Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Fiore del deserto    08/07/2016    2 recensioni
L’autunno è colorato, matto e, al contempo, saggio. Il momento perfetto per tenere conto di ciò che abbiamo fatto, di ciò che non abbiamo fatto, e di ciò che vorremmo fare il prossimo anno. Le foglie variopinte sono le fiaccole che illuminano la via delle decisioni, il profumo della pioggia aiuta a ricordare antichi impegni. E la coscienza di Alice verrà messa a dura prova con il bivio che le si para davanti, tra una vita di sogni e tra la fredda realtà, le fantasie di una bambina e le responsabilità di una giovane adulta. E' tempo di decidere, Alice.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alice e il Cappellaio'
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Cari amici miei, eccoci qui in un nuovo capitolo.
Come al solito, vi ringrazio per il tempo che mi dedicate. Non finirò mai di esservi grata.
Sì, questa volta mi sono dilungata un po’ troppo, ma è stato necessario...

Vi aggiungo che questa storia, a partire da questo capitolo, si ispira a delle fonti esistenti: ovvero ad una storia popolare inglese. Non sto a dirvi quale, per non fare spoiler.
Un BACIONE e BUONA LETTURA.

 
 
I passi di Alice erano un po’ incerti, poiché non avesse la più pallida idea di dove stesse andando, né quale fosse la strada giusta che conducesse dal Cappellaio.
Le foglie continuavano a cascare leggere come coriandoli, denudando gli alberi.
Nel suo cammino, Alice vide al centro del sentiero una grande rosa rossa, alta quasi quanto lei. La guardò meglio e Alice notò che quei petali avessero un volto.
Del resto, pensava, perché meravigliarsi? Lì non c’era nulla che fosse impossibile e le cose strane erano all’ordine del giorno.
- Salve. – disse Alice.
- Salve a te. – rispose la rosa con calda voce femminile.
Alice, in effetti, non rimase molto sorpresa di sentire il fiore risponderle, sebbene non capitasse tutti i giorni che i fiori parlassero.
- Sto cercando la strada che mi porti dal Cappellaio. Tu la conosci? –
La rosa piegò il fusto e portò una foglia – che avrebbe dovuto rappresentare una mano – vicino al volto.
- Fammi pensare... – la rosa ci pensò su – Mi spiace, cara ragazza, ma non lo so. Puoi sempre chiedere agli alberi se sei nel dubbio. – e con una foglia indicò un pioppo.
Alice si voltò e vide che su di un pioppo c’erano appesi tantissimi bizzarri cartelli artigianali. Alice giurò a sé stessa di non averli visti poco prima, era come se si fossero materializzati dal nulla. Forse, erano spuntati proprio in quel momento, come se dotati di una volontà propria. Quel pioppo sembrava decorato come un bizzarro albero di Natale, con i cartelli di indicazione al posto delle colorate sfere natalizie.
Alice lesse i cartelli, attaccati in modo distorto con tanto di frecce altrettanto distorte: uno indicava “Da Nessuna Parte”, un altro “Sopra”, un altro ancora “Da Questa Parte”, “Dall’Altra Parte”, “Giù”, “Sottosopra”.
Alice non trovò i cartelli di grande aiuto, sul suo volto si poteva leggere un messaggio di delusione. Tuttavia, le sembrò cortese ringraziare la rosa rossa.
Riprese il suo cammino, avrebbe potuto solo contare con le proprie forze.
Nella sua strada, Alice sentì tra i grossi e giganteschi alberi una voce ben conosciuta dalle sue orecchie.
- Se proprio vuoi saperlo, è andato di là. – il corpo di Stregatto si materializzò alle sue spalle, facendole prendere un piccolo spavento.
- Stregatto. – Alice fu felice di vedere il suo amico felino e, soprattutto, era lieta di sentirgli darle l’informazione che cercasse.
- E’ in compagnia del Leprotto e del ghiro. – le indicò con la zampa la direzione giusta, al di là del sentiero, dove le foglie si facevano più ramate – Credo che stiano andando da qualche parte. Se ti affretti, farai in tempo a raggiungerli. Non voglio proprio perdermi la faccia che faranno quando ti vedranno. – sogghignò Stregatto e invitò Alice a seguirlo.
Alice lo ringraziò non poche volte e riprese la sua strada, stavolta a passi veloci.
 
- Amiiiciiiii. – un sorridente e brioso Cappellaio richiamò l’attenzione di Mally e del Leprotto, intenti a saltare tra i tronchi e a buttarsi tra le foglie come se si trovassero in una grande piscina colorata – Chi si tuffa per ultimo è un bavoso lumacone. -  
Mally e il Leprotto accettarono la divertente sfida e, come detto dal Cappellaio, tutti e tre si tuffarono di schiena sul morbido tappeto di foglie.
Ridevano a crepapelle, si stavano divertendo come dei bambini.
Non ci fu né un vincitore né un vinto, solo tantissime risate.
- Ancora, ancora. – implorava il Leprotto.
Alice era riuscita a raggiungerli e la tentazione di correre verso di loro era alle stelle.
Lo vide.
Vide il Cappellaio intento a divertirsi come se non ci fosse stato un domani in compagnia dei suoi amici. Era meraviglioso vederlo con quel sorriso pieno di gioia, sembrava un innocente ragazzino mai compromesso dai problemi della vita, come se i guai non lo avessero mai sfiorato. Rimase ferma un attimo ad osservarlo: era tornato in sé, della tristezza che lo aveva quasi portato sul punto di morire non ne era rimasta nemmeno il ricordo.
Stregatto svolazzò sulle spalle di lei.
- Aspetta qui. Non ti muovere. –
Alice, sebbene non avesse capito le intenzioni di Stregatto, gli obbedì.
- Chi si tuffa per ultimo, stasera niente tè. – alzò la posta il Cappellaio allegramente.
E Mally e il Leprotto, nel sentire quella sorta di sfida, si gettarono immediatamente. Ma anche stavolta erano finiti per terra tutti e tre nello stesso momento.
Il Cappellaio continuava a ridere, quasi fino a spaccarsi la mascella.
Smise di farlo quando sentì il proprio cilindro staccarsi dalla sua testa. Non era stata colpa della caduta o del vento. A preoccuparlo fu un urlo del Leprotto.
- AAAAAAH! Il cappello vola! –
Mally prese la piccola spada e si mise in guardia.
Il Cappellaio si alzò di scatto in piedi e tentò di afferrare il suo cilindro. Quando apparve Stregatto con il medesimo cappello sulla testa, il Cappellaio andò su tutte le furie. Era sempre scherzoso e pieno di spirito, ma guai seri a chi osasse toccare il suo cappello.
- Buon pomeriggio, amici miei. -
Mally e il Leprotto tirarono un sospiro di sollievo quando videro il felino, ma si preoccuparono per lui ben sapendo la conseguente reazione del Cappellaio.
Ad innervosirlo, e ad accelerare la sua gelosia verso l’affezionato cilindro, fu il ghigno di Stregatto.
- Hai esattamente cinque millisecondi per ridarmi il cappello. – sibilò il Cappellaio.
Stregatto sogghignò di più e sfoggiò la sua figura con il cappello alla testa.
Il Leprotto tremò.
- Oh, cielo... -
- Te la sei cercata, Stregatto. – lo rimproverò Mally.
Il Cappellaio partì all’attacco cercando di afferrare il felino, il quale vaporizzò all’istante.
Si materializzò alle spalle del Cappellaio.
- Sei un po’ lentino, Tarrant. -
- Brutto... – il Cappellaio, sempre più adirato, cercò di acciuffarlo invano.
Questa volta, Stregatto scomparve, lasciando fluttuare il cappello a mezz’aria.
- Se lo vuoi, perché non lo prendi? – lo sfidò e, sogghignante, prese a svolazzare, inseguito da un nervosissimo Cappellaio.
- Vedrai che lezione ti darò appena mi riprenderò il cappello: prima ti infilerò nella teiera, poi ti faccio fare un bagno bollente nel tè al latte! –
Il cappello continuava a fluttuare davanti all’irato Cappellaio. Volava, volava, fino a che non si poggiò sulla testa della persona che il Cappellaio non si sarebbe mai aspettato di ritrovarsi davanti agli occhi.
Il cilindro aveva terminato il suo volo, poggiandosi delicatamente sulla testa di un emozionata Alice. Il Cappellaio si fermò, così come il suo respiro, il suo cuore mancò un battito. Non era possibile.
Alice si morse un labbro.
- Ciao, Cappellaio. – disse lei con voce rotta dalla palpitazione.
Il Leprotto e Mally corsero immediatamente verso Alice, increduli anche loro.
Era stato, dunque, tutto un piano di Stregatto.
Le labbra del Cappellaio presero a tremare, non riusciva a fare nemmeno una cosa così semplice come salutare la sua amica più cara.
Sembrava legato da corde invisibili, ci pensò Alice a scioglierlo abbracciandolo amichevolmente.
- Sono qui, Cappellaio. Sono tornata. – esclamò lei.
Il Cappellaio ricambiò l’abbraccio amichevole e i due si sciolsero subito per guardarsi negli occhi, volevano avere entrambi la certezza di non stare sognando.
- Lo vedo. Ci credo. – balbettò il Cappellaio – Sei qui. Ma che bella sorpresa che mi hai fatto. –
Alice gli restituì il cappello e, nel riprenderlo, il Cappellaio colse l’occasione di poggiare le proprie mani su quelle di Alice.
- Ti chiedo scusa, ti assicuro che non avevo idea di tutto questo. – sorrise lei.
Stregatto riapparve e, per fortuna, Tarrant non sembrò più avercela con lui.
- Amici come prima, Tarrant? -
- Va bene. – rispose il Cappellaio – Ma stai lontano dal mio cappello. – allontanò il cilindro dal felino, proteggendolo da quegli occhi furbi e giocosamente maliziosi.
Stregatto si congedò e in un soffio scomparve tra gli alberi variopinti.
Alice e il Cappellaio erano rimasti per un po’ a fissarsi, ancora emozionati e con batticuore a mille per essersi incontrati di nuovo. Avrebbero voluto dirsi moltissime cose, ma le parole erano come bloccate. Mally, invece, sciolse il breve incantesimo venutosi a creare tra i due.
- Cappellaio, abbiamo già perso troppo tempo a giocare. Ti ricordo che siamo in ritardo. -
- Uh. – sussultò il Cappellaio mentre si rimetteva il cilindro sulla testa – Me ne ero quasi dimenticato. –
- In ritardo? – chiese Alice.
- Beh, sì. Dobbiamo andare a fare una visita alla mia sorellina. – spiegò raggiante il Cappellaio – Ora che ci penso, perché non vieni anche tu? -
- Sì! Sì! – esultò il Leprotto – Portiamola con noi! Sono sicuro che Alice sarà felicissima di conoscerla. – i suoi occhi si abbassarono verso le foglie – Foglie! -
- Basta che ci sbrighiamo. – disse severamente Mally – Anche se Castagna è molto paziente, non è bello approfittare della sua bontà. -
Alice si voltò verso il Cappellaio.
- Sei sicuro che a tua sorella non dispiacerà se venissi anche io? -
C’era un cestino di vimini appoggiato ad un albero quasi spoglio, coperto da una tovaglia colorata in stile tartan. Il Cappellaio lo raccolse e sorrise innocentemente ad Alice.
- Non è veramente mia sorella. Io e Castagna siamo amici da quando eravamo dei pargoletti. – le fece cenno di seguirlo, mentre Mally e il Leprotto si unirono al cammino – Vedrai che le piacerai. E che lei piacerà a te. E’ facilissimo volerle bene. –
Mentre lo ascoltava, Alice venne colta da una stranissima sensazione.
Era come se provasse una sorta di gelosia verso questa persona che non aveva mai visto in vita sua. In più, si domandava come mai il Cappellaio non le avesse mai parlato di questa sua amica di nome Castagna.
Saggiamente, pensò di fidarsi del Cappellaio, conoscendo la sua indole buona e sincera: se le aveva detto che si trattasse solo di un’amica, allora c’era assolutamente da fidarsi.
 
Il viaggio non era stato molto lungo.
Il sentiero li aveva portati ad una casetta di mattoni, non molto piccola ma semplice e graziosa, circondata da un meraviglioso giardino autunnale, con i caldi colori della natura che decoravano il prato ricco di fiori e funghi.
- Meno male che qui non ci sono bambini. – scherzò il Leprotto – Di solito, qui sembra di stare in un asilo. -
- Thackery. – lo rimproverò gentilmente il Cappellaio – Sai bene quanto si sacrifichi Castagna senza richiedere mai in cambio nulla. -
- Era solo uno scherzetto. – si giustificò il Leprotto.
- Uno scherzetto stupido. – disse Mally appoggiando il Cappellaio – Non esiste persona migliore di lei. Il Cielo la benedica. -
Alice prese la parola.
- Deve essere molto generosa. – osservò Alice.
- Oh, di più. – disse il Cappellaio – Molto di più. Passa le sue giornate ad aiutare i bisognosi e i meno fortunati. –
- Lo sai che era di sangue reale? – aggiunse il Leprotto – Ora non lo è più. Ma la rinuncia al suo titolo non le pesa. Preferisce aiutare chi ha bisogno di aiuto. -
Alice rimase abbagliata da quelle informazioni. Questa Castagna doveva essere realmente una persona molto speciale visto il modo in cui i suoi amici ne parlassero. Tarrant porse gentilmente il cestino di vimini al Leprotto.
Si erano avvicinati alla porta e, prima di bussare, il Cappellaio guardò Alice.
- Ricordati di una cosa, Alice. A volte, dietro un grazioso sorriso, si nasconde un’amara valle di lacrime. –
Alice stava per chiedere una spiegazione, ma il Cappellaio scosse la testa.
- Ogni cosa ha il suo tempo. – detto questo, Tarrant bussò alla porta.
- Vengo subito. – disse una voce e, come promesso, la porta si aprì in pochi secondi.
Ad accoglierli, c’era una giovane dal dolcissimo viso candido, gli occhi marroni come chicchi di cacao e dai capelli che ricordavano, per l’appunto, il colore delle castagne. Per quella caratteristica, Alice, al primo impatto, pensò che “Castagna” fosse solo un soprannome.
Castagna non appena vide il Cappellaio sorrise emozionata e il Cappellaio allargò le braccia, come per accoglierla in un abbraccio.
- Sorellina! – esclamò.
- Ciao, fratellino! – Castagna lo abbracciò affettuosamente.
Sotto gli occhi incuriositi di Alice, il Cappellaio e Castagna presero a cantare insieme una filastrocca facendo un gioco di battimento di mani.
« Dolce, buona e marroncina,
dell’Autunno la regina,
esce sempre dal castello
per andare dall’amico col cappello.
E il divertimento si avvicina
quando il fratellino incontra la sorellina! »
Finita la canzoncina, Castagna riabbracciò il Cappellaio.
Alice, nel suo cuore, lamentava la stessa gelosia precedente ma continuava a tenere duro.
- Quanto tempo. – disse Castagna e poi salutò anche Mally e il Leprotto. 
Quest’ultimo le porse il cestino.
- Per te, Castagna. -
- Miei cari, non dovevate. – i suoi occhi si posarono sulla nuova ragazza che non aveva mai visto prima – E lei chi è? – disse con voce mielosa e il suo perenne sorriso – Una nuova amica? –
- Proprio così. – disse il Cappellaio – Sorellina, lei è Alice. Alice, lei è la mia sorellina. -
Alice fece per allungare la mano, ma venne preceduta da quella di Castagna.
- Sono veramente felice di conoscerti. Chiamami pure Castagna. Sono sicura che diventeremo grandi amiche. -
- Lo spero. – disse Alice confusa e spaesata da tanta spontanea dolcezza.
- Vi prego. – aggiunse Castagna – Non restate lì fuori, entrate pure. -
Alice aveva quasi dimenticato la gelosia che le facesse sussultare il cuore quando vide quel sorriso e quella gentilezza. Castagna le aveva fatto una bella impressione, dopotutto, e si era già dimostrata molto amichevole nei suoi confronti.
Castagna li fece accomodare nel salotto e ringraziò ancora i suoi amici quando tirò fuori dal cestino il suo contenuto: c’erano due barattoli di marmellata alle ciliegie, un vasetto di miele, una scatola di biscotti, cinque panini al latte. Per ringraziarli, Castagna gli aveva offerto delle fette di torte alle mandorle.
Il Cappellaio aveva tirato fuori dal tasca della giacca un sacchetto tintinnante e, con fare sorridente, glielo porse a Castagna.
- Questi sono per te. -
Castagna aveva capito cosa contenesse quel sacchetto e il suo sorriso scomparve.
- No, fratellino, non posso accettarli. -
- Prendili, sorellina. Sappiamo quanto sia difficile per te saldare i tuoi debiti. -
Castagna si rifiutò, guardò verso il basso. Non voleva privare a nessuno del proprio denaro.
- Non posso. –
- C’è forse qualcosa che non va? – domandò Alice preoccupata.
Castagna stava per rispondere, ma qualcuno in quel momento bussò rumorosamente alla porta.
- Chiedo scusa. – disse Castagna, avviandosi verso la porta.
Non fu una visita piacevole. Davanti a lei, due cavalieri dall’aria poco rassicurante, con occhi minacciosi e ostinati.
- Desiderate? – chiese lei gentilmente.
Il primo dei due cavalieri, senza curarsi di trovarsi davanti ad una signorina, quasi sbatté in faccia a Castagna un foglio di carta. Quando ne lesse le righe, Castagna fu sconvolta. Era un avvertimento da parte del Conte Gwyneth di Saggezzandia, proprietario della contea dove, appunto, risiedeva Castagna. Tutte le case di quel pezzetto di terra appartenevano al Conte e tutti i residenti erano obbligati a parare la tassa di residenza.
Altrimenti, lo sfratto sarebbe stato immediato.
- Devi pagare entro tre giorni. – disse il primo.
- O paghi o per la strada vaghi. – la minacciò il secondo.
- Ma sono un sacco di soldi. – disse Castagna – Non posso pagare entro tre giorni. Dite al Conte di darmi più tempo. -
- Sì, come no. – disse il primo cavaliere – E tu credi  che sia disposto a darti ascolto? -
Richiamati dal trambusto, il Cappellaio e Alice arrivarono in soccorso di Castagna.
- Cosa succede qui? – domandò il Cappellaio.
I cavalieri non parvero lieti di vederlo.
- Ah, sei tu. -
Il Cappellaio li ignorò totalmente.
- Cosa c’è che non va, sorellina? –
Castagna gli porse il foglio e il Cappellaio alzò un sopracciglio, disgustato da tanta insensibilità.
Con semplicità, porse ai cavalieri il sacchetto che in precedenza voleva dare a Castagna.
- Dovrebbero bastare per il momento, no? -
I cavalieri aprirono il sacchetto e contarono i soldi che contenesse: cento scellini.
- Va bene. – disse uno dei due – Ma se la ragazzina non paga entro una settimana, il Conte la butterà in mezzo alla strada. –
- Per sempre. – completò l’altro con un brutto ghigno, ma il Cappellaio non si dimostrò per nulla intimorito.
- Come il Conte impone. – sorrideva il Cappellaio. Quando i due brutti ceffi se ne andarono, Castagna ritornò dentro casa.
Si sedette in salotto e si scusò con tutti quanti per la pessima figura. Ma, per fortuna, era ritornata a sorridere.
- Su, non facciamoci abbattere. Non saranno certo due facce di zucca come quei due a rovinarmi questa bella visita. -
Il Cappellaio la spalleggiò.
- Com’è che hai detto quando ti stavo dando i soldini? Ah, sì. – si schiarì la voce per imitarla – “No, fratellino, non posso accettarli”. -
Risero tutti di cuore, Castagna più di tutti.
Alice si domandava come facesse quella ragazza a continuare a sorridere serenamente, a mantenere un controllo pazzesco delle proprie emozioni nonostante tutto. Chiunque, al suo posto si sarebbe demoralizzato, ma a Castagna sembrava che tutto il male le scivolasse via come l’acqua che scorre su di un mantello impermeabile. Era da ammirare, pensava Alice. Rese omaggio al forte e coraggioso sorriso che rimaneva appiccicato su quel dolce volto incorniciato dai capelli dello stesso colore delle castagne.
 
 
  
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