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Autore: Mick_ioamoikiwi    05/07/2016    2 recensioni
A Rivellion, terra magica popolata sia da razze intelligenti, come gli umani e da altre razze meno intelligenti, come i Goblin, una ragazza di nome Hannah inizia la propria missione per il completamento del rituale che le permetterà di diventare membro effettivo del proprio ordine, gli Ammazzadraghi. Lungo il suo cammino verrà supportata da Zandalor, mago ultracentenario, l'unico in tutto il Paese a non credere nel tradimento dei draghi che, migliaia di anni prima, hanno assassinato il Divino, salvatore di Rivellion.
Ed è qui che inizia la nostra storia. O meglio, la storia di Hannah.
[Based on Divinity II - Ego Draconis]
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 5
 
 
Hannah era sbiancata: lei non rammentava niente della sua famiglia, non ricordava neanche se avesse avuto dei fratelli o delle sorelle. Sapeva solo di essere morta e di essere stata riportata in vita per mezzo degli Ammazzadraghi. Forse in quel momento qualche fratello stava piangendo sulla sua tomba senza neanche sapere che lei era viva e senza ricordi. «Perché  mai ti avrebbero chiesto una cosa simile?!»
«Quando disubbidisci a un ordine devi pagare con la morte. All’Ordo Novus ti insegnano che tutti possono essere dei nemici e quindi devi uccidere senza pietà chiunque ti si pari davanti, indipendentemente che essi siano uomini, donne, bambini, fratelli, padri, madri, sorelle, figli... tutti possono ucciderti.»
La ragazza deglutì, aveva ucciso centinaia di persone e creature magiche nel corso della sua vita. Quanti di loro erano stati figli? Quanti fratelli? Le si formò un nodo allo stomaco, stava rimettendo in discussione tutto ciò in cui aveva creduto e forse era più giusto smettere, sia con il rituale che con l’accademia degli Ammazzadraghi, Rhode avrebbe capito.
«Mio fratello voleva smettere con l’accademia, non riusciva a tenere duro come me, lui neanche voleva andarci in quel posto. Un giorno si è ribellato al nostro comandante perché dovevamo prendere ogni figlio maschio della città in cui eravamo in missione e portarlo in caserma, dove sarebbe stato addestrato.» Strinse i pugni sul parapetto. «Quando si è rifiutato, un nostro compagno lo ha aggredito e mio fratello si è difeso, uccidendolo. Il nostro comandante lo ha afferrato per un polso, storcendoglielo e spezzandolo, lo ha portato in mezzo al nostro accampamento dicendomi che doveva espiare il proprio peccato... mi gettò la sua spada ai piedi. Ricordo gli occhi di mio fratello che mi supplicavano di aiutarlo.»
Hannah ascoltava, impietrita di fronte a tutta quella crudeltà. Avrebbe dato di stomaco da un momento all’altro e sarebbe scappata di certo per piangere, dove nessuno l’avrebbe vista.
«Ho gettato la mia spada accanto a quella di mio fratello. Tentai di oppormi con tutto me stesso ma non avrei comunque cambiato nulla, se non avessi ucciso mio fratello  avrebbero ucciso prima me e poi sarebbe comunque toccato a lui.» Hidan aveva gli occhi lucidi e fu costretto ad abbassare lo sguardo sul fiume che scorreva tranquillo per non piangere. «Mi ha sorriso, probabilmente aveva capito che non sarebbe cambiato nulla...» Strinse i pugni fino a che le nocche non divennero bianche. «È morto tra le mie braccia pochi minuti dopo.»
Hannah rimase in silenzio. Le erano passate in testa migliaia di parole per dirgli che piangere i morti avrebbe soltanto arricchito il suo cuore di odio o che suo fratello ora era felice da qualche altra parte, che il Divino si sarebbe preso cura di lui sicuramente. No, qualsiasi cosa avesse detto avrebbe provocato nel ragazzo solo dolore, come rigirare un coltello rovente in una ferita infettata. Si fermarono entrambi a guardare il sole che stava lentamente scendendo dietro il picco più alto delle montagne: erano quasi le tre del pomeriggio.
Hannah appoggiò la sua mano su quella di Hidan. «Non è stata colpa tua, tuo fratello lo aveva capito.»
Hidan accennò un sorriso ma era evidente il dolore che provava in quel momento. «Vorrei solo dirgli che mi dispiace.»
«Lui lo sa già.» Erano pochi quelli che erano a conoscenza del fatto che gli Ammazzadraghi potessero vedere lo spirito dei morti. Hidan ne aveva uno che si portava dietro senza saperlo ma si trattava per lo più di un alone che emanava una fioca luce bianca.
«Come fai ad esserne certa?»
Hannah ostentò  un sorriso di conforto. «Ti ha sorriso poco prima di morire, sapeva che avevi tentato di salvarlo.» Guardò il ragazzo che aveva di fronte a sé: gli occhi scuri la fissavano tristi, sentì di nuovo quel senso di nostalgia che tanto l’aveva affascinata la sera prima ma cerco di concentrarsi sui movimenti del viso. Hidan sorrise.
«Mi stupisci sempre di più, aranel, ma ti devo soprattutto delle scuse.»
«Non ce n’è bisogno.» Hannah guardò in basso e vide il sacco di tela del pranzo che ancora era pieno di cibo, Zandalor sarebbe passato a chiamarla da un momento all’altro e lei non aveva ancora pranzato. In quello stesso istante sentì il suono di una campana, probabilmente quella della chiesa di Valle Rotta.
Hidan guardò in quella direzione poi puntò gli occhi sul cielo. «Devo andare.» Si tirò su in piedi, mentre Hannah lo guardava pensierosa. «Tra poco inizia il mio turno di guardia... ci vediamo in giro, aranel.» Fece un mezzo inchino poi scivolo giù, lungo la gracile scala a pioli appoggiata alla torretta di guardia.
Hannah lo guardò allontanarsi mentre attraversava il ponticello che collegava le due sponde del fiume. “Come può un uomo sopportare tutto questo dolore?” Pensò mentre tirava fuori dalla borsa una delle pagnotte di pane aromatizzato alle erbe e la fiasca di vino.
 
Hannah finì il suo pranzo in fretta perché il suo stomaco non smetteva più di emettere strani borbottii ma, alla fine, passò una buona mezz’ora prima che il suo maestro passasse a chiamarla: il sole si era già inabissato dietro il picco più alto quando lo vide attraversare il ponte a grandi passi, esattamente come aveva fatto Hidan un’ora prima.
Quando Zandalor fu sotto la torretta, Hannah scivolò giù lungo la scala, procurandosi tanti piccoli taglietti sulle mani ricoperte di placche callose, dovute per lo più agli allenamenti con la spada.
«Spero ti sia riposata a sufficienza, mia cara.»
La ragazza annuì soffiando, le mani cominciavano a bruciarle. «Sì... mentre pranzavo ho incontrato-»
«Lo so.»
Hannah assunse un’espressione corrucciata. «Lo sai?»
«Sì, l’ho sentito parlare di te con una delle guardie sul ballatoio della torre.»
A queste parole l’allieva arrossì. «S-sul serio? E cosa stava dicendo?»
Zandalor sorrise dolcemente ma appena Hannah abbassò la guardia le diede il bastone in testa. «Zucca vuota di un’ammazzadraghi, niente distrazioni al momento! Un uomo di cui innamorarsi è la peggiore delle sventure che ti possono capitare.»
Hannah poté solamente coprirsi la testa dopo la botta, massaggiando il punto in cui era stata colpita. «Ahi! Non c’era bisogno di darmelo in testa... so obbedire agli ordini.»
«Lo so, ma è sempre meglio ricordare quali sono le nostre priorità e tu, mia cara, sei la nostra priorità. La priorità di tutta Rivellion.»
«Sì, lo so, non ripetermelo...» Fece qualche passo verso il fiume. «Avanti, facciamo questi esercizi.»
Zandalor si appoggiò al bastone, annuendo con la testa. «Vieni.» L’uomo si incamminò in direzione della vecchia chiesa diroccata. Hannah guardò verso le mura, cercando con lo sguardo Hidan, ma il suo maestro la stava già chiamando a voce alta, era meglio non farlo esasperare. «Maestro... posso porle una domanda?»
L’uomo assunse un’espressione accigliata. «Dimmi.»
«Damian, fa tutto questo per amore?»
Zandalor si fermò di colpo, aggrappandosi al bastone. «Mi sorprende che tu mi abbia fatto questa domanda.» La sua espressione divenne seria e cupa. «Non c’è mai stato amore dietro le sue azioni ma solo un sentimento carico di vendetta nei confronti di suo padre. Ora che il Divino è morto, a Damian resta solo il  desiderio di morte e di potere.»
Hannah non sembrava del tutto convinta. «Maestro, con tutto il dovuto rispetto. So quando ho ragione, Damian è spinto dall’amore, ma non so per cosa o per chi.»
Il vecchio si fermò, sospirando. «Il Divino è stato buono con lui, lo ha allevato come un figlio e Damiam, per ripagarlo, lo ha tradito per una donna. Non c’è null’altro da dire.»
Hannah tacque, non era quella la risposta che voleva sentire.

 
   
 
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