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Autore: Valentinahobbit    06/07/2016    0 recensioni
"Tutti vogliono essere i numeri uno. Io mi rifiuto di essere un numero uno, ce ne sono così tanti, accidenti! Voglio essere il numero sei."
Genere: Drammatico, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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-Ciao, dove te ne vai?-

Simone alzò lo sguardo e non fu per niente stupito nel vederla. Conosceva il rumore dei suoi passi e aveva notato le sue scarpette da ginnastica, giacché camminava sempre e solo a testa bassa. Gli occhi verdi della ragazza erano così grandi e scuri da intimorirlo.

-Che ci fai qua?-

-Niente, facevo la strada al contrario!- fece spallucce e la codina che aveva in testa penzolò da un lato all'altro

-Tu hai qualche problema e io non voglio averci niente a che fare…-

-Che ne dici di andare a bere qualcosa?- sorrideva.

-Perché dovrei?-

-Dai, andiamo dove siamo stati ieri!- aveva le guance tutte rosse.

-Ma sei scema? Io e te da soli al Green Door insieme ad una cameriera impicciona e due clienti vecchi e ubriachi?-

-Non hai tutti i torti…-

Simone la guardò dritta negli occhi, poi dopo aver accavallato un sopracciglio le chiese -Dobbiamo per forza bere qualcosa?-.

 

Elisa pose delicatamente il libro nella sua borsa a tracolla. Era un vecchio libro dalla copertina rigida, con gli angoli tutti smussati.

-Biblioteca?- le chiese curioso mentre osservava l'accuratezza con la quale lei deponeva il libro.

-Si, sono tutti rovinati e pieni di polvere, la gente ha poco rispetto per i libri…

-Pff- sbuffò -è solo un oggetto!

-No, non è solo un oggetto. Stiamo parlando di un libro, non di un oggetto qualunque. Ogni libro contiene una storia e ogni storia forma molteplici emozioni- le sue guance rosee dicevano tutto riguardo al suo amore per la lettura.

-Mah! Sarà!- rispose lui stirandosi -Non potevi comprarlo nuovo?

-Non siamo tutti come te…- detto questo, con un filino di voce, si alzò dal letto con garbo e si avvicinò alla porta. Dopo averlo salutato agitando la mano sinistra e accennando un pallido sorriso, uscì dalla porta e scendendo le scale andò via dalla villa.

Francesco si distese sul letto un po' pensieroso. Nella sua testa, un turbinio di emozioni sconvolgeva la sua mente. Chissà che faceva Simone, chissà se Nicole era riuscita a trovarlo. Tra tutti questi pensieri però, uno, in particolar modo attirò la sua attenzione. Così, preso un po' dall'euforia, uscì di casa e si diresse in centro con lo scooter. Guidava con sicurezza, i suoi bei capelli rossi venivano accarezzati dal vento e i suoi occhi, benchè socchiusi, erano attenti e vigilanti. Le sue lentiggini venivano baciate dal sole e il sorriso sempre accennato in volto, simbolo della sua enorme fiducia in sé.

Mentre Francesco trasformava in atto un suo desiderio, Simone e Nicole camminavano l'uno dietro all'altro. Era Simone a guidare la ragazza, così le camminava davanti portandola tra i faggi centenari che circondavano parco Mazzini. Oltrepassato il parco, si estendeva robusto un enorme salice piangente. I suoi enormi rami si distendevano sulle teste dei ragazzi che affascinati, osservavano la bellezza della folta e verde chioma dell'albero. Simone si sedette su una delle grandi e grosse radici che ancoravano l'albero al suolo estendendosi verso le rive di un piccolo stagno poco limpido. Poi alzò gli occhi verso Nicole che si sedette accanto a lui, sulla stessa radice. Nessuno dei due aveva voglia di sciupare un momento così lieto con delle parole. Spesso le parole non sono necessarie. La lieve brezza autunnale accarezzava la loro giovane pelle e i loro cuori battevano allo stesso momento, il loro sguardo si perdeva un po' tra le acque stagne del laghetto e la cornice era data da un profondo silenzio.

-Vengo spesso qui- accennò, un po' rauco, Simone e vedendola semplicemente annuire continuò -quando il mondo mi sta stretto, intendo-

si accese una sigaretta, Nicole lo guardò un po' costernata quando lo vide agitare la sigaretta nel senso di offerta -Capisco, capisco… Sei piccola!-

e sorrise ancora per metà, lei alzò un sopracciglio -Ma se siamo in classe insieme!- rispose alzando un po' la voce, lui sorrise facendo uscire il fumo dalle labbra.

-Quindi secondo te abbiamo per forza la stessa età?

-No…- disse un po' sbigottita -magari sei straniero e hai iniziato un anno dopo!

-Sbagliato!- questa volta rise, poi, dopo aver fatto un altro tiro, le spiegò -sono stato bocciato due volte-.

Non sembrava deluso, provato, imbarazzato o cose del genere. Non sembrava neanche che se ne stesse vantando. Semplicemente lo aveva ammesso senza provare emozioni decifrabili dall'esterno.

Se le emozioni di Simone si nascondevano così bene tra i suoi occhi azzurri, quelle di Nicole erano talmente palesi da lasciare che tutti le capissero. Infatti spalancò sia gli occhi che la bocca ed esortò un goffo e insensibile -Davvero?!

-Davvero, davvero… Una volta in prima media e l'altra in primo superiore

-Posso sapere perché?- era anche parecchio invadente, del tutto sfacciata.

-In primo superiore sono stato bocciato perché sono stato coinvolto in una rissa e le conseguenze furono parecchio gravi… Infatti bocciarono anche Francesco!- Nicole si mise a ridere, del tutto inopportuna.

-E in prima media?- si strinse le gambe al petto, facendo si che le ginocchia le arrivassero sotto il mento -perché ti bocciarono?-.

Le mani di Simone si strinsero in due pugni. Il suo sguardo tranquillo si incupì e la sua bocca assunse una smorfia poco raccomandabile.

-Non ti riguarda…

Il sorriso di Nicole si capovolse rapidamente. Calò nuovamente il silenzio, il vento spirava più forte e delle nuvole iniziarono a coprire il sole.

-Così le prove sono saltate…- mormorò Nicole.

-Già… Ti chiedo scusa per prima- le rispose quasi sottovoce.

-Come?-

-Niente, niente… Ti va se torniamo da Francesco?

Quest'ultimo, con una busta di carta in mano, tornava al suo scooter, parcheggiato nei pressi del parco. Mentre camminava con la testa tra le nuvole e gli occhi fissi sullo schermo del telefono si sentì chiamare

-Fra!- era una ragazza, voltandosi, gli si illuminarono un po' gli occhi

-Vanessa!- disse sorridendo, lei gli si fiondò addosso abbracciandolo, cosa che lui decisamente non si aspettava.

-Allora! Come stai, amico?- gli occhi neri della ragazza brillavano e i suoi capelli, tinti di viola, erano ormai ormai cresciuti fino ai fianchi. Era truccata pesantemente, come sempre, i suoi vestiti neri sembravano quasi di cartapesta e quando apriva bocca per parlare, si intravedeva qualcosa brillare sulla sua lingua, il suo nuovo piercing.

-Quello l'hai fatto con i soldi dell'incasso di quella sera?- non si era mai visto un Francesco così serio. Non sorrideva, i suoi occhi non erano lucidi e spalancati, ma stretti e seriosi. Vanessa sorrise.

-Ma andiamo! Tesoro, ancora con questa storia?- gli poggiò una mano sul braccio facendogli gli occhi dolci, conosceva bene i suoi punti deboli.

Lo sguardo della ragazza cambiò direzione e si rivolse verso la busta che con cura Francesco teneva in mano. Sebbene fosse arrossito per aver sentito la mano di una così bella ragazza sul braccio, tornò serio.

-Che hai in quella busta?- disse curiosa, con il suo solito sguardo da gatta morta. Francesco arrossì di nuovo, non sapendo che dire, dette per buona la prima.

-Una cazzata, una cazzata così a cazzo- lei rise

-Non sei cambiato da quando uscivamo insieme, eh?

-Pensa, pensa…- rispose sarcastico con una mano alla nuca

-Ci divertivamo molto insieme io e te, ricordi amore?- questa volta, il tono di voce della ragazza divenne del tutto diverso. Silenziosamente, approfittando della distrazione del ragazzo, gli prese la mano e sfilò velocemente la busta. Uscito di colpo dal paese delle meraviglie, spalancò gli occhi -Ridammelo!

-Aspetta, aspetta, aspetta… Vediamo!

La malizia della ragazza era del tutto insaziabile. Quando vide il contenuto della busta, rimase un po' delusa. Infatti, senza fare storie, diede al ragazzo ciò che era suo e aggiunse -pensavo che si trattasse di un completino di lingerie per qualcuna, eri più licenzioso una volta- rise un po' istericamente -una volta inteso come tre mesi fa- lei si passava le dita tra le ciocche dei capelli. Francesco non rispondeva affatto, voleva solo andar via e nel più presto possibile, ma la ragazza continuava a parlare.

-Ricordi che tipo di regali mi facevi? E ora ti becco in centro, da solo, con un libro in una busta!- rise di nuovo -andiamo a casa tua Fra?-.

Un colpo al cuore. Era parecchio tentato. Vanessa continuava a fissarlo intensamente negli occhi. Inizio a sentire il sudore gocciolargli giù dalla fronte. Stava per cedere quando ripensò a tutto ciò che era successo.

-No, magari ci vediamo un'altra volta. Ciao Vanessa!- disse allontanandosi a passo fiero, sentendola ancora ripetere il suo nome. Quasi correndo, arrivò al motorino. Dopo essersi dato trenta volte dello stupido, si decise a partire. Nel frattempo, Simone e Nicole, dopo aver scoperto che Francesco non era a casa si divisero e tornarono ognuno alla propria abitazione.

Entrato nell'appartamento, Simone, iniziò a chiamare la sorella, lei non rispondeva, così, camminando verso il soggiorno, venne bloccato sulla porta da una visita del tutto inaspettata

-Che cazzo ci fai tu qui?-.

 

Elisa uscì dalla biblioteca comunale all'orario di chiusura e scendendo lentamente per la gradinata principale, notò un ragazzo dai capelli rossi seduto su di una panchina davanti alla biblioteca. Notò che stava fumando, si avvicinò accelerando il passo, un po' stupita.

-Finalmente sei uscita! Non ne potevo più di aspettare!- sembrò sollevato.

-Fra, che stai facendo?- Francesco, formalmente, le mise in mano la busta di carta che aveva scarrozzato per tutta la città.

-Questo è per te, buon compleanno Lisa.

 

   
 
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