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Autore: Lilith Hedwig    06/07/2016    1 recensioni
363 parole. Notte, nel bosco, la fine di qualcosa. Dal prompt "Un personaggio si trova in una cella di qualche tipo e ha una conversazione con qualcuno che sta dall’altra parte delle sbarre".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dust to dust.


It's not your eyes
It's not what you say
It's not your laughter
That gives you away
You're just lonely
You've been lonely, too long
[...]
Let me in the wall
You've built around
We can light a match
And burn it down
Let me hold your hand
And dance 'round and 'round the flames in front of us
Dust to dust





-Potremmo scappare, lo sai.
-Potremmo.
-Potremmo fare quello che ci pare!
-Potremmo.
-Ma non lo faremo.
Ascoltalo alzare gli occhi e guardarti attraverso il fuoco, continua a osservare il pezzo di legno che stai intagliando.
-Vero?
Sospira -un sospiro, come un macigno. Sempre.
-Vero.
Digli di guardare le stelle. Digli di trovare i disegni che formano. Diglielo.
Ovviamente decide di non arrendersi. Incidi il legno con più forza -attento alle dita.
-Ma perché sei così? Lasciami entrare, smettila!
Silenzio.
Le stelle, ragazzo, le stelle.
-Lo sai che potremmo scappare, che staremmo bene, lo sai, vuoi vivere tutta la tua vita nascosto come uno stronzo? Pensi che gli altri non ti vedano, di essere impenetrabile?
Fermo con quel coltellino, prima di tranciarti un dito.
-Come puoi vivere così? Come vuoi vivere? Pensi che questa sia vita? Questo non è niente, non è così che bisogna vivere!
Posa seccamente il coltello.
-La vita è un crudele scherzo e basta, Nathan, la vita è un gioco -anzi, a dire il vero non me ne frega proprio un cazzo della tua stupida vita, né di come intendi viverla, quindi vedi di farmi un favore e chiudi quella bocca.
Nathan, guarda le stelle, Nathan.
Non hai il coraggio di guardarlo? Sii uomo, alza lo sguardo, piantagli i tuoi occhi verdi in faccia, fagli abbassare i suoi e osservagli quel suo strano profilo del naso.
Guardalo, con quei ciuffi biondi che gli ricadono sulla fronte, così distante, così assente. Guarda i suoi occhi e la loro voglia di piangere -perché ti sembrano così distanti?
-Lasciami entrare, ti prego...
Lascialo sussurrare, magari poi si mette pure a supplicare -provi una sorta di piacere perverso quando supplica, quando ti prega con quella voce che sembra troppo debole per non spezzarsi e invece resiste non si sa come, quel piagnucolio sommesso e gli occhi enormi e puri.
E invece guardalo alzarsi, guardalo con la coda dell'occhio gettare qualcosa -non girare la testa o potrebbe spezzartisi il collo- con grande forza nella grotta, guardalo marciare spedito dentro, prendere la sua poca roba, mandarti affanculo e andarsene via.
Sapevi che sarebbe successo, sai che non tornerà, qindi riprendi il coltellino e ricomincia a intagliare.



 
You're like a mirror, reflecting me
Takes one to know one, so take it from me



NdA:
Buonasera :) Sebbene si tratti di una storia scritta un annetto fa e piano piano riaggiustata, sono contenta di pubblicare finalmente di nuovo. Scritta durante una Drabble Night a partire dai prompt del pacchetto Loki, ovvero:
-Citazione: “I believe that life is a game, that life is a cruel joke, and that life is what happens when you’re alive and that you might as well lie back and enjoy it.” – Neil Gaiman, American Gods
-Ambientazione: Una grotta, di sera, davanti a un falò
-Situazione: Un personaggio si trova in una cella di qualche tipo e ha una conversazione con qualcuno che sta “dall’altra parte delle sbarre”
-La canzone Dust to Dust dei The Civil War (citata a inizio e fine).

Come al solito grazie mille anche solo per aver letto, commenti e critiche costruttive sono ovviamente ben accetti :)
Una buona serata a voi;
Lil
   
 
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