Videogiochi > Undertale
Segui la storia  |      
Autore: UraraEvilAngel    07/07/2016    4 recensioni
Una serie di storie sconnesse tra loro con i nostri personaggi preferiti a fare da protagonisti (alcune di queste saranno su vostra richiesta).
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Altri, Frisk, Papyrus, Sans, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Wouldn’t be the same (Cap. 1)
 
Il ritorno al laboratorio dopo la battaglia contro l’umana non era affatto stato come il robot lo aveva immaginato. Si aspettava una sfuriata da parte di Alphys, come quelle che si beccava ogni volta che ne combinava una delle sue e che lui di solito riusciva a tagliare con una delle battute più sfacciate del suo repertorio, ma, stavolta, non era stato così.
Non solo Alphys non aveva detto una parola dopo avergli cambiato le batterie (se non di rimanere nella sua forma base, in modo da consumare meno energia), ma aveva persino evitato di guardarlo, come se ce l’avesse sul serio con lui e stavolta in modo più grave delle altre. E non importa quanto cercasse di ripetersi il contrario, Mettaton avrebbe di gran lunga preferito la sfuriata. Sapeva di averla fatta grossa, ma quel silenzio era tortura. Non sapeva come romperlo, era imbarazzante e doloroso allo stesso tempo, per non parlare del fatto che, forse per la prima volta nella sua vita, si trovava a corto di parole. Aveva paura di dire la cosa sbagliata. Non era da lui.
Eppure, non era solo quello il problema.
C’era qualcosa che gli faceva male, più dell’essere stato sconfitto da una bambina alta la metà di lui di fronte a tutti i suoi telespettatori. Anzi, ad essere sincero, quello non era un problema, dal momento che aveva fatto guadagnare una notevole visibilità a lui e al suo show, senza contare che l’umana era stata una valida avversaria, quindi non poteva dirsi una vera e propria sconfitta. L’unica cosa che gli interessava era farsi notare, non in quale modo si fosse posto ai suoi fan adoranti, che comunque sarebbero stati ai suoi piedi se solo avesse schioccato le dita.
C’era qualcosa che lo tormentava, mentre se ne stava appoggiato al muro della stanza che Alphys gli aveva lasciato, con le braccia incrociate davanti al suo vecchio corpo rettangolare. Qualcosa che non riusciva a togliersi dalla testa.
 
“È solo un robot, anche s-se avessi fatto qu-qualche danno avrei s-s-sempre p- potuto... costruirne u-un altro”.
 
Quelle parole di Alphys all’umana, che aveva sentito in un momento in cui le sue batterie ormai esaurite avevano fatto contatto per un paio di secondi, prima di lasciare che si spegnesse completamente, continuavano a riecheggiare nella sua testa.
Era vero? Se l’umana gli avesse inflitto qualche danno più serio, se, magari, lo avesse persino distrutto... lei lo avrebbe semplicemente gettato via e sostituito con un altro robot?
Inizialmente, Mettaton si era sentito offeso. Come avrebbe potuto mai inventare un robot migliore di lui con cui rimpiazzarlo? Come sarebbe stato possibile creare qualcosa di più favoloso? Poi, aveva cominciato a sentire qualcos’altro. E faceva male.
Lo avrebbe davvero sostituito così facilmente? Non ne avrebbe sofferto neanche un pochino?
 
“È solo un robot”. Lui aveva pensato di essere anche un amico, una compagnia forse un po’ invadente, ma a cui la scienziata, dopotutto, si era affezionata. Non era così?
 
 “Anche s-se avessi fatto qu-qualche danno avrei s-s-sempre p- potuto... costruirne u-un altro”. Non avrebbe nemmeno tentato di aggiustarlo. Era davvero più facile costruire un nuovo compagno di laboratorio (come a volte a volte Alphys lo aveva definito) piuttosto che aggiustare un vecchio amico, per quanto danneggiato?
 
Se c’era una paura che Mettaton aveva era quella di essere dimenticato e rimpiazzato. Se fossero stati i suoi fan a farlo, si sarebbe di certo sentito arrabbiato, offeso, la sensazione di essere messo al secondo posto lo avrebbe fatto ammattire. Ma... Alphys? L’unica che poteva chiamare “amica”? l’unica amica che aveva, con cui potesse confidarsi? L’unica che lo aveva visto nei suoi momenti peggiori e aveva cercato di confortarlo e aiutarlo? Quello sì che faceva male. Il fatto che non lo avesse sgridato come faceva spesso gli dava la sensazione che non le importasse del rischio che aveva corso. Forse si era davvero stancata delle sue stupidaggini, forse avrebbe davvero preferito che lui fosse...
 
Si tirò su e allungò un braccio per spingere la leva e trasformarsi nella sua forma EX, se doveva affrontare una discussione, voleva farlo al suo meglio. Si diresse verso il laboratorio di Alphys. Sapeva che probabilmente stava guardando anime. Voleva fare una prova, vedere se... non aveva idea di cosa volesse dimostrare.
La porta era chiusa, quindi si appoggiò semplicemente alla superficie fredda per un paio di secondi, sentendo che le mani gli stavano tremando e cercando di darsi un tono, di non dare a vedere quanto fosse nervoso. Bussò, cosa che non faceva quasi mai. Il pulsante per aprire la porta era proprio lì, ma lui non lo sfiorò nemmeno. Non era sicuro di volerla vedere, dopotutto.
 
-S-sì?- la vocina timida e tremante della scienziata lo fece sobbalzare.
 
-Alphys, cara...- disse semplicemente il robot, non sapendo bene cos’altro aggiungere.
 
-Ah, s-sei tu-. Semplice, distaccata, categorica. Accidenti, era orribile. -E-Entra pure-.
 
Mettaton spinse il bottone di apertura della porta ed entrò. Alphys stava scarabocchiando qualcosa su un vecchio quadernino, dandogli le spalle. Sembrava tranquilla, ma l’atmosfera era tesa come mai prima di allora. Il silenzio si sarebbe potuto tagliare con un coltello da tanto era denso e nessuno dei due, evidentemente, aveva idea di come romperlo. In tanti anni in cui avevano convissuto non c’era mai stato un silenzio simile.
 
Dopo un paio di secondi di imbarazzante attesa, durante i quali nessuno dei due osò incrociare lo sguardo dell’altro, il robot prese coraggio e, mentre cercava di far funzionare la voce, le parole che sembravano essere rimaste bloccate da qualche parte, la scienziata si decise ad sussurrare:-Allora? Ti avevo detto di restare in forma base-.
Il suo tono era così freddo che Mettaton sentì di aver perso quel poco di coraggio che aveva così faticosamente raccolto. Sembrava spazientita. La stava disturbando? Perché lo aveva fatto entrare allora? Le parole tornarono a rintanarsi da qualche parte, lasciandolo lì a pensare freneticamente a qualcosa di intelligente da dire. Non si era mai trovato a corto di parole e non gli piaceva.
 
-Cara- disse, insultandosi mentalmente per aver lasciato che la sua voce tremasse -Io...- si interruppe, sentendo che qualcosa gli impediva di proseguire. Come un nodo che bloccava il suo dispositivo vocale. Ma sapeva benissimo che non c’era nessun nodo.
 
-Cosa?- Alphys non si voltò nemmeno a guardarlo, ma la sua voce ora sembrava un po’ più dolce.
 
-Volevo... chiederti una cosa- bisbigliò a fatica. Lei sospirò, ma non aggiunse una parola. -È... è vero quello che hai detto all’umana?- perché all’improvviso parlare era così faticoso? Perchè sentiva di stare per scoppiare a piangere? -Se... se mi fosse successo qualcosa... tu... mi avresti... sostituito? Avresti... costruito un altro robot?- si passò nervosamente le dita tra i capelli neri.
 
Alphys non si voltò verso di lui, ma quelle parole furono abbastanza da farle percepire il crack del suo cuore che si spezzava in due. Strinse la matita tra le dita.
L’aveva sentita dirlo? No, no, no... non era quello che voleva dire.
O meglio, sì lo era, ma non lo intendeva sul serio.
Era semplicemente la prima cosa che le era venuto in mente dire per non sembrare debole di fronte a Frisk, ma si era sentita in colpa subito dopo anche solo per averlo pensato. Non avrebbe mai potuto sostituire l’unico che, nei momenti di sconforto l’aveva fatta sentire utile e importante, come nessuno si preoccupava mai di fare. Non avrebbe mai potuto rimpiazzare Mettaton. Non sarebbe mai stato lo stesso.
Ma la cosa che la fece sentire peggio fu il tono con cui il robot aveva parlato. Così... ferito. Deluso. Fu almeno grata di non essersi girata a guardarlo, le avrebbe fatto troppo male.
Non avrebbe mai pensato che potesse reagire in questo modo. Non avrebbe mai pensato che la sentisse, prima di tutto, ma non... non credeva che avrebbe potuto soffrire per colpa sua. Era terribile, era una pessima amica. Aveva combinato un pasticcio, come sempre.
Considerando Mettaton come il robot narcisista ed egocentrico (che in effetti era) che lei aveva creato, una star viziata e incontentabile, non si era resa conto di poter ferire i suoi sentimenti. In fondo, lui cercava solo attenzione. Affetto, in realtà. E lei gli aveva appena fatto pensare di avergli negato il suo, proprio lei che gli era più vicina. E che era stata così preoccupata per lui da non riuscire a parlargli, forse per la rabbia, ma più probabilmente per la paura che aveva provato.
 
I suoi pensieri furono interrotti da una piccola goccia trasparente che cadde sul foglio su cui stava disegnando. Una lacrima. Si affrettò ad asciugarla con la manica del camice e fece finta di nulla.
 
Si schiarì la voce e ciò che riuscì ad articolare fu soltanto:-C-cosa?-.
 
-L’hai detto tu...- il robot abbassò lo sguardo, da quando il pavimento era diventato così interessante? -È... questo che faresti?-.
 
Entrambi dovettero prendere un respiro profondo per calmarsi.
 
Alphys si voltò, finalmente, a guardarlo:-M-Mettaton, i-io... d-devo f-farti vedere u-u-una cosa...- si alzò e si diresse verso il grande schermo da cui era solita spiare l’umana durante il suo viaggio (o, più spesso, guardare anime). Digitò qualcosa, con le dita tremanti, e un’immagine apparve, in parte coperta da un tasto di play. Il luogo sembrava il Core.
Mettaton fece per dire qualcosa, ma Alphys gli fece segno di non dire nulla e fece partire il video e lui, per una volta, le diede ascolto.
 
“Frisk si stropicciò gli occhietti piccoli e tossì un paio di volte, esausta per via della battaglia che aveva appena superato. Osservò il busto del robot ai suoi piedi, prima di voltarsi verso la porta, attirata da un rumore improvviso.
 
-S-sono riuscita a forzare la serratura... voi due state...?- Alphys balbettò, entrando, ma si interruppe appena vide i “resti” del suo amico senza batterie e subito si precipitò al suo fianco, per controllare che tutto fosse a posto -Oh no... Mettaton! M-Mettaton s-stai...?-. Il modo in cui la scienziata si inginocchiò di fianco a lui subito dopo, il modo in cui la sua voce si era spezzata come se fosse sul punto di scoppiare in lacrime... era qualcosa che difficilmente sarebbe stato possibile dimenticare. Persino Frisk, assistendo alla scena, sembrava voler correre a consolarla e dirle che non era successo nulla di grave.
Quando realizzò che, per fortuna, erano soltanto finite le batterie, tirò un tremolante sospiro di sollievo:-Grazie al cielo, s-sono s-solo le batterie...- poi appoggiò una mano sul suo braccio metallico e lo accarezzò delicatamente -M-Mettaton s-se ti fosse successo qualcosa... I-Io avrei... I-I-Io avrei...- e lo strinse in un abbraccio ansioso. Poi, notando lo sguardo preoccupato dell’umana, si allontanò:-U-Uhm, v-voglio dire... N-Non preoccuparti...- si affrettò ad aggiungere, ma i suoi occhi erano lucidi e umidi -N-Non è s-successo niente di grave... È solo un robot, anche s-se avessi fatto qu-qualche danno avrei s-s-sempre p- potuto... costruirne u-un altro...- e si incamminò.
Frisk la seguì verso l’uscita:-Lo sai... Non pensavo che fossi così affezionata a Mettaton- disse all’improvviso.
Alphys si voltò verso la bambina:-C-cosa?-.
-Eri preoccupata per lui poco fa, vero? Non per me- aggiunse, sorridendo, come se già conoscesse la risposta.
-I-Io...- la timida scienziata si sistemò gli occhiali sul naso -M-Mettaton è in realtà l’unico che... è-è l-l’unico amico che ho... P-Per quel che conta detto da me... n-non potrei sopportare se... gli s-succedesse qualcosa, sai?-.
Frisk annuì.
-E-E... s-senza di lui... n-non so c-cosa avrei fatto, ma... p-probabilmente qualche stupidaggine-”.
 
Quando il filmato, che apparentemente era una ripresa di qualche telecamera nascosta posta in un angolo, giunse alla fine, il silenzio era persino peggiore di quello precedente. Almeno fino a quando il robot non si voltò, sbattendo rapidamente le palpebre perché aveva gli occhi lucidi, e realizzò che Alphys stava silenziosamente piangendo.
Questa volta fu il suo cuore a spezzarsi in due.
Alphys era stata talmente preoccupata da non essere riuscita a parlargli per tutto il tempo. Le interessava eccome il rischio in cui si era posto solo per fare colpo sui suoi fan. Si coprì gli occhi con le mani, sentendosi improvvisamente molto in colpa.
 
-Alphys...- bisbigliò, la sua voce attutita dai suoi guanti bianchi -Mi disp...-.
 
Prima che potesse finire la frase, Mettaton sentì un paio di familiari braccia che lo stringevano con un’apprensione materna e sincera:-S-sei un idiota, Mettaton! Hai idea di qu-quanto fossi p-p-preoccupata per te! N-Non rifarlo mai più! C-come ti è venuta in m-mente una cosa d-del genere? C-come avresti potuto lasciarmi così? P-perché lo hai fatto?-.
 
Nemmeno lui seppe spiegarsi come, nel giro di mezzo secondo, le lacrime iniziarono a scorrergli lungo le guance e si ritrovò a singhiozzare come un bambino:-Mi dispiace, Alphys... Mi dispiace, mi dispiace...- eppure, adesso si sentiva meglio. Aveva avuto l’unica conferma di cui aveva bisogno.
 
Dopo qualche minuto, entrambi si separarono.
Mettaton si asciugò gli occhi e Alphys fece lo stesso, per poi abbozzare un sorriso:-Va tutto bene adesso...- ed era vero -Ti va di guardare un anime sul mio computer?-.
 
-Qualsiasi cosa con te, cara- rispose il robot, avvolgendole un braccio intorno alle spalle.
 
Per quanto diversi, quei due erano fatti per essere migliori amici. E, dopotutto, gli opposti si attraggono, no?
 
Angolo autrice
 
Ciao a tutti! Io sono Urara-chan e questa è la mia prima fanfiction su Efp. Mi dispiace se è orribile, prometto che migliorerò. Nel frattempo, per farmi perdonare per la depressione che vi ho trasmesso, vi lascerò la prossima shot su richiesta. Scrivetemi nei commenti i personaggi che vorreste vedere come principali nella prossima shot e cosa volete che facciano, prenderò la scelta maggioranza!
Intanto, riguardo alla storia, non credo di essere andata OOC, dopotutto questa è una scena mancante nel gioco, no? Come sappiamo che cosa è successo? Inoltre, credo che la psicologia di un personaggio vada trattata delicatamente, anche toccando lati che sembrano fuori del suo carattere perché ognuno ha le sue debolezze, no? E io penso che anche la nostra superstar dell’Underground preferita abbia le sue.
Detto ciò, alla prossima ragazzi!
Bye-bee! <3
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Undertale / Vai alla pagina dell'autore: UraraEvilAngel