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Autore: AlexRae00    08/07/2016    0 recensioni
Nella 309 Delphine minaccia Shay, sospettata di essere una spia di Castor. Tale minaccia viene accompagnata da una breve storia che svela un lato sconosciuto di Delphine. Questa scena mi ha permesso di amare ancor di più il suo personaggio perciò ho deciso di descrivere la scena con toni introspettivi.
Questa è perciò una mia interpretazione della interazione tra Delphine e Shay.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Delphine Cormier
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“You know, when I was at boarding school, there was a girl I knew… very well”
 
La voce di Delphine è lieve ma decisa, quasi ipnotica mentre racconta. Seduta sul bordo della vasca da bagno, i vestiti scuri ed eleganti, i capelli lisci e dorati ad incorniciarle il volto. Tra le mani la lametta che poco prima ha estratto dallo stivale. Un sorriso appena accennato sulle labbra che non trasmette alcuna gioia, forse rimpianto. I suoi occhi sono indirizzati verso Shay ma il suo sguardo è lontano, perso in quei ricordi che prendono vita attraverso le sue parole.
 
“She attempted suicide.”
 
Le parole sono taglienti. Il tono della donna non subisce alcuna variazione. Una semplice costatazione che assume sfumature minacciose. Gli occhi di Delphine non lasciano quelli di Shay mentre continua il suo racconto. Nella sua mente però tornano le immagini di quella ragazza. La falsa gioia che mostrava mentre dentro di sé il vuoto prendeva il sopravvento. I suoi occhi vacui e le labbra sottili schiuse mentre il sangue scorreva, macchiando l’acqua di rosso.
 
“She slit her wrists in a bathtube..”
 
La minaccia velata prende forma, sottolineata dalle gocce d’acqua che cadono nella vasca già piena. Lo sguardo della donna francese è ora rivolto verso il basso, il capo inclinato, le dita che sfiorano la lametta di metallo, girandola ancora e ancora.
Shay rimane in silenzio e immobile mentre il racconto procede. Come una preda dinanzi al suo cacciatore quando comprende di non avere scampo. Nella sua mente, il terrore è accompagnato da una pericolosa attrazione verso la voce della donna. L’accento francese, il tono lieve e ipnotico la costringono ad ascoltare nonostante il suo corpo le urli di scappare.
 
“But it wasn’t enough..”
 
Il capo si solleva pronunciando quelle parole. I suoi occhi tornano a fissare quelli di Shay e un sospetto prende forma nella mente della giovane, rendendo quel racconto più macabro. Delphine stringe ancora la lametta con delicatezza, senza ferirsi, la calma glaciale della sua voce rende il sospetto più reale.
Shay però non chiede conferme ma lascia quel pensiero in una parte della sua mente.
 
“She should have cut the metatarsal arteries on the top of her feet too.”
 
Nonostante la fermezza delle sue parole, una nota di rimpianto sembra nascondersi in quella constatazione. Forse un rimprovero velato per quel fallimento, dovuto alle mancate conoscenze mediche. Gli occhi di Delphine guardano quelli di Shay senza esitazione ma vedono un’altra giovane. Una ragazza sola. Una divisa scura indosso e la lametta stretta tra le dita. Vedono gli occhi vuoti che fissano il nulla e il sangue che cola dai polsi. Linee sottili che bagnano la pelle chiara e si mischiano all’acqua fredda. Prima che le palpebre calino, coprendo gli occhi ormai stanchi, Delphine ne incontra lo sguardo. Lo stesso che anni addietro, quando si guardava allo specchio, la osservava di rimando.
 
L’incanto finisce, la voce di Shay spezza il silenzio, incrinata a causa della paura che esplode dentro di lei. Delphine la guarda dall’alto, priva di qualsiasi emozione, chiedendo risposte che l’altra afferma di non avere.
La vibrazione del telefono la distrae dai singhiozzi che la giovane dai capelli biondi non riesce a trattenere. Il nome di Cosima la riscuote, scheggiando la sua maschera di impassibilità. La sua voce cambia quando risponde alla chiamata. Il tono glaciale è sostituito da una preoccupazione a stento trattenuta. Il timore che possa esserle successo qualcosa le impedisce di mantenere un intonazione distaccata.
Le parole di Cosima sono inaspettate. Senza dire una parola abbassa la mano che stringe il telefono e si volta. Guarda la ragazza seduta sul divano, ancora intenta a singhiozzare. La lametta è ancora tra le sue dita. Il metallo freddo contro i polpastrelli un costante rimando. I suoi occhi scivolano sui suoi polsi. Le cicatrici ormai invisibili per un momento ritornano, sparendo non appena i suoi occhi si chiudono e si riaprono.  
  
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