio scoppiò in applausi e si sentivano pure i cori da maniaci dell’armata, ma così non andava. Quando Sendo passò dalle parti di Akagi, gli fece capire che erano sfasati e anche Maki fu d’accordo.

Ricominciarono con la palla a Rukawa, che mica aveva capito se doveva occuparsi di quello psicotico o dello smielato rosso, e alla fine per puro amore della pace interiore, fece esattamente quello che faceva tutte le volte: si trascinò a canestro e chi voleva fare il kamikaze gli si poteva benissimo lanciare contro. E fu di nuovo il piccoletto.
- Ciao, Kaede.
Ecco. Già il drogato e quella sciroccata dell’Hisae lo chiamavano per nome, tutta quella confidenza chi gliela dava? Aki sorrise a pieni polmoni, poi tentò di fregargli la palla, ma lui riuscì a scostarsi bruscamente. E sperava di intortarlo con le parole. A lui. Lui che non parlava se non sotto tortura. Trattenendo un ghigno quasi, lanciò un’occhiata a quel semicomatoso perenne che prima voleva il gioco di squadra, poi spariva, e continuò a lottare con il Playmaker. Provò a spostarsi a destra, a sinistra, ma quello continuava a non perdersi una mossa, poi il Buddha arrivò con la sua aura dorata e si fece passare la palla.
- Grazie, Kaede! – Se ne uscì, alla faccia di Aki.
Rukawa sbuffò – Sei in ritardo.
Con un sorriso, Sendo si avviò a canestro e, dopo aver superato sia Kita che Seiji, ficcò la palla dentro. Ora erano già 5 a 0.
Che fatica per soli 5 punti.
Passarono altri dieci minuti in quello stato, con Isao che tranciava le mani a chiunque si avvicinasse a canestro, senza sbattersi più di tanto. Intanto avevano pure capito che Aki doveva marcare stretto la Volpe, così mollarono Kaoru da solo con Jin e, purtroppo, sapevano bene chi fosse a livello più alto. Alla fine, i bastardi sorridenti erano a 11 contro i loro cari 5 punti. Fu solo quando Maki gli passò la palla, che Akagi si svegliò dal letargo e si spostò verso il canestro degli Icha a passo di leviatano che sorge dalle acque. Gli altri quasi si fermarono a guardare la sua traversata che, praticamente, radeva al suolo gente come Morita o Kita. Figuriamoci poi il Fantasma. Certo, Rukawa riuscì a fatica a placcarlo, ma se solo si fosse avvicinato ad Akagi, avrebbe potuto benissimo staccargli la testa a morsi. Mentre dalla panchina i soliti idioti si sgolavano, Akagi si ritrovò a fronteggiare Isao che gli rivolse il sorriso sgancia-mascelle.
- Mi chiedevo se ti saresti mai spostato dal canestro…
- Sai com’è, devo farmi aspettare – ironizzò il Gorilla. La lotta fu sfiancante, anche perché si conoscevano così bene che erano capaci di prevedere ogni mossa. Quando Akagi fintava, Isao lo fermava, quando il Centro degli Icha faceva finta di saltare, Akagi manco schiodava un mignolo del piede. Alla fine, si fece fregare come un pivello quando il loro Gorilla finse di passare a Sendo, invece frantumò mezzo canestro con un Dunk.
- Beh, almeno siamo a 7 – sorrise Sendo, manco fosse divertente.
Rukawa , vicino a lui, represse l’istinto di mollargli un cazzotto e cominciò a fumare. A parte il fatto che lui non aveva ancora segnato; ed aveva passato per due volte la palla a qualcun altro. D’accordo che aveva detto di fare il bravo, ma quello era ridicolo. E poi, cinque dei punti erano dello psicotico Porcospino.
Anche dalla panchina si erano resi conto dell’evento straordinario, del miraculum di quei due che non si pestavano e non si mandavano al diavolo.
Hanamichi sbuffò – Durerà poco. La Volpe non sa fare la persona normale.
E “l’ analista di volpi honoris causa” non aveva nemmeno tutti i torti, visto che due secondi dopo quello ricominciò con la solita cosa del “gioco da solo che è meglio”.
La sfida con Aki, poi, era tutt’altro che semplice, almeno fino a quando Maki non decise di seguire gli ordini del Capitano; dopotutto lui doveva marcare quella specie di matricoletta. Dopo essersi fatto passare la palla, spedì Rukawa da Kaoru e si avviò a canestro. Beh, che dire, non per niente Akagi era Capitano: con Maki, Aki era totalmente neutralizzato. Certo, era più veloce, ma l’elevazione di Maki superava persino quella di Jin che era una Guardia e poi c’era l’esperienza. Akagi aveva capito che Aki non si allontanava dai tipi come Rukawa; avevano un grande dono, forse erano anche più dotati di loro, ma erano ancora immaturi, per certi versi.
Quando Maki segnò il ventesimo canestro, anche grazie al fatto che Isao fosse marcato dal Gorilla in persona, Fujima chiamò il time out.
Time out che passarono per metà del tempo a frantumarsi i coglioni con i deficienti della panchina, mentre Rukawa continuava ad arroventarsi il cervello. Sendo provò anche a dirgli di rilassarsi, anche perché lui stava giocando ancora più inutilmente di tutti, ma fu il solito Jin a fare il miracolo. Bastò chiedergli, con tanto di aureola, se volesse aiutarlo con Kaoru e Rukawa capitolò; quello era un mostro. Poi passò il solito imbecille a fracassargli la scatola cranica, prendendolo per il culo, e ritornarono in campo. Sì, i loro intervalli erano proprio riposanti!

Tutta l’altra metà del primo tempo, passò con quei tre che se la giocavano praticamente insieme. Quando Sendo prese la palla, superò, sempre come se fosse invisibile, quella pover’anima di Seiji, poi passò a Rukawa. Kaoru gli andò incontro, marcandolo stretto, ma quella volta la Volpe era deciso a concludere un’azione. Passò qualche secondo senza che riuscisse a spostarsi di un misero centimetro, poi finalmente trovò un buco e ci s’infilò; si spostò come un lampo sotto canestro, saltò con Seiji e piazzò la palla con una bella schiacciata delle sue.
Folla in visibilio. Psicotico e Jin che sorridevano… e Scimmie in panchina che gufavano come carampane. Solito registro. Poteva addirittura sentire la voce del demente che gli fracassava i timpani, con la solita roba.
- Divetta! – Stava sbottando, infatti, Hanamichi, prima che Ayako gli  cacciasse una scarpa in bocca.
- E se non segna, dici che si è rammollito, e se sì, dici che è un montato… chepalle – mugugnò la ragazza, rituffandosi sulla panchina, accanto ad Hanagata.
Il rosso sbuffò – La Volpe sbaglia sempre – annunciò.
- Cos’è, una delle regole del manuale di sopravvivenza della Scimmia psicotica? – Ghignò il Teppista, prima di trovarsi piazzato il medio contro.
Cominciarono ad azzuffarsi come al solito, e a niente servirono i tentativi dell’allenatore di ricordare che erano in una finale. Insomma, chi se ne fregava! Loro erano lì in vacanza! Ovvio che dovessero vincere, altrimenti li avrebbero linciati, ma da lì a starsene buoni e muti per tutto il tempo… mentre loro prendevano per il culo le buone intenzioni del Mister, in campo Jin tirava l’ennesima tripletta, mentre Rukawa marcava Kaoru. Il primo tempo terminò con il vantaggio degli Icha, senza tanto sbattimento da parte di nessuno; ritornarono tutti in panchina, con qualcuno che covava un principio di scazzatura. Tra i folli di Kanagawa, inutile dire che la Volpe soffriva di abbandono, ma era soprattutto il drogato che sembrava poco convinto delle mosse di Akagi. Insomma sì, far marcare Aki da Maki era stata una gran bella cosa, ma erano proprio sicuri che lui non potesse fare proprio niente? Sospirando si spalmò in panchina, guardando quelli dal’altra parte: era anche vero che i giocatori importanti dell’Ichihara erano marcati da Maki e Akagi… però non credeva che fosse una gran mossa mettere Jin contro Kaoru e sperare che Kaede arrivasse a marcarlo. Alle volte, bisognava essere un pochino più indipendenti e Jin lo era solo da fuori area; buttato nella mischia non era capace di difesa e lo sapevano un po’ tutti.
- Problemi? – Gli chiese proprio Jin, mentre gli si sedeva vicino.
Sendo lo fissò, sorridendo – No, vagavo con la testa.
- Pensavo di chiedere ad Akagi di farmi giocare da fuori area, sarei più utile… - annunciò la Guardia, sorridendo. – Dopotutto, faccio schifo in difesa! – Esclamò, senza particolarmente risentirsi della cosa.
Sendo annuì: sapeva che era un grande osservatore, Maki gliene aveva accennato una volta. Stava per rispondere quando un asciugamano si abbatté in testa a Jin, seguito dall’allegra Volpe, attaccata alla bottiglia.
- Buona idea – gli disse. – Dopotutto il drogato dovrà pur far qualcosa.
Guardando come quei due lo fissavano, ossia con due sorrisoni da carie, come a dire “Complimenti! Sei umano anche tu”, decise di defilarsi alla velocità della luce e atterrò dalle parti del Teppista, che tanto non c’era pericolo che lo riempisse di complimenti.
Intanto Akagi e Fujima confabulavano e, a quanto pareva, arrivarono alla stessa considerazione di loro tre, perché dissero a Jin di fare come suo solito. E si ritornava al gioco di squadra tra ali. Dai suoi due metri di distanza, Sendo gli rivolse un ghigno e la Volpe si chiese cosa diavolo avesse bevuto, per inserirsi in quella dannata discussione.
Pensieri che durarono tre secondi, visto che la Scimmia imbecille gli arrivò sulla testa ululando.
- Chepalle! – Se ne uscì. – Si può sapere che vuoi?
- Volpe, io ti devo ancora un paio di pugni per il tuo comportamento da viscido egoista – gli fece sapere.
Rukawa batté le palpebre, non afferrando – Hn. E quindi?
Quello si colpì il petto, con la sua migliore espressione da babbuino serio e annunciò – Ma nella mia immensa bontà ho deciso di sospendere la punizione a dopo la finale, quindi posso darti i miei preziosi consigli.
Stava per scoppiargli a ridere in faccia sul serio. La Volpe sbuffò, poi lo mandò a sbattere muso a terra – E che diavolo dovrei farci con i tuoi consigli da mentecatto?
Mentre si spaccavano le palle a vicenda, gli altri tornarono in campo e Akagi dovette trascinarselo per i capelli, mentre quello squilibrato continuava a sbraitare.

Ecco, il secondo tempo fu un pelo più incasinato. Non solo Maki ebbe la rivelazione divina che c’era un motivo se Aki era la migliore matricola della prefettura, ma i due Gorilla cominciarono a surriscaldarsi, muovendosi per il campo come elefanti psicotici.
- Akagi! – Maki passò al allegramente al Capitano che cominciò a correre verso canestro, marcato a pelle da quel dannato. Si fermò giusto in mezzo al campo, quando Isao gli spalanco le due pale che aveva per braccia sotto al naso. Akagi sbuffò, guardandosi intorno: Sendo era libero. Provò un po’ di finte, già sapendo che tanto erano inutili, poi decise di sfondare e a quel punto si poteva tranquillamente parlare di sumo. Poi accadde qualcosa e l’arbitro segnò un fallo. Un suo fallo.
- Che…? – Mugugnò, fissando l’arbitro come se volesse dargli fuoco.
- ah-ah-ah, Take non è da te! – Se ne uscì quel Caino, mentre Akagi si schiaffava una mano in faccia per la disperazione.
- Lo sai che non faccio falli, idiota – gli ringhiò contro e, per tutta risposa, quello rise – Lo so! Ma se l’arbitro è orbo come una talpa mica è colpa mia… - rimbrottò, mentre si avviava saltellando all’aria di tiro. Intanto, mezza panchina era morta e carbonizzata da un fulmine che gli si era schiantato contro.
- Ehi, Gori che diavolo combini! – Urlò il Teppista, tutto preso dalla situazione.
- Guarda che non ha fatto fallo… - provò tanto per dire Miyagi, ma la voce dello zoo lo sommerse.
-Ma che Capitano idiota… - sibilò Kiyota, prima di vedersi spaccare la testa in due da Ayako.
Poi la perla.
- Aha! Neanche io faccio falli così stupidi! – S’indignò il re dei falli e delle espulsioni, nonché mentecatto dei mentecatti.
- Hanamichi, ti ricordo che l’ultima volta hai fatto un errore di passi! Anche un bambino lo sa che non si fanno più di tre passi! – Ringhiò Mitsui, che proprio non gli andava giù una dimostrazione così gioiosa di ottusità umana.
- Vaffanculo, Baciapiselli. -  Chiuse il discorso la Scimmia Rossa, che tanto non sapeva che cavolo rispondergli.
E anche il campo poteva tranquillamente sorbirsi i loro discorsi cretini, visto che urlavano come rimbambiti; ebbero la fantastica visione di Akagi che quasi cambiava rotta di tiro, per schiaffare la palla in piena fronte a quell’imbecille cronico. Alla fine, giusto perché avrebbero potuto vagamente incazzarsi, decise invece di tirare a Rukawa che, dopo una breve lotta con Seiji, segnò. Alla faccia dello scimpanzé rosso lì, che fumava come una teiera.
Erano 56 a 50 per loro. Alla fine era come se giocassero in tre, visto che Capitano e Capitano due erano fuori gioco; Aki, con la sua buona dose d’inesperienza, faceva sudare Maki che i ritrovava a rincorrerlo su e giù per il campo. Isao e Akagi non staccavano il delicato piedino dal pavimento e da brave statue di cera se la giocavano di occhiate infuocate.
All’ennesimo lanciò di Sendo, che finalmente prendeva aria, gli Icha chiesero time out e la terra tremò: l’omino della panchina nero-rossa, che poi era il loro sostituto allenatore, se ne stava particolarmente terrorizzato sotto al naso di quel mostro di allenatore di Kendo, che a quanto pareva era arrivato in ritardo. Akagi notò un vago accenno di tic isterico di Isao; sospirò e gli menò una pacca d’incoraggiamento – Sei sopravvivi, ci vediamo dopo.
- Se – mugugnò quello, avviandosi a passo militare fuori dal campo.
- Ragaz-
- Shh.
Akagi inarcò un sopracciglio, guardando Mitsui – Ma che…?
- Shh! Gori, chiudi quel forno! – Rimbrottò Hanamichi.
Lui e quegli altri tre dementi seguivano uno spettacolo. Precisamente, speravano di vedere la delicata spada di legno di quell’Essere, spiaccicata in testa ad uno di quei mostri mielosi. Se ne stavano spalmati, manco in un cinema, addirittura mangiando qualche schifezza, che ovviamente erano proibite nelle panchine.
- Cretini… - sbuffò il Capitano e ormai senxa manco tanta convinzione, mentre si trascinava verso Maki.
- Dici che con Kendo ci cambia qualcosa? – Chiese il Playmaker, tuffandosi sotto l’asciugamano. Akagi scrollò le spalle – Forse.
- Dipende quante cose brutte e cattive tirerà fuori – fece Sendo, appiccicandosi all’acqua.
- Dirà di rompere le scatole a lui – mugugnò Rukawa, indicando Jin. – Dopotutto è da solo e se lo attaccano, sanno che ha difficoltà.
Le solite riserve sceme sputarono tutta l’acqua che avevano ingurgitato, spetesciandosi al suolo dal ridere.
- Volpe, hai il tatto di un ippopotamo! – Ululò il Teppista, tenendosi un fianco.
- Ma fai pena! – Disse Mr. Sensibilità del Kainan, sputando cibo.
- Tu invece fai schifo, imbecille! – Grugnì Akagi, minacciandolo di tagliargli il pagliaio che si teneva per capelli e tutti i peli del corpo, se non si decideva a pulire.
Jin, povero lui che probabilmente aveva capito la metà degli eventi di quell’ultimo secondo, si schiarì la gola – Già – commentò, per poi mettersi a bere.
Ormai era anche inutile guardarlo come se fosse stato un alieno di qualche galassia sconosciuta. Era chiaro e cristallino come il Sole che non era perfettamente in quadro, così evitarono tutti di aggiungere qualche stronzata. A parte i versi da animali delle quattro mascotte.

Tornarono in campo con il vago dubbio che qualcosa fosse cambiato; dubbio che diventò certezza assoluta, quando Rukawa quasi precipitò al suolo, mentre Kaoru gli fregava la palla.
A quel punto, la Volpe fissò istintivamente la panchina degli Icha, dove la statua di sala incombeva su quelle povere anime dannate. Imprecando e maledicendo tutte le spade di kendo, si avviò correndo verso la metà campo.
- Bel tuffo – gli tirò dietro Sendo, mentre andava a fermare il solito Seiji che saltellava qua e là.
- Vaffanculo – gli replicò, nero come la morte, prima di ritrovarsi la pala tra le mani; batté le palpebre e si guardò intorno: si era perso un paio di passaggi.
- Muoviti idiota! – Gli gridò da terre lontane Akagi, e si affrettò verso il canestro, dopo Kita lo aspettava a braccia aperte. Dopo averlo buttato per aria, saltò per beccare quel dannato buco, ma niente. Una manina gliela colpì di dietro e la dannata scivolò via, rotolando felice verso il bordo.
Oh che bello, Aki era tornato tra i vivi. Rukawa inarcò un sopracciglio, guardando Maki, che sembrava un pelo perplesso. In pratica, si era ritrovato sia Seiji che Kita a rompergli le palle, mentre Aki se l’era svignata a fracassarle a lui.
Bene, la presenza del loro allenatore faceva molto, molto male.
La palla era comunque la loro, così Sendo la tirò a Maki che, se proprio non doveva occuparsi di Aki, tanto valeva facesse qualcos’altro. Tipo giocare, giusto per fare un esempio.
Si smarcò facilmente, segnando altri due punti. Cinquantotto a cinquanta.
Hanamichi guardò il tabellone e sbuffò – Stiamo vincendo.
Il Teppista alzò gli occhi al cielo, sentendo puzza di bruciato – Ehmbé?
- Hai idea di come ci fracasseranno i coglioni per mesi, dopo aver vinto? – Mugugnò allora e quello fece la solita faccia di quando se n’è inventava un’altra.
- Non vorrei aver sprecato una settimana del mio prezioso tempo per vederli affogare, Scimmia.
La Scimmia in questione, grugnì di nuovo e tornò a fissare il campo: sperava quasi perdessero. Se avessero perso, sarebbero stati troppo avviliti per fare altro. Sarebbero stati buoni per un po’, soprattutto quel maniaco megalomane e fanatico della Volpe. Rimase immerso nel suo nulla totale per un po’ e quando si ricollegò il cervello la folla sbraitava come un pollaio, Akagi sembrava incazzato nero e, guarda caso, proprio la Volpe era schiantato. E dire che lui non gli aveva mandato maledizioni, non quella volta almeno.
Isao guardò Aki come una sorta di riflesso incondizionato, ma il cosetto scrollò le spalle con nonchalance – Io manco lo marcavo – disse, senza che il Capitano dicesse niente.
- Io la chiamo coda di paglia – fece Kaoru, prima di ritrovarsi un medio piazzato in faccia.
Rukawa si alzò, con l’osso sacro in frantumi e dopo versi e mugugni da uomo di Neanderthal, tornò al suo posto. Quell’Aki anche a distanza ci coglieva! Oppure, erano i gufamenti dell’idiota. Tirò dalla linea dei due, centrando tutti e due i canestri e ricominciarono. A quel punto, la palla ce l’aveva Sendo che colse troppo tardi uno strano spostamento d’aria; Seiji gli si appiccicò come colla, colpendogli la palla tra le mani che finì in braccio ad Aki.

Il Fantasma scattò a canestro, mentre Sendo già lo rincorreva. Lo bloccò proprio sotto canestro, dove Aki cercò di staccarlo, spostandosi a sinistra.
- Non passi… - sussurrò il Porcospino, più a se stesso che a lui, poi quello fece una mezza giravolta e lanciò ad Isao.
Un paio di palleggi e fu chiaro che Akagi non aveva intenzione di mollare, perché erano entrambi assolutamente esausti e perfettamente pari.
- Cazzo, Take, spostati! – Sbottò Isao e l’altro rise – Va al diavolo!
Mentre palleggiava con la destra, il Centro lo spingeva con la sinistra ma spostare Akagi che era due per tre come un armadio, non era esattamente uno scherzo. Intanto lui cercava di colpirgli la palla, ma Isao la teneva bella chiusa tra le mani. Ma quando passò troppo tempo e rischiava il fallo tecnico, Isao riuscì a passarla a Kaoru che, battendo Rukawa sul colpo, tirò dalla linea dei tre. Eppure non c’era problema: continuavano ad avere sette punti di distacco.
E il Dio del basket doveva tenerli proprio di traverso, perché da allora non segnarono. Niente, nemmeno un mi serissimo tiro da uno.
Aki, che ormai era partito per la tangente, si infilava nei buchi più impensati, fregando così spesso Sendo, che tutti cominciarono a temere gli fosse scivolata qualche rotella dal cervello; mentre Kaoru veniva abbastanza limitato da quell’altro piantagrane. I due Capitani, poi, se li potevano scordare, visto che ogni volta si equilibravano. Così finiva che, ogni santissima volta, dovevano passare per evitare il fallo tecnico. All’ennesima volta, Akagi passò a Maki che si ritrovò a sbuffare come un toro inferocito; si avviò come uno zombie verso canestro, lanciando da due. La palla colpì furiosamente il tabellone e partirono tutti alla carica del rimbalzo che fu preso da Sendo che passò a Jin. Inutile, lui di tenersi una palla diretta proprio non se ne parlava quel giorno. Jin, dal canto suo, forte della solitudine dell’area dei tre, tirò ma il vento dello Stadio non andava a suo favore. Perché erano i colpi d’aria se all’improvviso sbagliavano tutti i tiri vero?
A sentire i cerebrolesi che si distruggevano le coronarie dalla panchina, no. Erano loro che stavano crepando sotto ai loro occhi e non si davano una smossa. Reprimendo il desiderio di lanciarsi verso la panchina e atterrarli, Akagi saltò al rimbalzo e quasi abbatté Rukawa, quando gli passò la palla.
- Scusa – gli ringhiò, mentre lanciava segnali fumo dalle orecchie tipo “mollatela o vengo la e vi frantumo il cranio”.
La Volpe, impermeabile agli insulti, saltellò verso canestro lanciando un’occhiata da mezzogiorno di fuoco a quel Tappetto rompiballe di Aki Haranobu. Represse il desiderio di ringhiargli qualcosa e, soprattutto, di tirargliela in faccia la palla, e… si fece fregare.
Aki gli portò via la palla manco stesse giocando con un bambino e andò a segnare da due, come se il campo fosse vuoto.
Cazzo, avevano giocato meglio i ragazzini di quel centro giovanile. Dopo aver aspettato che Akagi si svuotasse di ogni maledizione possibile, starnazzandogli in testa, Fujima chiamò il time out. L’ultimo.

Spalmandosi in panchina sospirando, si resero conto di avere una tensione che non avevano nemmeno sospettato, ma che aleggiava su di loro come nebbia.
- Cazzo… - mormorò Sendo, cercando di staccarsi un braccio con lo stretching.
- State facendo schifo.
E amen. Era giusto quello che volevano sentirsi dire. Kiyota si ingoiò la lingua, quando tutti i titolari lo fissarono con un diavolo per capello e l’aria assassina, ma Scimmia e resto dello zoo gli diedero retta. Ovviamente, non che uno dei titolari facesse almeno finta di sentirli, però Akagi decise che era troppo stanco per lasciarli fare. Cominciò a snocciolare il suo repertorio di torture varie, mentre gli altri discutevano sul fatto che, senza ombra di dubbio, era il Signor Kendo lì che stracciava le palle. Potevano organizzare un raid punitivo, rapirlo e incollarlo agli spogliatoi. Anche la sua squadra ne sarebbe stata felice, ne erano sicuri.

All’ennesimo fischio, si strascicarono in campo, grugnendo e ringhiando, mandandosi al macello.
Gli ultimi minuti di gioco, infatti, furono un massacro. Ormai non si sapeva nemmeno più dove andasse a parare la partita, tanto che l’arbitro si dimenticò pure di fischiare un paio di falli avvenuti così per caso. Erano assolutamente spompati e quasi si cavavano gli occhi, invece di mirare alla palla.
Agli ultimi minuti di gioco erano 75 a 79 per l’Ichihara.
- Capo! – Seiji lanciò la palla a Isao che, girandosi, si ritrovò Akagi piazzato sotto la naso, praticamente abbarbicato a lui.
Ormai la folla urlava a squarciagola e il tabellone indicava dieci minuti. Anche le mascotte avevano deciso di utilizzare le gambe e impalarsi in piedi, incitandoli. Con un passo acrobatico che sapeva di disperazione, Rukawa gli fregò la palla, passando da quelle parti, e corse verso il canestro.
- Cazzo, segna Volpe… - mugugnò la Scimmia, cercando di inviargli i suoi pensieri per via aerea. Accanto a lui, Tappetto e Teppista fissavano la Volpe, come se volessero penetrargli la scatola cranica.
Rukawa si smarcò da Kita, pensando velocemente: ci voleva un tiro da tre. Jin doveva fare un altro miracolo. Lo cercò con lo sguardo e gli lanciò la palla. Un tiro preciso e pulito che andò a segno, ma Aki Haranobu si piazzò in mezzo, marcandolo stretto. E Jin faceva schifo con le marcature, figuriamoci con quello là.
Tra la sua mezza decisione di intromettersi, Jin che non riusciva a passare a Sendo, Akagi bloccato praticamente da Isao, il tempo trascorreva.
- Cazzo, Santone passa la palla! – Gridò Hanamichi, ormai fuori di sé dall’energia repressa. Voleva andare in campo, strappargli la palla e buttarla dentro.
Jin si spostò sulla destra, poi fintò verso sinistra, prendendo un po’ d’aria e riuscendo a passare a Sendo che volò verso canestro.
Magari una bella ripresa all’ultimo secondo, tipo film, ci stava bene. Per una finale.
Si smarcò da Kita e tirò sulla linea, sperando nella famosa stella.
Quando l’arbitro fischiò e, un attimo dopo, la palla finì dentro, lo stadio si paralizzò.
Era dentro. Era fuori.
No, aspettate, era entrata?  
Come se qualcuno avesse schiacciato il sonoro, tutti cominciarono a gridare contemporaneamente, i dementi si accasciarono sulla panchina, gemendo; Isao ghignò e la marea rosso-nero scoppiò in boati da stadio.
No, decisamente non potevano aver preso così bene la sconfitta.
Come per una conferma, si girarono tutti i titolari ad un sol uomo verso il tabellone: 75 a 79 per l’Ichihara. Sendo sospirò, Jin si spalmò a terra, colto probabilmente da infarto, e Rukawa imprecò. A lui, che non si era manco girato perché l’aveva già capito, veniva da ridere, invece.
La palla era finita dentro, ma in ritardo. Insomma bravi, ma lenti.
Non era esattamente il suo modo preferito di finire una partita.
Akagi sospirò, poi guardò Isao – Complimenti.
Quello, che si stava facendo stritolare dalle sue due Ali, gli sorrise – E’ stato un colpo di fortuna, Takenori. Un vero colpo di fortuna.
Considerando che Isao non se la menava a vantarsi quando era necessario, gli credé. Si scambiarono una pacca, due nomignoli affettuosi e Akagi andò a farsi massacrare dalle sue riserve.
Fortuna delle fortune, se ne stavano in silenzio. La Scimmia cianciava con Jin, che manco se lo filava di striscio, ma gli altri niente, non gli rivolsero nemmeno un piccolissimo insulto. Si sentiva quasi indignato dalla cosa.
Il Teppista fissò i titolari, poi annunciò – Beh, per essere bravini siete stati una buona squadra.
- Vaffanculo! – Gli rispose amenamente il Gorilla.
- Si dai, ve la siete cavata… - ghignò il Tappetto, tanto per fargli girare le palle.
Hanamichi gli saltellò di fronte, col suo solito ghigno psicotico, poi gli passò un braccio al collo. Due erano le cose: o voleva strozzarlo o una roba simile.
- Che vuoi? – Gli ringhiò, allegro e felice come una Pasqua.
- Gori, tu sei il miglior Capitano che abbia mai visto – gli fece quello, a tradimento, e Akagi pensò seriamente di essere stato scaraventato in un altro mondo.
No, doveva essere morto e finito all’inferno.
Poi vide gli altri che annuivano e Rukawa che lo fissava.
- Beh. Ha ragione – mugugnò la Volpe, come se qualche parola in più potesse ucciderlo, e lui le sentì.
Qualcosa di caldo che gli colava dagli occhi; ma non erano lacrime, sicuramente.

 

N/A

 

Bene.

Mi dispiace ancora per il ritardo, ma come vedete è un capitolo lungo.
Questa è il terzo giorno che dico che avrei terminato questo capitolo prima; ed eccomi qui, per la terza volta alle due di notte.
Questo capitolo è meno divertente degli altri, meno interessante, meno bello.
Io l’ho visto così, almeno.
Chiedo perdono in anticipo per questo e prometto che il perdono arriverà.
Questa è la prima long fiction che sta per concludersi. Concludersi veramente, con una trama (anche se magari non delle migliori), dei personaggi che ho reso miei in qualche modo.
Spero che vi piaccia, che vi piaccia davvero e che la sentiate. Perché io l’ho sentita, ogni volta che mi ha rotto le scatole con le ore tarde e ogni volta che sceglievo un nuovo capitolo allo studio.
E’ il penultimo ragazzi.
Non mi interessa se abbiate o meno intenzione di recensire, né che mettiate la storia nei preferiti. Davvero non è un numero che mi interessa.
Ma spero che abbiate riso.

Ok, prima che mi metta a “zampillare lacrime come un Gargoyle”  (come direbbe la cara Luciana XD), rispondo alle recensioni:

Trilla: Cara eccoti. XD Non rompere che non aggiorno, sono velocerrima.  E ora vai ad aggiornare tu! Vergognati! XD

 Xx_dreamer_xx: Mmh… Kaede voleva o vuole? Mmmh… ok, nel prossimo te lo dico. XD
Beh, qui non c’è molto Sendo/Kaede devo dire… spiacente, ma Hana e Kaede sono Hana e Kaede. Il prossimo sarà molto più introspettivo, avverto.
Anzi, solo introspettivo quasi.
Mi spiace se le recensioni sembrano stanche, ma è da tre giorni che faccio le due per finire! XD

Grazie ancora a tutte quelle povere anime dannate che l’hanno aggiunta ai preferiti!
Aiutate il mio cuore vanitoso! XD

Grazie, ancora. <3

 

All’ultimo capitolo: Sogni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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