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Autore: Stray_Ashes    12/07/2016    1 recensioni
"Hate me
Break me
I'm a criminal"
In città la gente mi indicava col termine di cacciatore di taglie, ma lo diceva con paura, perché nessuno voleva essere la mia prossima tela, su cui avrei appoggiato forse il pennello, forse il coltello. Ma andava bene, come nome, non era tanto male; il termine di cacciatore mi dava un’importanza che non avevo.
Guardai il nome della mia nuova tela, la mia nuova vittima: Frank Anthony Iero.
E il nome non mi comunicò niente.
Avrebbe dovuto..?
"What have I done?"
[Revisionato 04/07/16]
Genere: Avventura, Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Nuovo personaggio | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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7. Weak Spot

 

Abbassai lo sguardo, scrutando la sostanza scura, assaporandone l'odore pungente, raffinato. Era l'unica cosa che avevo deciso di concedermi. Pensandoci, sembrava ci fosse un legge fisica o divina: quel momento fortunato in cui ti offrivano del cibo gratis, ecco, ecco che il tuo stomaco improvvisamente non ne vuole sapere. Ma il caffè era come un sempreverde, un asso nella manica. Come fosse un dessert, per lui c'era sempre posto.

Ma io, d'altronde, che ne sapevo di cucina? Ci fu una volta in cui mi tirai avanti a pane secco per un mese, il concetto di dessert era astratto nella mia testa, un po' come un mito.

Scossi la testa e posai le labbra sul bordo della tazza, allontanando i miei pensieri futili e cercando di concentrarmi su ciò che avrei dovuto fare durante il mio soggiorno lì, per quanto avrebbe potuto durare. Una parte di me continuava ad architettare una possibile fuga, e un'altra si era arresa all'idea di restarsene qui per un po', magari nella speranza che Bert si dimenticasse della mia esistenza... o che io mi dimenticassi della sua, è uguale.

E poi, come dicevo, cibo gratis. Non ero abbastanza suicida da andare avanti solo a caffè per davvero, mh?

Ero seduto su una sgabello, braccia conserte posate al bancone di legno, sguardo giù. Mi sentivo sulla schiena le occhiate e i sussurri dei ragazzi attorno a me, che si chiedevano chi fossi, da dove venissi, se fossi uno di loro. Ma non ero uno si loro.

Dopo undici minuti e una manciata di secondi che mi trovavo li, avevo deciso che quelle occhiate non mi interessavano; mettevano meno agitazione che quelle della gente comune, appena oltre queste travi, poiché queste erano persone che si nascondevano, proprio come me. Forse erano a loro volta assassini, ladri, esiliati, ma paradossalmente erano meno pericolosi. Nella mia privata versione delle cose, ovviamente.

Finii l'ultima goccia di caffè, passandomi la lingua sulle labbra e appoggiando la guancia sul palmo, mentre con le dita dell'altra mano presi a grattare un punto rovinato del legno, sovrappensiero.
C'erano ancora troppe cose che nella mia mente non quadravano... cioè, ero abituato al fatto che la mia testa fosse un puzzle dai pezzi a tinta unita, ma ehy, questa volta non era colpa mia, erano gli altri a tenermi all'oscuro delle cose, a parlare ad enigmi e a mezze frasi, e proprio questo era il motivo per cui odiavo avere a che fare con le persone... quelle che restavano vive, intendo.

«Io non gratterei troppo il legno lì. Una volta Mark ci ha vomitato»

Fermai i miei movimenti, fissando il legno e sollevando lentamente le dita, girandomi di qualche grado e pulendomele sulla maglia chiara della persona che, guarda caso, era Frank. La cosa mi fece anche tornare un piccolo dejà-vu.

«Dov'è Andy?»

Scrollai le spalle, cercando di capire se mi sentissi sollevato o turbato dall'idea di riavere di nuovo Frank con me.

No, ero decisamente turbato.

«Un tizio gli è quasi caduto addosso, hanno cominciato a parlare e io me la sono svignata» Sollevai la tazzina, tanto per fare qualcosa, e sperando in qualche goccia superstite. Non ce n'erano. Deluso, la rimisi giù.

«Grosso, capelli scuri con ciuffo chiaro...?» chiese, e io annuì. «Jack. E quindi so per esperienza personale cosa ha provato Andy»

Frank appoggiò gli avambracci sul bancone accanto a me, lanciandomi un sorriso un po' esitante. Costrinsi le labbra a ricambiare il gesto, ma no so bene che ne uscì; tuttavia Frank parve illuminarsi un po' di più, quindi forse ero riuscito nel mio intento. Progressi Gerard, progressi. Tutti del tipo sbagliato, ma pur sempre progressi.

«Ah, comunque... questo è tuo. Ho constatato che non ci sono altre armi, e per fortuna, niente esplosivi» disse poi Frank, con un altro sogghigno.

Solo in quel momento, quando allungò il braccio verso di me, mi accorsi del mio cappotto ripiegato lì, e il mio sorriso divenne un po' meno finto.

Avevo cambiato idea. Ero decisamente sollevato di vedere Frank, nonostante tutto.

«Nah, gli esplosivi non sono nel mio stile» risposi con un mezzo ghigno, afferrando il mio indumento perfettamente nero. «Ma potrei cominciare a portarmene in tasca per sorprendere il mio prossimo rapitore»

Mentre m'infilavo le maniche e sistemavo il colletto, notai Frank aggrottare brevemente le sopracciglia, forse turbato dal termine che avevo usato, "rapitore", ma d'altronde era ciò che lui stesso aveva detto di essere. Ero in questo posto contro la mia volontà, non credo che se lo fosse già dimenticato.

«Quindi, ora potrei sapere il punto della mia presenza qui...?» domandai alla fine, incrociando le braccia sul petto. Frank sospirò e staccò le braccia dal bancone, raddrizzando la schiena ed aprendo la bocca come per parlare, ma io lo bloccai sul nascere, sollevando una mano. «Ti ho salvato, ti sei fatto più che ringraziare, dimentichiamo i nostri nomi e dividiamo le strade, come ti suona? Questo non è il mio posto, e tu lo sai, e non so per quale assurda ragione tu abbia voluto fidarti al punto di portarmi qui, e se questo è tutto un piano per incastrarmi, dimmelo subito, non sarebbe una novità. Ma se non lo è, voglio che tu capisca che è sbagliato, e che io ho bisogno di andare via, per il bene di me stesso e di tutta questa gente. È così difficile capirlo, e fidarsi di quello che dico per l'ultima volta

Frank sospirò nuovamente, scuotendo la testa e portandosi una mano fra i ribelli capelli neri. «Senti, non lo so perché ho deciso di fidarmi, e so che tutto questo per te potrebbe non avere senso, perché credimi, non ha senso nemmeno per me, ma... fidati tu di me, questa volta» mi rispose, lanciandomi addosso grandi occhi supplichevoli, che però non funzionarono.

Feci un passo indietro, sentendomi sempre più nervoso, e molto poco convinto. «Io non mi fido delle persone, Frank. Se lo facessi, sarei già morto. E non comincerò adesso, non con te».

«Però dovrai farlo prima o poi, perché te l'ho già detto, non posso lasciarti andare- »

«Di questo abbiamo già parlato, e ancora non ha senso. Tu non mi conosci, io non ti conosco» lo bloccai nuovamente, stringendo i pugni.

«E allora permettimi di spiegarti, posso dirti che posto è questo, e se tu capissi forse-»

«No! Io non voglio capire, non voglio sapere cosa fate qui, perché non ho bisogno di altri problemi, e pensi davvero che sia così stupido? Se ti lasciassi raccontare cose che non dovrei sapere, allora sì che avresti un buon pretesto per tenermi qua. E cosa hai raccontato agli altri, eh...? Sono uno sconosciuto per questa gente»

«Cosa io ho detto ai miei ragazzi, non è un tuo problema, e nessuno ti toccherà finché resti buono e sotto la mia protezione»

La rispostaccia mi morii in gola, mentre mi presi un istante per guardare incredulamente Frank negli occhi. «Aspetta – protezione? Tu? Fai sul serio...?» esclamai, cercando di trattenere una risata, e riuscendoci solo per metà. «E non solo: i tuoi ragazzi...?»

Frank inarcò un sopracciglio, incrociò le braccia e appoggiò il fianco al bancone, con un'espressione visibilmente seccata. Anche se ero io, quello con tutte le ragioni di essere seccato. «Sì, esatto. Questa "gente", come dici tu, è sotto i miei ordini. Qualche critica?»

Scossi la testa e mi passai una mano su tutta la faccia, tirando leggermente all'indietro le ciocche di capelli scuri. «Sì, in effetti sì. Questa situazione è ancora più pazza di quello che credevo»

Frank fece spallucce, e mi lanciò un sorriso beffardo. «Beh, prima o poi ti annoierai di stare qui senza niente da fare, e alla fine vorrai sapere cos'è questo posto, e perché io ero in città oggi»

Questa volta, ricambiai facilmente il sorriso di scherno. «Qui c'è caffè gratis, non mi annoierò»

«Questa è un'idea! Potrei cominciare a fartelo pagare»

Aprii la bocca e la richiusi, preso in contropiede. Dovrei chiudere questa fottuta bocca, pensai, accigliandomi. O magari chiudere la sua.

«E siccome non hai soldi...»

Certo che non ho soldi. Dovrei uccidere te per guadagnarne, piccolo ingenuo.

«...puoi dimostrare la tua riconoscenza ascoltando, smettendo di fare l'orso e renderti utile»

«Mi hai sputato in faccia che sono prigioniero, che razza di riconoscenza dovrei dimostrarti...?»

Per qualche ragione Frank sembrò di nuovo turbato da quel termine, ma poi fece spallucce e sorrise sornione, avvicinandosi di un poco. Resistetti all'impulso di fare un passo indietro. «Il caffè però non ti dispiace»

«Non mi comprerai a caffè, Frank»

«E' una sfida, Gerard

«E' un dato di fatto»

«I dati cambiano...»

«Non flirtare con me».

Frank strabuzzò gli occhi, fissandomi per un lungo secondo con un'espressione interdetta, poi si ritrasse come se l'aria attorno a me scottasse, e incespicò di due passi indietro. A quel punto, scoppiò a ridere stringendo gli occhi, e solo quando lo vidi un po' più distante mi decisi a ricominciare a respirare, mentre il disagio ancora mi solleticava la pelle della schiena.

«Scusami, è che... sono abituato a giocarle tutte subito le mie carte» disse, facendomi velocemente l'occhiolino, ma cercando a tutti i costi di evitare il contatto coi miei occhi. Che stranezza.

Strinsi le labbra e sollevai le sopracciglia, «Immagino» dissi, inespressivo, e fingendo di non aver notato il rossore che si era impossessato delle guance di Frank nell'ultimo minuto.

«...in genere le tue carte consistono nel mettere il broncio e sbattere i piedi per terra, quand'è che cambiato qualcosa?»

Sobbalzando lievemente gettai lo sguardo di lato, e lì notai Andy avvicinarsi lentamente, guardando Frank. I suoi occhi color ghiaccio si spostarono poi su di me, lanciandomi un sorriso. «Ciao Gatto»

«E' cambiato qualcosa quando la tua stupidità mi ha contagiato, Andrew» ammise Frank, con aria grave.

Andy scosse le spalle, urtando di proposito quelle di Frank, nettamente più in basso. Sentii le labbra guizzare brevemente verso l'alto, ma le costrinsi a ritornare subito al loro posto. C'era di nuovo quell'aria così famigliare, fraterna... e io ero un estraneo a quelle cose.

«Almeno adesso hai guadagnato un po' di stile»

«Ovvio, ora mi basta sbattere le ciglia per avere le informazioni che voglio...» rispose Frank, con aria di sufficienza e un sorriso mal celato.

Andy sollevò gli occhi su di me. «E ha funzionato?»

Storsi le labbra, scrollando lievemente il capo. Tutto questo era così assurdo per me, era sbagliato, inappropriato, ma... non spiacevole come avrei voluto che fosse. «Nah, non proprio. Ha cercato di comprarmi a caffè»

«Mh, punto debole?»

«Circa»

«Frank, sei ignobile»

Vidi Frank abbandonare la schiena contro il bancone, sfregandosi la faccia con la mano e borbottando, «Ma perché mi circondo di queste persone...»

Andy rise e richiamò la barista (era considerabile una barista?) ordinando un qualche tipo di alcolico che non conoscevo, mentre io osservai diffidente una chioma di capelli rosso acceso arrivare da dietro le spalle di Frank, un'espressione vagamente seccata disegnata sul volto.

«Frank, ti cerco da un'ora! Oliver vuole vederti, e di Thomas ancora niente notizie, dobbiamo fare qualcosa»

Frank si voltò a guardarla, mentre i suoi lineamenti si trasformarono del tutto, abbandonando ogni accenno di sorriso e assumendo una strana professionalità, che non ero abituato a vedergli addosso. Non che mi fossi abituato alle sue espressioni, ovviamente. Appena uscito da qui mi sarei semplicemente dimenticato di tutti, come sempre, senza problemi.

«E invece ora non facciamo proprio niente, Hayley. Non rischierò la vita di qualcuno di voi per recuperare un idiota. Sono passati tre mesi»

La ragazza, Hayley, sospirò e scosse la testa. «E' in ogni caso una tua scelta, come vuoi...»

«Esattamente. Sei qui solo per questo?»

«No, Oliver deve vederti. E la squadra di Alex non è ancora tornata. Sono usciti due giorni fa»

Aggrottai la fronte con confusione, senza perdermi una parola. Ok, avevo detto che non volevo sapere niente, ma ciò non significava che non fossi curioso e che non potevo ascoltare, no?

Vidi Frank irrigidirsi ancora di più, un'espressione piuttosto nervosa e apprensiva sul volto. «Non sono rientrati? Gli avevo detto di non stare fuori più del necessario...»

Hayley si morse il labbro, stringendo al petto i fogli ingialliti che aveva in mano. «Vuoi che mandi fuori qualcuno...?»

Frank strinse e schiuse i pugni, rilasciando un lungo sospiro, mentre i suoi occhi per un attimo persero focus, riempiendosi di altri pensieri. «No,» disse alla fine, «aspettiamo fino a domani»

Hayley annuì piano, insicura, ma non disse altro. Si limitò a lasciare i fogli tra le braccia di Frank, mormorando un «Scartoffie per te» poi, mentre fece per andarsene, sollevò gli occhi verdastri su di me, aprendosi all'improvviso in una gran sorriso di denti straordinariamente bianchi. «E tu devi essere Jared, giusto?»

Preso alla sprovvista, mi accigliai e aprii la bocca per correggere il nome, ma lei ignorò il tentativo e sorrise sornione, mordendosi un labbro per non ridere e indicandosi la pancia con un movimento vago della mano. «Johann mi ha parlato di te. Era molto interessata alla tua cicatrice sugli addominali», detto questo si voltò e sparì, ancheggiando nei suoi attillati pantaloni beige.

Io, rigido come uno stecco, sbarrai gli occhi e guardai Frank, che aveva appena rubato il bicchiere a Andy. «Io voglio andare via da questo posto. Ti prego»

Lui bevve un sorso, si prese un istante per guardare la mia espressione sconvolta, poi scoppiò a ridere.

Andy, per tutta risposta, gli tirò una gomitata nelle costole e si riprese il bicchiere.

 

 

 

 

__________________________

Sì. Sì, è vero, sono una persona orribile.

L'avevo sospesa, non caricavo da febbraio, avete il diritto di insultarmi. Ma non riuscivo a legare particolari della trama, e ho avuto bisogno di un po' tempo per organizzare le idee e distrarmi con altro. E nonostante tutto, eccomi qui, con un capitolo insulso che ho scritto di notte, ma giuro che prima o poi le cose diventeranno un po' più interessanti, ma siccome tutta la situazione è molto complicata, persino io ho difficoltà a scrivere senza fregarmi da sola.

C'è una ragione se Frank si comporta così, se non vuole lasciarlo andare. Giuro che un giorno avrà tutto senso.

Spero di aggioranare presto questa volta, magari senza aspettare cinque mesi, ma ripogo buone speranze (?) Grazie per aver letto ed avermi sopportato, ci si vede!

Bye,

_Ashes
  
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