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Autore: Johnatan    11/07/2016    2 recensioni
Ed eccoci al secondo capitolo!!!!! L'ultima volta che abbiamo lasciato Oranneg aveva battuto Sonic. exe. Adesso tocca a Dark Oak.
Sarà all'altezza?
Lo scopriremo leggendo.
Si accettano recensioni.
Genere: Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Rising: The series'
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                                                            Rising : parte 2
 
 
Il dolore … che sensazione meravigliosa.
Non lo era provarlo, ovvio, ma farlo provare agli altri.
Era sempre stato soddisfacente provocarlo in tutte le sue vittime nel corso delle sue tante vite.
Perché lui, indipendentemente da qualsiasi portatore avesse mai avuto, aveva sempre creato laghi di sangue, fiumi di sofferenza e oceani di morte.
Lui era questo : conquista, potere, dolore, morte.
Lui era Dark Oak.
Adesso il metallico re dei Matarex era sulla sua da poco costruita nave ammiraglia, circondato da centinaia di suoi sottoposti, sottoposti pronti a morire per il loro signore e uccidere per ottenere la gloria e il suo personale consenso.
Era seduto sul suo trono in quel momento, trono situato nella sala di comando principale, circondato da robot intenti a lavorare, mentre lui era intento ad ammirare il panorama: un oceano di stelle, lune, pianeti e, fortunatamente di … vita.
Già, vite. Le percepiva ovunque: vite appena nate, vite in via di sviluppo nella pancia della madre, vite già attive e vite che stavano per finire.
E un bel po’ di lavoro per lui.
Distogliendo lo sguardo dallo spazio, alzò la testa verso il soffitto, immerso nei propri pensieri, chiedendosi in cosa si sarebbe reincarnato questa volta.
Si ricordava divertito del suo ultimo ospite:  Lucas, un essere facente parte di un antica razza aliena con un particolare legame con le piante, che, stanco dell’incompetenza della propria razza, si era rivolto a lui per avere il potere necessario per far evolvere la sua razza, aiutandolo a costruire i Matarex e a conquistare l’universo.
Un obiettivo che avevano in comune.
Gli veniva da ridere pensando a ciò che era successo: doveva ammettere che la reincarnazione con Lucas era stata una delle più importanti della sua lunga serie di reincarnazioni.
Non vedeva l’ora di sapere la prossima.
Chi sarebbe stato stavolta? Un uomo assetato di potere? Uno desideroso di vendetta? O magari uno che, come Lucas, mirava all’evoluzione e alla perfezione?
Non vedeva l’ora di saperlo.
I suoi pensieri furono però interrotti da un Matarex : si trattava di una classica versione da combattimento, spesso utilizzata in battaglia.
“Signore” disse lui, visibilmente impaurito da qualcosa.
“Parla” disse Oak, dando il permesso, con un lieve gesto della mano, di parlare al suo sottoposto.
“Abbiamo individuato una nave. Colui che pare esserne al comando desidera parlare con lei di persona” gli disse il robot, attendendo ansioso la risposta del suo capo, che di sicuro gli avrebbe ordinato di eliminare quella nave per punire il capitano per la sua  arroganza: un semplice capitano che chiedeva di parlare con il capo indiscusso di un esercito era un vero affronto.
“E chi sarebbe questa persona ?” chiese Oak, visibilmente irritato da tutto ciò.
“Il capitano dice di chiamarsi … Oranneg” rispose il robot, che si aspettava che il suo padrone desse l’ordine di dare fuoco e trovandosi, quindi, impreparato nel dargli una risposta.
Oak fu come impietrito nel sentire quel nome, poiché non lo sentiva più da tempo: ricordava chi lo  portava, e adesso inorridiva al solo pensiero di ritrovarselo davanti in quel momento.
Ma forse poteva risultargli utile in quel momento … si …
“Fatelo entrare” disse, freddo come il ghiaccio.
“Sissignore” disse l’androide, mettendosi sull’attenti per poi andare a riferire gli ordini ai suoi simili.
 
 
Si ritrovarono in una stanza tonda e metallica, ove vi era solo una porta per entrare e per uscire e dove, generalmente, le persone venivano fatte giustiziare su suo ordine. Era lì che aveva fatto “accomodare” Oranneg, in modo che non facesse un altro dei suoi scherzi.
Aveva deciso che, quella volta, sarebbe entrato senza soldati di scorta: se ci sarebbe stato uno scontro sarebbe stato fra lui e Oranneg, senza che nessuno interferisse ( non a caso la porta era serrata dall’interno).
E così, letteralmente dopo secoli, se lo ritrovò davanti : Appariva come un umano che, a giudicare dall’aspetto, doveva avere sui trent’anni, con una tuta rosso scura, lunghi guanti di pelle neri, un lungo mantello scuro, e degli stivali abbondanti neri, oltre ad avere dei capelli del medesimo colore, ben pettinati e con un solo ciuffo arruffato. Malgrado il suo aspetto umano, però, in lui vi erano delle caratteristiche visibili che lasciavano capire che in realtà non lo fosse: i suoi occhi erano neri con iridi rosso fiamma, i suoi denti erano affilati come rasoi mentre la sua pelle era incredibilmente pallida, quasi fosse cadaverica.
Lo fissava.
E sorrideva.
“Ciao Oak” disse con quel suo solito tono di scherno, avvicinandosi all’enorme robot di fronte a lui. “Vedo che non la smettete di essere accoglienti come un tempo” disse ironicamente, guardandosi attorno intanto.
“Potrei sapere che cosa ci fai qui, per favore?” chiese Il robot, con il suo unico occhio violaceo fisso sul demone.
“Passavo di qui è … ho pensato di fare un salto dal mio buon vecchio amico!” disse con un ampio sorriso stampato sulle labbra.
Benché sembrasse impossibile per un robot, lo sguardo di Dark Oak si indurì notevolmente nel sentire la parola ‘amico’.
“Ti rammento” disse,freddo come il ghiaccio. “Che io è te siamo tutto meno che amici, Oranneg” concluse incrociando le braccia e arrossendo il proprio occhio.
In tutta risposta, Oranneg incrociò le braccia, sbuffando. “Forte è silenzioso è? Ti credi tanto al sicuro dietro quella maschera? Dammi venti minuti ed un coltello e ti farò piangere come una scolaretta” e qui gli venne un sadico sorriso sulle labbra. “potrebbe piacerti …” concluse fissandolo nell’occhio con uno sguardo di sfida.
Oak non provava un ira simile da decenni.
“Oh non ho alcun dubbio …” disse lui mentre lentamente tirava fuori dal fodero la propria spada violacea.
“Vediamo se sei migliorato nei combattimenti nel corso di questi secoli” disse Oranneg, notando quello che stava facendo l’avversario e preparandosi ad estrarre la propria spada.
E da allora fu soltanto battaglia.
Oak attaccò per primo, convinto che la propria statura gli desse un maggiore vantaggio, ma disilludendosi una volta vista la lama di Oranneg incrociarsi con la sua, resistendo notevolmente.
Il Demone lanciò un potentissimo contrattacco, prima rispedendo il robot verso il muro con un inaudita forza, per poi compiere un enorme balzo e lanciare una serie di colpi veloci e letali alla lama dell’avversario, che indietreggiò cercando invano di resistere.
Stanco di non essere lui a prevalere nella battaglia, Oak tentò di affondare la lama nel corpo dell’avversario, non riuscendo tuttavia a colpirlo, in quanto questi ne approfittò per saltare sulla lama e poi compiere un ulteriore balzo per raggiungere la spalla dell’avversario, tagliandogliela di netto.
Ritornato coi piedi per terra, Oranneg osservò compiaciuto il sangue nero che sgorgava fuori dalla ferita che gli aveva provocato.
“Brutto bastardo” disse Oak mentre con la mano cercava di fermare i fiotti di sangue nero che gli uscivano dalla spalla, guardando con odio il proprio nemico.
“Non è una cosa molto bella da dire” disse il demone sorridendo in modo inquestante. “AL DIAVOLO !!!!” sbraitò Oak ad un certo punto,usando la propria mano per sparare un enorme raggio violaceo che centrò pienamente il bersaglio, coprendo Oranneg di scosse che lo fecero apparentemente contorcere per il dolore.
Oak rimase lì immobile, divertito dallo spettacolo che era davanti ai suoi occhi.
Ad un certo punto decise di avvicinarsi a lui, giusto per vedere se era in fin di vita come sperava.
“Non credevi che avrei sferrato un attacco del genere, vero?” gli disse cercando di imitare il classico tono di scherno del demone.
“Veramente ci contavo”.
Oak non ebbe neanche il tempo di rispondere che un ondata di fulmini rossi percosse il suo corpo metallico, distruggendolo poco a poco, senza che lui neanche se ne rendesse conto.
Il suo corpo era stato completamente distrutto, e adesso vi era solo la sua anima: era un enorme ammasso nero, quasi come un qualcosa di gelatinoso, con un unico occhio viola che gli dava la vita.
Doveva sbrigarsi: in quella forma il suo corpo non avrebbe resistito più di tanto, e quindi era necessario per lui trovare un nuovo contenitore … ma cosa?!
Non avrebbe mai creduto di dover fare una cosa del genere, ma date le circostanze era vitale perché lui sopravvivesse.
Si voltò verso Oranneg.
“Aiutami!” urlò, disperato più che mai. Il demone cominciò ad avvicinarsi a piccoli passi, impassibile.
“Spiacente Icaro …” disse mettendo una mano sul suo “dorso”. “Sei volato troppo vicino al sole” disse guardandolo nel suo occhio.
La cosa fu veloce: si sentì appena un urlo, ma l’ammasso di poltiglia che era Dark Oak si trasformò in cenere in pochissimo tempo, ponendo fine alle sofferenze di quell’essere.
Oranneg sorrise.
Ora tocca solo a te … Mephilles.
Uno solo. Il più forte di tutti.
E presto sarebbe stato un suo alleato.
 
È si, miei cari signori.
Vorrei annunciarvi che con la storia antecedente a questa (Rising: part One) ho finalmente preso la decisione di cominciare il mio personale progetto del S.W.U (Sonic writing Universe). Esso prevede che tutte le mie storie/one-shot siano collegate fra di loro.
So che non è una cosa nuova, ma spero che vi piaccia.
A presto
Johnatan
   
 
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