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Autore: Mary P_Stark    12/07/2016    3 recensioni
1803. Yorkshire. La guerra infuria, in Europa, e Napoleone Bonaparte non nasconde le sue mire nei confronti della ricca Inghilterra. Christofer Harford, figlio cadetto del Conte Spencer, viene costretto dal padre a maritarsi prima della partenza per la guerra. Le imposizioni non sono mai piaciute al rampollo di casa Spencer, che mal sopporta l'ordine, e finisce con il rendere vittima la dolce e docile Kathleen, sua moglie contro ogni aspettativa. Le privazioni della guerra e la morte prematura del conte Harford richiamano in patria un Christofer distrutto dal dolore, che si ritrova ad affrontare non solo la morte del conte, ma anche una donna che non riconosce essere sua moglie.
Perché la nuova Kathleen è forte, non si piega alle avversità e, soprattutto, sa tenere testa al marito come mai aveva fatto prima della sua partenza. Ma cosa l'ha cambiata tanto?
Christofer è deciso a scoprirlo, così come è deciso a redimersi dalle sue colpe come marito. Ma nubi oscure si addensano all'orizzonte, minando la possibilità dei due coniugi di conoscersi, di instaurare un vero rapporto.
Saprà, Christofer, difendere la moglie da questo pericolo ormai alle porte e, nel suo cuore, potrà trovare spazio anche per l'amore?
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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27.
 
 
 
 
Georgiana sedeva su un’ottomana con Elizabeth in braccio, mentre Andrew era coccolato da Christofer, poggiato contro lo stipite di una delle portefinestre del salotto.

All’esterno, una fitta nevicata attutiva rumori e colori. Tutto appariva di un bianco uniforme. Senza difetti.

Impegnata a servire il tè, Kathleen levò lo sguardo a sorridere un poco alla madre che, nel riscuotersi dal torpore in cui era caduta, rispose al sorriso della figlia e baciò la nipote.

“E… e così, il giovanotto che ti fa da attendente è…” mormorò Georgiana, ancora un po’ confusa. “… è il figlio di Christine?”

“Sì, madre. Vi ricordate di lei?”

Annuendo con un sorriso triste, la baronessa asserì stanca: “Come potrei averla dimenticata? Quando scoprì di essere incinta, fu un autentico disastro. Tuo padre non fu tenero con Christine, né ammise mai – neppure con me – di averla violentata, pur di stare con lei.”

Kathleen si accigliò, ma la madre non fermò il suo dire. Come se fosse catartico, per lei, ammettere luci e ombre del marito ormai morto.

Sapevo… e tacqui. Dammi pure della codarda, ma fu ciò che feci, all’epoca. Quando Gerard seppe che Christine era incinta, la mandò a Londra presso un cugino. Quel che non sapevo, ma che mi disse il cugino Bastian anni dopo, tramite lettera, fu che tuo padre chiese espressamente che entrambi rimanessero al servizio dei Conroy.”

Inarcando un sopracciglio con evidente sorpresa, Christofer asserì: “Voleva che Christine non dovesse abbandonare il figlio in un orfanotrofio?”

“Esatto. Bastian me lo raccontò, una volta, dicendomi quanto fosse stata una scelta lungimirante, da parte di Gerard, quella di consigliargli di permettere a Christine di tenere il bambino.”

“Uno scrupolo tardivo?” ironizzò suo malgrado Kathleen.

“Chissà. Fatto sta che Bastian prese in simpatia William. Ogni tanto, mi raccontava di quanto fosse utile nella gestione della casa, o nell’addestrare i cavalli. Pareva molto orgoglioso di lui.”

“Il cugino Bastian non ha figli, vero?” pensò a voce alta Kathleen, vedendo la madre annuire.

“Già. Forse, ha riversato le sue attenzioni su William perché era l’unico bambino presente in casa.”

“Ed ecco spiegato il motivo per cui William sa leggere, scrivere e far di conto, oltre che tirare di spada e andare a cavallo come un dragone” ironizzò Kathleen, sorridendo al marito.

“Dovrei ringraziare il cugino Bastian, per questo” mormorò Georgiana, allungandosi per dare Elizabeth alla figlia. “Si è comportato davvero come un uomo onorevole.”

Kathleen la squadrò curiosa, notando la sua aria pensosa, mentre Elizabeth giocherellava col pizzo del suo abito. “E’ successo qualcosa, madre?”

“Ecco… pensavo a una cosa…”

“Ebbene?”

Arrossendo suo malgrado, Georgiana le domandò: “Pensi… pensi che vorrebbe conoscermi? William, intendo. Non vedo Christine da ventisette anni, e beh… mi piacerebbe conoscere suo figlio, e sapere come sta sua madre.”

Ritrovandosi a sorridere orgogliosa, Kathleen assentì e disse: “Gliene parlerò, ma non credo che avrà alcun problema.”
 
***

La gonna dell’abito raccolta tra le mani per correre più agevolmente dietro ad Anthony, Myriam riuscì infine a superarlo per bloccargli la strada.

Ansante e decisa più che mai a parlargli, lo fissò con occhi determinati e borbottò: “E’ mai possibile che tu non possa startene a letto per riprenderti dalle ferite? E’ così difficile?”

Trattenendosi dal risponderle per le rime, l’uomo si limitò a guardarsi il braccio debitamente fasciato, prima di replicare: “La spalla era disarticolata, ma ora è in sesto, perciò non ho bisogno di restare a letto, ma di fare il mio lavoro. E, mentre Christofer e Kathleen si trovano a Casa Barnes, io devo portare avanti da solo gli interrogatori, almeno finché non arriverà l’agente di Bow Street da Londra.”

“Che senso ha voler fare tutto da solo?! Grenview non fuggirà da qui. Abbiamo controllato attentamente la cantina, e lì non ci sono passaggi segreti. Puoi concederti un po’ di riposo, no?” ribatté infervorata Myriam, accendendosi in viso.

Anthony sorrise nonostante tutto e, sorprendendo se stesso e la donna, le sollevò il mento con la mano sana e mormorò sulle sue labbra: “Sei affascinante, quando perdi le staffe.”

Detto ciò, le baciò fuggevolmente la bocca prima di allontanarsi a grandi passi, lasciandola lì senza parole, basita di fronte a quel gesto imprevisto.

Gesto che, però, la tenne buona solo per qualche secondo, scatenando subito dopo il carattere naturalmente riottoso della donna.

“Anthony Maximilian Wilburn Phillips! Torna subito qui!” sbottò Myriam, tornando a rincorrerlo.

Lui, però, non si fermò e, quando passò di fronte alle guardie che controllavano il prigioniero, sorrise divertito.

Era appagante essere ricorso dalla donna che si amava da una vita.

Quando, però, raggiunse la cantina, ordinò che Myriam rimanesse all’esterno e, dopo essersi richiuso la porta alle spalle, fissò Grenview con cupo cipiglio.

La fasciatura vistosa alla testa ne copriva in parte i capelli chiari e il viso, ma non nascondeva l’aria spaventata dell’uomo.

Dentro di sé, Anthony desiderò riempirlo di pugni per tutti i guai che aveva causato, ma conosceva troppo, perché lo riducesse in fin di vita.

Preso un gran respiro, quindi, esordì dicendo: “Torniamo a noi, mio caro Johnathon. Voglio nomi, date, tutto quello che saprete darmi e, quando avrò finito con voi, potrò decidere se intercedere presso la Corona a nome vostro.”

Intrecciando le mani tremanti, il giovane esalò: “Tutto ciò che vorrete. Ve lo giuro, vi darò la lista completa dei nomi, anche i luoghi dove si incontrano. Ogni cosa! Ma non mandatemi sulla forca!”

Era quasi un peccato, avere a che fare con un tale coniglio, pensò tra sé Anthony.

“Toglietemi una curiosità… come diamine vi siete invischiato in un simile complotto? Non avete né titoli né disponibilità economiche, per aver ingolosito le persone che sappiamo essere coinvolte.”

“Ma so ascoltare. E molto bene” replicò Grenview. “Inoltre, ho occhi molto buoni, e so essere assai servizievole, se l’occasione lo richiede.”

Anthony storse la bocca, di fronte all’indubbio tentativo del giovane di apparire scaltro, pur non essendolo.

“Quindi, sapevate dei passaggi perché…”

“… perché il vecchio conte li usava per le sue amanti, ed ero io a condurle dentro e fuori dal palazzo. Servivo in modi simili anche alcuni dei nobili di cui abbiamo parlato ieri, ed è così che ho saputo… sì, insomma, del traffico di notizie.”

Annuendo, Anthony si passò una mano tra i capelli, sinceramente sorpreso da quella rete fittissima e intricata di connivenze, prestanome e passaggi di informazioni.

“E voi vi siete prestato solo per soldi, immagino…”

“Per avere protezione da alcuni creditori, lo ammetto… ma ciò che vi ho detto varrà pure qualcosa, no?” mugugnò Johnathon, fissandolo speranzoso. “Insomma, pensate che il re potrà mai perdonarmi? Dopotutto, sono stato utile, vero?”

Disgustato, Anthony gli volse le spalle senza dire altro e, mentre usciva da quella cella improvvisata, gli scongiuri di Grenview lo seguirono come un cattivo odore.
 
***

Fu nella sua stanza, sdraiato su un fianco e lo sguardo perso nel nulla, che Kathleen trovò il fratello.

Convalescente per le ferite riportate durante l’assalto al postribolo, era stato adeguatamente medicato, con l’ordine di riposare per almeno una settimana.

La morte del comune genitore, comunque, l’aveva svuotato a tal punto di tutta la sua energia che, in ogni caso, non sarebbe stato in grado di muovere un muscolo.

Al suo fianco, Bridget mormorò alla sua padrona: “Sono ore che fissa il muro e non dice una parola. Devo cominciare a preoccuparmi, milady?”

Kathleen le sorrise, carezzandole per un istante il taglio ancora visibile sul suo zigomo – retaggio del rapimento di Peter – e, scuotendo il capo, replicò: “Credo che, tra tutte e due, riusciremo a risollevargli il morale.”

“Vi sento, giusto perché ne siate messe al corrente” borbottò l’uomo, dal suo letto.

Chiudendosi la porta alle spalle, Bridget avanzò per prima e, lapidaria, disse: “Bene, se mi senti, allora, posso farti una predica con i fiocchi. Non hai minimamente pensato a tua sorella, quando ti sei messo qui a piangerti addosso come un lattante?”

Kathleen la fissò stralunata, non avendo affatto pensato a un simile attacco da parte sua, ma la lasciò fare.

Dopotutto, se volevano sposarsi, era giusto che si confrontassero anche quando erano in disaccordo su qualcosa.

Si sarebbero evitati tutti i grattacapi che avevano avuto lei e Christofer scoprendo, prima che fosse troppo tardi, se erano fatti l’uno per l’altra.

A lei e il marito era andata bene, alla fine, ma non era necessariamente detto che tutte le coppie avessero una simile fortuna.

William levò appena un sopracciglio per squadrarla male e, ignorando bellamente la sorella, replicò: “E’ stato il medico a dirmi di rimanere a letto.”

“E da quando in qua ti fai fermare da una ferita superficiale?” ribatté la giovane, bellicosa al punto giusto.

Lui, allora, balzò a sedere sul letto e, irritato, si indicò la copiosa fasciatura al fianco e sbottò.

“Superficiale?! Per poco non ha colpito un vaso sanguigno principale!”

Per poco, infatti. Ce l’hai ancora, il braccio, no? Quindi, alzati da quel letto e dimostra a tua sorella che stai bene. Penso che abbia già abbastanza pensieri da sola, senza dover stare in ansia anche per te” borbottò Bridget, stringendo le braccia sotto i seni.

Facendosi ombroso in viso, William ringhiò: “Scusami se ho perso mio padre, dopo una vita passata a odiarlo. Scusami se ho scoperto che, dopotutto, non era solo un mostro come ho sempre pensato. Scusami se non so più cosa pensare di lui!”

Bridget a quel punto sorrise e, nell’avvicinarsi a lui, lo strinse a sé e mormorò: “Finalmente l’hai detto…”

Kathleen si avvicinò a sua volta e, unendosi all’abbraccio, aggiunse: “Mia madre vorrebbe parlarti di nostro padre… e di Bastian. Ci sono tante cose che vorrebbe dirti, se ti va.”

Sentendosi spingere via, le due donne si guardarono sorprese ma, quando poggiarono lo sguardo su colui che le aveva allontanate, compresero.

William stava piangendo. Non un pianto straziato da sentimenti contrastanti, ma un pianto liberatorio, leggero. Purificatore.

Assentendo all’indirizzo della sorella, abbozzò un sorriso e mormorò: “Lord Conroy, eh?”

“Già. A quanto pare, lui ti considerava qualcosa di più di un semplice dipendente, e nostro padre sapeva di te un sacco di cose, prima di poterti ricollegare alla persona che sei.”

“E tua madre…”

Kathleen si chinò dinanzi a lui, gli prese le mani e aggiunse: “Conosceva bene la tua, all’epoca, e sapeva ogni cosa. Essere tenuta informata da Bastian riguardo al figlio che Christine ebbe in modo così tragico, fu per lei un sollievo. L’avrebbe inorridita sapere che tua madre era stata costretta a darti in adozione.”

Accigliandosi leggermente, William le domandò: “Fu lei a dire a lord Conroy di…”

A quel punto, la sorella gli baciò la fronte e, nel sospingerlo di nuovo verso le coltri, mormorò: “Fu nostro padre a consigliarlo di lasciarti crescere con tua madre.”

Lui si limitò ad annuire e Kathleen, più tranquilla, disse a Bridget: “Rimani pure con lui. Tanto, in casa, non c’è molto da fare, oggi.”

“Sì, milady” assentì la giocane, accomodandosi su una sedia nei pressi del letto di William.

Con un ultimo sorriso, Kathleen abbandonò la stanza e, quando vide Wendell a poca distanza, il viso preoccupato e teso, lo avvolse alle spalle e disse: “William sta meglio, non temere. Già da domani sarà in piedi, non temere.”

“Oh… bene” assentì il giovane, fissandola ancora con aria ansiosa.

A quel punto, Kathleen fermò i suoi passi e gli domandò: “Cosa c’è, Wendell?”

“Va… va tutto bene? Sì, insomma… con… tutto…” tentennò lui, rigirandosi nervoso le mani.

Comprendendo solo in quel momento cosa volesse dire, lei gli sorrise e, assentendo, lo tenne al suo fianco mentre risalivano assieme le scale.

Giunti al primo piano, lo afferrò alle spalle e, fissandolo con la stessa serietà che avrebbe concesso solo a un uomo adulto, disse: “Tu hai salvato i miei figli, Wendell e, di questo, ti sarò eternamente grata. E così pure Christofer. Sei il nostro eroe, e credimi, non sto scherzando.”

A Wendell si inumidirono gli occhi ma, conscio che la cognata lo stava trattando da adulto, e non da bambino, le trattenne, limitandosi a inchinarsi dinanzi a lei.

Kathleen, però, lo abbracciò e, nel baciargli il capo, borbottò: “Oooh, basta! Ora torna a essere il mio Wendell bambino ancora per un po’.”

Lui rise, la prese per mano e, assieme, si diressero verso la nursery.
 
***

Impacciato come un bambino di fronte al proprio genitore, William si inchinò formalmente a Georgiana che, con un sorriso, lo invito accanto a sé, sul divanetto.

Kathleen fece servire loro del tè e, dopo aver sorriso alla madre, li lasciò soli, notando prima di uscire l’espressione inorridita e terrorizzata del fratello.

Quando si chiuse la porta alle spalle, si segnò mentalmente di chiedergli scusa e, con passo deciso, si allontanò.

Ciò di cui la madre voleva parlargli non era per le sue orecchie, ma solo per quelle di William.

Se un domani lui avesse desiderato parlargliene, l’avrebbe fatto, ma non quel giorno.

Quel giorno, era tutto per loro.

Loro che, nel bene e nel male, erano stati le prime vittime di suo padre.

Un padre che, poco prima di morire, aveva compreso almeno in parte i suoi errori e aveva tentato di porvi rimedio.

Poco importava che lei non fosse stata amata – o rispettata – come Andrew o William.

Aveva cercato di salvarla, alla fine, e tanto le bastava.

Ora, era abbastanza forte per sopportare sia il rimpianto che la comprensione.

Salendo al piano superiore per raggiungere i figli nella nursery, vi trovò sia Christofer che Myriam.

Randolf, invece, si trovava nella stanza accanto, assieme ai gemellini, impegnato a giocare con alcuni pupazzetti.

Accomodatasi accanto al marito, che le sorrise, disse: “Credo che, per un po’, William mi odierà, ma non importa. Lui e mia madre dovevano rimanere da soli.”

Myriam finì di sorseggiare il proprio tè e, fissando ancora un po’ sconvolta la cognata, esalò: “E’ ancora così strano pensare che il tuo attendente sia anche il tuo fratellastro. Cielo! Non l’avrei mai detto!”

“Andrew pensò che fosse la spalla giusta da affiancarmi, quando venni ad abitare qui, e posso dire che mai decisione fu più lungimirante di questa” assentì Kathleen, prendendo per sé un pasticcino.

Myriam sorrise teneramente al pensiero del marito defunto, e mormorò: “Andrew era proprio il tipo di persona che pensa a queste cose. Con tutti.”

Sollevato un sopracciglio con espressione curiosa, Christofer le domandò: “Che intendi dire?”

Accentuando il proprio sorriso, Myriam estrasse da una tasca un foglio pergamenato recante lo stemma dei Barnes e lo consegnò al cognato.

“Anthony la ricevette a Londra, una settimana dopo la vostra partenza per il mare. Si rifiutò strenuamente di aprirla, ben deciso a domandare a Andrew stesso cosa volesse da lui. Forse, presagiva cosa vi fosse contenuto all’interno, chissà.”

“E perché l’hai tu?” le chiese Kathleen, osservando dubbiosa il blasone dei Barnes impresso nella ceralacca, ora spezzata a metà.

Scrollando le spalle, lei asserì: “Me l’ha data l’altro giorno. Voleva che la leggessi per lui, poiché non ne aveva mai avuto il coraggio, e così…”

Indicando a Christofer di leggerla, lo vide scorrere velocemente il testo prima di inarcare un sopracciglio e fissarla sorpreso.

Kathleen afferrò la lettera dalle mani del marito e, a bassa voce, lesse:

 
Amico mio, perdonami se ti scrivo in questo momento,
ben sapendo che troverai difficile rispondere a questa mia.
Sappi che nutro grandi speranze, in te, qualora dovesse succedermi
qualcosa sul campo di battaglia. Prima che tu pensi a una mia qualche
 follia, termina la lettura del mio messaggio, per favore, poiché esso è assai
importante. Non desidero che Myriam rimanga sola e, meno che mai, la
voglio pensare in mesta solitudine, con l’unica compagnia dei miei genitori,
a Casa Barnes. Vivrebbe una vita d’inferno, con mio padre a farle da padrone,
 e crescere Randolf sotto il suo giogo, renderebbe entrambi infelici.
Perciò, ti chiedo questo. Se hai ancora amore nel tuo cuore per lei, prenditi
cura di Myriam. Amala, come so che avresti sempre desiderato fare,
se gli eventi te lo avessero permesso. Sono a conoscenza di cosa ti spinse,
quel giorno, a lasciare che Myriam scegliesse me,
vedesse me, e non te, da lì in avanti.
La mia ammirazione non sarà mai sufficiente a farti capire quanto,
il tuo gesto, mi abbia colpito. La tua dedizione alla missione che ti eri prefisso,
 a scapito stesso del tuo futuro, io la capisco più che bene. Per questo,
ti domando perdono per il peso che sto mettendoti sulle spalle, ma so
che tu sei l’unico che può portare a termine questo compito. Rendila felice.
Rendi mio figlio felice. Amali, se io non potrò più amarli.        Andrew
 
post scriptum    Non provare a dire di no perché, se mi succedesse
qualcosa, ti verrei a cercare dall’aldilà per darti il tormento. Sai che
sarei capacissimo di farlo, amico mio, perciò non tentarmi
 
Reclinando il foglio sulle gambe, Kathleen esalò: “Sapeva… ogni cosa?”

“A quanto pare, sì. E, conscio di questo, ha cercato in lui una spalla a cui aggrapparsi, nella malaugurata eventualità in cui lui non tornasse dalla guerra” sospirò Myriam, riprendendo il foglio tra le mani.

“Glielo hai detto?” domandò Christofer.

Scuotendo il capo, Myriam asserì: “Non voglio che lo sappia. Mai. Si sentirebbe in dovere di fare quanto scritto qui, e io desidero che… che lui…”

Le parole le morirono in gola e Kathleen, allungando una mano verso di lei, le sfiorò un ginocchio, asserendo: “Vuoi che lui ti ami perché lo desidera, non perché spinto dal dovere, vero?”

Myriam assentì senza riuscire a parlare e Christofer, levatosi in piedi, prese dalle mani della cognata la missiva poi, nel portarsi accanto al camino, ve la gettò dentro.

Il foglio prese subito fuoco e, nel sorridere alla donna, dichiarò: “Stavi per dirci qualcosa, Myriam?”

Alla donna sfuggì un risolino di gratitudine e, scuotendo il capo, mormorò: “No, Christofer. Nulla.”

Proprio in quel mentre, fece capolino Anthony che, trafelato e con un sorriso trionfante in viso, dichiarò: “Grandi notizie, amici miei!”

Nel vederli un po’ provati, però, si chetò immediatamente e, puntati i suoi occhi chiari su Myriam, la raggiunse in fretta e le domandò: “Cosa succede, Myriam?”

“Niente, davvero. Quali sono queste notizie, Anthony?”

Ritrovando subito la baldanza, disse con entusiasmo: “Finalmente hanno trovato Emily.”

Tutti sgranarono gli occhi, a quelle parole e Myriam, esalando un sospiro di genuino sollievo, mormorò: “Dov’è ora, quella sciocca farfallina?”

Anthony rise di quel nomignolo, ma disse: “E’ a Madera, assieme al suo amante storico. Ora come ora, la sta tenendo d’occhio il mio miglior uomo, perciò ormai non mi può più sfuggire. Partirò per Londra domani stesso, tirandomi dietro Grenview e l’uomo di Bow Street. Sarà un inizio anno davvero concitato e tante teste cadranno, letteralmente.”

Tornato serio, incatenò lo sguardo a quello di Myriam e aggiunse: “Mi spiace separarmi da tutti voi proprio agli albori del Natale, ma prometto che porterò dei bellissimi regali a tutti, quando avrò terminato la mia ultima missione.”

“Ultima… missione?” esalò sorpresa Myriam, facendo tanto d’occhi.

“Lascio il Ministero della Guerra in mani capaci e, dopo la baraonda che solleverò una volta rientrato a Londra, non so che altro potrei dare di più, alla Corona.”

Sorrise a Christofer, come a consegnargli tra le mani il proprio cuore – e cioè la sicurezza di Myriam e Randolf – e l’altro annuì, conscio di quell’onore.

“Tornerò qui e aiuterò mio padre con la tenuta. È ormai tempo che mi occupi dei nostri possedimenti… e di qualcos’altro, che ho procrastinato troppo a lungo.”

Fu sul punto di aggiungere altro, di fare altro, ma si trattenne.

Facendo loro il saluto militare, si congedò soddisfatto e Myriam, nel vederlo andare via, sorrise lieta.

“L’ha trovata…” sussurrò compiaciuta.

“Già. Finalmente” assentì Kathleen, andando a sedersi al suo fianco.

Myriam le strinse la mano, come se le servisse un appoggio per non svenire, così Kathleen la avvolse con un braccio e mormorò: “Andrew sarà lieto di vedere che, anche senza il suo intervento, le cose sono andate come voleva.”

“Quello sciocco…” sorrise Myriam, lasciandosi andare a una sola lacrima liberatoria. “Sempre a pensare agli altri…”

“Era da lui, no?” decretò Christofer, sedendosi sul lato libero di Myriam per avvolgerla a sua volta in un abbraccio.

Fu in quel mentre che Randolf entrò nel salottino e, nel vederli stretti assieme, corse verso di loro e si unì all’abbraccio.

Myriam, allora, lo strinse a sé, lo baciò e, dopo averlo preso in braccio, disse: “Tesoro mio, devo parlarti del papà e del nonno.”

Tutto serioso, il bimbo annuì così Christofer, levatosi in piedi assieme alla moglie, si diresse verso la stanza adiacente e, chiusosi la porta alle spalle, guardò i figli.

Andrew ed Elizabeth strillarono felici nel vederli e la coppia, muovendosi d’istinto, si inginocchiò accanto a loro, stringendoli in un abbraccio.

Nessuno sarebbe più stato solo. Nessuno avrebbe dovuto convivere con l’incubo del proprio passato.

Era giunto infine il momento di guardare soltanto avanti, di dipingere un nuovo quadro, una nuova storia.

 





Note: Ci siamo quasi... la storia sta volgendo al termine, e mi rimane solo offrirvi l'epilogo. Ho voluto comunque mettere una sorpresina anche qui, vale a dire il ritrovamento della moglie di Anthony, la fuggitiva Emily.
E' giunto quindi il momento non solo di chiudere un capitolo della loro vita alle spalle, ma di dire la verità al piccolo Randolf circa suo padre e, ora, anche su suo nonno. Se ricorderete, al piccolo non era mai stato detto perché il papà non fosse tornato assieme a Christofer.
Per andare avanti, è giusto che sappia tutta la verità.
Non mi rimane che ringraziarvi e darvi appuntamento a giovedì, dove chiuderò questa mia prima come romanzo storico.
A presto!
 
  
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