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Autore: DonnaBart    03/07/2016    2 recensioni
E se uno sfortunato incidente si rivelasse ciò che aspetti da sempre?
La spumeggiante Magda Liquore è un'artista del pasticcio e dea del danno. Mollata dal fidanzato e licenziata in tronco, vanta un bagaglio più ricco in corna che ex.
Proprio non è un caso che il padre la consideri un talento del fallimento, per non parlare della zia stralunata e sempre allegra, che le affibbia profezie sul futuro rosee in teoria ma disastrose nella realtà.
Insomma, parrebbe che fortuna e amore non fanno rima con Magda Liquore... sino alla svolta: trasferimento in Australia per un lavoro temporaneo ed un incontro tutto testosterone e antipatia; è Nathan Green, un concentrato di erotismo e diffidenza allo stato puro.
E chissà, che la lungimirante zia ci abbia azzeccato, stavolta?
Prepara le valigie e vieni a scoprirlo!
Romance contemporaneo autoconclusivo, un pot-pourRIRE di temi attuali e idee fantasiose racchiuse in un cofanetto romantico e brillante.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Giunta al ristorante indiano situato nei pressi dell’appartamento di Roxy e ordinato il mio amato pollo al curry, lasciai vagare lo sguardo nella sala arancio sgargiante popolata da coppiette affamate, amiche sorridenti, un tizio carino e solo, e, in un angolo, una famiglia con i bambini intenti a lanciarsi sui pouf colorati, sotto la stressata attenzione dei genitori.
“Dico solo che dovresti divertirti di più, è tanto che non esci con qualcuno…”
La voce scientifica di Roxy corse alla mente e in un battito di ciglia il tizio sexy e solo ai miei occhi: bruno, muscoli da wrestler dopato, sfoggiava anche un manto piuttosto villoso mentre sfogliava il menù. Non esattamente il mio genere quello latino e mannaro, ahimè Roxy non aveva tutti i torti: a ben dire, si prospettava la perfetta occasione per dare un po’ d’olio alle doti seduttive arrugginite.
D'accordo.
Sospirando tesa, lisciai il tessuto del mio vestitino a fiori, ravvivando i capelli con le dita mentre il ragazzo volgeva lo sguardo intorno a cercare qualcuno.
Un cameriere forse?
Ad ogni modo, prima o poi avrebbe incontrato il mio volto, quindi ne approfittai per dar vita al tentativo di seduzione: arrotolando una ciocca scura dei miei capelli intorno all'indice, mordicchiai il labbro inferiore, curandomi di inclinare lentamente il capo da un lato; la caviglia mi accarezzò l'interno del polpaccio in fare languido, tutto in un'ardua impresa, più che seduttiva, di mantenere la posa senza rovinare per terra.
E, oh. Energumeno peloso mi aveva notata.
Cavoletti di Bruxelles, se mi stava squadrando tutta!
Erano mica denti quelli che spuntavano dalle labbra sottili? Mi stava sorridendo.
E chi se l'aspettava, un gioco da ragazzi! Se con la Bellucci avevo in comune a stento il colore di capelli, e alle sciocche macumbe di Rosa non ci credevo mica, tutto si riduceva ad una grandiosa, generosa botta di...
Era il momento: Energumeno si stava dirigendo verso di me.
Respira, Magda. Che saranno quattro chiacchiere?!
Posso farcela.
Peccato che non uscendo con un ragazzo in un formale appuntamento più o meno dai tempi di Twilight, mi sfuggiva un tantino la natura delle chiacchiere leggere, da primo approccio. Poco male, la sua peluria mannara e la mia esperienza in materia di flirt rimasta all'anno dei Cullen ci avrebbero legati in un imprinting di tutto rispetto.
Ormai prossimo, Energumeno mi si avvicinò con movimenti fluidi, rifilandomi un'occhiata secca per poi mirare avanti: non è che ci volesse un professionista per capire che stava usando la strategia da playboy che non deve chiedere mai. Roba trita e ritrita.
Imitando il suo fare smargiasso gli indirizzai quello che nelle intenzioni doveva essere un occhiolino seducente, quindi ripiegai verso il bancone in un movimento che speravo, pregavo sinuoso. Lo spostamento d'aria alle mie spalle segnalò che il tizio mi aveva appena superata a passo spedito, dunque il grosso era fatto.
Il dado era tratto.
A quel punto avrei dovuto ignorarlo nell’attesa che attaccasse bottone. Certo, il fatto di essere all’oscuro di ciò che accadeva alle mie spalle per un intero minuto rischiò di farmi piantare radici nel ristorante...
Stufa marcia, più veloce di un pistolero del west rigirai su me stessa per capire che intenzioni avesse il tizio e perché diavolo ci impiegasse così tanto per affiancarmi al bancone, giusto in tempo perché mi colpisse uno schiaffone metaforico in pieno viso: altro che Bellucci e allure fatale.
Era la rossa attorcigliatagli contro come un rampicante, intenta a slinguazzarlo senza un domani, quella che doveva raggiungere! Ed era talmente preso dal suo preliminare di accoppiamento che in realtà non mi aveva notata nemmeno per errore. Ottimo, perché la coppietta accanto a me aveva visto molto e intuito abbastanza, ragion per cui mi stava deridendo con nonchalance.
Mi voltai per afferrare la cena che Tajin, il proprietario del ristorante, mi sventolava sotto il naso, pronta a fuggire via da quella stupida sala e desiderosa di divorare nient’altro che il mio pennuto speziato in assoluta solitudine anacoretica. Non a caso la mia andatura spedita era talmente veloce che, appena uscita dal ristorante, non riuscii ad evitare la collisione con un caterpillar: un uomo.
Ma certo. Chi altri, sennò?
In pochi attimi mi ritrovai sbalzata all'indietro, a roteare le braccia all'aria nel disperato tentativo di recuperare terreno, finendo solo per perdere l'equilibrio e il mio tanto agognato pollo.
Furono due braccia possenti a interrompere la mia maratona verso il suolo: le sue mani artigliarono i miei fianchi fino a ridurli di qualche taglia nel giro di secondi, a dispetto dei lunghi anni di diete mal riuscite, ed un profumo di fresco e pulito mi riempì le narici. Il mio sguardo atterrò casualmente sul suo profilo, celato per metà a causa della precaria posizione in cui ci ritrovammo abbracciati: solo mezza mascella, ma incredibilmente squadrata; un solo occhio, ma parecchio azzurro, e capelli di un biondo non troppo scuro, uniti al movimento brusco con cui mi aveva improvvisamente catapultata a testa in giù, furono sufficienti a provocare il reset immediato delle mie facoltà cognitive.
Come un intruglio che stordisce istantaneamente dimenticai dov'ero, perché mi trovavo in posizione da casquè argentino fuori da un ristorante indiano, e tutti i disastri del periodo, con la vista occupata da nient'altro che quei tratti e le narici inondate dal suo odore che stava accedendo direttamente alle mie sinapsi.
L'omicida staccò un braccio dal mio corpo per chinarsi a raccogliere la mia cena, permettendo agli avvenimenti della serata di rifluire al loro posto. Compreso il ricordo della fresca figuraccia nel ristorante, scatenando un disappunto tale da convincermi a non perdere altro tempo: dovevo tornare a casa senza degnare quell'uomo, come tutti gli altri, del mio tempo. In fondo avevo il mio pennuto da ingerire, ed una coppietta felice di scienziati da invidiare per il resto della serata.
"Ti sei fatta male?"
Sgranai gli occhi al pensiero che Roxy avesse ragione, che avevo davvero bisogno di immettermi nuovamente nel giro degli appuntamenti perché, da quando una voce virile riusciva ad agitare parti intime a mo’ di maracas?!
"Andavo di fretta, credevo ti saresti scansata per tempo. Dovresti stare più attenta quando cammini."
Cioè… a momenti mi mescolava all'asfalto, a momenti mi riduceva ad una stampa in stile CSI - Scena del crimine, e il tipo osava davvero bacchettare?
"Veramente, sei stato tu a piombarmi addosso. Avendomi vista, avresti dovuto scansarti tu per tempo!" Scimmiottai senza cercare il suo volto, ma riuscii a percepire il ghigno che affiorò sulle sue labbra, abbastanza irritante da portarmi a strappargli il mio pollo, ormai tramutato in schiacciatina, dalle mani.
"Le ragazzine sbadate dovrebbero avere il coprifuoco, a quest'ora."
L’ombra di un sorriso oscillò sul mio volto mentre lo aggiravo per allontanarmi, consapevole del suo sguardo che mi bruciava la schiena e del suo profumo fresco di montagna che inalai un’ultima volta.
"Anche i mentecatti."
Mi sentii rimbeccare a gran voce, filando via.

~

L'indomani pomeriggio mia cugina mi aveva trascinata al parco, dove ci sarebbe stato Stefano ad attenderci, per assistere ad un concerto di una band locale.
"Ieri hai accennato ai colloqui. Racconta."
Roxy sovrastò la musica portando la sua voce urlante direttamente nel mio timpano.
"Ne ho sostenuti due per commessa" biascicai prendendo un sorso d'acqua, "e quello all'università. Il selezionatore era così sordo che mi ha chiesto di ripetere ogni singola parola! Avrei potuto perdere i sensi, dopo ore di continui bis, e scommetto che avrebbe chiesto di ripetere anche lo svenimento!"
A lei, invece, le orbite stavano per uscirle di fuori.
"Hai incontrato il Professor Scianse!"
Saltellò sul prato inglese del parco, con le parvenze di una moderna cavalletta. "È un angelo custode, mi ha inserita nel miglior gruppo di ricerca dell'intero ateneo! Presidente e Papa farebbero la fila per un appuntamento con lui, capisci, Mag?"
Dondolavo la testa su e giù al ritmo dei suoi balzi entusiastici.
"Ti dirò di più, c'è un trucco per ingraziarselo: colpirlo, Mag. E farai affari sensazionali."
Io stavo pensando che avrei potuto suonare con quella band locale… non perché me la cavassi con la musica, esattamente per il contrario.
"Non è un tantino tardi per certe perle? Avresti potuto avvertirmi prima che colpirlo avrebbe tirato acqua al mio mulino, avevo mille motivi per picchiarlo dopo le ore di continui bis..."
Roxy incrociò le braccia sul petto, stringendo le labbra in una smorfia seccata.
"A dirla tutta—parlando sottovoce e con fare cospiratorio—m’intriga molto uno dei colloqui per commessa.
Gli occhi le si rimpicciolirono, stuzzicata dall’improvvisa aria di segretezza.
"Curiosità e inesperienza faranno di me la commessa ideale per un negozietto di oggettistica erotica!" Sparata così, a gran voce con tanto di braccia spalancate, era probabile che ricordassi qualche esaltata presentatrice tv.
Le braccia di Roxy caddero pesanti ai lati del busto. "Sarà, io non ti ci vedo fra verghe e dildi." Liquidate le mie fandonie, proseguì con le sue. "E poi, colpirlo in senso positivo: intendevo, entrare nelle sue grazie, Mag! E credimi se ti dico che con lui è tutta, solo, questione di alchimia. Spero tanto sia il tuo caso!"
La giornata calda, il parco colmo di gente ed il baccano della band facevano da scenario perfetto per un po’ di relax. Negli ultimi tempi, proprio ciò che serviva. Per fortuna i due piccioncini non amoreggiarono troppo, per cui il tempo trascorse velocemente fra chiacchiere e aneddoti divertenti.
"Ehi, comunque ieri sera mi è preso il panico quando non ti ho trovata in camera. Un avviso, un messaggio, un segnale di fumo, no, eh?" Inveì mia cugina dal sedile anteriore, mentre Stefano ci riportava a casa.
"Sono stata via il tempo di prendere la cena, e ho anche pensato d'avvisarti, ma ho inavvertitamente intercettato il vostro dibattito... scientifico?"
Stefano rise, captando il riferimento alla loro notte bollente, Roxy fremette sul sedile. Poi gli assestò una gomitata leggera al braccio.
"Rilassati, mia sexy ricercatrice, non ho ascoltato altro! Sono corsa via immediatame—
Una vibrazione mi scosse le gambe, spaventandomi a morte.
"Signorina Liquore?"
"Sì?"
"Sono il Professor Scianse, abbiamo intrattenuto ieri un colloquio presso il polo universitario. La chiamo per comunicarle delle informazioni interessanti quanto urgenti."
"Certo, mi dica!"
Strillai, nel timore che se non era riuscito a sentirmi a mezzo metro di distanza, figurarsi all'altro capo del telefono.
"Ho visionato la sua documentazione e devo dire di aver preso a cuore la sua situazione. A tal proposito, ho provveduto ad inserirla in un progetto lavorativo che si terrà all'estero, in seguito al forfait di una delle partecipanti."
Ah. La mia gola era completamente secca.
"Un progetto di tale portata, inserito sul suo Curriculum, le aprirebbe naturalmente molte porte... la durata è di due mesi, le spese a carico del progetto, ma dovrà dare risposta positiva entro domattina, via telematica, o il posto vacante verrà automaticamente sostituito. Vede, il primo gruppo, il suo perlappunto, partirà per Sydney il prossimo lunedì."
Oh. Ora la mia gola era completamente andata.
"Signorina, capisco che venirne a conoscenza una settimana prima potrebbe rendere il tutto confuso e spaventoso..."
Ci poteva giurare! Va bene il gene dell'avventura, ma quello del preavviso, no?!
"Sono grata che abbia tenuto in considerazione il mio nome, professore, è... è fantastico." C'era sincerità mista ad esitazione nella mia voce.
"Inutile dirle che si tratta di una chance imperdibile per il suo futuro lavorativo. Qualsiasi dovesse essere la sua scelta, potrà visionare i dettagli nella mail che le ho inviato. E porti i miei saluti a sua cugina! Una delle ricercatrici più scrupolose mai conosciute. Avete lo stesso carisma, voi due. Buona fortuna."

~

"Siamo d'accordo, al tre?"

Stefano si rivolse a Roxy, che gli regalò un sorriso complice ed un cenno d'assenso. Imitandoli, alzai il mio shot verso il centro del tavolino.
"C-AAANGURI! CANGURI! CANGURI!"
Più tardi, quella sera, il tintinnio dei bicchierini in vetro fece sciabordare la tequila al loro interno, versandola sul tavolino in legno del pub scelto per brindare, proprio di fianco al ristorante di Tajin. Decisi che partire sarebbe stata la scelta migliore di quel periodo, sebbene i miei non si fossero dimostrati esattamente propensi, motivo in più per farlo, convinti che se avevo mandato all’aria la carriera di avvocato in Italia, figurarsi cosa avrei potuto combinare in Australia.
"Bleahhh!"
Mi sciolsi in un'espressione disgustata, dopo aver mandato giù il contenuto di un bicchierino.
"Quest'intruglio mia madre lo userebbe per disinfettare i sanitari di casa. E lo chiama acido muriatico, non tequila!"
"I brodi di zia Rosa contengono il quaranta percento di veleno: sei equipaggiata a sopportare ben altro. Andiamo a farci un giro in pista!"
Scatenandoci senza il minimo interesse per il mondo che ci attorniava, eseguimmo passi di danza degni di Dirty Dancing versione Alcolisti Anonimi sotto le note di Bailando dirottate in quelle di Hot line blink, sino a che Stefano decise di tamponarmi sulla pista per ballare con Roxy, lasciandomi come un carciofo sul posto. Imbronciata, li osservai tubare felici prima di avviarmi giravoltando verso il bancone del bar. Finendovi spiattellata contro.
"Che ti porto?"
Il barista tentò di sovrastare la musica del locale, mentre io riprendevo fiato.
"Una bombola d'ossigeno?!"
"Spiacente, l'ultima l'abbiamo venduta a lui." Accennò con un’alzata del capo alla pista, dove un sessantenne ci provava con una ventenne. No, con tutte. Qualcuna sembrava starci.
"Andrà bene una flebo in ghiaccio." Conclusi sorniona, mentre il barman si apprestava a prendere altre ordinazioni.
La tequila muriatica, la musica assordante e il mio stomaco da astemia mi rendevano talmente allegra che il senso di leggerezza della testa e le vampate s'impossessarono, prima di quanto programmato, delle mie facoltà cognitive. Eppure, in tutto quel marasma dei sensi, fui certa di sentire una voce dal tono suadente, che accelerò il flusso di alcol e adrenalina nelle vene all'istante.
"Guarda un po’ chi si rivede. Credevo che le ragazzine sbadate avessero il coprifuoco, a quest'ora."

   
 
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