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Autore: lookingzay    04/07/2016    1 recensioni
Uno sfogo di mille parole.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era un pomeriggio d’estate.
Fuori faceva caldo, anche troppo per poter andare al mare, rilassarsi in riva e nel mentre leggere un buon libro o ascoltare un po’ di musica.
Lei girovagava per casa, annoiata. Aveva deciso di prendersi la giornata per se, lontano da amici e casini. Voleva rimanere da sola, in pace con se stessa.
In quel momento, aveva molte cose in testa; ad esempio come fosse stata messa in disparte da una delle persone a cui teneva di più; o al profumo dei biscotti appena sfornati che sua nonna faceva sempre e che adesso, nonostante riprovasse a farli lei stessa, non avevano più lo stesso sapore; oppure al fatto che il prossimo anno, l’ultimo anno di liceo, avrebbe dovuto affrontare il primo vero ostacolo che si presenterà davanti nel corso della sua vita: la maturità! Oppure al fatto che non avesse idea di cosa, come e dove continuare gli studi una volta uscita da quell’inferno.
Una marea di pensieri ed emozioni si mescolavano dentro la sua mente portandola alla confusione più assoluta ma allo stesso tempo, portandola al voler esprimere tutto ciò che l’angosciava e che le procurava una strana pressione al petto.
Fece cadere lo sguardo sul suo computer portatile.
Una voglia indistinta le fece prendere tra le mani quel computer, le fece aprire una pagina word e la fece scrivere.
Scrisse, scrisse e scrisse.
Scrisse di tutto ciò che la tormentava, scrisse della sua famiglia e di quanto le volesse bene, scrisse di ciò che voleva diventare e di come voleva cambiare il mondo e renderlo migliore.
Scrisse se stessa.
Mentre le dita vagavano irrefrenabili nella tastiera, calde lacrime le solcavano le guance e  ricadevano nella labbra, bagnandole, e lei, assaggiandole, poteva sentire quanto amare fossero.
Non sapeva cosa stesse scrivendo, per lei le parole che prendevano forma nello schermo non erano assolutamente collegate l’una all’altra. Non c’era nessun filo logico da spezzare.
Arrivata alla pagina numero cinque, sentiva le sue dita gridare pietà.
Portò la mano destra all’altezza del viso, iniziando a massaggiarla con l’aiuto dell’altra mano, fino a che lo sguardo le ricadde sul braccialetto che mai aveva tolto da quando le fu regalato.
Memorie presero vita davanti ai suoi occhi.
Ricordi di delicate mani tra i suoi capelli, enormi abbracci dati sdraiati, sul prato, con la luce del sole appena tramontato a delinearne i contorni.
Ricordi di scuri cappelli riccioluti, occhi dolci color miele, labbra piene sorridenti e piccole lentiggini spruzzate qua e là.
Ma ciò che si fece più vivido nella sua mente fu il ricordo di una sera, un pacchetto regalo, tante lacrime, un abbraccio, un bacio e un addio.
Lui se ne era andato, aveva lasciato quel posto che lei gli aveva riservato e riscaldato con amore nel suo cuore, un posto non accessibile a chiunque provasse ad entrarci.
Sdraiata nel suo letto, stremata dalla malinconia e dalla tristezza, con labbra tremanti e mani sudate aveva aperto quel pacchetto regalo, trovandoci al suo interno un fine ed elegante bracciale con incise le parole Ma Bonheur, che in francese significa La mia Felicità.
Subito lo aveva indossato e mai più tolto, perché nonostante le avesse spezzato il cuore, precedentemente quel cuore lo aveva fatto suo, ne aveva preso cura e aveva fatto si che si innamorasse di lui.
Massaggiando un punto particolare della sua mano, dei brividi presero a solleticarle la schiena ed il braccio, facendola risvegliare e facendola uscire da quel mondo dei sogni che sempre la evocava in momenti come questi.
Riprese a scrivere e per la prima volta scrisse anche di lui e del loro amore perduto.
Il rimpianto di non aver lottato abbastanza le faceva venir voglia di vomitare e le faceva salire rabbia e disprezzo per se stessa, tale che iniziò a sbattere le mani nella tastiera, chiuse di scatto il computer, si prese la testa tra le mani e tirandosi i capelli, scoppiò a piangere, piangendo per le semplici incomprensioni che caratterizzavano la sua vita.
Pianse, si racchiuse in se stessa portandosi le ginocchia al petto nascondendoci il viso.
Pianse, raggomitolandosi più che poteva nell’angolo del suo letto, che al momento le sembrava troppo grande e troppo dispersivo.
Pianse fino a che una calda mano non le si posò sulla spalla, stringendola quanto bastava per segnalare la sua presenza.
Lei riconobbe subito quel tocco, era quello di sua sorella.
Aveva scritto anche di lei: aveva scritto di quanto dolce fossero i suoi occhi quando la guardava e di quanto invece facessero paura quando si arrabbiava.
Aveva scritto di quanto si sentisse sicura quando c’era lei al suo fianco e di quanto, a volte, non vedeva l’ora che lasciasse la casa.
Aveva scritto dei loro tatuaggi in comune, di quello che significavano per lei e della soddisfazione che aveva provato nel momento in cui li aveva visti finiti sulle loro pelli.
Alzò lo sguardo pieno di lacrime e lo puntò dritto in quello di sua sorella.
In quel momento ci lesse tutta la rassicurazione, l’amore, la fiducia e la generosità di cui aveva bisogno.
E giurò a se stessa che nonostante la vita l’avesse messa davanti a brutti ostacoli, lei sarebbe andata avanti a testa alta solo per quello sguardo.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Eccomi qua.
Parto col dire che non so esattamente cosa tutto questo sia, so solo che, come la protagonista di questa storia, avevo voglia di scrivere.
E che come la protagonista di questa storia, anche io non so bene dove la mia vita andrà a parare. L’unica certezza che ho e che ho sempre avuto, è la mia famiglia.
Con questo brevissimo racconto, volevo risollevare i valori della famiglia che spesso noi tendiamo a sottovalutare o dimenticare e a renderci conto della loro importanza troppo tardi.
Grazie alle nostre famiglie, possiamo superare qualsiasi cosa.
Per me, mia sorella è la persona più importante, ma potrebbe anche essere mia mamma, mio papà, mio nonno e mia nonna, mia cugina, mia cugino/a di 2° grado, un amico/a stretto/a ecc… La famiglia non ha limiti.
Non so se sono riuscita nel mio intento, sinceramente ho scritto, non ho riletto e ho direttamente postato perché sentivo di fare così.
Spero vi sia piaciuto.
Un bacio, V.
(scusate per eventuali errori!)
   
 
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