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Autore: elfanika2    11/07/2016    0 recensioni
E se Goku, dopo essere stato ferito a morte da Sanzo, controllato da Ukoki, fosse finito nell'antica Roma, a combattere come gladiatore? cosa faranno i suoi amici per salvarlo?
(dal testo) Le pareti della cella erano umide e fredde, la paglia sotto di lui sporca e maleodorante , gli schiavi accanto a lui puzzavano di sudore rancido e sangue. Nessuno parlava dormivano, chi rannicchiato a terra e altri, con più dignità, appoggiati al muro, macchiato di muffa e sporcizia. Le catene erano ben saldate al pavimento e con quelle, le speranze di scappare dall'umiliazione e da un allenamento stremante.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Son Goku, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Le pareti della cella erano umide e fredde, la paglia sotto di lui sporca e maleodorante , gli schiavi accanto a lui puzzavano di sudore rancido e sangue. Nessuno parlava dormivano, chi rannicchiato a terra e altri, con più dignità, appoggiati al muro, macchiato di muffa e sporcizia. Le catene erano ben saldate al pavimento e con quelle, le speranze di scappare dall'umiliazione e da un allenamento stremante. Chi era sveglio, prima che sorgesse il sole, di solito guardava un punto fisso della cella, con lo sguardo vacuo e perso di chi sa che non può tornare ad essere libero. Goku era uno di loro. Uno di quelli che pensa al proprio passato e desidera non esserci mai stato a quella svolta che ha distrutto per sempre il suo fragile avvenire. Quella svolta aveva un solo nome. Ukoku. Quel dannato dai capelli neri e lo sguardo ancora più oscuro, intelligente, freddo e calcolatore aveva capito come strapparlo via dai suoi amici, isolandoli e costringendoli ad abbandonarlo. Quel giorno, in cui il professor Ni, come lo chiamava di solito Kougaiji, era arrivato a tormentarli, lui aveva raccolto le energie ed era pronto a sfidarlo come al solito, ma poi qualcosa lo aveva fermato. Con un brivido aveva visto Ukoku andare verso i suoi compagni e impedirgli di avvicinarsi e poi aveva imposto a Sanzo il suo controllo. Il bonzo era caduto in mano sua e poi, con estenuante lentezza glielo aveva rivoltato contro. Goku aveva guardato Sanzo avvicinarsi, bloccato dal terrore, perché sapeva che il bonzo era cosciente e che Ukoku lo aveva spinto a ucciderlo, a ritenerlo colpevole per tutto il dolore che il giovane dai capelli dorati aveva provato negli anni. Gli altri suoi amici lo avevano osservato indifferenti mentre Sanzo lo attaccava. Certo avrebbe potuto ucciderlo, ma poi avrebbe preferito morire egli stesso mordendosi la lingua, piuttosto che vivere con quel rimorso. Sanzo non aveva combattuto a lungo, prima che Goku gli mostrasse il suo fatale punto debole, la sua lealtà, così colpì, senza riflettere il petto del giovane ragazzo che fu scaraventato a terra, data la forza del colpo. Aveva iniziato immediatamente a perdere i sensi, il dolore era allucinante e tutto si era presto ridotto a un mondo fatto da forme indistinte, rosse come il sangue che sgorgava dalla sua ferita e poi era sprofondato nel buio più totale. Si era riavuto dopo un tempo che gli era parso infinito e appena ripresa coscienza del suo corpo, ancora con gli occhi chiusi, aveva sentito una fitta al petto e il traballare su strada di un mezzo su cui era sopra. Per un attimo pensò di essere sulla jeep con i suoi compagni di avventura, poi aveva improvvisamente ricordato. Non poteva essere. Sanzo. Era stato lui a provocargli una ferita, di certo la causa del dolore sordo che sentiva al petto, ma per quanto profonda un semplice colpo non avrebbe mandato in frantumi tutta la sua esistenza in quel modo. Si disse che doveva vedere il posto in cui era finito e aprì gli occhi, la luce lo ferì mentre si rendeva conto che il mezzo su cui era, era un carro agricolo, chiuso da un gabbia e incatenato con alcuni altri era sistemato malamente, seduto e uno di loro era chino su di lui e gli medicava la ferita. Lo guardò confuso e quello rise, brevemente, un suono privo di allegria: " Ben svegliato, dormiglione. Ora sei di proprietà del nobile Adriano, istruttore di una scuola gladiatoria a Capua, in Italia. Sei uno schiavo, alla stregua di un oggetto. Non ribellarti, non servirà" disse quando vide Goku strattonare le catene. Il giovane si accorse del dolore che quell'azione gli provocava e di un altro fatto, non aveva la tiara, non sentiva il peso di un'altra mente demoniaca, ma solo un grande vuoto, come se fosse stato mutilato. Non capiva di cosa stesse parlando a proposito di scuole, ma aveva capito che era uno schiavo, quello sì. Tutta la sua anima gli urlava di liberarsi dalla schiavitù ingiusta, il cuore gli gridava che non c'era posto dove tornare e la mente gli diceva di riposare e di lasciarsi condurre via, si sarebbe ribellato più avanti e fu a quest'ultima che decise di prestare ascolto. Nei giorni seguenti capì che non aveva modo di scappare dalla sua prigionia forzata e la disperazione lo assalì, come un veleno che si insinuava nelle sue vene, fino a raggiungere mente e cuore. Fu portato in un'accademia, stanze enormi come quella in cui era ora, ma gli era stata data una speranza, flebile, labile e lontana, ma pur sempre qualcosa per cui lottare. Se avesse combattuto bene, allora dopo anni di sforzi e di vittorie, sarebbe forse riuscito a farsi liberare e a cominciare finalmente a vivere, di nuovo. Nessuno chiedeva del suo passato, semplicemente prima di quel giorno nel carro, per nessuno c'era mai stato altro, non volevano sentire le sue speranze infrante. Era un animale, aveva lo stesso valore di un bel mobile, uno spreco di soldi se rovinato, un problema se difficile da aggiustare, ma sostituibile e anche piuttosto facilmente. Si riscosse notando il luogo in cui si stavano dirigendo, c'erano due edifici lunghi e bassi, il più vicino, con una veranda sorretta da un colonnato sul davanti, era il più grosso dei due. Per tutta la sua lunghezza si aprivano a intervalli regolari alcune porte. I nuovi arrivati erano sferzati dalla pioggia battente che aveva iniziato a cadere qualche ora prima del loro arrivo, un uomo grosso e muscoloso li stava scortando per impedire loro di vagare in luoghi a loro proibiti. Le guardie e le sentinelle erano sistemate sul perimetro della struttura, che aveva anche diversi cortili, molto grandi, il tutto recintato da un muro difensivo. L'uomo in testa al corteo li condusse verso il secondo edificio, si trattava di una struttura molto semplice, senza porte sui lati, senza colonnato e con solo una manciata di finestre. A un'estremità una grossa porta era presidiata da due uomini di guardia con indosso un'armatura, come al cancello principale. L'interno era un'unica grande sala, con celle lungo le pareti. Due torce da parete bruciavano alle estremità della stanza, diffondendo una luce fioca ma sufficiente perché Goku potesse vedere che non c'erano letti né giacigli, ma solo paglia. I primi giorni erano stati terribili. Erano stati svegliati all'alba dal fragore del metallo picchiato contro il metallo e avevano marciato confusamente fuori dalla stanza, liberati dalle catene e erano stati disposti in fila davanti ad un uomo dall'aspetto truce e severo, che portava un chitone e i sandali di pelle nera, mentre si batteva un ramo nodoso d'ulivo contro il tallone. Li osservava arcigno e si era presentato con rudezza: “ Io sono Caligola, il vostro primo istruttore” mentre parlava li guardava negli occhi, uno ad uno: “ addestravo soldati, prima di allenare schiavi, e prima ancora mi occupavo di uccidere barbari per conto di Roma. Vi insegnerò a diventare assassini, alla fine. Ma per riuscirci, dovrete essere in forma e impavidi, perciò vi farò lavorare fino a schiantarvi e picchierò chiunque si lamenti o resti indietro. Ogni tanto Adriano, il lanista proprietario di questa scuola, ci onorerà della sua presenza. Non dovrete rivolgergli la parola a meno che non sia lui a parlarvi per primo. E lo chiamerete padrone. Quegli uomini – indicando un gruppetto compatto di persone – sono i vostri istruttori. Voi mi chiamerete maestro, loro mi chiamano signore, quindi voi chiamerete loro signore. Se non riuscirete a tenere a mente questa semplice regola, verrete puniti. Abbiamo solamente altre due regole qui: fate esattamente quello che vi viene detto e immediatamente. Ogni disobbedienza o esitazione sarà punita senza misericordia.”

Poi aveva guardato il giovane Goku negli occhi e gli aveva dato una frustata con il flessibile ramo d'uliva che stringeva in mano, senza però riuscire a strappargli un gemito di dolore: “ Tu chi sei, schiavo”
“Io mi chiamo Goku” un'altra frustata e la voce irata del maestro: “ Signore. Hai già dimenticato?”

Il giovane lo guardò, impassibile: “ Tu non sei il mio padrone o signore. Non sono uno schiavo e non illuderti, non mi piegherò” Venne picchiato fino a cadere a terra, ma l'istruttore notò, con una punta d'ammirazione, senza riuscire a strappargli un solo gemito di dolore: “ Bene, bene, allora vuoi fare il duro eh? Risponderai a me e ti giuro che ti farò pentire di esserti schierato contro di noi. Sarai il primo ad essere marchiato”

Detto questo lo aveva condotto davanti ad una piccola fucina, dove un ragazzo stava arroventando un ferro e due guardie presero Goku per le braccia e lo tennero fermo mentre il suo istruttore lo picchiava e gli strappava la maglia. A quel punto il fabbro mostrò il ferro incandescente, di un colore arancione intenso e il giovane dagli occhi dorati vide la forma di quello strumento che era una spada che trapassava un cuore, il simbolo della scuola e lo premette sul suo petto, in alto, poco sotto la spalla destra. All'inizio Goku non sentì dolore, solo un intenso calore, poi il dolore esplose e gli si conficcò nel cervello come una scheggia, ma lui con cambiò espressione, non cedette e si rimise in piedi, tamponandosi la ferita sanguinolenta con un panno. I suoi compagni lo avevano guardato con ammirazione, la verità era che lui aveva già sopportato ferite riportate da uno scontro e questo non era diverso, ora però si sentiva il cuore vuoto e la testa pesante e non notava un'inezia quale il suo dolore fisico quando la sua anima gridava aiuto a gran voce. Un aiuto che sapeva non sarebbe mai arrivato. Era stato scortato in cella e portato al campo d'addestramento qualche ora dopo, dove lo avevano sfiancato con corsa, sollevamento pesi, ostacoli da superare. Sebbene non avesse più la sua forza sovrumana, il suo fisico sopportava benissimo quel grado di sforzo e non provò fatica a sottostare all'allenamento.

Il loro padrone si era fatto vedere solo una volta e gli aveva puntato in viso uno sguardo freddo e assassino. I suoi occhi dorati attiravano disprezzo e paura, incomprensione e più volte aveva sentito conversazioni tra guardie che parlavano di cavarglieli, per non vedere quello sguardo, riflesso più puro di uno specchio di un animo spezzato e stravolto. Capiva quella lingua, anche se sentiva la differenza ed era certo che non fosse nemmeno lontanamente simile al giapponese che parlava da sempre. Ora aspettava come ogni giorno che gli fosse servita una magra colazione, prima di riprendere gli allenamenti. All'inizio anche gli altri schiavi l'avevano trattato come un reietto e un essere pericoloso, finché diverso tempo prima, non si era guadagnato l'ammirazione di tutti. Uno dei suoi compagni era ferito e non riusciva a riprendere gli allenamenti, così l'istruttore si era avvicinato per punirlo, ma lui si era messo in mezzo e aveva incassato il colpo al posto del compagno. L'istruttore si era infuriato e l'aveva fatto sistemare al centro del campo, gli schiavi erano stati fatti radunare intorno lui a formare un cerchio e con voce squillante Caligola aveva annunciato, prendendo la frusta con la punta chiodata che tutti temevano: “ Questo è quel che accade a chi si oppone al nostro controllo” poi aveva strappato gli indumenti a Goku, colpendolo alle ginocchia per farlo cadere in ginocchio sulla sabbia e due guardie si erano apprestati a tenergli ferme le braccia, mentre Caligola gli sferzava la schiena, portandosi via lembi di pelle e carne, mentre il sangue usciva con un fiotto copioso dalla sua schiena. Ancora una volta quell'uomo così barbaro e duro era rimasto sconcertato. Non un urlo, non un lamento, neppure un sussulto al contatto con la frusta, il giovane con quegli occhi dorati guardava dritto davanti a se senza dire una parola. Quando era tornato in cella dai compagni, tutti lo avevano guardato con una luce nuova, con rispetto negli occhi e molti con ammirazione e benevolenza, altri con un po' di timore. Poi un ragazzino che avrà avuto dieci, undici anni, lo aveva avvicinato e aveva strappato un pezzo della sua tunica, poi si era inginocchiato accanto a Goku e aveva usato parte dell'acqua che gli era rimasta per pulirgli le ferite. Goku aveva sorriso al bambino e poi si era alzato, con studiata lentezza: “ Compagni,ascoltate. Siamo schiavi, è vero. Ma sono stato un uomo libero, come tutti voi. Conosco l'amarezza di essere costretti a una vita simile, senza possibilità di riscatto che non risieda nella speranza di una morte onorevole sulla sabbia del Colosseo, oppure in un'agognata nuova libertà, da guadagnare con il sangue e il sudore. Però finché sarete qui, finché il sole rischiarerà questa terra, vi proteggerò dai nostri istruttori o da chiunque tenti di farvi del male. Siate leali a me, impegnatevi e non sarete mai soli, aiutatemi se dovessi cadere e avrete una spalla su cui contare finché vivrete. Combattete e io vi proteggerò dalla morte e veglierò affinché le vostre ferite possano essere curate e guariscano.” Tutti in silenzio avevano annuito, una volta sola, gravemente. Da quel giorno lontano erano passati mesi, lui aveva parlato del suo passato a quegli uomini e li aveva protetti come promesso. Ora, tutti correvano a medicargli le ferite, rinunciavano a un pasto se ne aveva bisogno, gli davano la loro acqua se aveva sete e la loro spada se non ne aveva una. Si fidavano di lui e se diceva qualcosa o chiedeva, obbedivano senza riflettere. Nessuno schiavo era stato più maltrattato dagli istruttori, che punivano solo Goku, duramente, ogni giorno di più, senza ottenere effetto, anzi sortendo un risultato opposto a quello voluto. Nessun gladiatore aveva mai resistito al dolore fisico come lui era in grado di fare. Guardava avanti, fieramente e non abbassava mai la testa mentre lo picchiavano selvaggiamente in molti, bloccandolo per le braccia e le gambe, temendo la sua ritorsione, perché da quando gli avevano dato un'arma vera, si erano sorpresi di quanto fosse abile, veloce e implacabile. Tutti lo temevano e in fondo nessuno voleva inimicarselo, il giovane quindi guadagnava ferite terribili senza mai lamentarsi, che cicatrizzavano con il passare dei mesi in quel luogo. Aveva già combattuto diverse volte nell'arena, moltissimi ricchi avevano cercato di comprarlo, ma Adriano si era rifiutato categoricamente ogni volta di venderlo perché con la sua abilità gli fruttava parecchio. Il giovane poteva affermare di aver ottenuto una posizione ammirevole all'interno della scuola, una posizione di prestigio che mai nessuno aveva avuto e nessuno osava metterla in discussione, perché era assolutamente meritata. Quel mattino d'estate il cielo era coperto di dense nubi e un brutto presagio animava il cuore del giovane. Fu trascinato come al solito agli allenamenti e solo quando fu fuori, il suo allenatore si avvicinò: “ Schiavo, tre illustrissimi ospiti sono venuti qui per conto di Adriano a vederti, quindi vedi di comportarti bene o sarà molto peggio per te” Caligola sapeva che le minacce non avevano alcuna presa sul giovane, ma impotente com'era, doveva pur cercare di spaventarlo e sfiancarlo in qualche modo.

Quando i tre uomini entrarono nell'arena, Goku che aveva imbracciato scudo e spada e si stava dirigendo verso il centro, rimase inchiodato sul posto, con gli occhi spalancati pieni di dolore e il cuore che gli martellava sordo nel petto. I suoi compagni guardarono gli stranieri senza capire, poi fu tutto chiaro quando il giovane disse un nome, un sussurro portato via dal vento, che passò veloce di bocca in bocca, uno che i suoi amici conoscevano bene, che aveva mormorato in quelle notti popolate da densi incubi, un nome che loro avevano imparato a tenere a mente e temere, ne avevano paura per lui, per l'effetto che gli faceva e lo stato in cui lo riduceva e per il fatto che era l'unica cosa che riusciva a ridurlo in ginocchio. Sanzo. Fissarono tutti lo sguardo sui tre, mettendoli a disagio, mentre uno scudo di uomini si parava difronte al ragazzo. Uno dei tre uomini in visita, con i capelli scuri e gli occhi color giada, si fece avanti lentamente, mostrando loro che non erano pericolosi: “ Per favore, lasciateci vedere Goku, dobbiamo parlargli”

Uno degli uomini più grandi, sistemati davanti al ragazzo dagli occhi dorati, fece un passo avanti e con voce possente e decisa disse: “ Hakkai. - il giovane sussultò mentre quello pronunciava il suo nome – tu sei Hakkai, il tuo compagno dai capelli rossi è Gojio e infine il biondo, che possa morire tra atroci sofferenze è Sanzo. Sappiamo di voi. Andatevene da qui. Goku, che gli dei lo grazino, resta con noi.”
l'istruttore si avvicinò per frustare il servo che venne prontamente difeso dallo stesso Goku, che, riavutosi, si era parato difronte al compagno senza pensare. Accettò la frustata. L'istruttore, furibondo si rivolse verso i tre: “ Metterò in riga il prigioniero. Perdonatemi per la sua sfrontatezza” così dicendo fece trascinare Goku in mezzo alla piazza e lo fece frustare, con la frusta chiodata venti volte, mentre il ragazzo guardava ostinatamente in avanti. Gojio, Hakkai e perfino Sanzo erano scioccati da quel comportamento, avevano impiegato mesi per trovare il giovane, avevano infine scoperto dove si trovava e vi erano corsi, aspettandosi di trovarlo in una villa, a mangiare e oziare, come tutti gli uomini liberi. Invece lo trattavano peggio di un animale, torturato e costretto a combattere per il piacere dei ricchi. Davanti a loro, Goku sopportava le sevizie senza nemmeno battere ciglio, poi all'istruttore venne in mente cosa e si fece portare un piccolo ferro arroventato e iniziò a menare colpi, bruciando la pelle del ragazzo e poi, con un ghigno di soddisfazione, prese un pugnale e incise la parola mostro sulla schiena del giovane. Per tutto il tempo Goku aveva tenuto lo sguardo fisso davanti a se, vuoto e non aveva urlato, mordendosi le labbra fino a farle sanguinare, poi una guardia gli buttò addosso acqua mescolata al sale grosso che si incastrava nelle ferite, bruciando.

Quando gli uomini si allontanarono da lui, un bambino si avvinò a Goku, iniziò a tamponargli le ferite e poi lo guardò negli occhi, cercando il suo muto consenso, mentre con le piccole e veloci dita scavava appena nella ferita e ne tirava fuori il sale, sporco di sangue. All'improvviso il ragazzo dagli occhi dorati lo prese tra le braccia, mentre le guardie lo picchiavano ancora, cercando di colpire il ragazzino che però era al sicuro, appoggiato al petto muscoloso del ragazzo. I vecchi compagni di viaggio di Goku guardavano attoniti e increduli la scena che si parava di fronte ai loro occhi, stravolti da quella violenza inaudita e incapaci di farsene una ragione e di reagire prontamente. Poi Goku venne condotto nell'anfiteatro, già gremito di persone dove un nuovo duello lo aspettava. Il suo avversario era molto più grande e forte di lui, armato di tutto punto con la rete e il tridente da reziario. Goku si tolse la galea ed entrò a passi rapidi e sicuri nell'arena. Si fermò solo un'istante e poi riprese a camminare, deciso, verso il centro dell'arena, accolto da urla di entusiasmo. Girava lentamente su se stesso per mostrare il volto alla folla. Si fermò a tre passi dal suo avversario, Skull. Incontrò il suo sguardo, carico d'odio, si odiavano dal primo giorno in cui si erano visti all'accademia.

“ Finalmente!” ringhiò il reziario. Dilatò le narici, inspirando rumorosamente senza staccare lo sguardo da quello di Goku. “ Finalmente! Tu mi fai ombra” storse la bocca in un lento sorriso feroce. Continuarono a fissarsi con odio, la folla non fiatava. Skull alzò il braccio di scatto, mostrando a Goku l'infinita serie di bracciali di cuoio che gli invadevano il braccio sinistro, dal polso al gomito. Uno per ogni gladiatore ucciso.
“Li vedi questi?” sogghignò. “ Oggi ne aggiungerò un altro. Fatto con la tua pelle”
“Prega il tuo dio, Skull”

Immobile sul suo posto, Sanzo vide Goku respingere con un gesto brusco gli inservienti, da solo si infilò la galea, mentre Skull spazzava la sabbia, sventagliando la rete a grandi frustate possenti. Ancora qualche istante, poi dalla platea d'onore cadde il fazzoletto bianco per dare inizio al combattimento, la musica dei flauti e dell'organo idraulico invase il cielo, sommersa subito dalle urla eccitatissime del pubblico. Goku corresse l'assetto. Skull iniziò a girare lentamente attorno a lui. La folla ammutolì. Con il fiato sospeso, Sanzo e i suoi compagni seguivano quello scontro che si scatenò, davanti ai loro occhi, cruento, brutale al punto da assomigliare alla lotta sovrumana di due mostri di pari forza, di pari bravura, di pari ferocia. Finte e controfinte si susseguirono per un tempo interminabile, e fughe e inseguimenti e fulminei affondi della lama di Goku che squarciava con assoluta maestria la carne di Skull – ormai ricoperto di sangue dalla testa ai piedi – ma senza riuscire a scalfire la potenza del reziario. Sublime nelle schivate, abilissimo nell'affrontare l'assoluta imprevedibilità dei movimenti di Skull e nel respingere con micidiali colpi di scudo l'offesa del tridente, Goku venne trafitto solo una volta e di striscio poco sopra il ginocchio, la carne si aprì, per un'istante biancheggiò l'osso prima che il sangue schizzasse fuori inondando la sua gamba. Hakkai continuava a fissarlo, sconvolto dalla caparbietà con cui Goku aveva imparato a dominare il dolore. Continuando a perdere sangue dalla gamba destra, Goku prese a fuggire, zoppicando appena, ma sempre velocissimo e scartava prima a destra e poi a sinistra, cambiando rapido la direzione, voltandosi all'improvviso per caricare l'avversario e fuggendo di nuovo. Skull esitava, non sapendo se fuggire o scartare a lato, del tutto disorientato da quella corsa a zig zag con cui Goku si allontanava per riavvicinarsi subito. Contro ogni regola dettata dalla tecnica reziaria, si gettò in fine contro il secutor, per travolgerlo, che lo evitò e si spostò mentre l'altro cadeva a terra rovinosamente e subito dopo si alzò per continuare. I due ripresero a combattere. Le finte si susseguirono, i pugnali affondarono nelle carni, soprattutto quello di Goku, con prodigiosa abilità, senza mai abbassare la guardia, incalzando l'avversario con crescente violenza. Un altro affondo e Skull cadde al suolo. Non riuscì più a rialzarsi. Goku si avvicinò e puntò la corta spada contro la gola dell'avversario. Faticosamente, Skull si sollevò e riuscì a mettersi in ginocchio. Alcuni inservienti corsero verso il ragazzo dagli occhi dorati e gli levarono l'elmo. Apparve, fradicio di sudore, il volto innaturalmente pallido di Goku. La folla incitò il ragazzo a salvare l'altro gladiatore che lo guardò, disperato e terribile, poi con un gesto strappò di mano la spada a Goku e si tagliò la gola con un gesto netto, crollando ad occhi sbarrati sulla sabbia dell'ellisse che l'aveva visto per tante volte vincitore. Goku si avviò verso la porta libidinaria, dalla quale uscivano i vincitori degli scontri, osannato dalla folla come un'eroe. L'avrebbero ricordato per secoli e reso protagonista di leggende, pensò con amarezza mentre usciva, zoppicando appena.

Alla fine del duello, Sanzo chiamò l'istruttore con voce calma, fredda, spaventosa e autoritaria, al limite ormai della sopportazione: “ Ehi. Tu. Non lo toccherete ancora finché saremo qui o te la vedrai con me. Portami dal tuo capo, voglio questo ragazzino.”

“ Il nobile Adriano non è disposto a vendere. Non è sul mercato, questo è un gladiatore con i fiocchi a cui non è permesso lasciare questa vita, non ora.” Sanzo fremeva di rabbia, più di tutti gli altri sentiva l'anima del ragazzo dagli occhi d'oro gridare in preda al dolore lancinante. Era quell'anima spezzata che lo aveva condotto fino a lui, che aveva seguito fino ad arrivare in quel posto pieno di dolore. Gojio impedì per un istante a Goku di allontanarsi, ma fu spostato via brutalmente e il ragazzino che aveva aiutato Goku, prese per mano tutti e tre e li condusse negli alloggi dei ricchi, poi li fece sedere, mentre la folla adulava il ragazzo.
“ Voi siete davvero Gojio, Hakkai e Sanzo?” i tre annuirono.

“ Io sono Marcus, signori. Dovete sapere alcune cose, prima di provare a riprendere maestro Goku. Ci ha parlato spesso di voi, con rabbia e dolore. La ferita che ha sul petto gli ricorda quando fu colpito proprio da te, Sanzo, aveva perso così tanto sangue che sarebbe morto se non fosse stato scaraventato vicino alla scuola e non lo avessero trovato. Ha sofferto le pene dell'inferno da sei mesi a questa parte, il suo cuore è andato in pezzi quando ha capito che non sareste mai tornati a prenderlo, che la sua libertà dipendeva solo dal suo impegno nel combattere e nell'uccidere. Salvatelo voi dal baratro in cui è caduto, portatelo via, ora.”

I tre si guardarono e uscirono di corsa dalla stanza, si divisero e Sanzo fu quello che si fece avanti disarmando le prime guardie e tramortendole, mentre Gojio e Hakkai si fecero largo tra la folla, a spintoni e raggiungendo la porta da cui usciva il giovane vittorioso. Quando qualcuno si parò difronte a loro, sparò addirittura un paio di colpi per spaventare le guardie e lo caricarono sulla jeep accuratamente nascosta partendo di corsa. Solo quando furono abbastanza lontani, controllarono come stava. Era messo davvero male, dovettero scoprire con preoccupazione e anche se nessuno di loro lo dava a vedere e Gojio lo prendeva in giro come al solito, Hakkai sorrideva gentile e Sanzo lo rimproverava duramente, erano tutti in preda all'ansia. Hakkai lo coprì bene, prima mentre cercava di curarlo, ma fu Sanzo a prenderlo tra le braccia in silenzio, a sussurrargli un debole: “ Mi dispiace per tutto, Goku”. Il ragazzo, che fino ad allora aveva provato odio e rabbia nei loro confronti, non poté non pensare al loro gesto, alla volontà che ci avevano messo per trovarlo e salvarlo nonostante fosse passato tanto tempo dal loro ultimo incontro. Il cuore gli batteva scompostamente, ma per la prima volta in quei mesi tormentanti, la pace trovò la strada nel suo animo sotto forma di quei severi occhi color ametista e quei capelli dorati, che così tanto gli riportarono alla mente il sole, ormai perduto da tempo.

E come al solito, Goku li sorprese, sfoderando un sorriso stanco, ma sincero e mormorando prima di cadere addormentato: “ Sono felice di vedervi, ragazzi, anche se ci avete messo un po' troppo ad arrivare. Siete sempre in ritardo”.

   
 
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