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Autore: FigliadiDurin    10/07/2016    1 recensioni
Taluyan era immenso, una gigantesca sfera ghiacciata che dominava un angolo della galassia di Efestix. Una leggenda narrava che fosse costituito da solo ghiaccio anche nelle profondità. Ghiaccio e neve che non si scioglievano mai.
Taluyan appariva dai sistemi audio-visivi della Lady Black come un pianeta tranquillo ricoperto da un candido manto di neve, ma quando la nave atterrò si mostrò com'era realmente.
Il pianeta però era giunto al termine del suo ciclo evolutivo. Sarebbe esploso per alcuni, altri pensavano che un grande terremoto lo avrebbe spazzato via per sempre.
~
Comandate, che cosa accadrà se non basterà il tempo?
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Quarta classificata al contest "Verso l'infinito e oltre!" di Najara87 sul forum di Efp
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alfie prese posto sul sedile davanti ai comandi principali, azionò una leva per il riscaldamento dei motori, spegnendo e premendo poi varie spie e bottoni. Benché non avesse paura, il pilotare gli diede forza a sufficienza per far partire la nave.
Shona sistemò il bambino impaurito dove tenevano le provviste, quella era la cabina più colorata ed illuminata e la dottoressa sperò che servisse a calmarlo. Provò a rassicurarlo e confrontarlo con la promessa che sulla Terra avrebbe trovato migliaia di giochi nuovi e divertenti, ma il bambino sembrava non capire e Shona aveva in testa pensieri più importanti.
La brina sul corpo di Solo si stava sciogliendo, ma rimaneva sempre paralizzato. La dottoressa controllò i parametri vitali e seppe che stava bene. Anche Collins in quarantena stava bene, non portava segni di malattia e il loro ritorno lo confortò.
Fisicamente stavano quasi tutti bene ma era mentalmente che si era aperta una grossa voragine come quella che in quel momento divideva Taluyan e si faceva più grande ogni secondo che passava. Una voragine tetra e vuota e loro si trovavano in bilico rischiando di cadere ad un passo falso. Vuota perché quell'esperienza aveva lasciato il vuoto, la desolazione e la voglia di non provare nessun sentimento, nemmeno quelli belli. Un'esperienza da dimenticare, un passato da cancellare. Quella spedizione non doveva essere riportata in nessun annuale o celebrata da nessun notiziario, si doveva far finta che non fosse mai esistita, che non fosse mai accaduto niente. Un buco nella memoria da riempire con belli e felici momenti. Ricordare avrebbe portato alla sofferenza, che avrebbe portato all'odio, che avrebbe portato alla morte.

«Farò partire la neve con l'accelerazione massima, sprecheremo troppo carburante ma è l'unico modo per liberare la Lady Black dalla neve».
«Basterà per il ritorno a casa?»
«Sì comandante, dovrebbe bastare» Shona guardò l'orologio scoraggiandosi, mancavano solo quindici minuti all'orario previsto per il collasso del pianeta. Incitò Alfie a fare più velocemente, come se dipendesse da lui.
I motori furono accessi e, lasciando stare il rumore prodotto, non successe niente. Alfie premette sull'acceleratore ma solo sbuffi di neve si alzarono in aria.
«Dai, dai» l'accelerazione raggiunse il suo massimo picco ma presto i display della nave si spensero e i comandi robotizzati non funzionarono.
Una scossa di terremoto ben più violenta della altre attraversò il pianeta e la nave liberò il muso ma la parte posteriore sprofondò ancora di più. L'assetto morfologico di Taluyan stava ancora cambiando sotto i loro occhi terrorizzati ed attoniti. Gli spuntoni di ghiaccio crollarono formando una barriera con le punte dirette verso di loro. Sembrava una minaccia, un chiaro avvertimento che era impossibile andarsene. Il cielo si era fatto scuro all'improvviso, cosparso qua e là da macchie arancioni. La notte era calata e ad annunciarla un boato più assordante dei precedenti che spazzò la neve, che gelò le viscere, che fece sudare freddo e fermò i cuori. La fine era davvero giunta.
«Alfie, riprova. Ti supplico, riprova» le grida di Shona erano terrorizzate. Riprese a tremare non riuscendo a controllarsi. Il bambino scoppiò a piangere forsennatamente e da lontano i colpi di Collins nel vetro di contenimento furono ben udibili.
Alfie premette ancora sull'acceleratore ma non successe ancora nulla, batté il pugno con violenza sul tavolo, arrabbiato e frustato. Sulla nave regnava il panico e sembrò che tutti i membri ne fossero vittime.
La luce non tornò e le scosse non finirono di martoriare Taluyan. Alfie spinse la leva dell'acceleratore un'altra volta sperando che fosse la volta giusta.
«Così perdiamo troppo carburante comandante. Io...io».
«Provaci ancora, non smettere di farlo. Non temere di non farcela. Se non ce la fai tu, non ce la farà nessuno». Shona cercò di essere più convincente possibile ma lo sforzo le risultò difficile. Benedisse le luci spente che nascondevano l'espressione incerta.
«Dai, dai!» Alfie ripeté quelle parole e tornò a premere sull'acceleratore: qualcosa là dietro si mosse.
«Dai!» adrenalina pura gli invase le vene. I motori si liberarono e la coda cilindrica riuscì a raddrizzarsi. «Dai!» ripete ancora piangendo e ridendo insieme, la dottoressa si legò alla sua risata. Era sollievo, era speranza.
Riuscì a librarsi in volo con non poche difficoltà. Da lassù, Shona osservò il ghiaccio che crollava nella faglia e vide che si stavano formando altre mille spaccature e che la neve si ammassava sui resti delle antiche montagnole. Passarono sulla sala della regina e restò sconcertata nel vedere che una parte era definitivamente crollata e l'altra era già inclinata. Si scusò per non aver potuto fare niente, per non essere riuscita a salvarli nemmeno quando avrebbe potuto. Lanciò un bacio ai soldati caduti, a quella specie estinta, alla loro regina morta. Lanciò un bacio e rimase in silenzio, rimproverandosi di aver gioito per un breve istante.
Lanciò un bacio e pregò per la vita.



Eccoci giunti alla fine di questo lunghissimo viaggio. Questo racconto nasce come una sfida: una lotta con me stessa di cui mi reputo in parte vincitrice. Distruzione rossa è il mio primo lavoro che può considerarsi tale ed è anche la prima long che riesco a portare a termine. Non nascondo che la stesura di questa storia è stato travagliata ma mi ritengo soddisfatta del risultato. Attenzione, riconosco i difetti e gli errori presenti in questi pochi capitoli, ma ripeto è stata la mia prima sfida e non pensavo nemmeno di essere capace di produrre racconti simili.
Vi chiedo scusa per aver tardato molte volte con l’aggiornamento dei capitoli e per la grande mole di errori che vi sono presenti. Spero molto che vi sia piaciuta e che siate entranti nel mondo ghiacciato di Taluyan almeno una sola volta.
Un abbraccio
Francesca
   
 
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