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Autore: elfanika2    05/07/2016    1 recensioni
E se dopo l'incidente sulla spiaggia, Erik fosse andato a trovare Charles, ancora convalescente all'ospedale?
(dal testo) L'odore di disinfettante e il bianco delle pareti mi davano la nausea, avevo sempre odiato gli ospedali, luoghi di sofferenza e morte, ma per stavolta, solo per oggi, avrei dovuto fare un'eccezione.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era strano indossare abiti normali, ora che il mondo mi conosceva come Magneto e capeggiavo sulla prima pagina dei giornale e per primo nei notiziari.

L'odore di disinfettante e il bianco delle pareti mi davano la nausea, avevo sempre odiato gli ospedali, luoghi di sofferenza e morte, ma per stavolta, solo per oggi, avrei dovuto fare un'eccezione. Tutti pensavano che fossi sparito, quando Charles mi ha detto che l'accaduto era colpa mia, ma io non sono andato via, si ho reclutato altri mutanti, questa mattina. Ma non sono scappato via appena successo, volevo sapere, volevo vedere come stava. E quel che ho sentito mi ha fatto più male del previsto: " Non mi sento le gambe... non riesco a sentire le gambe"

 

Il sangue mi si era raggelato nelle vene e sapevo che non era solo un modo di dire. Avevo capito in quel momento che il telepate più potente del mondo era paralizzato dalla vita in giù e ho compreso di averlo ridotto per tutta la vita sulla sedia a rotelle. Avevo stretto nel pugno il proiettile, ancora sporco del suo sangue, così forte da farmi male alle mani e da ferirmi ma non importava. Avevo ferito l'unica persona che mi aveva mai considerato più di un mostro, l'unico che aveva visto del buono in me.

Mi riscossi quando arrrivai al bancone, nella sala principale dove le infermiere, indaffaratissime stavano smistando cartelle, una ragazza dagli occhi scuri e il sorriso gentile mi chiese con cortesia: " Prego, come posso aiutarla?"

" Salve, sto cercando Charles Xavier"
" È in prognosi riservata. Lei chi è un amico o un parente?". La domanda mi aveva colto un po' di sorpesa. Già chi ero io per Charles? Un parente? No, non abbiamo mai avuto un qualche genere di legame di parentela, anche se per un po' l'ho considerato come mio fratello. Un amico? Di nuovo non posso dire di esserlo, visto quel che ho fatto, ma nessuno sapeva, così per un attimo potevo mentire anche a me stesso: " Si, un amico"

"Mi dice gentilmente il suo nome così posso avvertirlo che sei qui?"
" Mi chiamo Erik" per un attimo alle labbra, mi era salito spontaneo il nome di Magneto. Buffo quanto mi sia lasciato in fretta la mia vecchia vita alle spalle e abbia accettato in fretta quella nuova.

 

L'infermiera mi aveva fatto cenno di aspettare lì e io ero rimasto fermo a fissare il bancone, in attesa che tornasse. Avevo paura che mi avrebbe detto che non voleva vedermi, che mi avrebbe cacciato lui stesso a calci, ormai per modo di dire, pensai con amarezza. Ma quando tornò, mi fece uno splendido sorriso e mi disse: " La sta aspettando" la salutai con un cenno del capo e mi diressi al piano superiore, facendo le scale e poi mi bloccai davanti alla porta. Cosa stavo facendo? Cosa gli avrei detto? Mi dispiace per averti bloccato su una sedia a rotelle? Mi dispiace di aver fatto finire una pallottola vagante nella tua schiena ma comunque non tornerò indietro? Una voce mi riscosse dai miei pensieri: " Erick, sento la tua mente che ronza lì fuori, entra non essere timido, non ce n'è bisogno"

Timido, come se fosse questo a fermarmi. Comunque non potevo andarmene, non adesso che mi aveva scoperto, quindi con un sospiro impercettibile avevo abbassato la maniglia e avevo aperto la porta. La scena che avevo visto non mi aveva affatto rassicurato, accanto a Charles c'erano Moira e Hank che avevano smesso di parlare per fissare entrambi me, sbigottiti. Ma non era quello che mi aveva colpito, me lo sarei aspettato. Però poi ho visto lui, steso su quel letto di ospedale, con il braccio pieno di aghi e flebo, una di sangue e una di morfina presumo, entrambe quasi finite. Nono è attaccato all'ossigeno ed è appoggiato ai cuscini, quasi seduto e sembra stare bene, poi vedo le gambe, immobili sotto le lenzuola mentre lui sposta il bacino. Mi riporta alla realtà un suono che sembra un ringhio, è uscito dalla bocca di Hank che mi fissa con odio. Charles fa un sorriso, il più triste che io gli abbia mai visto impresso sul viso e si rivolge a quei due:" Moira, Hank per favore andate a prendere qualcosa da mangiare e a fare due passi, ne avete bisogno."

Hank risponde, guardandolo dritto negli occhi: " Non pensi sarebbe più saggio se almeno uno di noi rimanesse qui con te? Non mi sembra che lui sia un tipo affidabile" pronuncia la parola lui, con rabbia, tristezza e qualcosa che sembra... disgusto.

 

" Dubito che anche volendo possiamo fare qualcosa per fermarlo. Se è venuto a completare l'opera posso bloccarlo un po' e poi se volesse attaccarmi, non vorrei che voi ci andaste di mezzo. Per favore lasciateci soli qualche minuto"

entambi, controvoglia lo vedo, se ne vanno e mi scoccano occhiatacce torve. Come biasimarli. Sono rimasto sulla porta e non voglio più entrare ma di nuovo sento la sua voce, chiara e decisa: " Entra Erik, ti vedo pensieroso, vuoi dirmi perchè sei qui?"
Perché mi tratta gentilmente? Perché lascia che io entri? Potrebbe leggere i miei pensieri e bloccarmi sul posto, ma non lo fa.

" Perchè non me lo dici tu a cosa penso, Charles" la mia voce si riempie d'astio, emozione che non provo, ma che serve a nascondere il mio dolore.

" Ho giurato a me stesso che non sarei più entrato nella vostra testa senza permesso e poi, non ho affatto voglia di entrare nella tua mente. Devi essere tu a parlare, non voglio essere io ad intrufolarmi. "

" Come vanno le gambe?" la mia voce si incrina sull'ultima parola, maledizione. Eppure quando trovo la forza per guardarlo, la sua espressione tradisce un po' di meraviglia, come se non si aspettasse di sentirsi fare questa domanda, come se non si aspettasse che mi importi. Ma per quale altro motivo dovrei essere qui? La risposta arriva da sola. Pensa che io voglia finirlo.

" Pensi che io voglia ucciderti?" dico, con voce sprezzante e piena di rabbia e insofferenza.

" È una possibilità che ho considerato" ammette lui semplicemente.

 

Una possibilità che ho considerato. Hai cosi poca stima verso di me Charles? Pensi davvero che ti farei una cosa simile? Ma la risposta è evidente, si lo pensa e posso davvero biasimarlo?

" Sei venuto qui per qualcosa in particolare Erik o volevi solo accertarti di non esserti spinto troppo oltre ieri?" chiede con gentilezza, senza pretese, non mi obbliga a rispondere, ma aspetta, paziente.

" Sono venuto a ribardirti il fatto che non tornerò"

" Quello lo immaginavo Magneto. Per quanto triste possa suonare non ho mai pensato che l'avresti fatto, anche se ovviamente l'ho sperato. La mia vita deve valere davvero poco per te." l'ultima frase la pronuncia chiudendo gli occhi e lasciandomi un dolore sordo nel petto.

 

" Forse è così" ma la mia voce, lo sento, manca di convinzione, della giusta determinazione, però lui non sembra notarlo. " Rimane il fatto che io non sia un assassino Charles, quindi puoi stare tranquillo" carico le ultime parole con tutto il sarcasmo di cui sono capace, finchè non noto che qualcosa non va e mi si serra un nodo attorno alla gola e una morsa spietata mi stringe il petto. Sta piangendo. Vedo le sue lacrime scorrere senza ritegno, bagnandogli il petto, mentre alza la testa e mi guarda dritto negli occhi: " Come faccio ad esserne certo, sei solo una persona che credevo di conoscere Erik." sospira e riprende un po' del suo solito controllo, man non fa niente per smettere di piangere o asciugarsi le lacrime e per un attimo sento il bisogno di consolarlo, con ogni fibra del mio essere. " Nonostante tutto quello che abbiamo passato io sento che devo ringraziarti"
 

" Sei forse impazzito, Charles, di cosa vuoi ringraziarmi?" lo guardo, sbalordito.

" Dopo avermi ferito e avermi fatto passare l'inferno, probabilmente pensi che io sia arrabbiato con te, ma no ti sbagli, perchè se non avessi provato a fare tutto quello che poi mi hai fatto, non saprei quanto sono bravo a tirare avanti, quindi ti devo ringraziare, perchè hai fatto di me un guerriero."

"Vuoi forse dire che ho fatto qualcosa di buono?" rispondo in tono di scherno, ma lui non si scompone e invece che mandiarmi al diavolo mi guarda con un sorriso triste:" Sei tu che non credi in te stesso, non il contrario."

" Continueremo ad essere nemici, non verrai mai dalla mia parte vero?"

" Non posso lasciarti distruggere tutti quelli che non la pensano come te e farò quel che devo per ostacolarti se proverai a fare del male ad altre persone"

" Sono certo che farai quel che devi, come me, quando arriverà il momento."

" Erik, domani saremo di nuovo avversari, non conta quel che dirò ora no?"

 

" No infatti, non conta affatto cosa vuoi dire"
" Allora posso parlare senza rammarico. Non ci girerò intorno, Erik. Ti amo."

tra noi era calato il silenzio più totale. Mi aveva davvero detto una cosa simile, non potevo crederci. Ora, proprio ora mi aveva confessato quel terribile segreto, ora che tutto era così irrealizzabile. So che non vuole violare la mia mente, ma sento il suo bisogno di stringermi a se così forte che è come se lo avesse urlato e mi avvicino, solo per sentire una carezza sul viso. Poi, a sorpresa lui si puntella su e mi attira in lieve bacio, denso di significato e di emozioni. So che non stava scherzando quando mi ha detto che mi ama e ora me lo dimostra nell'unico modo che conosce e il mio cuore si scioglie. Non posso accettare che le cose vadano così, che la nostra vita prenda questa piega. Ho trattenuto per così tanto tempo i miei sentimenti, credendo di non essere corrisposto, di essere solo un patetico illuso e invece... invece avevo più di una possibilità. Ho ancora un mondo di scelte davanti, se ho la forza di prendere quella giusta e al diavolo tutto, lo farò.
" Ti amo, Charles. Certo non sarà molto, ma non mi importa più dei ribelli, non mi importa di tutto il resto, tranne che di te. Resterò qui e farò in modo che la tua vita vada meglio, che anche se non puoi più alzarti ti porterò ovunque tu vorrai."

Appoggia la testa sul mio petto, stanco e la sensazione che provo a quel contatto è piacere, come un balsamo bollente che scivola per tutto il mio corpo, irradiandolo di gioia e so che non vorrei essere da nessun altra parte.

" Non chiedo altro che averti qui Erik, giura che non te ne andrai"
" Lo giuro" e stavolta, Charles, manterrò la parola data, costi quel che costi, te lo prometto.

Sento un sussurro nella mia testa e mi sfugge un sorriso: " Lo so, sono certo che lo farai"

   
 
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