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Autore: Fantasia_98    08/07/2016    0 recensioni
Essa è incentrata su Isla Nublar. Racconta di come un gruppo di persone, tra cui i nipoti di Claire, ci approdino sventuratamente; esso si separerà e i superstiti, tra cui i due ragazzi, faranno la conoscenza della loro salvatrice: un vecchio esperimento di Hanry Wu, di cui nessuno a parte lui stesso ne era a conoscenza. La ragazza, durante il tragitto per la salvezza dei naufraghi dall'isola farà scoprire ai due ragazzi i pericoli e le meraviglie del posto. Alla fine Sonia comprenderà che dietro lo sbarco di quelle navi c'è sotto qualcosa di più e si metterà sulle tracce per capire l'intera faccenda
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Movieverse, Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Erano passati 4 anni da quando Sonia era stata privata delle sue capacità; nel frattempo, aveva fatto ricerche su ricerche passando notti insonni e giorni ad inseguire coloro che le avevano fatto questo.
Qualche mese dopo, mentre per la prima volta faceva una pausa, si accorse di avere un messaggio in segreteria: quando avviò la registrazione, questa era molto rovinata; un rumore unico e irriconoscibile faceva di sottofondo assieme alle urla di alcuni ragazzini e la richiesta di aiuto di un uomo. Passò il pomeriggio a rimuginare su quel messaggio davanti allo specchio, finchè non si decise a controllare da dove provenisse: Isla Morazan. Senza nemmeno pensarci due volte, quella sera, prese una grande somma di denaro in contanti, i suoi vecchi vestiti stracciati, del cibo e dell'acqua e alcune armi tra cui coltelli e pistole e li mise in un vecchio zaino: sapeva che non sarebbe mai riuscita ad arrivare sino all'isola senza gli agganci giusti, così andò a fare qualche chiamata; qualche ora più tardi si trovava in un vecchio porto in spagna. Senza conoscere la lingua: le bastò chiedere di Thiago e tutti le indicarono una vecchia nave attraccata in fondo al molo; velocemente lo oltrepassò ritrovandosi davanti molti uomini. Con addosso una felpa nera e dei jeans, un dolce e femminile berretto rosa che aveva in punta una grossa palla pelosa dello stesso colore, delle vecchie all star viola scuro e un largo giaccone bianco che sembrava esser adatto ad alte temperature, le immancabili cuffie e il suo telefono, tirò fuori la mazzetta e disse -Isla Morazan-. Non appena l'uomo le si avvicinò squadrandola, lei tirò fuori una pistola nera e gli disse -adesso ascoltami bene: tu ora mi porterai su Isla Morazan, con le buone o le cattive- -molto audace ragazzina, ma che cosa ci va a fare una bella donna come te in una pericolosa isola popolata da bestie fameliche?-  -questo non ti riguarda; tu pensa solo a portarmi la e tieni i discorsetti da film horror per qualcuno cui ne valga davvero la pena- le rispose lei alzando la canna della pistola verso la testa -molto bene- rispose prendendosi i soldi e ordinando a un suo sottoposto di accendere i motori; quando scorsero finalmente una strana tempesta davanti a loro, il capitano l'avvertì che la, la c'era la sua isola.

Quando arrivò sembrava essere sera -ti avverto, qui è sempre buio, più starai qui e più perderai il senso del tempo; non distinguerai più il giorno dalla notte, le settimane dai mesi- -grazie per l'avvertimento- disse lei disinteressata dopo esser scesa a terra; Sonia, in tutti questi anni, non aveva dimenticato nulla di tutto ciò che sapeva fare quando possedeva la vecchia vita e non aveva mai smesso di tenere d'occhio le altre varie isole. Tutta via, lei, non sapeva nulla riguardo di quella se non l'avvertimento che gli aveva dato Crag; lui, non ci pensò nemmeno due volte a ripartire e ad andarsene. Purtroppo, loro non ritornarono più da quel viaggio: furono uccisi da qualcosa di misterioso che lei avrebbe conosciuto più avanti; dopo essersi girata a guardare verso l'oceano vuoto, si girò e si incamminò.
Avanzò con molta difficoltà: inciampando e mettendo avanti le mani per non sbattere la testa; i suoi occhi dovevano ancora adattarsi a tutto quel buio. Dopo molte ore, incominciò finalmente a vedere di più i particolari della foresta in cui si era inoltrata, ma le si spezzò il cuore, perchè non era più come una volta: quando lei possedeva ancora i suoi "poteri" riusciva a vedere ogni cosa; nessun dettaglio le appariva sfuocato come adesso. Mentre la parte più buia del giorno spariva, Sonia, dovette fare ancora alcuni sforzi; quando finalmente fu giorno, lei rimase a bocca aperta: gli edifici erano decadenti o in rovina, le strade deserte, molteplici fogli svolazzavano liberi come fossero le uniche cose rimaste, macchine, autobus, biciclette e moto erano stati abbandonati in malo modo; enormi porzioni di acqua costeggiavano alcuni di quelli che un tempo, forse, erano stati dei parcheggi o dei luoghi in cui ritrovarsi. Nuove coste si erano andate a formare sotto le strade spezzate a metà; nonostante, nel suo avanzamento, tutto sembrasse tranquillo, lei, rimase in silenzio e prese tutte le precauzioni possibili. Non conoscendo nulla del posto, andò a cercare informazioni; avrebbe scoperto un nuovo paradiso da scoprire o un nuovo inferno da placare?
Rimase bloccata, quando, passando davanti una vetrina mezza rotta, intravide il suo riflesso; nonostante la sua avventura fosse incominciata in giovane età, non era cambiata per nulla. Quel suo piccolo corpo esile era rimasto così giovane per tutti quegli anni; aveva dimenticato oramai cosa volesse dire crescere. Dopo aver messo da parte i sentimentalismi, si ricontrollò e dopo esser rimasta pochi secondi a meditare, incominciò subito a spogliarsi; coperta solo dall'intimo color nero, avanzò al suo interno per prendere qualcosa di più adatto con cui rivestirsi. Quando riuscì in strada, portava adosso deijeans strappati, una felpa blu scuro e degli scarponi marroni; avanzando velocemente, cercò di non riscontrarsi con il proprio riflesso.

Dovette vagare molte ore senza risultati, prima di trovare i resti di un edificio della Ingen; sentendosi la rabbia salire in corpo, si avviò al suo interno. Appena arrivata sulla soglia, venne improvvisamente bloccata e afferrata da qualcuno; lei non potè far nulla se non aspettare. -Ferma- le disse a bassa voce -non voglio farti del male- aggiunse in fine la misteriosa voce maschile  -lasciami- fu l'unica cosa che riuscì a dire; non appena si fu calmata, lui la lasciò libera. Mentre lui rimaneva a fissarla silenzioso, in un angolo, lei si presentò -mi chiamo Sonia, sono venuta qui per- -qualunque cosa tu debba fare, lascia perdere, vattene via: subito- la interrupe lui poco dopo -perchè?- ribattè subito lei -loro sono li fuori: ci osservano, ci ascoltano, non possiamo farci scovare proprio adesso- fu l'unica cosa che le rispose -loro chi?- chiese lei incuriosita -loro: giganti mostri marini geneticamente modificati- dopo che lei ebbe emesso uno sbuffo, aggiunse -questa mi mancava- -tu, li conosci? intendo gli ingegnieri, quelli che li hanno creati- le chiese poco dopo -si; tu sai cos'è successo a questa povera città?- -si- rispose lui sospirando tristemente -la vita stava andando magnificamente qui a Morazan finchè non è arrivato quello scienziato, quel Wu, con i suoi esperimenti e i suoi colleghi- a sentire quel nome, qualcosa scattò in lei e non potè trattenersi dal chiedergli dettagli su di lui; poco dopo, lui riprese a raccontare. -Prese a gruppi tutti quanti senza dire nulla; noi sapevamo,però, che chi andava, non tornava più- -sai per caso dove posso trovarlo?- gli chiese lei interrompendolo -in fondo all'oceano; assieme agli altri- fu la fredda risposta -cosa ti ha fatto?- chiese poi lui curioso -Wu aveva un sogno: un siero; questo avrebbe concesso a chiunque ne fosse stato "degno" di trasformarsi a suo piacimento in un dinosauro- -o mio dio- disse coprendosi la bocca -quello che lui stava cercando di fare qui: era trovare un'altro degno ospite- -un'altro? c'è nè già stato uno?- -si- disse con le lacrime negli occhi -tu, la conoscevi?- -si- -e com'era?- -felice, forte, innocente e soprattutto: giusta- -cosa le è successo?- -nulla di buono- finì di dire lei senza dare altri dettagli. Dopo aver finito la breve discussione, l'uomo, aveva deciso ,finalmente, di uscire allo scoperto, sotto la poca luce del giorno; Sonia potè notare possedeva una lunga barba nera e folta, indossava dei jeans logori, delle scarpe da ginnastica sbiadite ed un giaccone senza maniche verde scuro; anche senza i suoi poteri,però, potè sentire la sgradevole puzza sotto il suo naso.
All'interno di un edificio mal messo, pericolante e molto alto, lui, facendo attenzione, la portò al secondo piano; non appena entrò, potè vedere che ai quattro lati c'erano altri tre ragazzi più piccoli: due erano maschi ed avevano pressochè sui 12 anni, l'altra era una bambina sui 5.  -Lei è Anna, mentre loro sono John e Bastian- disse lui presentandoglieli velocemente; Sonia tentò di andare a salutarli, ma lui la fermò subito avvertendola -questi edifici sono molto fragili; noi non sappiamo se reggano o meno il nostro peso, ma tentiamo di non rischiare se possiamo- lei fece un cenno per dire che aveva capito e tornò indietro per bilanciare il peso   -allora: domani andrò a controllare quello che è rimasto della Ingen; hai niente che possa leggere su questo posto finchè aspetto?- chiese poi più allegramente -i libri sono su al 6 piano, ma noi non ci andiamo mai- rispose uno dei ragazzi -perchè?- -te lo ha appena detto papà- rispose la più piccola ridendo -gli edifici sono molto instabili, se andassimo più in su, rischieremmo di far crollare tutto- aggiunse poi -capisco- si rassegnò lei -se vuoi sapere qualcosa, puoi chiedere a Bastian; lui sa tutto- -non credo possa aiutarmi- rispose mentre dal fondo, il fratello la osservava offeso.

Passarono molte ore in silenzio; Sonia stava alla porta seduta e ferma ad ascoltare i rumori che provenivano da fuori. -Intendi rimanere a fissarmi per ancora molto?- chiese improvvisamente a Bastian -sei tu non è vero?- -chi scusa?- -lui ha parlato tanto di te quando è arrivato qui- -lui chi?- chiese lei curiosa -quello scienziato- -Wu?- -lui continuava a ripetere che tu lo avresti trovato, che era solo questione di tempo, che un giorno saresti venuta per riprenderti quello che era tuo, quello che ti è stato portato via- -già, beh: a quanto pare, sono arrivata tardi- -quando sono stato salvato, passando davanti a una porta blindata, ne ho vista una- a quelle parole, lei si rianimò e andò verso lui velocemente -ricordi la strada?- -a occhio no, ma se avessi una cartina sotto mano, credo che forse, forse sarei in grado di ricordarmela- -dove, dove posso trovarla?- -forse su al 6 piano- -allora devo andare assolutamente li- disse lei convinta -no- disse l'uomo sbucando improvvisamente -ma pa: lei può aiutarci- ribattè -no: è fuori discussione- -Sebastian ha ragione- rispose l'altro -devo parlarti in privato- disse Sonia rivolta all'uomo; i due si allontanarono un poco. Non appena furono davanti l'entrata delle scale, Sonia gli rivelò una cosa -aiutami e ti prometto che li salverò; io posso farlo, solo, non così- lui ci pensò un po', ma alla fine accettò di aiutarla. Anche solo la vana possibilità di una salvezza era meglio di niente; poco dopo, mentre tornavano indietro, una tempesta incominciò a scatenarsi fuori. Incuriosita da ciò che c'era fuori, Sonia decise di affacciarsi per pochi secondi: all'esterno, tra il buio e la tempesta, delle creature enormi emergevano dall'acqua; assomigliavano a delle anguille giganti. Non erano molto in alto, ne molto distanti, ma Sonia potè notare che il mare ne era pieno; sembrava fosse fatto solo ed esclusivamente da quelle. Vederli emergere uno sopra l'altro e inalzarsi poi in tutta la loro altezza, arrivando ad essere persino più alti del loro palazzo, fece spaventare persino lei. La sua mano l'aveva avvisata che era ora di andare, così, l'accompagnò sino al 6 piano; per far si che il palazzo non crollasse e che lei potesse avere più possibilità di muoversi, andarono tutti.
Quando furono giunti al 6 piano, entrarono uno seguito dall'altro bilanciando perfettamente il loro peso con l'edificio; all'interno della stanza, il pavimento, a causa di un problema con le tubature, si era riempito di acqua e di fango. Quella poltiglia melmosa, rimasta li per tanto, tantissimo tempo, era defluita troppo poco al di fuori; ai due più grandi arrivava alle ginocchia, mentre ai più piccoli al petto, alla piccola, adirittura al collo. L'interno buio della stanza era un vero e proprio ufficio: la cattedra, il cestino, il computer, la lampada, la sedia a rotelle, ora rovesciata, i libri impilati a modello di biblioteca sui vari scaffali di varie altezze e dimensioni e i fogli sparsi ovunque.Dove- chiese Sonia a Sebastian guardandosi attorno -la, dietro quegli scaffali- disse indicando qualche metro più avanti -sta attenta- le raccomandò l'uomo mentre lei avanzava cautamente al centro della stanza, oltrepassando altri scaffali più bassi e larghi -dovrai scambiare il libro con un oggetto dello stesso peso- l'avvisò tardi uno dei ragazzini; dopo aver passato in rassegna, velocemente, i molteplici libri, ne aveva già sollevato uno prima che john potesse finire di parlare. L'edificio si inclinò velocemente verso destra,così, Sonia, si spostò velocemente verso il lato opposto fermando il movimento. Purtroppo, a causa di quel gesto, alcuni mostri marini, vennero attirati; mentre uno di quelli postava l'occhio alla finestra per osservare meglio, lei, prese velocemente tutti i ragazzi e li nascose come meglio potè sotto di quella. Nel frattempo, l'altro mostro, si diresse dall'altra parte dell'edificio ergendosi più alto del primo; stava andando ad affacciarsi dall'altra parte. Nonostante fossero ben fermi, dopo un paio di minuti, da fuori, il secondo mostro, aveva alzato la sua enorme e brutta testa sotto la pioggia per urlare all'altro che aveva avvistato qualcosa; subito dopo, presero a spingere il fragile edificio avanti e indietro. Mentre i due giocavano col cibo, all'interno, i più piccoli urlarono di paura attirando ancora di più le due bestie; Sonia sapeva che dovevano uscire e al più presto. Con il tetto caduto, i continui movimenti avanti e indietro e le urla dei bambini, Sonia riuscì a trovare la via di fuga; nonostante fosse una follia, era l'unica. Con scatto, si catapultò dal vecchio uomo e lo trascinò fino alla porta intimando poi anche i bambini a scendere di corsa; lei, invece, gli avrebbe fatto guadagnare un po' di tempo.
Il piano, per sua fortuna, funzionò, ma dopo qualche minuto, i due la lasciarono perdere per andare ai piani sottostanti; non appena capì, lei, urlò avvisando gli altri dall'alto. Non sapendo cosa aspettarsi, tutti si fermarono a metà tra il 5 ed il 4; nel frattempo, Sonia, correva a guardare fuori per vedere cosa volessero fare e non appena vide le teste in posizione, sgranò gli occhi e corse giù il più velocemente possibile. Poco dopo, mentre il gruppo ascoltava in silenzio abbracciati l'uno all'altro, in ginocchio, uno dei due enormi musi apparve improvvisamente a pochi millimetri dalle loro schiene graffiandole; l'altra era sbucata mentre Sonia spiccava un salto tra alcuni gradini per accorciarli. Quando anche lei, finalmente, ebbe raggiunto la piccola famiglia, il muro presentava più buchi di quelli che dovevano esserci; dopo aver sentito il sinistro rumore che annunciava che la costruzione aveva incominciato a cadere, tutti si alzarono e ricominiciarono a scendere, saltando però, quanti più gradini gli consentivano le loro gambe.
Mancava oramai poco alla fine della caduta di quell'enorme palazzo -non vi girate!- aveva urlato lei più volte e sempre più forte, mentre i gradini che si sgretolavano erano sempre più vicini ai loro piedi; quando si vide la luce dell'uscita, tutti accelerarono.
Erano riusciti ad uscire grazie ad un colpo di fortuna, ma erano finiti dalla padella alla brace, o così sembrava: i mostri li avevano fatti uscire apposta allo scoperto intrappolandoli da entrambi i lati e mentre i due si giravano accorgendosi di essere gli unici ad essere usciti vivi da li, Sonia, costrinse a forza l'uomo a seguirla; mentre lei correva incontro a una delle due bocche fameliche, l'altra, non volendo mollare si mosse per andargli incontro. Essendo l'unico pasto rimasto in tutta l'isola, nessuna delle due teste vi ci avrebbe rinunciato; accecati dalla fame, aprirono la bocca mostrandole i denti e mentre lei vi andava in contro attirando tutta la loro attenzione, riuscì a far cadere, pochi istanti prima dell'impatto fra i due, l'uomo fra le macerie sottostanti.
Dopo che le due bestie si furono accasciate sui resti di quella che per lui era stata una casa, cadde in ginocchio e si coprì la bocca; poco dopo, sentendo nuovi rumori dal mare, si incamminò velocemente verso un nuovo rifugio.

Passarono alcune ora prima che da una delle due fauci provenisse un piccolo movimento; alcuni denti sparirono improvvisamente all'interno della buia bocca e dopo aver prodotto un buco abbastanza grande, Sonia ne uscì con qualche ferita lieve e qualche botta.
Rimasta sola, dopo aver tirato un enorme sospiro, scese dall'enorme testa morta e si lasciò tutto alle spalle continuò per la sua strada; prima del crollo, era riuscita a salvare un enorme e grosso libro. Pieno di polvere, dovette soffiarci sopra e spolverarlo un poco prima di poter accorgersi che in realtà, quello, era un diario; al suo interno, trovò ogni minimo dettaglio riguardante gli esperimenti che venivano svolti li, informazioni sulle varie isole e sui dinosauri.
Trovò un posto in cui nascondersi e rimase li parecchi giorni a consultare il materiale che possedeva; era la sua ultima speranza.
Dopo giorni e svariate ore passate a leggere e a rileggere, non trovando nulla, scagliò poco più lontano il libro da se arrendendosi; quell'enorme ammasso di fogli impilati diceva molte cose, alcune spiacevoli, ma non diceva nulla su dove si trovasse la fiala. Esausta e frustrata, andò a riprendere l'oggetto per cui aveva rischiato tanto; trovandolo aperto quasi alla metà, si inginocchiò per rimetterlo insieme. Non appena fu abbastanza vicina, notò dei fogli ingialliti sbucare improvvisamente da alcune pagine che erano state incollate e che lei,più volte, aveva passato senza degnarsi della minima preoccupazione. Con calma si mise a sedere e lesse a mente:

8/11/22
Sono le 22:00 di sera e sino ad ora, nessuno degli esperimenti ha dato il successo sperato; oramai le fiale stanno finendo. Se solo potessimo avere degli altri campioni.

9/13/22
Quello che Wu sta conducendo qui è una pazzia; non ce la faccio più a vedere gente morire a causa dei esperimenti. Devo scappare il più lontano possibile e devo portare, per il bene di tutti, la fiala via con me: la nasconderò al resto del mondo; è troppo pericolosa nelle mani sbagliate

15/13/22
Oramai manca poco; ce l'ho quasi fatta


Questa fu l'ultima cosa che Sonia riuscì a leggere dal foglio sbiadito; girando sul retro della pagina intravide, assieme a un disegno, il nome di un isola: Isla Talamanca.
Dopo aver finalmente trovato ciò che cercava, prese gli appunti e li distrusse facendoli a pezzi e gettandoli nell'acqua fra quelle immonde creature; dopo aver fatto ciò, si incamminò verso il vecchio edificio.
Quando fu davanti alla soglia, si girò un attimo indietro a guardare il cielo oscuro, ad assaporare l'acqua e a sospirare; dopo essersi sentita libera finalmente da quella morsa che l'aveva tenuta prigioniera per tutti quegli anni, si girò ed entrò.
Con la lieve luce del telefono si fece strada in quelli che una volta erano i corridoi principali dell'edificio; controllò molte volte le vecchie indicazioni attaccate al muro. Dopo aver constatato che l'edificio malmesso era abbandonato, Sonia trovò un piccolo cunicolo; incuriosita da ciò, fece molta attenzione e passò. Oltre che ad essere piccolo e stretto, era anche sul punto di crollare.
Quando fu passata, mantenne la luce bassa per precauzione e si confuse come in precedenza, con i rumori prodotti dall'acqua sgocciolante e dall'aria; c'era qualcosa in quel piccolo posto, che non la rassicurava. Avanzando, potè trovare conferma in ciò che la spaventava, sui muri sporchi di sangue; alcune di quelle tracce, non si era ancora seccata del tutto come le altre. Avanzò sempre più ansiosa e preoccupata, sin quando, non trovò una stanza; nel vederla da lontano, notò una certa somiglianza e così, decise di aumentare il passo. A pochi metri, potè sentire un pezzo di vetro che le si infrangeva sotto il piede sinistro; senza volerlo, aveva fatto svegliare qualcosa.
Sentendo sempre di più l'eco di strani rumori, continuò facendo più attenzione; sollevò di scatto la luce aspettandosi di vedere qualcosa, ma niente apparte una piccola fiala rossa in piedi al centro della stanza. Si spostò poco più in la, verso la porta; questa era blindata e contrassegnata da uno strano simbolo. Mentre avanzava all'interno, Sonia, dovette ricacciare indietro le lacrime e i sentimenti che provava per potersi concentrare; era così felice.
Con cautela, si guardò intorno prima di avvicinarsi ancora di più alla fiala; sapeva che Wu non l'avrebbe mai lasciata a disposizione di tutti. Controllò attentamente che non vi fossero trappole nascoste e avanzò sempre di più; quando fu arrivata alla fiala, mentre la sollevava con calma, notò un bagliore rosso lampeggiare, così la rimise giù e quello sparì nuovamente. Rimase alcuni minuti a capire cosa fosse, sino a quando non sentì di nuovo quegli strani rumori; dovendo agire in fretta, si avvolse la manica della felpa attorno alla mano sinistra e morsicò il cappuccio saldamente coi denti per soffocare qualunque lamento le uscisse. Quando si sentì pronta a rischiare, sollevò velocemente la fiala facendo scattare la linea rossa; nonostante fosse stata veloce, una strana sostanza nociva entrò a contatto con la parte laterale del pollice sino a raggiungere il polso. Dovette sforzarsi molto per evitare di lasciar cadere la fiala a terra; mentre mordeva ancora il cappuccio e lasciava morire il suo lamento all'interno di esso, mise la fiala al sicuro all'interno della tasca della felpa. Sonia sapeva che il materiale usato era resistente a molti impatti, ma non voleva rischiare di poter perdere l'ultima sua occasione.
Non appena le fu possibile, uscì ripercorrendo più o meno la stessa strada; sapendo bene che correre era inutile, andò più piano e si nascose molte volte evitando di emettere anche un solo fiato. Giurò di aver sentito qualcosa strisciare e muoversi, mentre rimaneva nascosta dietro una vecchia cattedra, ma dopo che questa era proseguita oltre, non aveva indagato ed era tornata sui suoi passi. Proseguendo al buio più totale, aveva controllato più volte che non vi fosse nulla nei corridoi da cui doveva passare; quando finalmente vide la luce della porta d'uscita, accellerò e si mise a correre. Mentre balzava fuori e si allontanava il più possibile da quel vecchio e pericoloso edificio, da dentro provenirono dei forti lamenti; per un attimo, stupidamente, si fermò e si voltò a guardarsi indietro, ma quando sentì una macchina fermarsi li vicino, riprese a correre sperando di arrivare in tempo.
Quando sbucò, da dietro il fogliame, in mezzo alla strada, improvvisamente questa si fermò; lei si era voltata in entrambe le direzioni per vedere dove fosse finita e non appena la trovò ferma, corse velocemente verso la portiera che si andava aprendo. Non appena fu salita richiuse subito la macchina, si mise la cintura, salutò il conducente come se nulla fosse e gli ordinò di partire; mentre lui faceva scattare l'accelleratore col piede, fu sorpreso nel vedere che lei fosse ancora viva.
Avanzando sulla strada curva e libera dalle macchine, Sonia e l'uomo, che aveva precedentemente salvato, rimasero in silenzio -Al- disse improvvisamente lui presentandosi finalmente; lei lo ascoltò a mala pena: era concentrata a guardare fuori dal finestrino l'enorme distesa d'acqua che confinava con quel tratto di percorso che stavano oltrepassando. 
Coi piedi appoggiati davanti a se e la schiena incurvata nel sedile anteriore, si mise una mano nella tasca tirando fuori la famosa fiala; sotto gli occhi di lui, se la stava rigirando fra le dita ripensando alle parole che aveva letto su quella pagina sbiadita.
-Dunque?- le chiese a bassa voce -che farai adesso?- aggiunse poi -non lo so- ammise lei con gli occhi lucidi; aveva aspettato così tanto tempo, affrontato così tanti pericoli e insidie, persino rischiato la vita, e ora che aveva finalmente davanti a se ciò che aveva sempre voluto, si era resa conto che forse, forse, quello che voleva non era nulla di tutto ciò.     

 

 
   
 
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