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Autore: Gagiord    12/07/2016    1 recensioni
Aoko Nakamori, la prescelta. La ragazza, ormai diciassettenne, aspettava, seppure inconsciamente, l'arrivo di qualcosa. Qualcosa che le avrebbe cambiato la vita.
Ginzo Nakamori, il padre della giovane, sapeva tutto. Tuttavia, finché il potere in lei non si fosse svegliato, non poteva dirglielo. E, comunque, non ne avrebbe avuto l'occasione: stava giorno e notte fuori, ormai, alla caccia di Kaito Kid. Ebbene, il ladro era ancora costretto a rubare, determinato a trovare Pandora, quella gemma tanto importante per l'Organizzazione che si era promesso di distruggere. Eppure, non si era mai accorto che quel tanto ambito gioiello l'aveva sempre avuto sotto i propri occhi...
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Aoko Nakamori, Gin, Ginzo Nakamori, Kaito Kuroba/Kaito Kid
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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"Buon compleanno, Aoko!" disse il padre alla giovane ragazza, che, proprio quel giorno, compieva diciassette anni.
'Solitamente, alle prescelte accade dopo i diciassette anni' pensò Ginzo. 'Staremo a vedere.'
"Grazie mille, papà!" rispose lei poco dopo avergli dato il buongiorno con un bacio in guancia.
"Che ne dici di preparare una colazione abbondante, oggi?"
"Uhm? Perché?"
"Mi pare ovvio! Oggi è il tuo compleanno, devi godertelo!" esclamò lui.
'In realtà, preferisco che tu sia pronta per ogni evenienza. I salti sono molto impegnativi. Anche se... non so se a te capiterà proprio oggi.'
"Bene! Allora mi metto all'opera!" replicò entusiasta lei mentre, in un gesto teatrale, alzava le maniche del proprio pigiama.
Era decisamente di buon umore, quella mattina, e si promise che nulla avrebbe potuto rovinare quel giorno.
Subito dopo aver gustato quella abbondante, nonché deliziosa colazione, si lavò e mise la sua divisa scolastica.
Erano da poco tornati dalle vacanze estive, essendo settembre, ma aveva cominciato a fare freddo, così si avvolse una sciarpa di cotone attorno al collo.
"Papà, io sto andando! A dopo!" gridò lei sull'uscio della porta, pronta per andare a scuola.
"A dopo, tesoro!" la salutò lui, urlando dalla sua stanza, mentre si preparava per andare alla stazione di polizia.
'Buona fortuna, piccola mia' le augurò mentalmente lui. 'Che il potere dello zaffiro ti protegga.'

Suonò ancora una volta, spazientita, il campanello della casa accanto.
"KAITO! Insomma, quanto vuoi farmi aspettare?" gridò da dietro la porta, sperando che il suo amico la sentisse.
Proprio quando ebbe pronunciato l'ultima sillaba della frase, la porta si aprì di colpo.
"Si può sapere perché urli tanto?" le chiese lui con nonchalance, ancora con le mani impegnate ad abbottonarsi la giacca della divisa.
"Si può sapere perché mi devi far aspettare tanto proprio oggi?" ribatté lei, un'espressione stizzita sul suo volto. Aveva volutamente marcato di più le sillabe della parola 'oggi', speranzosa che lui si fosse ricordato che giorno fosse. 
Aoko aveva la sua colazione in mano: due semplici toast con la marmellata e un bicchiere di succo di frutta. Gliela diede, ma lui non accennò né a bere, né a scartare qualcosa.
"Mmh? Che ha di particolare questo giorno? L'annuncio del furto di Kid?" Un ghigno apparve sul suo viso appena pronunciò il nome 'Kid'.
'Anche stavolta sarà una passeggiata!' pensò, il suo ego salito a dismisura.
Tuttavia, quel ghigno scomparve in tanto tempo quanto ci aveva messo a comparire: Aoko aveva un'espressione triste, gli occhi rivolti a terra e le mani chiuse in due pugni. 
"Ehi, che-"
"STUPIDO! SEI UNO STUPIDO!" gli urlò contro lei, correndo sotto gli occhi increduli del ragazzo.
E lo era davvero, si disse. Si maledisse più volte per aver agito così freddamente, facendo finta di dimenticare che giorno fosse. E si maledisse ancora di più per aver nominato Kid. Sapeva quanto lei lo odiasse, eppure lo aveva nominato. Il giorno del suo compleanno. Sapendo che suo padre sarebbe stato occupato con il suo furto, piuttosto che con il compleanno della figlia.
'Possibile che debba sbagliare tutto con lei? Dannazione!'
Non provò nemmeno a rincorrerla, sapeva che era inutile. Probabilmente, lo avrebbe ignorato per tutta la giornata. Così, bevve rapidamente il succo, mise i toast, ancora avvolti in diversi fazzoletti di carta, nella cartella e cominciò ad avviarsi verso la propria scuola.
 

'Dannazione! Perché deve rovinare tutto? Mi ero anche promessa che nulla avrebbe potuto abbattere il mio buon umore! Maledizione a lui!' Aveva voglia di urlare. Per tutti poteva essere una semplice presa in giro, ma per lei no. Decisamente no. Non sapeva nemmeno del furto del ladro, e questo la adirava ancora di più. Suo padre stava fuori quasi tutto il giorno, tornando a notte fonda, ogni qualvolta ci fosse un furto di Kid. Ovvero sempre. Quel ladro da strapazzo -così lo definiva lei- annunciava almeno un giorno prima i suoi furti. Così suo padre si ritrovava in questura per tre giorni, piuttosto che uno: un giorno per ragionare sul suo annuncio, quello del furto per cercare di acciuffarlo e il seguente per stilare gli avvenimenti del giorno precendente. Ed essendo i furti di Kid molto frequenti, al povero poliziotto restava poco più di un giorno a settimana per stare con la propria figlia.
'Stupido Kid! Perché proprio oggi?'
Lei continuava a correre inconsciamente verso scuola -conoscendo il percorso come le proprie tasche-, gli occhi lucidi, ma che si rifiutavano di far uscire alcuna lacrima. 
E dopo pochi minuti, si ritrovò davanti l'edificio della propria scuola, seppur in largo anticipo. Qualche secondo dopo essersi fermata ansimando per la corsa, sentì qualcosa saltarle addosso. O meglio, qualcuno.
"Auguri, Aoko!" le gridò Keiko, la sua più cara amica, dopo esserle letteralmente saltata addosso, abbracciandola.
"Grazie, Keiko" rispose lei ricambiando l'abbraccio, le punte delle sue labbra leggermente incurvate. Sapeva decisamente come farla sorridere, anche con un piccolo gesto.
"Che regalo vuoi? Un libro? Un vestito?" le chiese l'amica, ma vedendola scrollare il capo, si fermò.
"Non ti preoccupare, non mi serve nulla. Ormai ho diciassette anni, sto crescendo" esordì lei con un sorriso triste sul viso.
"Crescendo? Eppure non mi sembra" la prese in giro una voce fin troppo conosciuta. "Hai le stesse misure di seno, vita e fianchi da quando avevi quattordici anni. Non è che sei un maschio?"
Sapeva di chi fosse quella voce. Si girò, trovando un sorriso beffardo sul suo volto. Non ne poteva più, riteneva inutile anche arrabbiarsi e gridargli contro.
"Perché ti comporti così? Che ti ho fatto?"
L'espressione triste e le parole da lei pronunciate fecero perdere un battito al cuore di Kaito. Era sconvolto, non si sarebbe mai aspettato una tale reazione da parte sua, così calma e pacata, nonché piena di tristezza. Poi, una voce parlò.
"Sarà meglio che vi lasci soli. Le lezioni, comunque, stanno per iniziare; non ritardate!"
Kaito non aveva prestato la minima attenzione all'amica di Aoko, essendo quest'ultima l'unico pensiero che, in quel momento, gli balenava in testa.
"Aoko... Io... Scusami. Volevo scherzare un po', non pensavo fossi ancora arrabbiata per la storia di prima... Scusami, davvero." Non sapeva come facesse, quella ragazza, a fargli perdere ogni minuscolo tratto di orgoglio del suo essere. E lui, di orgoglio, ne aveva molto. Fin troppo. Eppure, quando la vedeva in quel modo, come se non ci fosse modo di consolarla, non poteva fare altro che provare a scusarsi. Perché, molto spesso, il motivo della sua tristezza era proprio il giovane mago, tanto pieno ed orgoglioso di sé. E si malediva ogni volta. Avrebbe tanto voluto dirle tutto; la situazione con suo padre, i suoi furti, ma, soprattutto, il modo in cui si sentiva quando le stava accanto, parlava o anche solo pensava. Non era sicuro nemmeno lui di cosa si trattasse, ma di una cosa era certo: non vedeva Aoko come una semplice amica. Tuttavia, se gliel'avesse detto, si sarebbe ritrovato sempre più vicino a lei, trovandosi costretto a svelarle l'identità del suo famoso alter ego. E non poteva permetterselo. L'avrebbe odiato, non avrebbe più potuto vederlo. Ma soprattutto, l'avrebbe messa in pericolo. Doveva combattere da solo contro l'Organizzazione, doveva trovare da solo Pandora e doveva distruggerla sempre e comunque da solo, non potendo esporre una delle persone che amava di più a un tale pericolo.
Aoko alzò un po' la testa, fissando i suoi occhi in quelli del ragazzo.
'Mi sa che il cuore mi si fermerà del tutto, se dovesse perdere un altro battito' ironizzò Kaito.
"'Scusa'? Mi stai prendendo ancora in giro? Perché fare degli scherzi -come li definisci tu- così pesanti? Che motivo hai? Non posso credere che siano semplici prese in giro. Avanti, Kaito, ti conosco da una vita! Ci siamo sempre stuzzicati, ma mai sei arrivato a deridermi. E, soprattutto, non prima di aver fatto pace. Invece, negli ultimi tempi, sei cambiato. Sempre più misterioso, freddo e distaccato. Eppure, non perdi mai l'occasione di screditarmi, in particolar modo in pubblico. Diamine, se ho qualcosa che non va, dimmelo! Parliam..." Prima di poter finire la parola, Aoko fu fermata dal suonare della campana.
Kaito la fissava con occhi sgranati, un dolore che gli avvolgeva il cuore e che cresceva ad ogni parola della ragazza.
"Quando vorrai dirmi qualcosa al riguardo, sai sempre dove trovarmi. Ora, io vado in classe" continuò, pronunciando le ultime frasi con una freddezza che nemmeno lei sapeva di possedere.
Lui restò lì per circa un minuto, come se fosse paralizzato, rimuginando sulle parole dell'amica. Dopo che si risvegliò dal suo stato di trance, si diresse, quasi correndo, verso la propria classe. Aveva deciso, ormai. Prima o poi, le avrebbe detto tutto. Tuttavia, voleva aspettare ancora un po', spaventato dalla reazione della ragazza.
 

"Allora? Cosa vi siete detti?" chiese Keiko impaziente.
"Nulla di che" mentì l'altra. "Abbiamo semplicemente fatto pace."
"Non ti credo. Non vi parlate da quando siete entrati in classe! Aoko, sei la mia migliore amica, con me puoi parlare, lo sai."
"Io... Gli ho detto di non parlarmi più, almeno fin quando non voglia dirmi la verità. L'hai notato anche tu, no? Il suo modo di fare, intendo. È cambiato negli ultimi mesi. Sospetto che mi nasconda qualcosa..."
"E perché non provi semplicemente a chiederglielo?" replicò l'amica. "Vi conoscete da troppo tempo per rompere così facilmente il vostro rapporto! Non siate immaturi, parlatene!"
"Keiko, hai perfettamente ragione. Però, ogni volta che lo vedo, mi sento lo stomaco completamente a soqquadro. Sono sconvolta anche solo per il fatto che io sia riuscita a parlargli così direttamente! E poi, è da un po' che cerca anche di evitarmi. Le uniche volte che mi rivolge la parola sono solo le occasioni per deridermi! Sono quasi convinta che..." Una fitta di dolore allo stomaco le impedì di pronunciare altre parole.
"Aoko, che succede?" chiese preoccupata la ragazza. "Che hai?"
"Non lo so. Mi sento... mancare."
"Mancare? Ti accompagno in infermeria, allora! Le prossime lezioni dovrebbero essere di inglese e matematica, e tu eccelli in entrambe. Potrai andare a casa a riposarti."
"Mhm" fu l'unica cosa che Aoko riuscì a pronunciare.
'Prima le fitte, ora questa sensazione. Che succede? Non mi è mai accaduto nulla di simile in vita mia! Che sia una semplice influenza? Un virus, magari?' ipotizzò la giovane, ancora provata da quella strana sensazione che l'attanagliava.
Erano rimaste da sole in classe, nessuno avrebbe potuto sentirle. A parte una persona, entrata da poco.
"Ciao, Kuroba. Aoko non sta bene, la sto portando in infermeria. Se non dovessi fare in tempo, puoi dire tu al professore in che situazione siamo?" chiese Keiko, un po' infastidita dalla presenza del ragazzo che faceva soffrire la sua amica.
Tuttavia, la mente di Kaito smise di pensare quando venne a sapere che la ragazza non si sentiva bene.
"Aoko non sta bene?" ripeté, come se fosse in trance. "Che hai? Cosa ti senti? Ti fa male qualcosa?"
All'improvvisa preoccupazione del ragazzo, le gote di Aoko si colorarono di una leggera sfumatura di rosso.
'Aoko, non puoi mostrarti debole davanti a lui!' disse una vocina nella testa della ragazza, come se un'altra parte di sé le stesse parlando.
"A te che interessa?" replicò lei con tono acido, rimanendo sorpresa di averne ancora le forze. Detto ciò, riprese a trascinarsi fuori dalla classe, verso l'infermeria, con Keiko.
'E questa è la terza volta, oggi' si rimproverò il mago, rimasto paralizzato dalla reazione della giovane. 'Cavolo, comincio a pensare che quella ragazza abbia dei super poteri per potermi ridurre in questo modo.' E, effettivamente, non aveva tutti i torti.
 

"Allora? Come ti senti? Stai meglio?" La voce della ragazza tradiva ansia e apprensione.
Le due ragazze si trovavano in un sala dell'infermeria; Aoko era distesa su un lettino, gli occhi chiusi per la continua e orribile sensazione, Keiko seduta accanto a lei.
"Ora che mi sono distesa, sì. Grazie Keiko."
"Ma di che! L'importante è che tu ti senta meglio", disse con un sorriso l'amica. "Mi chiedevo... Come mai ti sei rivolta con tanto astio a Kaito?"
A sentire il nome dell'amico, Aoko arrossì e aprì gli occhi.
"Non lo so nemmeno io. È come se una vocina mi dicesse di farlo. Sono un po' matta, eh?"
"È per questo che ti voglio bene."
Ridacchiarono un po', Keiko ancora più felice di aver fatto sorridere l'amica.
"Appena starai meglio ti accompagnerò a casa. Non si sa mai, potresti sentirti male di nuovo durante il percorso. E poi, devi riprenderti presto! Oggi è il tuo compleanno, dovevamo andare insieme al Tropical Land, ricordi?" esclamò felice Keiko.
Aoko annuì semplicemente, sperando di riprendersi al più presto per poi uscire con l'amica.
'Almeno mi distrarrò un po' da lui.'

 

"Che attrazioni potremmo provare, una volta arrivate lì? Sai bene che mi piace programmare, e non vedo l'ora di andare in quel parco!" esclamò Keiko, tutta euforica per il parco divertimenti in cui sarebbero dovute andare lei e Aoko quel pomeriggio. "Ha aperto da pochissimo, sai? Ci saranno un sacco di cose super tecnologiche e fighissime! Fremo al solo pensiero!"
Aoko ridacchiò un po' alla vista dell'amica tanto eccitata. Era davvero grata che non sentisse più nulla; niente strane sensazioni né fitte allo stomaco. Certo, aveva dovuto aspettare un po' prima di potersi alzare dal lettino -circa un'ora, grazie alla compagnia di Keiko e alla compressa che aveva preso-, ma ora si stavano dirigendo a casa, dove, comunque, sarebbe restata sola.
"Perché non provarle tutte? Se non sbaglio, quella presente nel parco è la ruota panoramica più grande del Giappone! Potrò rimediare alla mattina... ehm... sfortunata."
"Sono sicura che ci divertiremo molto. Ah, guarda! Siamo già arrivate. Non penso di tornare a scuola: è già passata un'ora e mezza, sarei presente per poco più di cinque minuti. Tu cerca di riprenderti del tutto, ci aspetta un pomeriggio movimentato!" esclamò Keiko, tutta la sua eccitazione racchiusa in un sorriso che andava da un orecchio all'altro. "Ci vediamo alle 5:00, allora. A dopo!"
"Alle 5:00 qua, mi raccomando. A dopo!" Si salutarono agitando la mano, mentre l'amica si allontanava.
Subito dopo, Aoko aprì la propria cartella ed estrasse le chiavi di casa in un rapido gesto. Altrettanto rapidamente, le inserì nella serratura della porta, aprendola. Appena mise piede in casa si accorse di una cosa alquanto strana.
'Mio padre ha lasciato la TV accesa? Che strano. Eppure, è sempre il primo a dirci di spegnere sempre tutto prima di uscire.'
"Aoko, tesoro? Sei già tornata?" chiese una voce che la ragazza riconobbe come quella di suo padre, sorprendendola.
'Kaito mi ha detto che Kid aveva annunciato un furto, stamattina' pensò Aoko. 'Allora perché papà non è in questura?'
Ci ripensò su. 'Aspetta, come faceva Kaito a saperlo? L'avevano già annunciato al telegiornale?'
Nonostante le domande che si pose, decise di non pensarci più.
"Sì. Non mi sono sentita bene e ho deciso di tornare prima" si giustificò Aoko. "Piuttosto, perché tu non sei in questura? So che Kid ha annunciato un nuovo furto, pensavo che fossi già a lavo..."
"Ho preso un giorno di ferie" la interruppe lui. "Perché ti sei sentita male? Ti faceva male qualcosa?"
'Se è ciò che penso io, allora...'
"Qualche fitta allo stomaco e mancamenti, nulla di che. Penso sia influenza."
'È ciò che penso io.'
Aveva voglia di urlare, lui. Non voleva. Aveva paura. Aveva paura di lasciare la propria bambina al tempo, di affidarla a loro, di farla combattere. Dopotutto, aveva solo diciassette anni. Poi ripensò alle parole della moglie: 'Non dirle nulla fino a quel momento. Se la caverà.'
'Se lo dici tu, principessa.' Al solo pensiero della donna si presentarono diverse fitte al cuore.
"Lo penso anch'io" mentì l'ispettore. "Sei stata in infermeria?"
"Sì. Keiko mi ha tenuto compagnia."
"Capisco. Per riprenderti del tutto, cerca di mangiare un po' di più."
"Papà! Vuoi farmi rotolare?" ridacchiò la figlia. "Ma va bene. Preparerò un pranzo abbondante."
"Kaito mangia con noi, no?"
"No" rispose secca la ragazza. Anche solo il pensiero dell'amico la faceva infuriare e, allo stesso tempo, rattristare. "Mi ha detto che sua madre sarebbe ritornata dall'America, oggi. Voleva mangiare con lei."
'Che pessima bugiarda' pensò il padre. 'Proprio ieri ho sentito Chikage, mi ha detto che non sarebbe tornata prima di due settimane.' Nonostante sapesse che non aveva detto la verità, evitò di farle altre domande.
"Va bene. Hai impegni per oggi pomeriggio?"
"In realtà sì. Io e Keiko andiamo al Tropical Land, il nuovo parco divertimenti!" esclamò elettrizzata.
"Oh." Era preoccupato, doveva ammetterlo. Sarebbe sembrato... strano, se qualcosa, o qualcuno, si fosse smaterializzato in un luogo e ricomparso in un altro.
'Se la caverà, se la caverà.' Ginzo continuava a ripetere quella frase in mente, come se fosse un mantra.
"Mmh? C'è qualche problema?" domandò la ragazza con un'espressione interrogativa.
"No, no. Solo... fai attenzione. Potresti sentirti di nuovo male."
"Non ti preoccupare, papà. Ho alcune pillole nella borsetta, se dovessi averne bisogno, le prenderò senza esitazione" replicò lei, agitando con una mano un pacchetto di compresse appena preso dalla cartella. "Papà, ti va del curry? Abbiamo gli ingredienti, giusto?"
"Sì, penso di sì."
E dal momento in cui Aoko si mise ai fornelli, nessuno dei due proferì parola.

'Oggi mio padre è strano' rimuginò la ragazza mentre saliva le scale per andare nella propria camera. Erano le 3:00, e si era già prefissata di studiare un po' prima di uscire. 'Non si assenta mai in questura, tantomeno i giorni degli annunci di Kid. Nemmeno ai miei compleanni. L'ho visto anche più preoccupato.'
'Ci credo che era preoccupato, gli hai detto che non ti sei sentita bene' le disse ancora quella misteriosa vocina.
'Sto diventando pazza?' si chiese allarmata la ragazza mentre apriva la porta della propria stanza e la richiudeva dietro di sé.
'Macché pazza! Buongiorno Aoko! Stai crescendo, sei diciassettenne!'
Cominciava a trovare quella vocina alquanto irritante.
'Decisamente pazza' si disse mentre si buttava, letteralmente, sul letto. 'Meglio che mi riposi un po'.'
'Aoko, aspetta! Ci sono tante cose di cui dobbiamo parl...'
La strana vocina non fece in tempo a finire la frase nella mente della ragazza: si era già abbandonata tra le braccia di Morfeo.


Ehii! So bene che, in realtà, non dovevo pubblicare oggi, ma giovedì. Però... non ce l'ho fatta, mi spiace xD Principalmente per due motivi: aspettavo con troppa ansia il vostro parere su questo capitolo e non so davvero se il 14 avrò la possibilità di stare al PC. 
In ogni caso, eccovi il primo capitolo! E' abbastanza lunghetto, spero non risulti noioso (ehi, d'altronde è il primo capitolo, mica potevo metterci super lotte galattiche con serial killer e uomini con poteri sovrannaturali!). Se vi fa piacere, lasciate una recensione! ;)
Uhm, riguardo al secondo capitolo... non so quando lo pubblicherò. Se riesco a finirlo prima che parta (starò via per circa dieci giorni e non credo avrò la possibilità di scrivere, se non di notte), lo posterò sicuramente! In caso contrario, arriverà tra non meno di due settimane. (Questo perché dovevo essere regolare, certo)
Mi scuso in anticipo per possibili errori!
Alla prossima xD

Shizuha


 

  
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