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Autore: FloxWeasley    06/07/2016    8 recensioni
"Questa loro perfezione però li aveva resi arroganti, e Zeus decise di punirli. E allora ZAC!" continuò lei, e con una mano colpì piano il marito sul naso, fingendo di tagliare il suo viso a metà. Quello tentò di morderle la mano e lei la ritrasse, riprendendo il racconto con quella sua risata cristallina: "Li divise in due parti. E da quel giorno l'uomo cominciò a cercare la sua metà, perché senza di lei si sentiva infelice... incompleto".
Storia partecipante al contest "Di Fluff/Angst e AU", indetto da ArabellaStark e _grey sul forum di EFP.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Addison Montgomery Sheperd, Derek Sheperd
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio, Terza stagione
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Storia partecipante al contest Di Fluff/Angst e AU, indetto da ArabellaStark e _grey sul forum di EFP.

Titolo: When I was one half of two
Nickname forum e EFP: FloxWeasley
Fandom: Grey's Anatomy
Rating: Verde
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale
Avvertimenti: nessuno
Note: prompt scelto (angst): Separazione
All'inizio non ero molto convinta di questa storia. Cioè, l'idea mi piaceva e quindi volevo portarla a termine, ma mi sembrava poco inerente al pacchetto... invece più scrivevo e più mi sembrava di ritrovare il prompt ovunque.
Non è estremamente visibile, non sembra il tema portante della storia ma lo è. E penso che con un po' di attenzione lo si possa ritrovare in piccole cose.
Però so che ognuno ha un modo suo di vedere i prompt in una storia e quindi se anche vi dovesse sembrare che non sia rispettato non vi biasimerei XD perché effettivamente forse l'ho usato in modo strano.
Va beh, la smetto con questi sproloqui.
Non so se Derek vi possa sembrare OOC... nel telefilm hanno liquidato in un attimo la sua reazione al divorzio, ma io sono convinta che con quella testolina disgustosamente romantica e incredibilmente tra le nuvole che si ritrova, non abbia potuto fare a meno di pensarci su.
Almeno un po'.
Spero che la storia vi piaccia, anche se la coppia non è una delle più amate nel fandom. Ma è la mia OTP, quindi non potevo fare a meno di scriverci sopra :3

 

 

 

When I was one half of two



Una notte in cui erano di turno, al loro secondo o terzo anno di specializzazione, Addison e Derek si erano ritrovati a dividere un letto in una delle stanze del medico di guardia del reparto di chirurgia, nel tentativo di rubare un paio d'ore di sonno prima che qualche emergenza li riportasse bruscamente alla frenetica realtà dell'ospedale.
Come sempre le scarpe da ginnastica di Derek spuntavano in fondo al materasso, troppo corto per ospitare comodamente l'intera figura distesa del giovane; il suo petto si alzava e abbassava ritmicamente, quasi a cullare la testa che Addison, rannicchiata al suo fianco, gli aveva abbandonato in grembo. I lunghi capelli rossi di lei erano sparsi in tutte le direzioni sul camice celeste del marito e quello passava delicatamente le dita tra le ciocche, sempre più lentamente e meccanicamente a mano a mano che scivolava nel sonno.

“Derek?”

Le dita si erano fermate, ma le palpebre non avevano dato cenno di volersi sollevare.

“Dormi?”

Un sospiro profondo aveva scompigliato qualche ciocca ramata della giovane e le aveva solleticato la nuca, poi gli occhi azzurri di Derek si erano faticosamente aperti.
“No” aveva borbottato quello, la voce roca e il tono assonnato in aperto contrasto con la risposta che aveva appena dato. Addison aveva sorriso tra sé e si era stretta un poco di più al suo petto, strofinando una guancia sulla stoffa ruvida del camice.

“Conosci il mito delle metà?”

Un altro profondo sospiro risuonò nella stanza silenziosa e la giovane alzò il viso per incontrare quello del marito, sorridendo timidamente.
“Scusa” fece, arrossendo appena e mordicchiandosi il labbro con fare imbarazzato. “Volevi dormire”.

Derek in tutta risposta scosse la testa e scostò con dolcezza un ciuffo dalla fronte della moglie.
“Non lo conosco. Dove l'hai letto?”
“Me l'ha raccontato un paziente. È un tipo interessante, un professore di filosofia in pensione... dispensa miti e leggende in cambio di un budino in più” sorrise lei, facendolo ridacchiare.
“E tu ci sei cascata”

Addison storse la bocca in un'adorabile smorfia colpevole.
“Non mi andava il budino alla vaniglia”
“Avresti potuto darlo a me!” la sgridò affettuosamente lui, senza riuscire però a nascondere un sorriso divertito. La giovane sbuffò e si sistemò meglio contro il suo corpo, la pancia sotto e il mento appoggiato al suo petto. Poi alzò gli occhi al cielo.

“Possibile che pensi solo a mangiare, Derek Shepherd? Io sto cercando di raccontarti una storia!”
Quello scoppiò a ridere e chinò il mento per rubarle un bacio fugace sulle labbra.
“Scusa. Spara”

“Secondo Platone, un tempo non c'erano distinzioni tra uomini e donne. Esistevano solo degli esseri perfetti, che racchiudevano entrambi e bastavano a sé stessi” sorrise quella, e Derek non poté fare a meno di lasciarsi distrarre dal modo in cui gli occhi di sua moglie brillavano nel raccontare quella storia: amava la sua capacità di lasciarsi entusiasmare come una bambina dalle piccole cose, cose che gli altri avrebbero considerato insignificanti ma che per lei erano una meravigliosa scoperta.
E quando c'era quella scintilla nei suoi occhi azzurri non c'era niente da fare, in qualche modo il sonno e la stanchezza e ogni altro pensiero svanivano e Derek si ritrovava a pensare che avrebbe potuto ascoltarla raccontare con quel sorriso entusiasta per tutta la notte.
Avrebbe potuto ascoltarla per tutta la vita.

“Questa loro perfezione però li aveva resi arroganti, e Zeus decise di punirli. E allora ZAC!” continuò lei, e con una mano colpì piano il marito sul naso, fingendo di tagliare il suo viso a metà. Quello tentò di morderle la mano e lei la ritrasse, riprendendo il racconto con quella sua risata cristallina: “Li divise in due parti. E da quel giorno l'uomo cominciò a cercare la sua metà, perché senza di lei si sentiva infelice... incompleto”.

Addison rotolò di nuovo di lato, rannicchiandosi contro il fianco del marito.
“La ricerca però non è mai facile, perché per quanti tentativi si faccia, trovare la propria metà esatta e riconoscerla è quasi impossibile” continuò, afferrando pensierosa una mano di Derek e prendendo a giocherellarci distrattamente.
La fede sul suo anulare brillò debolmente nel buio della stanza.
“Quando le due metà che si erano perdute si ritrovano, infatti, la gioia è così grande che non si separano più. Unite sono di nuovo perfette, di nuovo felici”.

Il silenzio calò sulla stanza dopo quelle ultime parole, mentre le dita di Addison continuavano a intrufolarsi tra quelle del marito.

“Addison?” chiamò allora lui, piano, dopo un po'.
“Sì?”

La mano di Derek si chiuse attorno a quella della moglie, stringendola con dolcezza.

“Sono felice di averti trovata”

Addison si accoccolò meglio contro il suo petto, lasciando andare un sospiro quieto.
Il suo sorriso lo nascose il buio, ma Derek lo intuì lo stesso.

“Anche io”.


 

*


Una notte in cui erano di turno, qualche settimana dopo che il divorzio era stato ufficializzato, Addison e Derek si erano ritrovati a dividere la quiete di una delle stanze del medico di guardia del reparto di chirurgia, nel tentativo di rubare un paio d'ore di sonno prima che qualche emergenza li riportasse bruscamente alla realtà frenetica dell'ospedale e a quella irreale delle loro vite.
Quando il neurochirurgo era entrato nella stanza semibuia il letto di sotto era già occupato da una figura estremamente familiare, quindi si era arrangiato cercando di raggiungere la cuccetta di sopra senza fare troppo rumore.
La pioggia batteva sui vetri in un ticchettio ritmico che in quei mesi aveva imparato ad amare e da cui si era lasciato cullare ogni notte, nella roulotte, come da una ninnananna, ma che in quel momento non gli era di nessun aiuto nel cercare di prendere sonno.
Si era girato e rigirato più volte, sbuffando piano per non disturbare l'occupante della cuccetta di sotto, fino ad arrendersi ai pensieri che da diverse notti lo tenevano sveglio: allora si era fermato, lungo disteso a pancia in su, le braccia dietro la testa e lo sguardo incollato al soffitto, mentre le scarpe da ginnastica sbucavano come sempre in fondo al materasso troppo corto.
Era stato quel piccolo dettaglio – lui e Addison si erano chiesti spesso, in passato, perché diavolo negli ospedali ci fossero solo letti per persone basse persino nelle stanze dei medici – a farlo ridacchiare da solo nel silenzio quieto della camera e a farlo tornare indietro con la mente a quella notte di molti anni prima, mentre in sottofondo il respiro leggero della sua ex-moglie si mescolava al ticchettio insistente della pioggia.
E allora non era riuscito a trattenersi, perché nonostante le scelte fatte e il dolore provato e inflitto e tutta l'acqua che era passata sotto i ponti, certe domande continuava a porsele.

“Addison?”

Dalla cuccetta di sotto non arrivò alcuna risposta e Derek restò ad ascoltare per qualche secondo il respiro leggero e regolare della donna: chiunque altro avrebbe detto che era quello di una persona assopita, ma lui aveva dormito con Addison per oltre undici anni e certe cose le sapeva e basta.

“Dormi?”

E infatti, dopo qualche secondo, un profondo sospiro confermò i sospetti dell'uomo.
“No” rispose piano Addison, facendolo sorridere tra sé nel buio.

Derek rotolò su un fianco e restò ad osservare per qualche secondo le gocce che scivolavano sul vetro, poi lasciò finalmente andare la domanda che lo logorava da giorni:
“Perché le metà che si erano trovate si separano di nuovo?”

C'era una nota estremamente malinconica, in quelle parole, che fece venire ad Addison un'improvvisa voglia di piangere.
La donna non rispose subito, ma si strinse le braccia attorno al busto e chiuse gli occhi, ripensando alla storia che quel vecchio paziente le aveva raccontato tanti anni prima.
Non si aspettava che Derek la ricordasse ancora.

“Non lo so” rispose piano, “il professore non l'ha detto”.

Sentì Derek sospirare profondamente e si ritrovò a tentare di scacciare un fastidioso groppo in gola che non voleva proprio saperne di andarsene.
Avrebbe tanto voluto poter parlare di nuovo con quel vecchio filosofo, chiedergli una risposta in cambio di un budino alla vaniglia: magari la verità sarebbe apparsa meno dolorosa, se barattata con un dolce della mensa.

“Forse unite erano troppo perfette. E come all'inizio della storia, Zeus si arrabbia per la loro arroganza e le separa”
Il tono di Derek era morbido come il buio in cui scivolava. Lo era sempre, quando diceva qualcosa di estremamente profondo e romantico.

“Forse” concesse Addison, la voce tremante. “O forse non erano davvero le metà giuste. Credevano di esserlo, ma alla fine si sono rese conto dello sbaglio”.
Lui fantasticava e lei lo riportava con i piedi per terra. Era sempre stato così, fin dai primi tempi, e la maggior parte delle volte era stato anche divertente.
In quel momento, però, faceva solo un gran male.

“Forse” fece Derek, ma era chiaro dal tono che non era convinto: era una spiegazione troppo razionale, per lui.
“O forse erano davvero metà perfette, all'inizio, ma la loro unione ha finito per smussare quegli angoli che una volta combaciavano perfettamente. E ad un certo punto... non coincidevano più”.

Le parole dell'uomo aleggiarono per qualche secondo nel silenzio della stanza buia, mentre Addison perdeva la guerra contro le proprie lacrime e lasciava finalmente che le rigassero le guance.

“Sì, forse sì” sussurrò infine con un filo di voce.

Probabilmente era una cosa stupida. Stupida e sbagliata, perché in fin dei conti i fatti stessi – tutto il dolore che si erano causati, le lacrime versate e le parole taglienti – avevano dimostrato che non erano destinati a stare insieme per sempre e non lo erano stati mai.
Però quindici anni sono tanti, e dopo aver passato tutto quel tempo con una persona non si può accettare di essersi sbagliati – almeno non razionalmente – e non ci si accontenta di sapere che il finale della storia era scritto fin dal principio.
E allora si tenta di addolcire il passato, di nascondere gli errori e i brutti momenti, e di dare una spiegazione razionale a una conclusione che di logico non ha nulla: la storia di Derek, per quanto ingenua, a quel proposito era perfetta.

Nessuno dei due parlò più, quella notte nella stanza del medico di guardia.
Ad un certo punto Derek fece scivolare il braccio oltre il bordo del materasso e lo lasciò penzoloni nel vuoto, in attesa. Addison lo osservò per un attimo, poi rotolò a pancia in su e allungò a sua volta un braccio, afferrando la sua mano come tante volte aveva fatto in passato.
Il buio si bagnò di lacrime e si fece custode di un addio silenzioso: le loro dita, in fin dei conti, sembravano intrecciarsi ancora alla perfezione.




  
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