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Autore: Stella cadente    12/07/2016    4 recensioni
"Gli diede un bacio sul collo – quel collo che mordeva spesso, assaporando anche i sospiri carichi di passione che lui faceva – e appoggiò la testa sulla sua spalla, accaldata e felice.
Fino a quando qualcosa non la riportò alla realtà.
Un rumore, un clangore metallico che ben conosceva.
La porta."
Chi non si è mai trovato in Situazioni Imbarazzanti?
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Shame on me 
 

Situazioni Imbarazzanti




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La mandava in estasi. Era sempre stata la sua specialità, a ben pensarci; le sue mani scivolavano lente e calde lungo tutto il suo corpo, accarezzandola, provocandole brividi fin dentro alle ossa. Le orecchie le fischiavano a causa delle sensazioni che lui le aveva regalato fino a quel momento: non le era mai successo con altri ragazzi. Ogni volta con lui era così; veniva trascinata via, senza che ci potesse fare niente.
La luce di quel pomeriggio estivo filtrava attraverso le serrande della finestra, riscaldandole dolcemente la pelle bianca e dandole una sensazione di tepore, mentre gli passava una mano tra i capelli in un gesto tenero.
«Sei bellissima» le sussurrò lui, guardandola con quegli occhi dolci.
«Anche tu» rispose lei in un soffio, sorridendo appena. Lui le diede un piccolo morso sul collo, strappandole un lungo, intenso sospiro, e lei catturò le sue labbra in un bacio passionale. Ad occhi chiusi, riusciva ad ascoltare tutte le sensazioni che lui le regalava solo accarezzando la sua bocca con la propria, e le sfuggì un altro sospiro.
Quando si staccò da lei e le rotolò accanto, sorrise istintivamente. Le diede un altro bacio, stavolta più dolce, mentre i suoi capelli lunghi gli sfioravano il collo. Quella dolcezza le fece venire voglia di ricominciare a fare l’amore, ma restò così, accoccolata a lui, a lasciarsi abbracciare come faceva sempre lui – perché nessun altro l’aveva abbracciata con così tanta tenerezza come faceva lui.
Chiuse gli occhi, mentre assaporava il profumo della sua pelle che tanto le piaceva. Glielo diceva sempre, e lui ogni volta le sorrideva come se avesse detto la cosa più strana del mondo. Gli diede un bacio sul collo – quel collo che mordeva spesso, assaporando anche i sospiri carichi di passione che lui faceva – e appoggiò la testa sulla sua spalla, accaldata e felice.
Fino a quando qualcosa non la riportò alla realtà.
Un rumore, un clangore metallico che ben conosceva.
La porta.
Si alzò di scatto, seguita a ruota da lui.
Qualcuno era entrato in casa.
Le mani presero a tremarle quando sentì la voce di suo padre risuonare nell’ingresso; parlava al telefono con un collega, col suo tono sempre troppo alto. E loro erano lì, sul letto dei suoi genitori, senza niente addosso.
«Merda» imprecò lei, raccattando al volo i suoi vestiti appallottolati per terra. Lui fece lo stesso ed uscirono dalla stanza, precipitandosi nel bagno di fretta e di furia.
«Tu distrailo» disse lui, mentre si infilava con un gesto veloce la maglietta. «Io recupero il resto.»
«Il resto? Cioè?» le dita le tremavano insopportabilmente mentre cercava di rigirare il vestito blu messo al contrario.
«Ci sono ancora i preservativi di là.»
«Cosa?» fece lei, spalancando gli occhi scuri. «Dio, non riesco a...» era in difficoltà. Il suo cervello era focalizzato solo sul fatto che suo padre stesse per beccarla nuda insieme al suo ragazzo. Probabilmente aveva già intuito qualcosa; mica era idiota. Sperò comunque di riuscire a mascherare la faccenda e a non trovarsi in situazioni particolarmente imbarazzanti. Le era già successo, tre anni prima, ed era stato orribile.
«Intanto vado a prendere le altre cose e a sistemare la camera» disse lui, uscendo dal bagno.
Le mani continuavano a tremarle: ma cosa le stava succedendo? Dov’era finita la sua capacità di mantenere il sangue freddo?
Cercò di impiegare meno tempo possibile per rivestirsi, per non destare sospetti; alla fine si mise il reggiseno e si infilò direttamente il vestito in tutta fretta, lasciando le mutande sul lavandino.
«Ciao papà» esordì poi, facendo capolino in cucina. «Come va?» chiese, con disinvoltura, mascherando la tensione come era solita fare.
«Bene» rispose l’uomo. Era un po’ scuro in volto, e lei si augurò non fosse per le conclusioni che poteva aver già tratto.
«Bene» ripeté lei, realizzando con imbarazzo che aveva i capelli scompigliati e le guance arrossate – e che non stava indossando le mutande sotto il vestito.
Che imbarazzo.
«Senti» si diede un contegno, passandosi una mano tra i capelli. «Ha chiamato quel tipo per il trasloco stamattina; richiamalo, così almeno giungiamo ad una conclusione.»
Suo padre annuì mentre ancora aveva il telefono all’orecchio, e lei uscì dalla stanza, sperando che il vestito non fosse troppo attillato da lasciar intravedere qualcosa.
Non appena vide lui, sentì un’ondata di imbarazzo che le infiammava le guance e abbassò lo sguardo.
Ma quando incontrò i suoi occhi nocciola, le sfuggì una risata soffocata e un sorriso divertito.

 
 

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Non avrei mai detto che mi sarei inserita nel fandom delle originali romantiche con una shot scritta per gioco, di cui tra l'altro mi vergogno moltissimo dal momento che è... ehm... autobiografica. Perdonatemi per la mia oscenità.
Mi sembrava carina, però, l'idea: chi, alla fine, non si è mai trovato in situazioni imbarazzanti di quetso tipo? 
Anche il fatto di non dire i nomi dei protagonisti è voluto: ho volutamente generalizzato, per rendere più facile il riconoscersi nelle righe e strappare magari un sorriso. Mi sembrava divertente scrivere una cosa del genere, e per me lo è stato, ecco.
Spero con tutto il cuore che sia piaciuta anche a voi lettori.
Alla prossima,
Stella cadente
PS Piccola nota riguardante la storia: quetsa shot è "connessa" con quella di Finestra45, "L'interruttore": ne rappresenta la controparte ;)
  
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