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Autore: Shadow writer    05/07/2016    0 recensioni
Ognuna di queste storie è ispirata ad una canzone, di cui porta il titolo, i frammenti e la musica.
Nei miei racconti ho cercato di descrivere la Vita, come i cantanti hanno espresso sulle note delle loro canzoni. Queste sono le storie, di Theo, che chiede solo un po' di tempo, di Jem che di tempo ne ha avuto fin troppo, di Talia che è arrivata troppo in alto, dopo essere stata troppo in basso, di Andy, che vuole smettere di credere negli altri, di Selene, che ha riposto troppa fiducia nelle persone, di Mila e Nathaniel, che amano la notte, e di tutti gli altri che vivono come noi, che sono come noi.
Perché alla fine, non siamo poi così diversi.
Genere: Commedia, Drammatico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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We don't believe what's on TV
(Twenty one pilots)


Ognuno di questi racconti è ispirato da una canzone, di cui contiene la musica e i frammenti. Per questo consiglio di ascoltare la canzone prima e/o mentre lo si legge.

Ecco il link della canzone: https://m.youtube.com/watch?v=zZEumf7RowI



We don't believe what's on TV,
Because it's what we want to see,
And what we want, we know we can't believe,
We have all learned to kill our dreams.




L'acquazzone estivo lo colse come un gavettone lanciato a sorpresa, a meno di duecento metri dalla sua meta.
Imprecando a mezza voce, si piegò sul fagotto che portava con sé con la speranza che il porta abiti di plastica fosse veramente impermeabile.
Accelerò si scatto, correndo a testa bassa e maledicendo la sua gamba, fino a che raggiunse l'edificio scuro con l'insegna a neon spenta che recitava "Boulevard 14".
Spalancò con una spallata la porta d'ingresso e sbucò nella sala principale del locale.
Durante le sue serate di gloria, lo spazio era così affollato che se ti muovevi troppo scatenavi un catastrofico effetto dominio su un centinaio di persone, per questo era sempre strano vederla così deserta durante il giorno.
Le sedie erano ribaltate sopra ai tavoli, facendo sembrare la sala ancora più grande e desolata.
L'unica nota di allegrezza, o meglio, le uniche note, erano quelle che uscivano dalle casse in quel momento, accompagnate dal rumore dei tacchi della ballerina sul palco.
Andrew si fermò per un istante ad ammirare la figura femminile che si muoveva sinuosamente sulla scena, facendo ondeggiare il gonnellino di frange insieme ai lunghi capelli dorati.
«Hai fatto shopping?» una voce proveniente dal balcone lo sorprese.
Bram Richmond, nonché proprietario del locale, era un uomo ben piantato, dal cranio pelato e la lucida barba nera.
«Mi dispiace, ma non ti ho preso nulla» replicò il giovane con una finta voce dispiaciuta, sogghignando.
«Immaginavo» ribatté Bram senza scomporsi. 
L'uomo si appoggiò la legno lucido del bancone e si sporse per seguire i movimenti della figura sul palco.
«È brava» commentò poi, provocando una risata ad Andy.
«Brava?» ripeté lui divertito «Nel caso non te ne fossi accorto è grazie a lei che fai il pieno ogni weekend!»
«Speravo venissero tutti per cercare di sedurmi» replicò Bram. Come ogni volta che faceva una battuta, la sua espressione non cambiava e manteneva un tono serio, che rendeva le parole molto più comiche.
I due furono distolti dalla conversazione perché la musica si era fermata e con lei anche la ballerina, che ora stava
ferma al centro del palco, con il petto che si alzava e abbassava velocemente per recuperare fiato.
Prese un ultimo profondo respiro, dopo di che si avvicinò alla scaletta che scendeva nella sala e avanzò verso i due uomini. 
Mentre si avvicinava i suoi lineamenti divennero più nitidi: aveva un volto ovale, due grandi occhi azzurri che le conferivano un'aria infantile nonostante il corpo che avrebbe fatto invidia ad una modella, dalle curve fasciate con una corta gonnellina a frange e un top.
Andy nascose il porta abiti dietro alla schiena e sorrise alla ragazza in avvicinamento.
«Ciao» lo salutò lei ricambiando il sorriso. «Come sono andata?»
«Ho visto solo l'ultimo pezzo, ma direi niente male» rispose lui
La ragazza si voltò verso Bram, ma Andy attirò la sua attenzione aggiungendo: «Ho una sorpresa»
Lei sgranò gli occhi e il suo sorriso si allargò.
«Cos'è?» chiese agitata.
«Non ora e non qui. Andiamo di sopra» le disse con un'espressione maliziosa.
Lei ridacchiò e si lanciò su per l'ampia scalinata dietro al bancone. Andy intercettò lo sbuffo divertito di Bram, poi si affrettò a seguire la ballerina.
Non poteva correre alla sua velocità, a causa della sua caviglia, ma lei lo sapeva, infatti si era fermata al primo piano.
Affacciandosi verso il basso i suoi capelli castano dorati erano caduti davanti alla sua spalla folti e scompigliati. Nella
mano faceva dondolare i tacchi che aveva usato per ballare e i suoi piedi nudi sbucavano da sotto il sostegno del corrimano.
Appena lui l'ebbe raggiunta, riprese la salita a saltelli rapidi sui gradini, rallentando di tanto in tanto per aspettarlo. 
Giunse per prima al quinto piano ed entrò nella camera spalancando la porta. 
La stanza  aveva un soffitto spiovente che seguiva le linee del tetto e quindi si abbassava fino a raggiungere l'altezza di mezzo metro alle estremità.
La ragazza era ferma al centro, con un sorriso estasiato dipinto sulla faccia, e questa vista ne strappò uno anche ad
Andy.
«Chiudi gli occhi, Em» le disse e ottenne uno sbuffo di risposta, ma lei ubbidì. 
Il giovane si avvicinò al grosso armadio di legno e dopo aver tolto la custodia di plastica, vi appese il vestito che portava con sé.
«Posso?» domandò Em facendo dondolare il capo. Andy le posò le mani sulle spalle: «Ora sì»
La ragazza si voltò e quando mise a fuoco la novità, sgranò gli occhi. 
Appeso davanti a lei c'era un vestito stretto, rivestito di paiettes riflettenti che catturavano i colori circostanti nel suo leggero ondeggiare.
«Oh Andy!» sospirò «È bellissimo! Ti sarà costato una fortuna!»
Em non poté impedirsi di ammirare la qualità dell'abito cercando di indovinarne il prezzo.
«Non preoccuparti» le sussurrò, senza toglierle le mani dalle spalle «Ti serviva un abito nuovo»
Lei sbatté le lunghe ciglia e sorrise: «Posso metterlo per il Grande Spettacolo tra due settimane!»
«Sarai favolosa!» bisbigliò lui e si chinò per stamparle un bacio sulle labbra, facendo scivolare le mani sui fianchi
della ragazza.
Em si aggrappò al suo petto e si alzò in punta di piedi per tentare di diminuire la differenza di altezza. 
Quando si staccò da lui e sollevò le palpebre, la ragazza si specchiò nelle iridi verdi-azzurre di Andy e sorrise, perdendosi in quei colori.


I need to know that when I fail you'll still be here,
'Cause if you stick around I'll sing you pretty sounds,
And we'll make money selling your hair.



«Andy?»
«Mmh...» 
Il mugugno del ragazzo si levò dal bozzolo di lenzuola in cui era avvolto. Solo i suoi capelli color sabbia emergevano arruffati.
Em si sollevò su un braccio: «Stai dormendo?» 
«Sì» bofonchiò lui.
Lei sbuffò e ricadde sul letto facendo saltellare il materasso.
«È lunedì, ho sonno» mugugnò Andy al suo fianco.
«Io non ho detto nulla»
«Hai sbuffato»
«Mi annoio»
«Va' a cercare Bram, lui sarà già sveglio» 
«Anche tu lo sei» commentò Em divertita.
«No» replicò Andy «Io sto dormendo»
Sorridendo, la ragazza si sollevò nuovamente e si allungò verso di lui.
«Em, che stai facendo?» bofonchiò Andy senza muoversi.
«Niente» si trattenne a stento dallo scoppiare a ridere.
Quando stabilì di essersi allungata abbastanza, fece calare le mani sul petto del ragazzo. Lui cominciò a dimenarsi convulsivamente, scosso dalle risate del solletico.
«No, fermati, fermati» gridava cercando di intercettare le sue mani, ma Em era veloce e continuava a colpirlo in punti diversi.
«Ti prego, smettila, per favore!»
«No no» replicò lei scoppiando a ridere. 
Andy aveva le lacrime agli occhi e non riusciva a smettere di dimenarsi.
«Be', l'hai voluto tu» il ragazzo si sollevò all'improvviso e Em contro il materasso ribaltando la situazione. La ragazza prese a dimenarsi, ridendo a crepapelle, ma la presa del ragazzo era salda e non le permetteva alcuna via di fuga.
All'improvviso Andy si fermò e rimase a fissare la ragazza davanti a lui. Sulle labbra di entrambi aleggiava ancora l'ombra di una risata. Intorno al volto arrossato di Em si spalancava la chioma castano dorata aperta a ventaglio sul cuscino.
La ragazza ne approfittò per spingere Andy con tutte le sue forze e costringere lui contro il materasso. I suoi capelli caddero come un manto sul petto dell'altro.
Poi lei si chinò e lo baciò sulle labbra. Andy le circondò il volto con le mani, stringendola a sé e il corpo di Em si adagiò sul suo.
Rimasero in silenzio per qualche istante, abbracciati, poi lei disse: «Sai che mi piacerebbe tagliare i capelli?»
Andy rise: «Davvero?»
«Sì, non li ho mai avuti corti. Penso che mi darebbero un'aria più...matura!»
Il giovane rise ancora, accarezzando la morbida chioma di Em.
«Quando sarai famosa, faremo soldi vendendo i tuoi capelli»
«Perché?» Em sembrava tanto divertita quanto sconcertata dalla proposta.
«Perché alla gente piace. Devi imparare a conoscere le loro piccole pazzie e far leva su queste se vuoi sopravvivere»
Lei ridacchiò: «Lo terrò a mente»
«Brava ragazza!» 
Lei si sollevò e i due si fissarono negli occhi per un istante, poi Andy si allungò verso Em e le loro labbra si toccarono ancora.


But I don't care what's in your hair, I just wanna know what's on your mind, I used to say, "I wanna die before I'm old, " But because of you I might think twice.


Andy fece saltare lo sguardo tra le due tavolette di cioccolato, indeciso. 
Non c'era nulla che potesse farlo propendere per una o l'altra. Sbuffando, lanciò entrambe nel cestino della spesa e proseguì il suo giro.
Adorava andare al piccolo supermercato poco distante dal "Boulevard 14" di sera, così che fuori era buio e all'interno le luci a neon illuminavano  le corsie conferendo un'aria surreale e plastica.
Concluse il suo giro e mentre si avvicinava alla cassa, riconobbe una figura massiccia nella corsia successiva. 
Imprecando tra sé e sé, valutò quali via di fuga aveva.
Il grosso omaccione era poco distante dall'entrata e dalle casse, quindi avrebbe dovuto fiancheggiarlo in ogni caso.
Mettersi in coda avrebbe significato esporsi inconsciamente al pericolo. Quell'uomo era più che capace di farlo fuori davanti ai presenti.
Si decise ad abbandonare il cestino accanto alla scaffale e calandosi il cappuccio sul volto, si diresse verso la cassa meno affollata.
Chiedendo 'permesso', cercò di passare tra le persone in coda, ma quando fu giunto alla fine, un uomo in uniforme, responsabile della sicurezza si parò davanti a lui.
«Buona sera agente» lo salutò Andy sfoderando uno dei suoi sorrisi più seducenti, ma evidentemente il suo fascino era inferiore all'aria sospetta del cappuccio.
Lo abbassò rapidamente, ma l'agente non sembrò ancora convinto.
«Cos'hai comprato all'interno?» gli domandò scrutandolo come se volesse trafiggerlo con gli occhi.
«Nulla» rispose Andy e per dimostrarlo spalancò le braccia.
L'uomo inarcò un sopracciglio: «Allora non avrai nulla in contrario se ti perquisisco?»
Il ragazzo lanciò uno sguardo fugace alla figura massiccia. Si trovava ancora al di là delle casse e sembrava ignaro della sua presenza.
«Nessun problema» disse all'agente con un sorriso tirato. Ora che non avrebbe potuto convincerlo, era inutile sprecare fascino sull'uomo.
L'altro lo fece spostare nell'angolo più distante dalle uscite e questo provocò una manifestazione di imprecazioni nella testa di Andy, con tanto di striscioni con insulti.
Gli fece togliere la felpa e lo tastò sulla maglia a maniche corte e poi sui jeans. Mentre si abbassava verso le scarpe, Andy commise l'imperdonabile errore di voltarsi.
Gli occhi del macigno umano incontrarono i suoi. Inizialmente i due si scambiarono uno sguardo vacuo, ma lentamente cominciarono entrambi ad elaborare ciò che avevano visto.
Il macigno riconobbe il volto e la sua faccia si contrasse in una smorfia di rabbia. Si lanciò in avanti nello stesso momento in cui Andy balzò via dalla prese dell'agente e si gettò verso la porta.
La spalancò con una spallata ed emerse nella strada buia. Svoltò velocemente a sinistra, verso il "Boulevard 14" ma una grossa mano artigliò la sua maglietta e lo trascinò nel vicolo a fianco del supermercato.
«Tu» il ringhio dell'uomo lo colpì sul volto insieme al suo alito.
«Merda, spero che tu fossi là dentro per comprare un buon collutorio. Se t'interessa, te ne posso consigliare uno contro l'alitosi»
Dalla gola dell'uomo emerse un verso animalesco
«Seriamente amico, il tuo problema non deve essere preso sotto gamba. Pensa a quanto fanciulle scapperanno...» il giovane fu costretto ad interrompersi quando il macigno lo staccò dal muro per sbatterlo contro con maggiore violenza.
«Non c'è bisogno di arrabbiarsi! Se a scappare sono uomini, per me non è un problema...»
«Tu» il ringhio dell'uomo lo interruppe.
«Io» replicò Andy deglutendo. Gli occhi dell'altro sembravano due bracieri ardenti.
«Sei quel bastardo zoppo che mi ha rubato tutto!» abbaiò sul suo volto.
«Amico, non prenderla male. Diciamo che io ti ho dato una nuova possibilità. Eri contento della tua vita prima?»
«Che cazzo stai dicendo?!» la presa sul collo del ragazzo si fece più soffocante.
«Vedi? Risposta aggressiva. Significa che ho fatto centro. Se non hai sistemato la tua vita dopo il mio...intervento, sei stato un coglione, scusa se te lo di...» questa volta Andy fu fisicamente interrotto, perché il colpo sullo stomaco gli spezzò il fiato, facendogli morire le parole in gola.
«Non si scherza con Big Jim» sentenziò l'uomo in tono rabbioso.
Il ragazzo alzò gli occhi su di lui, accennando un sorriso, ma si costrinse a rimanere serio, tirando le labbra verso il basso. L'altro lo notò subito e lo fulminò con gli occhi: «Che c'è?»
«Scusa ma...» si lasciò scappare una risata «Parli di te stesso in terza persona?»
Aveva le lacrime agli occhi dallo sforzo di trattenersi, troppo divertito. L'uomo parve colto alla sprovvista.
«Oppure sei talmente grosso che ti sei diviso in due emisferi e uno si riferisce all'altro parlando in terza persona? Cazzo...» il pugno del macigno lo colpì ancora una volta all'addome. Andy strabuzzò gli occhi e si costrinse a non vomitare.
«Non mi piace il tuo atteggiamento, ladro bastardo» ringhiò l'altro.
«Potrei dirti lo stesso» gemette il giovane dolorante.
L'uomo cercò di colpirlo in pieno volto, ma anni di pratica gli permisero di prevedere il colpo e schivare.
«Non rovinare il mio bel viso, per favore. Mi guadagno da vivere anche con questo» commentò con finta aria seccata e questo gli procurò un calcio al cavallo.
«Centro completo, Big Jim» si congratulò senza fiato. Sarebbe caduto sulle sue ginocchia se il macigno non lo avesse tenuto saldamente per il collo.
«Non ho ancora finito con te» gli grugnì sul volto.
Andy accennò un sorriso sghembo: «Non ci speravo. Proprio ora che comincio ad eccitarmi.»
Un nuovo colpo lo fece rantolare.
«Un altro centro per Big Jim»


Em piluccò qualcosa dal piatto che aveva di fronte senza appetito. Aveva cominciato la cena mezz'ora prima sperando che Andy la raggiungesse in fretta, ma del ragazzo non aveva visto nemmeno l'ombra.
All'inizio la cosa l'aveva irritata, le aveva promesso che avrebbero cenato insieme la sera prima del Grande Spettacolo, e non si era presentato. Poi, con il passare del tempo, aveva cominciato a preoccuparsi. 
Andy aveva sempre qualcosa da fare e lei non si curava dei suoi piccoli ritardi. Ma quella sera l'attesa aveva preoccupato anche Bram, che si era alzato lasciando intatto il suo terzo piatto ed era scomparso. Nonostante non avesse parlato, Em intuì chiaramente la direzione dei suoi pensieri.
La ragazza rigirò la forchetta nel piatto, facendo stridere l'acciaio contro la ceramica, ma il rumore non le diede alcun fastidio, troppo immersa nelle sue divagazioni mentali.
Qualche minuto più tardi, Bram sbucò nella sala. La sua faccia scura era piuttosto eloquente ed Em non ebbe bisogno di fare domande. 
Non l'aveva trovato.
L'uomo perquisì visivamente la sala e quando realizzò che c'era solo la ragazza, bofonchiò qualcosa di cui le distinse solo "fuori".
Ma Bram si era appena voltato verso la porta quando dalla stessa emerse una figura.
Em scattò in piedi e sgranò gli occhi: «Dio mio»
Andy zoppicava molto più del solito e a fatica si trascinò all'interno del locale. Il suo volto era livido di ematomi e un labbro sanguinante conferiva un colore surrealmente rossastro alla sua bocca.
«Che diavolo è successo?» sbottò Bram aiutandolo a sedersi, mentre Em correva verso la cucina.
«Un uomo permaloso mi ha riconosciuto dopo che lo avevo fregato, qualche anno fa» Andy s'interruppe, con una smorfia di dolore, poi parve assumere un'aria divertita: «Non c'è che dire: un'ottima memoria»
Bram sbuffò: «Anche un ottimo gancio destro mi sembra»
Il ragazzo ridacchiò, mentre Em tornava dalla cucina.
«Cosa c'è di tanto divertente?» domandò lei corrucciandosi. Teneva tra le mani un sacchetto del ghiaccio avvolto in uno straccio.
«Se non puoi uccidere i tuoi demoni, prenditi gioco di loro» rispose Andy con un sorriso che rimaneva affascinante nonostante gli ematomi vermigli che gli tingevano la pelle.
«Il modo migliore per finire ammazzati» commentò Bram piazzandosi davanti a lui, mentre Em gli tamponava i lividi con il sacchetto. Andy sussultò e s'irrigidì, ma strinse i denti costringendosi a rimanere fermo.
«Come hai fatto ad andartene?» proseguì l'uomo e la domanda fece sorridere il ragazzo.
«Ho finto di accasciarmi e appena ne ho avuto l'occasione sono scappato»
«Qualcuno direbbe che non hai alcuna dignità»
«A volte ne vale la pena» il sorriso di Andy si era allargato e lasciava intendere qualcosa.
Sotto gli sguardi interrogativi di Bram ed Em, il ragazzo infilò una mano nella tasca dei jeans ed estrasse un portafoglio di pelle nera.
Em sbuffò, lasciandosi scappare una risatina: «Sei incorreggibile!»
Lui ammiccò, malizioso, mentre apriva il portafoglio e ne estraeva delle banconote.
«Queste sono per noi» disse tendendole alla ragazza, poi lanciò il portafoglio a Bram: «Ho trovato anche la tessera di una videoteca, probabilmente scarica, e dell'erba. Facci quello che vuoi»
L'uomo sbuffò ancora, ma fece un cenno d'assenso e, nascondendo il portafoglio nei pantaloni, li lasciò soli.
«Sei stato stupido» commentò Em guardandolo negli occhi acquamarina.
Lui la prese per i fianchi e la fece sedere sulle sue gambe, anche se lo sforzo gli costò una fitta all'addome.
La ragazza continuò imperterrita a tenere il ghiaccio sul suo volto, spostandolo di tanto in tanto.
«Non ho cominciato io» replicò lui come un bambino litigioso.
Em sbuffò, facendo svolazzare una ciocca di capelli che le era caduta sul volto concentrato.
«Ne valeva davvero la pena?»
Andy sorrise, accarezzandole i fianchi con le dita.
«Per te, ne vale sempre la pena»

I need to know that when I fail you'll still be here,
'Cause if you stick around I'll sing you pretty sounds,
And we'll make money selling your hair.


«Sei un fottuto genio» mormorò Bram ad Andy e l'altro sogghignò.
«Per me significa molto che tu lo riconosca» ribatté con una mano sul cuore e un tono esageratamente teatrale.
Ma, anche senza scherzare, sapevano entrambi che era vero. Il Grande Spettacolo non era altro che un normale show, ma avveniva durante il periodo dell'anno con più clienti.
E in quel momento guardavano tutti il palco, ammaliati.
L'abito luccicante di Em catturava ogni singolo colore presente nel locale e lo rifletteva verso gli spettatori. La coreografia era costruita su quell'abito e su quella ballerina perché ogni movimento metteva in risalto la bravura di lei o le mille sfumature del vestito.
C'era un silenzio irreale nella sala, perché nessuno osava fiatare per il timore di rovinare quella visione magnifica.
E la maggior parte del merito andava ad Andy. 
Era stato lui a scegliere cosa Em dovesse indossare e quelli movimenti dovesse fare. Coreografo e costumista. Ormai ci era abituato, ma vederla ogni volta su quel palco mentre seguiva i passi che lui le aveva insegnato, lo riempiva di gioia e orgoglio.
Quando la ragazza si fermò, in mezzo al palco, illuminata dall'occhio di bue, l'abito sembrava bianco. Em era un angelo. La folla capì che il balletto era finito ed esplose in un boato di applausi e grida.
Andy batté le mani urlando quasi fosse ad un concerto. Gli parve di vedere un'occhiata divertita sul volto di Em, mentre s'inchinava. Quando la luce si spense, la sagoma scura della ragazza scomparve dietro alle quinte.
Andy si affrettò verso la porta che conduceva ai camerini e bussando si fece aprire da Taylor.
«La tua ragazza è stata grande stasera» si sentì dire mentre sfilava all'interno.
«Lo so» rispose con un sorriso a trentadue denti che gli faceva dolore tutto i lividi sul volto ma che non riusciva a trattenere.
Raggiunse il camerino di Em facendosi largo tra uno sproloquio di complimenti da mille persone diverse.
Appena riuscì ad aprire la porta, se la chiuse velocemente alle spalle per isolarsi dal resto dell'affollato corridoio.
Em era al centro della stanza, con ancora il vestito luccicante addosso, ma aveva sciolto i capelli dalla sua acconciatura di scena e ora la folta chioma cadeva scompigliata sulle sue spalle. Teneva tra le mani una bottiglia d'acqua aperta e guardava Andy con le labbra socchiuse. Quando i suoi occhi misero a fuoco il ragazzo, sorrise e appoggiando la bottiglia al tavolino si avvicinò a lui, che la strinse tra le braccia.
«Sei stata bravissima» le sussurrò in un orecchio, sentendo il suo corpo caldo premuto contro il suo.
«Ti ho visto, nella folla»
«Sì, ero quello che ti ammirava di più» 
Lei ridacchiò e lo colpì scherzosamente suo braccio.
«Ti amo, Em» le parole di Andy provocarono un brivido di piacere lungo la schiena della ragazza.
Lei sorrise dolcemente: «Ti amo anche io»
Lui rise, poi si chinò e poggiò le labbra su quelle di Em. Le mani della ragazza affondarono nei suoi capelli color sabbia per attirarlo a sé. Ad un tratto lei perse l'equilibrio e lo trascinò indietro con sé, ma ruotando fu Andy a cadere sulla sedia, con Em sulle gambe, come una bambina.
Lei appoggiò la testa al suo petto scosso dalle risate, socchiudendo gli occhi. Sentiva le dita del ragazzo che le accarezzavano con dolcezza i capelli.
Ascoltò il cuore di Andy e quando lui parlò, la voce gli vibrò nel petto.
«Faremo soldi vendendo i tuoi capelli, quando sarai famosa» disse come una dolce litania che la fece addormentare on il sorriso sulle labbra.


«Em!» chiamò Andy facendo irruzione nel "Boulevard 14".
«Dubito che ti senta dal quinto piano» commentò Bram da dietro il bancone, con il capo chino sul giornale che stava leggendo.
Il ragazzo imprecò e chiese: «È al quinto piano?»
«Non lo so» rispose l'altro continuando a leggere.
Andy sbuffò: «Allora perché l'hai detto?»
«Era solo una constatazione» si giustificò Bram senza scomporsi.
«Una constatazione di merda» ribatté Andy cominciando a salire le scale dietro al bancone.
«Em!» gridò zoppicando per i gradini. Continuò a salire fino a che non udì la ragazza rispondere. Era al terzo piano.
Si fermò su quel pianerottolo e raggiunse la porta dietro cui sentiva la voce di Em. La ragazza stava riordinando i costumi di scena distribuiti nella stanza. Andy scorse anche Kayla, che sistemava un'altra pila di abiti.
Quando si affacciò sulla soglia, Em si voltò verso di lui, scuotendo la lunga chioma castano dorata.
«Ciao» lo salutò avvicinandosi con un sorriso dipinto sulle labbra.
«Ciao» Andy si chinò per stamparle un bacio.
Il sorriso della ragazza si allargò: «Perché mi cercavi?»
Lui ammiccò: «Perché ho una buona notizia!» 
Gli occhi di Em s'illuminarono, implorandolo silenziosamente di parlare.
«Durante il Grande Spettacolo, il direttore di una compagnia di ballo ti ha notata»
«E...» lo incitò lei.
«E sei iscritta ai provini che si terranno fra un mese!»
Em lanciò un gridolino e gli gettò le braccia al collo. Lui l'afferrò per i fianchi e la strinse a sé, ignorando Kayla, che sbuffava dall'altra parte del stanza.


We don't believe what's on TV,
Because it's what we want to see,
And what we want, we know we can't believe,
We have all learned to kill our dreams.
 
 
«Stai calma» ripeté Andy ad Em per la milionesima volta. La ragazza non la smetteva di asciugarsi nervosamente le mani sudate sui pantaloni.
«Non sei tu quello che dovrà esibirsi davanti ad una giuria tra meno di venti minuti!» replicò lei agitata.
Andy sorrise, cercando di nascondere la tensione che lo aveva involontariamente colto.
Em stava finalmente per fare un vero provino e anche se non aveva dubbi che l'avrebbero presa, si sentiva ugualmente agitato. Aveva visto le altre ballerine esibirsi ed erano tutte largamente inferiori a lei sia per tecnica che espressività.
Chiamarono due numeri prima di Em e la ragazza che portava il contrassegno si alzò in piedi, evitando volutamente lo sguardo delle altre in attesa.
«Il fatto che ci sia un solo posto disponibile non aiuta a rendere la competizione "sana"» commentò Em chinandosi verso Andy.
«Potrebbero anche evitare di esibirsi, perché è evidente chi ne uscirà vincitrice» replicò lui scoccandole un bacio sulla guancia.
Lei rise leggermente e riprese a scaldarsi con aria nervosa.
Un quarto d'ora più tardi, chiamarono il suo numero ed Em dovette seguire una donna dalla gonna plissettata verso il palcoscenico su cui si sarebbe dovuto a esibire. 
«Stendili» le sussurrò Andy mentre lei si toglieva pantaloni e felpa e rimaneva con culotte e top. La ragazza rispose con un sorriso, poi proseguì verso il centro del palco.
«Numero 214» annunciò una voce «Emmalyn Grandet»
Em rivolse un lieve cenno di saluto al cinque giudici, poi prese posizione.
Ballò come una dea. 
Andy si chiese se le dee ballassero, ma più la guardava, più si rendeva conto che non poteva dubitarne, perché ne aveva una davanti agli occhi.
Era semplicemente meravigliosa. Le linee del suo corpo scivolavano fluide nell'aria e non si sarebbe potuto stabilire se era lei a seguire la musica o la musica a seguire lei. I suoi lunghi capelli erano raccolti in uno chignon che la faceva apparire il suo portamento molto più elegante e raffinato di quanto non fosse già.
La musica si fermò ed Em ritornò nella posizione iniziale, come se tutto fosse stato solo un sogno.
Due dei giudici si alzarono in piedi per complimentarsi con lei, poi la fecero uscire.
Lei si tuffò tra le braccia di Andy tremando.
«Ehi, sei stata grandiosa» le sussurrò in un orecchio. 
Lei rise: «Tu sei di parte!»
«No, Em, alcune cose sono davvero evidenti»
La ragazza si staccò dal suo petto e lo fissò con gli occhi azzurri colmi di gioia.
«Grazie» bisbigliò sulle sue labbra.
«Ti amo» sussurrò lui, chinandosi per baciarla.
Era già cominciata la musica dell'esibizione successiva, così dovettero affrettarsi a tornare nella sala d'attesa prima che li cacciassero a calci.
Em riprese ad asciugarsi nervosa le mani sui pantaloni, contando quante ballerine mancassero prima che fosse stabilito il verdetto finale.
Andy sorrise, divertito dalla sua espressione frenetica e dal suo sguardo vigile.
Ci volle ancora un'ora prima che la stessa donna dalla gonna plissettata entrasse nella sala richiamando l'attenzione dei presenti.
«Prima di tutto la giuria ci tiene a ringraziare tutte le ballerine per la disponibilità, ma, come tutti sapete, è libero un solo posto all'interno della compagnia.»
La donna fece una pausa ad effetto mentre guardava i fogli che teneva tra le mani.
«Il signor Guille è lieto di accogliere la ballerina numero 154» sorrise a tutti i presenti «Michelle Fisher»
La ragazza chiamata in causa avanzò con il mento alto e si avvicinò alla donna con aria trionfante.
«Complimenti» si congratulò la messaggera, stringendole la mano.
Andy smise di seguire la scena quando vide Em chinarsi per raccogliere le sue cose.
Teneva involontariamente le spalle chine in avanti, come se non si sforzasse più e avesse deciso di mollare.
«Non è possibile» sussurrò con lo sguardo vitreo.
Em si voltò e gli rivolse un sorriso tirato: «Ci abbiamo provato, probabilmente lei è stata più brava»
«Cazzate!» sbottò lui incupendosi «Io l'ho vista ballare e se quella è al tuo livello, io sono un multimiliardario, Em»
La voce del ragazzo si era alzata e parecchie persone si voltavano a guardarlo. Em arrossì sotto quelle occhiate e gli si avvicinò: «Lascia perdere, Andy. Ormai hanno preso lei»
«Non lascio perdere un cazzo! Questo è l'ennesima dimostrazione...» Em lo interruppe afferrandolo per un braccio e trascinandolo fuori dalla stanza sotto gli occhi curiosi di tutti i presenti.
Sbucarono in un piccolo cortile rivestito interamente di cemento e al momento deserto.
«Hai sentito il nome di quella stronza?» continuò Andy appena furono di nuovo soli «Michelle Fisher. Ti ricorda qualcosa?»
«Io...non so...» farfugliò Em confusa sbattendo le lunghe ciglia sugli occhi perplessi.
«È figlia di Edmund Fisher, il più grande imprenditore della zona. Il che significa che se sua figlia balla per questa fottutissima compagnia, il caro papà procurerà loro l'esclusiva a tutti gli eventi più importanti. Coincidenza?»
Em strinse le labbra fino a farle sbiancare e puntò gli occhi a terra con un'espressione rassegnata.
Andy volse il suo sguardo infuocato verso la ragazza e quando notò il suo atteggiamento, poco alla volta si addolcì.
Le si avvicinò e le sollevò il volto con le dita per guardarla negli occhi.
«Mi dispiace Em»
Lei continuò a stringere le labbra senza parlare, così Andy proseguì: «Mi dispiace che questo succeda a persone speciali come te»
«Va tutto bene» la ragazza sorrise flebilmente come per dimostrare che non c'era motivo di preoccuparsi.
«Andiamo a casa?»
Andy la fissò ancora per un istante in quegli occhi che lo supplicavano di ascoltarla e non sforzarla.
Em pareva più piccola che mai, ma allo stesso tempo così matura. Tremava, ma non si tirava indietro e si preparava a guardare davanti a sé.
«Va bene» sussurrò e si chinò per baciarle la fronte «Ti porto a casa»

Bram lanciò uno sguardo all'inconfondibile figura bionda di Andy che non si era mosso dal bancone dall'orario di apertura del "Boulevard 14". Fino a quel momento. 
Quella sera non c'erano le ballerine, ma un gruppo suonava dal vivo e la gente gridava facendo un gran baccano e scatenando un agitato movimento nella sala. Solo Andy sembrava ancorato sul suo sgabello, che di tanto in tanto faceva roteare guardando ora il palco, ora Bram.
Mentre l'uomo era assorto nei suoi pensieri notò che il giovane era tornato a fissarlo.
Gli rivolse un'occhiata ammonitrice: «Non ti darò da bere, Andy»
«Se il cliente paga, può avere tutto, no?» replicò l'altro sbuffando.
«Io non voglio grane, però. E so che effetto fanno su di te alcol e rabbia»
Andy alzò gli occhi al cielo e appoggiò i gomiti sul piano di legno, fissando lo sguardo sull'uomo: «Non sono arrabbiato, solo leggermente depresso e avrei davvero bisogno di un bicchiere per sentirmi meglio»
Di tutta risposta, Bram preparò un cocktail e lo allungò al cliente accanto al ragazzo.
«Sei uno stronzo» mugugnò quest'ultimo appoggiando la faccia sui palmi delle mani.
«Andrew Murphy?» 
Il ragazzo alzò il capo e cercò con lo sguardo chi aveva parlato. Si trattava di un giovane uomo dai capelli scuri e il sorriso amichevole che lo stava scrutando con aria felicemente sorpresa.
Il volto di Andy si aprì in un sorriso amichevole: «Bryan Carter! Quanto tempo!»
I due si abbracciarono.
«L'ultima volta che ci siamo visti» cominciò Bryan «è stato a Los Angeles. Mi hai migliorato la vita!»
Andy rise come se stesse ricordando un glorioso passato: «Con un po' di intelligenza, si possono migliorare molte cose»
«Ben detto!» replicò Bryan divertito, poi gli indicò il bancone: «Ti sono debitore, lascia che ti offra qualcosa da bere»
«Non è necessario» rispose l'altro con un sorriso, ma il giovane uomo insistette.
«Qual è il tuo preferito?» gli domandò.
Andy rivolse un sorrisetto a Bram, poi tornò a guardare Bryan: «Sono certo che lui sappia qual è il mio preferito»
«Allora ne faccia due» stabilì l'uomo al barista, dopodiché si rivolse nuovamente al ragazzo: «Mi fido dei tuoi gusti!»
Andy rise e afferrò trionfante il bicchiere che Bram gli tendeva con un'espressione arcigna. Ne trangugiò metà del contenuto in un sorso. Il liquido bruciò nella sua gola e gli restituì improvvisamente vigore.
«Allora, come te la passi?» domandò Bryan ordinando il secondo giro.
«Non male, più o meno le solite cose, e tu?» rispose Andy mentre sorseggiava il suo nuovo bicchiere, ignorando bellamente l'occhiataccia di Bram.
«Ho fatto carriera, dall'ultima volta e adesso tutto sta andando a gonfie vele, anche grazie a te. Sei riuscito a sistemare quel...brutto affare e a ricavarci qualcosa di buono» Bryan concluse con una risata.
«È sempre stata la mia specialità»
Così, tra una domanda e l'altra, tra i ricordi dei tempi passati, i due continuano a parlare e a bere. Andy otteneva nuovi bicchieri solo se era Bryan a proporli, ma quando si offriva lui di pagare quel giro, Bram afferrava le sue banconote con un'aria che sembrava voler dire: «Dopo facciamo i conti, io e te»
Ad un certo punto gli parve che qualcuno si fosse avvicinato a loro e avesse cominciato a parlare in modo violento verso Bryan. L'uomo gli aveva replicato pacatamente, ma come risposta ottenne un pugno sul naso. Mentre lui barcollava a terra, Andy colpì prima ancora di ragionare l'aggressore. Lo prese alla mascella, facendogli ribaltare il capo indietro e con una gomitata lo fece stramazzare a terra.
Tutto quello che venne dopo, era confuso nella sua testa. L'alcol rallentava la percezione dei suoi riflessi e non capiva se era stata colpito o colpiva. Ad un tratto i buttafuori intervennero per placare la rissa, ma lui riuscì a dileguarsi nella folla e in mezzo a questa rimase, attonito e confuso.
Dopo un tempo indeterminato, spalancò la porta sul retro del locale e barcollò nel vicolo scuro, precipitando sul bidone dell'immondizia. 
C'era una strana calura tra quelle pareti, o forse era l'alcol nel suo corpo ad alterare la sua percezione. Una luce giallognola illuminava il cemento e rendeva visibili i contorni delle figure.
«Andy» 
Il ragazzo fece un giro su se stesso prima di individuare chi aveva parlato. Kayla era appoggiata alle pareti di mattoni e fumava da sola
«Ti verrà un cancro ai polmoni» commentò lui assottigliando gli occhi per metterla a fuoco. «Fumi troppo»
«Proprio tu vuoi farmi la predica?» ribatté lei con uno sbuffo che fece volare i suoi capelli corvini.
«Oggi mi sento moralista» confessò il  ragazzo barcollando verso di lei. «Credo che questo mondo sia così pieno di merda che la gente, piuttosto che cercare di uscirne, preferisca provare ad assomigliargli»
«E te ne sei accorto solo nel momento in cui la tua ragazza non ha superato un provino?» commentò amaramente Kayla, prendendo una lunga boccata dalla sigaretta.
Andy si lasciò scappare una risata secca, poi le rivolse uno sguardo glaciale: «Pensavo che qualcosa fosse cambiato, ma a quanto pare, può solo peggiorare»
«Em non è Dio»
«Cazzo Kayla, so quello che ho visto!» sbottò Andy battendo un pugno sul bidone della spazzatura. «Em era mille volte meglio di quelle, eppure hanno preso la figlia del più ricco. Coincidenza?»
Lei fece una smorfia amara: «Da quando l'avidità ha corrotto tutti, non vince più l'intelligente, né il forte, ma c'è spazio solo per i ricchi. Non l'hai ancora capito?»
Andy strinse i pugni e sputò: «Lo so fin troppo bene»
Kayla lo fissò senza parlare, così lui si sentì in diritto di proseguire.
«Ho dovuto smettere di ballare per colpa di un coglione invidioso. Dato che non voleva più essere in secondo piano, ha deciso di investirmi con il suo SUV! Quello che mi fa incazzare è che lui, Michelle Fisher, e tutti gli altri che hanno i soldi dalla loro, hanno successo e ottengono ciò che non meritano, mentre io sono condannato a zoppicare a vita ed Em non avrà mai il suo giusto posto in questo mondo»
Stava stringendo i pugni con tanta forza che sentiva le unghie conficcarsi nel palmo. Kayla prese un altro tiro dalla sigaretta, poi espirò lentamente, senza distogliere lo sguardo penetrante da Andy.
«Sappiamo entrambi che questa non è stata la prima volta e non sarà l'ultima. Siamo fortunati perché qui lavoriamo bene, accontentiamoci» gli disse.
«La mia vita si basa sull'accontentarsi, ma speravo di riuscire a trovare qualcosa per Em»
Kayla fece una risata secca, mentre lasciava cadere il mozzicone a terra e lo schiacciava con la punta delle scarpe.
«Tu credi che Em sia un angelo, ma non è così e non deve essere trattata come tale. Lei ti guarda con ammirazione, le basti tu»
Andy sbuffò, fin troppo consapevole che quelle parole erano vere.
«A volte mi chiedo» cominciò lui con gli occhi persi nel vuoto «se davvero vale la pena cercare di mantenere ciò che abbiamo, quando potrebbe esserci portato via da un momento all'altro»
Kayla s'infilò un'altra sigaretta in bocca e l'accese, proteggendo la fiamma con la mano. Poi alzò lo sguardo verso il ragazzo e gli si avvicinò.
«Abbiamo già imparato ad uccidere i nostri sogni, Andy» gli disse mentre si toglieva la sigaretta e la infilava accesa tra le labbra dell'altro: «Non sacrificare più di quanto non sia necessario»
Gli rivolse un'ultima occhiata penetrante, gli diede una pacca sulla spalla e scomparve all'interno del locale, lasciandolo solo nel vicolo, con la sigaretta tra le labbra.


 «Scordatelo!» sbottò Andy fissando gli occhi impassibili di Bram «Io non lo faccio»
L'uomo continuò a pulire il bancone senza scomporsi.
«Mi hai sentito?» domandò il ragazzo stringendo il piano di legno.
«Sarebbe difficile il contrario» replicò Bram sollevando gli occhi.
«Be', io non spendo i soldi per una visita che non ho richiesto, ma che lo stato mi vuole imporre!»
L'uomo sbuffò: «Se vuoi continuare a lavorare, devono rilasciarti l'attestato di buona salute, non c'è altro che tu possa fare»
«Ma è ridicolo che io debba pagare per una cosa che loro vogliono che io faccia!»
Bram non replicò, si avvicinò al lavandino alle sue spalle e sciacquò lo straccio con cui stava pulendo.
Andy brontolò qualcosa di incomprensibile, affondando le dita tra i capelli color paglia. Bram si voltò verso di lui e gli rivolse uno sguardo scrutatore: «Non dirmi che stavi risparmiando»
«Cazzo, sì»
L'altro non riuscì a trattenere un sorrisetto di scherno.
«Volevi comprare casa?»
«No, per un viaggio. Em voleva vedere l'oceano.»
Bram ridacchiò: «L'oceano non si sposta. Se non facciamo le visite saremo costretti a chiudere»
«'fanculo» mormorò il ragazzo sbuffando. Poi alzò nuovamente lo sguardo verso l'uomo e annuì.
«E va bene. Andrò all'ospedale con Em entro fine settimana»
«Entro dopodomani» lo corresse Bram con un'occhiata eloquente.
Andy sbuffò ancora, ma alzò le mani in segno di resa: «Come vuoi, capo»


Em lanciò un'occhiata ad Andy e non riuscì a trattenere un sorriso. 
Anche camminando per gli immacolati corridoi dell'ospedale, aveva mantenuto l'espressione imbronciata di un bambino costretto a fare ciò che non voleva.
La ragazza intercettò la sua mano e gliela strinse, facendosi più vicina.
Lui le rivolse uno sguardo affettuoso, ma le sue labbra rimasero tese.
Raggiunsero il corridoio bianco e azzurro su cui si affacciavano le due stanze che erano state indicate loro. Presero posto sulle scomode sedie di metallo, appoggiate contro i muri, tra una donnetta minuta e un vecchio uomo.
«Non dirmi che hai paura degli ospedali» sussurrò Em chinandosi verso il ragazzo.
Lui sbuffò: «Semplicemente non mi piacciono. Qui è dove la vita è più fragile, ma si riduce ad essere nulla di più di un luogo lavorativo, come un ufficio» sospirò «Forse non è colpa di nessuno, però»
S'interruppe, colto da un'immagine che era abituato ad incontrare solo nei suoi sogni: una stanza d'ospedale, una figura stesa fra le lenzuola bianche, con la pelle pallida come il cotone e le ossa del volto sporgenti. Vedeva se stesso, seduto accanto al letto, con la testa incassata nelle spalle e i capelli arruffati.
«Andrew Murphy?»
Sollevò lo sguardo verso il dottore che era comparso nel corridoio.
«Sono io» disse alzandosi in piedi. Lasciò un bacio veloce ad Em e seguì l'uomo all'interno dell'ambulatorio.
Lo fece sdraiare su un lettino e dopo aver controllato i suoi documenti, gli posizionò sul petto le ventose per il cardiogramma. Terminato questo, proseguì con l'esame della vista e gli altri controlli. Poi il medico lo fece rivestire e gli si avvicinò con i suoi documenti tra le mani.
«Tutti i parametri sono in regola» gli disse guardandolo attraverso le lenti degli occhiali: «ma ho notato che zoppichi. Di cosa si tratta?»
Andy strinse convulsivamente il bordo del lettino su cui era seduto e serrò le labbra.
«È successo cinque anni fa» rispose monotono «Un'auto mi ha investito e non sono riuscito a recuperare la completa mobilità»
«Mi dispiace. Questo ha comportato qualche problema con il tuo lavoro?»
La prese di Andy sul lettino si fece più salda, ma rispose senza espressione: «Ero un ballerino, ma ovviamente ho dovuto smettere. Ora non mi dà alcun fastidio»
Il medico parve non accorgersi della sua bugia e gli permise di uscire. Il ragazzo tornò nel corridoio, dove sulle sedie di metallo era rimasta solo la donnetta minuta. Perfino il posto di Em era rimasto vuoto, così il ragazzo si sedette in attesa. 
Passarono cinque minuti prima che la porta della seconda stanza si aprisse e sul corridoio si affacciasse una dottoressa, che setacciò le sedie con uno sguardo penetrante. 
I suoi occhi si fermarono su di lui.
«Sei Andrew Murphy?» gli domandò.
«Sì, c'è qualche problema?» rispose lui avvicinandosi.
«Emmalyn Grandet è la tua ragazza, giusto?»
Lui annuì, con il cuore in gola. La donna spostò il peso da una gamba all'altra e muovendosi gli permise di scorgere la figura di Em, seduta di fronte alla scrivania della stanza.
«Durante la visita, ho notato alcuni ematomi sul suo corpo» cominciò la dottoressa, trafiggendolo con lo sguardo «Le ho chiesto se se li è procurati ballando -ho letto che è di professione ballerina- ma lei ha confessato che non è possibile, perché è in pausa da alcuni giorni, ma non ha saputo spiegare cosa li ha causati»
Andy faceva saltare gli occhi dallo sguardo penetrante della donna, alla figura longilinea di Em.
«Da quello che mi risulta, tu sei diventato il suo tutore legale quando aveva 17 anni, giusto?»
Lui annuì: «Sì, è stato quattro anni fa»
«E sei la persona di cui lei si fida ciecamente, giusto?»
«Sì» annuì Andy confuso, ma lentamente cominciò ad elaborare ciò a cui mirava la donna.
«Aspetti» la bloccò «Lei sta insinuando che quei lividi siano colpa mia?»
Il suo tono era sconcertato, ma la dottoressa non si scompose: «Sei la persona più vicina a lei e l'unica per cui Emmalyn mentirebbe; la mia è una semplice supposizione. In ogni caso, l'ho sottoposta ad alcuni esami aggiuntivi e le comunicherò il risultato appena lo avrò.
«Grazie mille» replicò Andy senza preoccuparsi di celare il pesante sarcasmo nel suo tono.
Quando la donna si spostò dalla porta, Em lo stava guardando, così le rivolse un cenno con il capo e lei si affrettò ad uscire dalla stanza.
«Mi dispiace» gli sussurrò quando si furono allontanati «Non mi ero veramente accorta di quei lividi»
«Non preoccuparti» le disse lui in tono pacato.
Lei sorrise, poi si voltò verso il profilo del ragazzo.
«Di cosa avete parlato tu e la dottoressa sottovoce?» gli chiese poi «Non sono riuscita a sentirvi»
Andy strinse le labbra e prese un respiro profondo.
«Credeva ti avessi picchiata»
Em sgranò gli occhi e dischiuse le labbra.
«Ma è assurdo!» esclamò stupita quanto indignata «Devo dirle che non è così!»
«Lascia perdere» ribatté Andy prendendola per la mano, per impedirle di tornare sui propri passi. «Se cerchi di difendermi, confermerai la mia teoria»
Gli occhi azzurri della ragazza lampeggiavano come un cielo in tempesta.
«Ma non è giusto!» protestò parandosi davanti a lui. 
Avevano ormai raggiunto l'ampio ingresso dell'ospedale e stavano fermi al centro di questo.
«Lo so, Em» le disse circondandole il volto con le mani. La ragazza si sentì immergere in quelle iridi color acquamarina e il contatto con Andy la tranquillizzò.
Annuì debolmente e si rassegnò a seguirlo nel parcheggio dell'ospedale.


«Buon pomeriggio signore!» 
La voce di Andy risuonò nella sala vuota del Boulevard 14. 
Dal palco gli rispose uno stonato coro di voci femminili. Le ballerine del locale si stavano scaldando, ma quando lo videro avvicinarsi,  si alzarono tutte in piedi e presero posizione.
«Bram mi ha riferito che tra una settimana, avremo come ospiti una compagnia di austriaci, quindi prepareremo una coreografia "su misura" per loro. Avete già sentito la musica?» 
Le ragazze annuirono e Andy batté le mani, soddisfatto.
«Bene, ringraziamo i Rodriguez per il montaggio» lanciò un'occhiata alla postazione dei gemelli Rodriguez (tecnici audio e luci), che si trovava al secondo piano, di fronte al palco.
«Avete anche guardato video di balli tipici austriaci, come vi avevo chiesto?»
Questa volta gli rispose un silenzio di tomba. Andy fece scorrere lo sguardo tra le ragazza, poi lo fermò su una di loro.
«Kayla» chiamò «Lo hai fatto?»
«Mi sono dimenticata» rispose lei scrollando le spalle.
Il ragazzo sbuffò e volse il capo ad un'altra ballerina: «Em?»
«Li ho guardati» rispose lei divertita e sul volto di Andy si aprì un sorriso smagliante.
«Ecco perché sei la mia preferita!» esclamò, poi si rivolse alle altre: «E se mi accusate di favoritismi, avete perfettamente ragione!»
Em chinò il capo, imbarazzata, ma le sue compagne risero senza stupirsi della battuta. Erano tutte a conoscenza del legame tra lei ed Andy e nessuno avrebbe mai messo in discussione l'autorità di quest'ultimo.
«Sarà meglio cominciare, allora» annunciò lui e tutte si misero sull'attenti.
Andy cominciò a contare mentre marcava i primi passi della coreografia. La gamba destra gli impediva di compiere movimenti completi, ma le ballerine erano ormai abituare al suo modo di accennare i passi e riuscivano a coglierli ugualmente. 
La parte più difficile era cercare di non distrarsi nel fissare l'insegnante. Nonostante i movimenti limitati, Andy manteneva un portamento che focalizzava irrimediabilmente l'attenzione su di sé. Quando "ballava", i suoi occhi verde-azzurro si accendevano di una luce che raramente li illuminava in altre situazioni.
Montò alcuni otto, poi li ripeté e controllò che le ragazze li avessero memorizzati. Quando si fu assicurato che tutte conoscessero i passi, si spostò a lato per aver una visuale migliore sull'intero gruppo.
«Okay, tocca a voi. Cinque sei sette otto...» cominciò e mentre loro si muovevano, le osservò attentamente per correggerle mano a mano che notava gli errori.
«Uno due tre...Taylor sei in anticipo...sette otto...Kayla ora sei un'allegra austriaca, non una spogliarellista, entra nel ruolo...due tre quattro...non male Cate...sette otto...Em sembri un cerbiatto che sta per essere investito...»
Montò due minuti e mezzo di coreografia e si fermò solo quando il sole era calato all'esterno del Boulevard 14.
Bram fece il suo ingresso nella sala mentre Andy congedava le ballerine.
«Come sta andando?» domandò l'uomo avvicinandosi al palco. Indossava gli abiti scuri che utilizzava per lavorare durante la notte e aveva lo sguardo attento di un padrone di casa che vuole avere tutto sotto controllo.
«Bene» rispose Andy, sedendosi sgraziatamente sul bordo del palco. «Sarà una bomba»
Bram gli rivolse uno sguardo fintamente scocciato: «Non riesco a capire se stai elogiando le ballerine o te stesso»
L'altro rise: «Cosa cambia?»
In quel momento l'uomo alzò lo sguardo, così Andy seguì la traiettoria dei suoi occhi per scorgere la figura femminile che si stava avvicinando.
«Em!» la chiamò lui, facendola sedere al suo fianco. Quando la ragazza si fu seduta, le cinse un fianco con la mano e lei abbandonò il capo sulla sua spalla.
«Tutto bene?» le chiese Bram scrutandola.
Lui annuì, sorridendo leggermente. 
Soddisfatto dalla risposta, l'uomo si allontanò per tornare al lavoro.
Mentre Em lasciava vagare gli occhi nella sala deserta, sentì le labbra morbide di Andy lasciarle un bacio sui capelli. Sorrise, anche se sapeva che non poteva vederla.
«Em Em Em Em...» sussurrò lui come se fosse una dolce poesia «Faremo soldi vendendo i tuoi capelli»
La ragazza si sollevò per poterlo guardare negli occhi, ma lui accorciò velocemente la distanza tra le loro labbra, baciandola.

I don't care what's in your hair
I just wanna know what's on your mind
I used to say I wanna die before I'm old
But because of you I might think twice

Come Bram aveva previsto, una settimana più tardi gli austriaci si presentarono numerosi alle dieci di sera e mezz'ora più tardi avevano già consumato quello che il locale vendeva in una serata completa. 
La musica che prorompeva dalle casse di mischiava con le chiacchiere vivaci dei clienti. 
Un quarto d'ora prima dello spettacolo, Andy si recò nei camerini dove le ballerine stavano finendo di prepararsi o si scaldavano. 
Si assicurò che i loro vestiti -un riadattamento di tipici abiti austriaci- fossero in ordine e aiutò le ultime a truccarsi.
Notò da una porta socchiusa la figura di Em, ferma davanti ad uno specchio, mentre si spruzzava la lacca sui capelli. 
Andy entrò nel camerino e lei spostò velocemente gli occhi verso di lui. Quando ebbe messo a fuoco il suo volto, gli sorrise e fece un giro su se stessa: «Come sto?»
«Sei meravigliosa» le disse stampandole un bacio sulle labbra.
Lei socchiuse le palpebre e lo scrutò: «Sei sicuro? Devo sistemare la lacca o i nastri?»
Il ragazzo rise, poi le prese il volto tra le mani: «Non m'importa cosa c'è nei tuoi capelli, Em, ma quello che c'è nelle tua testa»
Lei sorrise e gli lascio, insieme al segno del rossetto, un bacio frettoloso sulla guancia, poi uscì dal camerino e attraversò velocemente il corridoio che conduceva dietro le quinte. 
Andy si affrettò a seguirla, mentre sentiva la voce di Bram che tuonava: «Spero siate in posizione, ragazze, perché ora si comincia!»
Senza aspettare alcun cenno di assenso, l'uomo fece il suo ingresso sul palco, mentre la musica lentamente scemava.
Come al solito, salutò e ringraziò i clienti, li fece ridere con una battuta, senza scomporsi dal suo solito tono serio, e presentò con orgoglio le ballerine del locale. Quando augurò a tutti una buona visione, Andy s'infilò velocemente auricolare e microfono che gli permettevano di comunicare con i gemelli Rodriguez.
L'uomo lasciò il palco, applaudito dal pubblico e nel locale calò il buio. 
Le sagome leggere delle ballerine presero posizione come ombre nell'oscurità. Andy strizzò gli occhi per assicurarsi di scorgere ogni movimento e quando tutte si acquietarono, sussurrò al microfono: «Diamo inizio allo spettacolo»
Lentamente, dalle casse si levò il suono di una tipica musica austriaca, mentre gradualmente si alzavano le luci. 
Ad un tratto si udì un suono stonato, come se l'audio fosse rovinato. Un brusio percorse il pubblico, ma velocemente la melodia folkloristica riprese anche se alterata da suoni elettronici che la facevano suonare come una canzone rock. Alcune  ballerine cominciarono a muoversi, guadagnandosi l'attenzione del pubblico.
Come i costumi e la musica, anche la coreografia si basava sull'adattamento di balli tradizionali in chiave moderna.
Dopo due minuti, al cambio di musica, gli spettatori cominciarono ad applaudire energicamente ed Andy si unì a loro, orgoglioso e soddisfatto di essere in parte autore di quell'entusiasmo.
Le ragazze stavano andando alla grande, erano a tempo, sorridevano e avevano l'atteggiamento giusto.
Al quinto minuto, Andy notò un'impressione nella posizione e pensò si trattasse di una ritardo, ma la figura continuava ad essere sbagliata. 
Si raddrizzò, strizzando gli occhi. Due ballerine erano in ritardo sui conti e i loro gesti si erano fatti meno precisi.
«Andy» lo chiamò la voce di Fabian Rodriguez all'auricolare: «Cosa sta succedendo?»
«Non ne ho idea» replicò lui. Mentre le ragazze si muovevano, notò una figura stesa sul pavimento del palco.
«Cazzo» imprecò nervoso, senza distogliere gli occhi dalla sagoma. Si aspettava si rialzasse in piedi, ma quella rimase immobile.
Andy incrociò lo sguardo di Kayla e lesse una richiesta di aiuto nei suoi occhi.
«Spegnete tutto!» ordinò ai Rodriguez e, appena calò il buio, si lanciò sul palco, trascinando la gamba zoppa. Un secondo più tardi, s'interruppe bruscamente anche la musica.
Quando si erano spente le luci, le ragazze si erano radunate intorno alla caduta, così Andy dovette farsi spazio a forza tra di loro.
«Andate nei camerini» ordinò, ma solo poche lo ascoltarono.
Quando giunse al centro del gruppo, riconobbe i capelli scuri di Kayla che come un sipario calavano sul volto della ragazza distesa.
«Che diavolo è successo?» domandò accucciandosi maldestramente.
«Pensavamo fosse svenuta, ma non si è ancora ripresa» gli rispose la voce di Taylor. 
Kayla alzò il capo: «Chiamate un'ambulanza!»
Andy incrociò gli occhi agitati della ragazza, ma spostando lo sguardo riconobbe il volto immobile e pallido come un cadavere di Em.
Si sentì mancare.
«Andy?» la voce di Kayla lo scosse e cercò di riprendersi velocemente.
Si allungò verso Em e lo aiutarono a sollevarla. La portarono negli affollati camerini mentre all'esterno riprendeva la musica. Qualcuno liberò il pavimento, così l'adagiarono a  terra.
«Cazzo» imprecò Andy chinandosi verso di lei «È ancora incosciente»
Il volto di Em sarebbe parso addormentato se non fosse stato così surrealmente pallido. Il ragazzo le tirò i capelli indietro e toccò la sua pelle fredda con mani tremanti. 
Tutto il suo corpo tremava e continuava a ripetersi: «Non Em, non Em, non Em, non Em...»
Sentì dei passi veloci e alzando lo sguardo scorse gli operatori del pronto soccorso fare irruzione nel corridoio. 
Si alzò in piedi e barcollò indietro, mentre loro controllavano rapidamente Em e la spostavano sulla barella.
Andy li seguì zoppicando, aiutò ad aprire la porta e li raggiunse nel parcheggio. 
«Sei il suo ragazzo?» gli chiese uno degli operatori. 
Lui annuì, con un nodo alla gola che gli impediva di parlare. Lo fecero salire sull'ambulanza e non aveva ancora preso posto accanto alla barella, che il veicolo era già in movimento con le sirene spiegate.
«Non preoccuparti» gli disse la donna di fronte a lui «I parametri vitali sono nella norma»
Lui annuì ancora, anche se le parole non gli erano di alcuna consolazione.
Quando arrivarono all'ospedale, le porte dell'ambulanza vennero spalancate e la barella fu velocemente spinta a terra. Andy zoppicò dietro di loro, ma lo fermarono nella sala d'attesa, mentre Em proseguì attraverso un lungo corridoio.
Quando l'eco delle rotelle della barella si spense in lontananza, il ragazzo si staccò dalla porta che lo aveva bloccato e incespicando nell'ampio spazio, si guardò attorno attonito. 
Essendo tarda notte, la sala era deserta e si udiva solo il ticchettio della segretaria che pigiava la tastiera del computer.
Andy barcollò verso la schiera di sedie metalliche e si lasciò cadere pesantemente su una di quelle. Rimase immobile, quasi paralizzato. 
Le rare persone entravano e uscivano dal suo campo visivo come ombre vaghe.
Percepiva l'odore di ospedale che impregnava l'aria e gli risultava nauseabondo.
Si prese la testa tra le mani. Aveva respirato quell'odore per mesi, mentre sua madre lentamente moriva in quel letto dalle lenzuola pallide come lei e lui non riusciva neanche a guardarla diventare un cadavere. Poco importava che il suo cuore battesse ancora e i suoi polmoni ricevessero aria, sua madre era già morta ancora prima di entrare in ospedale, quando aveva deciso di negare l'affetto a quel figlio che le ricordava l'uomo che l'aveva abbandonata. Guardare un cadavere lasciare la vita, era anche più pietoso di quando era un vivo a farlo. 
Andy non aveva pianto nel giorno del suo funerale, ma in quel momento un'improvvisa angoscia lo stava afferrando senza che potesse impedirselo.
Tutto ciò che vedeva davanti ai suoi occhi era Em, che girava su se stessa, ridendo, per fargli vedere il suo vestito.
«Andrew?»
Sussultò e si riscosse dall'intorpidimento in cui era precipitato. A parlare era stata un'infermiera dallo sguardo interrogativo.
Annuì, confuso, e la donna gli sorrise: «Emmalyn è sveglia»
Balzò in piedi e si affrettò a seguirla nei corridoio e poi su per le scale, fino al secondo piano.
L'infermiera si fermò davanti ad una porta, ma gli fece cenno di proseguire.
Lui obbedì.
Sbucò in una piccola stanza dalle pareti azzurrine e l'arredamento bianco.
Em era seduta sul letto, sopra alle coperte, con la schiena contro i grossi cuscini. Il suo volto era pallido, gli occhi acquosi.
«Ehi» la salutò Andy avvicinandosi. Vederla sveglia aveva cancellato l'agitazione che lo aveva tormentato da quando avevano lasciato il Boulevard 14. 
«Come stai?» le chiese, stringendole le mani fredde.
Lei sorrise debolmente: «B-bene, credo.»
Lo guardò esitante, poi aggiunse: «Ricordo solo che stavo ballando»
«Hai perso i sensi» spiegò il ragazzo «e sei stata portata qui»
Si chinò e le stampo un bacio sulla fronte. Appena si fu risollevato, sentì un rumore nel corridoio e scorse un volto affacciarsi sulla stanza.
Em era ancora inebetita e non si accorse di nulla.
«Torno subito» le sussurrò e uscì velocemente dalla camera.
Nel corridoio trovò la stessa dottoressa che aveva visitato Em qualche giorno prima.
La donna lo salutò velocemente, come se le premesse dire altro. Infatti cominciò subito: «Ho avuto i risultati degli esami di Emmalyn. Questi spiegano gli ematomi e anche la perdita di coscienza di oggi, ma purtroppo, è peggio di quanto pensassi» prese un respiro profondo: «Si tratta di leucemia»
Andy sentì un pugno nello stomaco. Ne aveva ricevuti tanti nella sua vita, ma questo lo colpì con una forza tale che si sentì strappare le viscere.
«Mi dispiace» gli disse la dottoressa in tono sincero «Vuoi che sia io a dirlo ad Emmalyn?»
Lui annuì, con aria trasognata e la seguì nella stanza. Appena ne varcò la soglia, gli parve di precipitare in un film muto. Non sentì la voce della donna, ma vide il volto di Em impallidire e tingersi di tutte le emozioni che lo attraversarono: perplessità, stupore, confusione, paura e terrore.
La donna scomparve e Andy barcollò verso la ragazza. 
«Andrà tutto bene» le sussurrò, come in trance. Poi la circondò con le braccia e la strinse a sé, per impedirle di vedere il suo volto rigato dalle lacrime.


Delle dita schioccarono davanti al naso di Andy, risvegliandolo all'improvviso.
«Forza, alzati!» lo scosse la voce di Kayla: «Ho portato dei cambi per Em»
Il ragazzo si raddrizzò e stirandosi si alzò in piedi. Prese le borse che la ragazza gli tendeva e le sistemò nell'armadio della camera d'ospedale.
«Grazie» disse poi, rivolgendo un cenno a Kayla. 
Lei tirò le labbra in un mezzo sorriso, poi lo guardò negli occhi: «Come stai?»
«Io bene» rispose lui, poi socchiuse gli occhi, concentrato: «Non sento odore di fumo. È possibile che tu abbia smesso?»
Il sorriso di Kayla si allargò, ma aveva comunque un'aria triste: «Mi sembrava il minimo»
La giovane raccolse la borsa di abiti sporchi: «Torno stasera, va bene?»
Andy annuì.
«Salutami Em»
Gli rivolse un ultimo sguardo, poi uscì dalla stanza e lo lasciò solo.
Il ragazzo si lasciò cadere sulla poltrona accanto al letto. Dovette aspettare una decina di minuti prima che qualcun altro entrasse nella stanza.
Em aveva uno sguardo trasognato. Indossava un vestito leggero, che scendeva morbido fino alle ginocchia. I lunghi capelli le circondavano il volto pallido e si scioglievano sul suo petto.
«Ciao» la salutò Andy, alzandosi per stamparle un bacio sulla fronte. «Sei stanca?»
«Un poco» rispose lei e si guardò intorno con aria sperduta, poi alzò gli occhi su di lui. «Vado a farmi una doccia» mormorò.
«Va bene. Chiamami se ti serve qualcosa» le disse e tornò verso la poltrona: «Starò qui a leggere un giornale»
Em sorrise e scomparve nel piccolo bagno della camera.
Andy sprofondò nuovamente sulla poltrona e afferrò un giornale a casa. Ne aveva letti un'immensità, negli ultimi giorni: da solo, quando Em si trovava nelle stanze adibite alla chemio; nel giardino, quando lei voleva respirare aria fresca; ad alta voce, se la ragazza  era troppo stanca per leggere; sottovoce, quando si stava per addormentare. Si era informato su ricette vegane, abitudini degli orsi polari, cosmetici contro la cellulite, la vita delle donne militari, outfit delle star e molto altro.
L'articolo che si trovò davanti agli occhi parlava della criminalità minorile. Cominciò a leggere con scarso interesse, guardando quelle immagini che sembravano ricostruzioni di attori di scarso livello.
«Andy!»
L'urlo di Em lo fece balzare in piedi. Lasciò cadere il giornale a terra e si precipitò verso il bagno. Spalancando la porta, scorse la sagoma della ragazza seminascosti dalla tenda della doccia. Teneva le mani strette a pugno, davanti al petto, e quando lo vide, allargò le dita, tremante.
Stringeva delle ciocche di capelli bagnati.
Andy sentì un nodo alla gola e prese un respiro profondo, prima si avanzare.
Em era scossa da fremiti e aveva gli occhi pieni di lacrime. Quando parlò, la sua voce risuonò spezzata.
«Andy» gli disse tremando «Non potremo più fare soldi vendendo i miei capelli»
Il ragazzo la strinse con forza al petto, pensando di doverle dire che era una stupida, che a lui non importava dei suoi capelli, ma solo della sua salute.
Ma in quel momento, le parole di Em sembravano così importanti che decise di stare in silenzio, e lasciarla piangere tra le sue braccia.


«Questo è impossibile!» tuonò la voce di Bram, riecheggiando nella camera d'ospedale: «È la terza partita di seguito che vinci!»
Em ridacchiò leggermente, attirando l'attenzione di Andy che riposava sulla sua poltrona. 
Contro la finestra luminosa, si stagliavano le sagome dei due giocatori: Bram, dalla figura massiccia, il cranio pelato e la barba folta, ed Em, con le spalle sempre più ossute e il foulard colorato sulla testa. Il suo profilo dolce fronteggiava quello burbero dell'uomo e, stranamente, non ne veniva sopraffatta, ma lo vinceva. 
Davanti a lei, Bram Richmond era un tenero agnellino.
La domenica era un giorno di pace, in cui alla monotonia della settimana si sostituivano ventiquattro ore di sospensione. Gli ospiti si fermavano nella camera di Em, gli infermieri non dovevano costringere Andy ad andarsene, dopo che l'orario di visita era finito.
Il ragazzo si alzò in piedi, si assicurò che al tavolo tutto procedesse tranquillamente e uscì nel corridoio. Qui scorse la solita dottoressa venirgli incontro con falcate decise.
Si mise involontariamente sulla difensiva, temendo l'arrivo di notizie funeste.
«Buon giorno» lo salutò con un sorriso: «Vi state godendo la domenica?»
«Sì» rispose lui impaziente. La donna scorse il suo nervosismo e si affrettò ad aggiungere: «Scusa i preamboli, porto buone notizie. A quanto pare, Emmalyn ha avuto una ripresa. Non voglio illudervi con una falsa speranza, perché nulla ci assicura che non ci sarà presto una ricaduta. In ogni caso, volevo dirvi che se lei vuole visitare qualcuno o recarsi in qualche luogo, è questo il momento»
Andy annuì e la donna precisò velocemente: «Non deve essere nulla di impegnativo, mi raccomando»
«Certo, grazie mille» replicò lui e mentre la dottoressa se ne andava, tornò nella stanza di Em.
La ragazza alzò il capo e gli rivolse un sorriso smagliante, nonostante l'espressione stanca.
Andy ricambiò, con una stretta al cuore.


Le labbra di Em tremavano.
Si sarebbe potuta dare la colpa al freddo, ma il vento che le gonfiava i vestiti veniva dall'oceano, ed era caldo.
Era una giornata luminosa, nonostante il cielo fosse coperto da una coltre di nuvole bianche e il sole fosse solo un alone di luce dietro a queste. Il vento soffiava ululando sulla spiaggia e alzava dall'acqua onde blu e spuma candida.
Le labbra di Em tremavano per la stessa gioia che le aveva riempito gli occhi di lacrime.
L'oceano.
Era davanti a lei.
Era bellissimo.
Al suo fianco, Andy guardava fisso davanti a sé, con i capelli biondi agitati dall'aria.
Em avanzò lentamente verso l'acqua. La sabbia chiara le solleticò i piedi nudi e lei sorrise.
Si voltò alla sua sinistra, dove Andy l'aveva silenziosamente raggiunta.
«Ti ricordi quando ci siamo conosciuti?» mormorò lei.
Il giovane strinse le labbra e annuì.
«Tu eri con Bram» proseguì lei «Stavate viaggiando vero il Boulevard 14»
Andy sorrise leggermente e annuì: «Era venuto a salvarmi da un brutto affare, ma si era voluto a fermare a salutare un'amica nel centro sociale in cui vivevi»
Il suo sorriso si allargò e socchiuse gli occhi, come se stesse visualizzando davanti a sé quei ricordi.
«Ti ho vista mentre ballavi. Quella stanza aveva un colore orrendo e la vernice era scrostata, ma tu eri bellissima» si soffermò sull'ultima parola, come se l'assaporasse. «Sono rimasto incantato. Volevo sapere chi fossi, cosa ci facessi lì. Volevo guardarti ballare, ascoltarti pallare e non staccare mai lo sguardo da te»
Em ridacchiò, abbassando lo sguardo, imbarazzata. Poi lo rialzò e fissò Andy.
«Quando mi hanno detto che volevi parlarmi, non ci credevo» gli confessò, con le guance arrossate. «Sembravi un principe» aggiunse.
Andy rise: «Un principe ladro»
Em si sporse verso di lui e lo baciò leggermente sulle labbra.
«Grazie» gli sussurrò poi da sotto le palpebre pesanti.
Il ragazzo la circondò con le braccia e la strinse a sé. 
Il vento li avvolgeva, azzerando ogni altro suono.
Em cercò le iridi verdi-azzurre di Andy e sentì la sua voce calda dirle:
«Per te, ne vale sempre la pena»



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Ciao a tutti! Ecco il terzo racconto, We don't believe what's in TV. Sono particolarmente legata a questa storia, sia perché mi piace molto la canzone da cui è tratta, sia perché le ho dedicato molto tempo e attenzioni, quindi spero di essere riuscita a trasmettervi almeno parte di quello che era mia intenzione comunicare con queste parole. 
Alla prossima :)
 
   
 
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