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Autore: JCQWriter    13/07/2016    0 recensioni
Stoccarda, 1941.
Un ragazzo ebreo ed una ragazza italiana.
Un ragazzo tedesco ed una ragazza italiana.
Lo stesso ragazzo ed una ragazza italiana.
Hans Schmidt, il ragazzo ebreo, il ragazzo tedesco.
Un ragazzo dal destino avverso. La sua colpa? Essere nato nella Germania nazista.
Clara Vivanti, una ragazza italiana trasferita in Germania per amore. Le loro vite si scontreranno in un fresco autunno tedesco, per amore? No, vendetta.
Genere: Avventura, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ritorno pochi minuti dopo, lei è appollaiata su l'unico misero divano che adorna il mio salotto.

"Mi permetta di aiutarla..."

La donna non fa una piega e mi lascia pulire le ferite; fortunatamente nessuna di queste ha bisogno di punti e guariranno in pochi giorni.

"La prego non mi mandi via, farò tutto quello che vuole, ma non mi mandi via di qua!" mi dice spaventata.

"Mi creda, fuori di qui sarebbe più al sicuro che con me." le sussurro mentre sistemo le garze ormai inutilizzabili. Porta i capelli sulle spalle, sottili e color castano scuro, pelle candida un poco più rosea del pallido colorito germanico. Occhi nocciola, quasi dorati.

"Ne dubito..." susurra la donna.

"Forse potrebbe iniziare a dirmi come si chiama e come mai quell'uomo la stava picchiando, non crede?"

La donna si guarda intorno, noto nel suo sguardo uno strano scintillio. Lei annuisce e soltanto dopo un lungo respiro inizia a parlare.

"Mi chiamo Clara. Clara Vivanti, sono italiana, ma vivo in Germania con mio marito. Vivevo con mio marito almeno..." si ferma prendendo un lungo respiro "Per caso ha una sigaretta?" mi chiede.

"Clara, non ho cibo per la cena, le sigarette me le sogno al momento..." rispondo velocemente irritato da quella domanda. Dio! Darei oro per una misera sigaretta.

"Lei è tedesco, vero?"

"Si..." ma qualcosa mi bloccò, ero tedesco, ma non di quelli che intendeva probabilmente la donna.

"Mio marito è tedesco."

"E' quello che ho picchiato nel vicolo?"

"No, lui è un suo amico." rispose velocemente.

"Non la seguo più..."

"Mio marito è convinto che l'abbia tradito e da allora ha iniziato a seguirmi e a picchiarmi. L'altro ieri ho cercato di ucciderlo..."

"Cosa?"

"Non l'ho tradito glie lo posso giurare su quello che vuole, sul Fuhrer se vuole!"

"Non credo in Hitler." rispondo secco.

"Ah...."

"La prego continui..."

"I suoi fidati mi hanno scoperta e..."

"Immagino. E' fortunata ad essere ancora viva."

"Sono fuggita, mi ha ritrovata poco fa l'uomo che ha visto nel vicolo."

"Mi spieghi come ha tentato di ucciderlo." chiedo incuriositò. La guardo seduta come un uccelino sul trespolo, troppo gracile per pensare anche solo di uccidere un piccolo topolino di campagna, di certo non aveva la forza necessaria ad uccidere un uomo.

"Veleno."

"Veleno. Ovvio, è italiana..." sorrido appena. Era così logico.

"Sono fuggita subito dopo, ora i suoi fidati mi stanno cercando. Mi uccideranno se mi trovano, la prego!"

"Prima di tutto non sa neanche chi sono e poi mi creda se sapesse la mia storia non vorrebbe stare con me neanche un minuto in più!" rispondo intercettando il suo sguardo.

"Sono ricca!" si sbriga a rispondermi.

"Signora ho visto gente rovinata dal denaro."

"E ho alcune doti che farebbero star bene chiunque..."

"Su quello non ho dubbi!"

"E lei è ebreo!" mi dice colpendomi come una pugnalata in pieno petto.

"Ec...come scusi?" chiedo razzionalizzando la rivelazione.

"Un nazista non si comporterebbe così e non vivrebbe in una casa simile. Mio marito fa parte della di...quelli."

"Oh fantastico!" dico alzandomi e prendendo una valigia.

"Cosa fa?"

"Me ne vado!" esclamo aprendo le cinghie del bagaglio.

"Dove? Come?"

"Lei non mi ha mai visto, ora esca di qua e se ne vada!" dico poco convinto.

"Io non vado da nessuna parte"

"Ah no?"

"No!" esclama decisa profondando nel divano accavallando le gambe "Questa è la mia borsa, prenda tutti i soldi che vuole e vada a comprare qualcosa da mangiare. E delle sigarette."

"Non sono il suo cameriere!"

"No, ma meglio che obbedisca. Picchiata o no sono sempre la moglie di un sergente..."

"Lei è veramente adorabile..."

"Prenda la cena. Devo...proporgli un affare dopo...compri anche una bottiglia di buon vino"

"Lei ha solo questi soldi, non trova inutile spenderli in vino?"

"Sicuro che abbia solo questi?" mi sorride lei.

"Non può tornare a casa."

"E chi ha detto che i miei soldi sono a casa?"

"Se cerca di fregarmi..."

"Oh mi creda, se avessi voluto farlo l'avrei già fatto...e non si scordi le sigarette!"

"Dove le trovo? Sono vietate!" disse.

"Oh la prego, le hanno tutti..." mi dice non curante.

   
 
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