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Autore: Sundy    20/04/2009    0 recensioni
Più che vere e proprie fanfic, questi brani sono esperimenti di scrittura creativa, anche meno di un drabble. Maneggiateli con cura, e prendeteli per quello che sono: una manciata di schizzi colorati così come veniva.
Genere: Drammatico, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti, X-men
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La signorina Jean Grey, prima figlia dell’atomo, era in piedi in mezzo alla stanza, aveva la voce chiara come forse nessuno l’avrebbe sentita più. Dietro di lei, un’ombra bruna, sottile, con due grandi lenti rosse davanti agli occhi, reggeva una valigia più pesante di lui. Un suono quasi inarticolato, sputato fuori dalle labbra inaridite dall’emozione, nel suo mondo in bianco e nero, fulgida visione di luce, di sole sulle spalle della bambina – sono rossi i tuoi capelli?

Un ciuffo di quei capelli vive in una scatola dentro un cassetto, col braccialetto di un neonato disperso, qualche lettera di un padre, qualche lettera di un fratello.

Quando era un bambino sognava di volare come suo padre, ma non avrebbe mai potuto farlo, non avrebbe mai potuto vedere l’azzurro del cielo, neanche dall’alto, neanche dal mare, sarebbe stato cielo, non sarebbe stato azzurro, forse per questo saliva sul tetto… con gli uccelli

Salgono un po’ tutti sul tetto quando hanno qualcosa da ricordare .. o da dimenticare…

La città sembrava così piccola guardata da lassù, dall’alto di quel ponte. Warren poteva volare, ma non aveva ancora capito, forse non lo avrebbe capito mai, se era un bene, un male. O una cosa da niente, come sembravano cose da niente le strade guardate da lassù, dove l’orizzonte si impastava col mare e con la nebbia.

Peter teneva una bambina bionda per mano, la portò fin sulla cima della collina, e appoggiato a terra il cavalletto disse: “ ma vedi come tutte le cose che si combattono si assomigliano…? Il missile antiaereo e l’aereo, il siluro e il sottomarino, le onde del mare e le onde del deserto…”
La scatolina di smalto gialla un tempo apparteneva a sua sorella Illyana, dentro ci sono due anelli, alcune monete, un fermaglio, caramelle per il mal di gola.

Anche Jonothon fuggiva sul tetto. Tra gli uccelli e il tramonto, si sentiva a suo agio.

Era natale a Nuova York, un uomo si allontanava sotto una pioggia di fiocchi di neve, nel cuore nella mente le labbra di una ragazza, la sua biglia di vetro, aveva in bocca una sigaretta che avrebbe acceso di lì a poco, aveva in bocca un accento francese anche troppo evidente per essere involontario, aveva le guance troppo scavate dalla sigaretta, o forse dall’accento… se la neve gli si posava sul cappotto, le sue spalle tremavano un poco. Si ricordava di un altro natale, poi di un’altra neve, e poi si sforzava di non ricordare.. non accese la sigaretta, fu quella l’unica cosa che riuscì a dimenticare…

Irene, ancora viva, sfiorava come un fantasma allegro gli scaffali della libreria, trovò una favola tagliata a metà e si ricordò di una bambina che doveva ancora conoscere, ma che meritava un regalo di benvenuto. Appeso al cappotto teneva un ombrello verde.

Era Carnevale a Nuova Orleans, i coriandoli piovevano dal cielo come neve, Remy camminava solo, la sigaretta ancora spenta in bocca, le labbra di una ragazza ancora nel cuore, piccolo e duro come una biglia di vetro, dentro la quale non si può vedere nessun futuro, ma si possono leggere tutti i ricordi del passato… una chitarra sulla spalla, che lui non sa suonare, ma lei sì…forse era una buona scusa per tornare indietro…

Robert amava la sua macchina, perché la sua macchina lo portava lontano, e lo riportava indietro quando era stanco di scappare, e lo faceva scappare di nuovo. L’altalena della sua vita lo spingeva tra un luogo e l’altro, ma la sua macchina lo accompagnava a cercare posti nuovi dove lasciarsi spingere dalla prossima oscillazione dei giorni e degli eventi, una stanza con le ruote dove rinchiudersi e rendersi irraggiungibili, per piangere, bestemmiare, ascoltare la musica a tutto volume, e fare l’amore, se il posto merita…. Partire e tornare, una casa a metà strada, sulla strada… Solo sua…


Remy sfiorava la sua donna con le palpebre chiuse, aveva paura di svegliarla, eppure avrebbe desiderato più di ogni altra cosa poterle parlare, poterla stringere, sentire il suo calore, nonostante la plastica, quell’urgenza di sentire tra le dita il corpo vivo di quella donna e la sua forza, che lo avevano reso vivo di nuovo, sognava sole trai ricci arruffati di una bambina che gioca su un’altalena, che non puoi afferrare…

Katherine si sedette sull’altalena, con quei capelli corti che non le scaldavano abbastanza il collo e le guance. Robert si sedette accanto a lei e le chiese gentilmente se desiderava un po’ di neve.. Katherine infilò la noce sottoterra, con forza, poi la ricoprì con dolcezza. Una rapida preghiera, perché quella noce crescesse forte e sana, non era il Viale dei Giusti, quell’angolo di giardino, ma che importanza poteva avere per il suo cuore? Vi appoggiò sopra il sasso che teneva in mano, stringendosi nel cappotto…anche se faceva caldo, che importanza poteva avere per il suo cuore?

La dottoressa Reyes non era mai stata così ubriaca, salì barcollando sul palco del locale ormai vuoto, e si mise a cantare con tutta la voce che aveva in corpo … nessuno l’aveva mai vista così morbida, sulle sue note stridenti e stonate.. inciampò di nuovo, e il braccio di Henry la raccolse, ma prima che la toccasse, il sonno l’aveva già rapita… sicuramente si sarebbe vergognata a morte il giorno seguente…era meglio che rimanesse prigioniera.

Un raggio di sole colpì il viso di Kurt, tra le sbarre della piccola cella, e per lui fu l’illuminazione. Era il riflesso del vetro di una finestra, ma che importanza poteva avere per il suo cuore? Ogni uomo ha il diritto di ….credere

Non potendo cantare, Jonothon si sedeva al piano e suonava per accompagnare il canto in stato di ebbrezza dei compagni, I Got Life.. se avesse avuto una bocca avrebbe sorriso, perché nulla importava al suo cuore che avesse solo la metà degli organi che aveva il capellone della canzone….

E quando Katherine cantò le sue memorie dagli occhi blu di Peter scese una lacrima, perché nulla può essere davvero dimenticato, anche quando è stato facile crederlo, abbandonati nelle proprie memorie di giorni di sole.. primo respiro di un nuovo giorno di sole che nasce tra le corde di un pianoforte, tra la righe di uno spartito, nella voce di una donna che soffoca in un abbraccio, mentre il disco gira ancora…

Warren non confessò mai a nessuno che era incapace di usare il suo prezioso grammofono viennese.

Sulla copertina di un disco, Jonothon Chamber, Spazzacamini, composizioni per chitarra e pianoforte…

Il pianoforte, chissà chi lo aveva abbandonato sulla spiaggia, ma ai loro cuori non importava. Jean tese la mano al suo amore, e lui sorrise, lentamente la strinse a sé, la spinse verso il mare, che ormai la toccava i piedi, in un walzer improvvisato che andava comunque a tempo, sotto quelle nuvole così basse, quel mare così caldo, che credettero di trovarsi alle Hawaii…

Non credeva, Warren, che si potesse volare davvero fino alle Hawaii, con le sue ali di lamiera, con le sue ali di cartapesta.. eppure l’aveva fatto, e non sapeva se pentirsene o meno. Prese in mano una conchiglia, e dalla conchiglia uscì uno spiritello, che senza dire una parola gli si sedette in grembo. E Warren non si chiese se fosse bene o male.

Uno spiritello d’aria e uno spiritello di ghiaccio vollero fare uno scherzo al padrone del castello, appesero un quadro nel suo studio, senza che lui lo sapesse, sbirciando attraverso le pareti per non farsi scoprire. Nel quadro non c’erano dipinti ma un’unica frase: nessuno viene abbandonato o dimenticato.

Sul cavalletto di Peter c’era un quadro non finito che non toccherà mai più, spalancò le ante della finestra mentre nel cielo morbido della sera si disegnavano evanescenti le capriole delle rondini, lasciò il colore seccare sulla tavolozza, scolorire sull’anta della finestra che aveva accarezzato per sbaglio con le mani ancora sporche, si dimenticò di finire il quadro per perdersi in un cielo di rondini e di riflessi d’oro, si perse per un attimo, tra il mare e il deserto, guardandosi intorno, nella piazza gremita, capì di non essere lui lo spettro, mentre il sorriso di Katherine si apriva in mezzo alla folla di aprile, come allora…ed era già madre, ancora bambina…Sul sorriso che non ha dipinto si specchiò il suo sorriso… quella fu la sua ode alla sua famiglia.

  
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