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Autore: killerqueen95    05/07/2016    2 recensioni
-Allora Aria, sai perché sei qui?- chiede lei sempre con quel sorrisino stampato in faccia.
-I miei credono che io sia una disadattata … credo. Oh no, aspetti, riformulo tutto. I miei credono che io sia una disadattata, ubriacona e drogata. Dunque si, credo di sapere perché mi trovo qui, anche se non ne vedo l’esatta necessità. – sbotto io sorridendo esattamente come continua a fare lei.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3^ giorno
Non so bene come sia arrivata qui. So solo che stavo camminando e poi mi sono ritrovata davanti allo studio della dottoressa Sullivan. La pioggia mi ha completamente infradiciata rendendo pesanti i miei vestiti, le scarpe da ginnastica scricchiolano sullo zerbino marroncino mentre allungo il dito e suono il campanello.
-Chi è?- sento dire dalla dottoressa attraverso il citofono.
-Sono Aria.-
Il portoncino rosso scatta e io entro spingendolo con forza, osservo per un secondo la tromba delle scale e poi inizio a percorrerla correndo a grandi falcate. Più volte rischio di rompermi l’osso del collo scivolando sul marmo liso.
 Quando arrivo alla porta della dottoressa la vedo nella soglia che mi aspetta, ha l’aria alquanto sorpresa. Non indossa uno dei suoi vestiti eleganti, ma ha tutta l’aria di una ragazza assolutamente normale. Porta un paio di jeans aderenti grigi, un dolcevita nero con alcuni brillantini argentati. Non porta i tacchi, ma comode scarpe da ginnastica della collezione scorsa. I capelli le scendono lungo tutta la schiena, hanno un’aria morbida e curata, una cosa che non tutti si possono permettere.
-Aria, oggi è il mio giorno libero … lo sapevi?- mi chiede con fare titubante.
Annuisco silenziosa mentre sento i suoi occhi vagare su di me. So benissimo cosa sta vedendo; una ragazzina esile come un uccellino completamente fradicia, devo avere anche uno sguardo spiritato accentuato dal mascara che continua a colarmi in tutto il viso facendomi assomigliare ad una sorta di cucciolo di panda. Tremo per il freddo mentre lei si sposta dalla porta facendomi segno di entrare.
La porta si chiude silenziosamente e io vado verso lo studio della Sullivan lasciando dietro di me una striscia di acqua. Non oso sedermi nel divano di pelle, così rimango in piedi al centro della stanza con aria smarrita.
-Siediti pure, il divano si asciugherà, non preoccuparti. Vuoi una tazza di cioccolata per riscaldarti?-
-No … sto bene così. Voglio raccontarle tutto, sono pronta a parlarle seriamente di me … voglio liberarmi da questa spirale in cui mi sono infilata- lo dico con foga alzando la voce.
Lei si alza immediatamente per andare verso la scrivania dove prende il suo magico taccuino con la penna e poi torna a sedersi nella poltrona davanti a me.
-Parla pure … inizia da dove più preferisci-
-Non ho iniziato a distruggermi a 12 anni e nemmeno a 15, il vero problema è iniziato verso i 16 e 17. Si, diciamo pure che verso i 17 la cosa mi è sfuggita di mano. Ho iniziato ad essere infelice a non avere più quella grande voglia di impegnarmi nelle cose della vita, ho iniziato ad essere insoddisfatta di me stessa e a credere di non poter combinare nulla di positivo. Così ho iniziato con l’autolesionismo. Era bello vedere il sangue colare, mi sentivo come se la tristezza scivolasse via da me e andasse lontano. Il dolore pungente delle ferite mi faceva dimenticare il dolore che provavo nell’anima. Mi sentivo sollevata e più leggera, ma se all’inizio questo benessere durava giorni, con l’andare del tempo durava ore … secondi. Al giorno riuscivo anche a farmi più di dieci tagli, in diverse zone del corpo. L’autolesionismo è come una droga, una volta che inizi non riesci a smettere così facilmente, rimani assuefatta dalla sua potenza e incantata dal sangue che sgorga fuori dalle ferite.-
-Così ho iniziato ad autodistruggemi. E i motivi erano appunto diversi. A scuola non stavo bene, io ero sempre fuori dal coro, non mi piacevano gli altri e non amavo mischiarmi con loro … forse è anche per questo che ho cambiato così tante volte scuola. Ben presto mi sono resa conto, io stessa, di non piacere a loro, esattamente come loro non piacevano a me, li unici che mi apprezzavano erano loro .. i miei amici che così tanto vengono disprezzati. Forse un po’ perché sono strani anche loro, o forse perché da qualche hanno erano gli unici che si erano presi la briga di guardarmi anche solo un minimo dentro.-
-A casa le cose non erano di certo meglio. I continui paragoni tra me e mia sorella stavano iniziando a scocciarmi e a farmi calare l’autostima. Così ho iniziato ad ignorare i miei, hanno perso la metà dell’importanza che gli davo prima.-
-Ma in realtà questo è solo una sorta di prologo, cioè questo è solo stato l’inizio di tutto. Il male più grande è iniziato nel momento in cui ho conosciuto lui, il serpente velenoso e incantatore che mi ha trascinata all’inferno con lui. Il suo è stato puro egoismo. L’inferno gli piaceva, ma si sentiva solo e ha deciso di portare me con lui. Se mi chiedessero di descrivere il diavolo, credo che prenderei lui come chiaro esempio.-
-È entrato nella mia vita creando grandissimo scompiglio. È scivolato lentamente senza che me ne accorgessi e nel giro di pochissimo mi aveva già incantata e avvolta tra le sue spire.-
-Lui era un grandissimo bevitore e io ho iniziato a seguirlo. Ogni giorno mi sbronzavo, ogni giorno bevevo qualcosa di nuovo con lui e la mia testa alternava ore in cui era leggera come un palloncino, ad altri in mi sembrava di aver dentro un macigno. Non mangiavo più, ma bevevo e basta e mi piaceva perché ero con lui … ma poi l’intero sogno è finito.-
-Perché nonostante io fossi piena di problemi, lui ne aveva molto di più. Il suo più grande problema era il non saper amare. Lui sapeva solo distruggere ciò che avrebbe voluto amare. E così è stato-
-Dopo questo non starò qui a spiegare i miei sentimenti di profonda delusione, ma ti posso dire che ho iniziato a distruggermi. L’alcool non è più stato mio amico, ma il mio peggior nemico. Passavo i sabati ridotta ad uno straccio, buttata sui gradini di qualche scala o su qualche panchina. Continuavo a bere e a bere … sino a sentirmi l’anima sporca e continuavo a tagliarmi e tagliarmi sino a ridurre la mia anima a brandelli …-
-La prego- sussurro tirandomi su una manica e mostrandole i tagli e le cicatrici rosse – lei mi deve aiutare.-
 
 
 
Okaaaayyyy, siamo arrivati alla fine. Mi scuso se qualcuno dovesse rimanere deluso, ma non ho mai avuto l’intenzione di scrivere una storia lunga, volevo solo descrivere le fasi di un percorso ed è quello che ho fatto.
Fatemi sapere cosa ne pensate!!!
_cherryred_
   
 
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