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Autore: Lucash99    14/07/2016    0 recensioni
Erano passati circa tre mesi da quel giorno speciale nel quale i ragazzi avevano salvato la loro amicizia finita sull'orlo di un precipizio, tutto era tornato alla normalità nel gruppo, che si era poi diviso durante le vacanze estive per ritrovarsi successivamente all'inizio dell'anno scolastico, Neiv non aveva più ripensato a quelle voci nella sua testa e si era lasciato quell'istante di malessere alle spalle, anche se in quel periodo non ne aveva compreso il significato. Dalla parte opposta c'era Dortmund, impegnato in tribunale per difendersi dalle accuse di corruzione, l'esito del processo era atteso impazientemente dai giovani giocatori di Cuballs di tutto il mondo, sarebbe stato un gran sollievo quello di sapere che colui che aveva cercato di bruciare Giv non avrebbe più messo piede ad alcun torneo.
Dopo 6 mesi arriva il continuo di "Cuballs", mi impegnerò al massimo con l'intento di soddisfarvi, emozionarvi e divertirvi anche in questa seconda storia della serie, buona lettura!
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cuballs'
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Le lancette dell'orologio segnavano l'una del pomeriggio ed i ragazzi si erano già riversati tutti nel cortile, alcuni più velocemente di altri:

«Vi ho riuniti qui in fretta e furia dal momento che ero impaziente di darvi un annuncio!»

Si arrestò per numerosi secondi, davanti agli sguardi incuriositi dei compagni; cominciò a camminare da destra verso sinistra, e poi da sinistra verso destra, e poi
ancora da destra verso sinistra e...

E qualcuno diventava irrequieto a furia di seguire quei movimenti con le pupille; il tap tap del suo piede lasciava intuire un certo nervosismo. Ma la ragazza pareva infischiarsene, dal momento che continuando a muoversi iniziava pure a gesticolare in maniera alquanto singolare.

Un altro degli spettatori invece sorrideva, come nella giornata precedente d'altronde, e man mano imparava ad apprezzare quello strano stile e quei particolari atteggiamenti; rideva anche di gusto quando afferrava l'ironia di alcune mosse. Oramai osservava tutto ciò che faceva con occhi diversi. 

Ma non era l'ammirazione a far rumore, bensì l'agitazione:

«Ci hai fatto venire il fiatone per mostrarci un balletto?»

Con tono beffardo lei portava avanti lo spettacolo:

«Eh no no, non è così che funziona.»

Giv non ci capiva nulla:

«No no cosa? Cosa vorrebbe significare l'accompagnare tutto con quel movimento dell'indice?»

 Con fare da showman gli porgeva le sue eleganti spiegazioni:

«Vedi... è che, semplicemente, non si possono trasmettere annunci del genere senza un'adeguata preparazione. Se vi spiegassi l'intera situazione in poche parole, il tutto perderebbe di significato. E dal momento che non ho intenzione di rivelarvi quale sarà la sorpresa ho deciso di allungare l'attesa a dismisura.»

Concluse la parte "arronzando":

«Anche perché altrimenti la scenata che ho fatto prima si rivelerebbe insensata.»

«Quindi...?», domandò Giv.

«Quindi veniamo finalmente al dunque.»

«Quindi ci dai un'anticipazione del sequel di Dramma Drammatico?»

Oster si ritrovò spiazzata:

«Non si è ancora spenta la mania per quella cosa?»

«Lo fa gradualmente.»

«Ah, capisco.»

Purtroppo la spalla di Gord non era presente in quel luogo, altrimenti l'inutile dibattito si sarebbe potuto prolungare per secoli e secoli, fino a far stufare la "presentatrice".

«Insomma, oggi siete tutti invitati a casa mia!», tagliò corto.

Neiv si fece finalmente sentire:

«Melina per 89 minuti e poi azione in velocità nel finale quando gli avversari sono stanchi!»

«Esatto, analisi perfetta.», gli indirizzò un occhiolino.

«Quindi, quale era la sorpresa? È il tuo compleanno?»

«Niente di così banale, no no.»

"Non la smette di gesticolare..."

Con passo moderato e felpato si mosse verso Giv, ed una volta arrivata al suo cospetto gli schioccò le dita direttamente sulla fronte; lui rammentò quanto fosse fastidioso quel tipo di gesto.

«Ma cosa hai in testa oggi!?»

Ma lei non fornì risposta, si voltò e si mise a camminare con le mani incrociate dietro la schiena, che sembrava volesse mettersi pure a fischiettare.
Il contesto si era fatto man mano sempre più strano, fino a diventare inspiegabile logicamente. Era chiaro che Oster avesse sempre avuto un atteggiamento sbarazzino, ma così si esagerava! Forse non era lei al cento per cento, forse era influenzata da qualcosa o da qualcun altro, forse da qualche pensiero, o magari da qualche meccanismo naturale che neppure lei comprendeva.

Fatto sta che tutti erano più o meno divertiti da quei comportamenti, che funzionavano perfettamente come forma d'intrattenimento. Però più che ad una allegra, sarebbero stati più adatti ad una persona pazza, ma chissà quale.

«La vera sorpresa sarà svelata oggi, alle quattro, a casa mia. Venite puliti.»

«Dobbiamo venire... puliti?»

«O almeno evita di rotolare nel fango. Non sei un maialino, sai.»

Il giovane dai capelli neri credeva realmente di trovarsi di fronte ad una gigantesca presa per i fondelli:

«Certamente, sì.»

«Tu vuoi venire sporco per caso?»

«Fidati. Mi tiro a lucido entro le tre.»

«Non ti capisco...»

«Tu non capisci me? Perfetto, perfetto.»

Il silenzio la fece da padrone per qualche istante, lo spettacolo aveva lasciato il pubblico senza parole e l'attrice protagonista ne traeva appagamento.

«Tutto chiaro?», accompagnò il quesito con una lieve risata.

I suoi compagni si scambiavano sguardi straniti, e questo dettaglio la sollazzava parecchio.

«Allora io devo andare, ci vediamo oggi!»

D'improvviso cominciò a correre, ma rallentò subito il passo per ricordare agli altri un fattore fondamentale:

«Puliti vi voglio, mi raccomando. Soprattutto il più corto!»

«Anche tu non sembri una giocatrice di basket!»

«Non cambiare discorso e ricordati di venire pulito. Ciao!»

Mentre lei si dileguava, Giv si grattava la testa in cerca di una spiegazione; ma scervellarsi non serviva, perchè in fondo erano soltanto tre ore a separarli da quelle mirabolanti sorprese!



"Non ho precisato l'ora e non mi sono accertata che tutti sapessero dove abito. Non ho spiegato un bel nulla in pratica."

«In effetti mi era sembrato che volessero chiedermi qualcosa, ma ero così impegnata a far impazzire Giv che non vi ho prestato attenzione.»

Aveva un area dubbiosa.

«Non ho neppure chiesto a papà se posso ospitarli a casa per tutta la giornata, così come non ho chiesto a loro se possono stare da me per così tante ore. Mi sono
comportata in maniera alquanto bizzarra e... avventata.»

Si arrestò d'improvviso, come se il tempo si fosse fermato.

«Proprio come...»

Guardava fisso a terra, come se vi vedesse qualcosa all'interno; tutto d'un tratto era entrata in un altro mondo.

"Sì, proprio come lei..."

«Come Aimee.», pronunciò con voce fievole, mentre si era inconsciamente poggiata sulle ginocchia.

Era immobile, in una strada poco trafficata dove nessuno poteva accorgersi di lei. Ma proprio in quel momento passò alle sue spalle una giovane atletica e slanciata,
che non poté fare a meno di notarla:

«Hey ragazzina, è tutto apposto? Uhm?»

Oster parve non udire niente.

«Hai perso l'anello di fidanzamento o qualcos'altro...?», tentò un approccio simpatico.

«Se ti va ti posso aiutare nella ricerca.»

«Aimee, ora che ci ripenso... mi manca tanto.»

Lei rimase più che sorpresa:

«Oh, Aimee! È il nome del tuo cane? Si dà il caso che sia anche il mio nome.»

Le poggiò una mano sulla spalla:

«Tirati su, amica.»

Oster si svegliò di botto dal torpore:

«Aimee? Aimee? Come Aimee!?»

«Beh, mi chiamo co...»

Si voltò di scatto e realizzò di trovarsi realmente dinanzi a lei:


«Sei proprio tu, sì!»

Le balzò letteralmente addosso.

«Da quanto tempo non ci incontravamo. Non ci posso credere che sia tu in carne ed ossa!»

L'altra rimase interdetta:

«Ma, ma... è pazzesco, davvero pazzesco. Non scendevo giù in città da mesi e mesi, e quell'unica volta che ci torno guarda chi incontro! Ma lo sai che proprio ieri...»

«Che proprio ieri?»

Rimuginò per un istante sulla delicatezza del suo lavoro e preferì non proferirne parola:

«Oh no, niente, niente, ieri non è accaduto alcunché.»

La biondina era visibilmente emozionata dal singolare incontro e non riusciva a tenere a freno la sua agitazione:

«Come, come, come è bello rivederti. Davvero non so che dire!»

«Ahah, calmati un po', dai. Adesso non vorrei causarti un infarto.»

Le fece tirare un profondo sospiro, così da attenuare la velocità dei suoi battiti.

«Perbacco, che episodio assurdo. Stavo tornando a piedi da scuola, quando bruscamente ho interrotto il mio cammino ed ho iniziato a ricordarmi di te, e proprio mentre esclamavo il tuo nome... tu mi sei comparsa vicino!»

«La vita è strana, Oster.» disse con tono sapiente.

«Dopo gli anni delle elementari noi due non ci siamo più riviste, ed adesso, dopo tanti anni, ci incrociamo casualmente su di un marciapiede. Chissà quante son
cambiate per te da quei tempi.»

Con una voce serenamente malinconica Aimee asserì:

«Già, quante ne sono cambiate.»

Ma i primi cambiamenti che balzarono all'occhio furono di natura fisica:

«Uh, guarda lì!»

«Dove?»

«I tuoi capelli. Li hai tinti di blu e li hai raccolti in una treccia, e sono proprio come nelle tue vecchie fantasie.»

Non le concesse neppure due secondi per replicare, che prontamente rilevò un ulteriore differenza:

«Hai anche un nome tatuato sul braccio, affiancato da un cuore.»

Mutò leggermente il suo atteggiamento, ma senza accentuarlo troppo:

«Oh, questo? Non è niente.»

«Ma che nome particolare...»

«Sì, molto particolare.» aggiunse con voce asettica, quasi come se volesse evitare di trasmettere le sue sensazioni.

«Beh, a questo punto ti porterei volentieri con me.»

«Mi porteresti?» le chiese incuriosita.

«Sì dai, facciamo un giro insieme, rincaserò più tardi. Non mi capita tutti i giorni di incontrare una persona che non vedo da secoli.»

Ci pensò solo per un attimo, dal momento che non si nega mai una passeggiata ad una cara vecchia amica.

«Massì, per oggi mi concederò uno strappo alla regola che mi farà anche bene. Vai, portami dove preferisci!» 

Nella testa dell'adolescente si accese una lampadina:

«Seguimi!», e la afferrò per il suo polso tatuato.



Tanti passi, tanti passi, in cui si ripassava ciò che insieme si era passato; tanti passi, come quelli che un tempo si erano percorsi in fretta verso l'altra che non se la passava bene; tanti passi, come quelli che avevano fatto incontrare due diverse età e visioni del mondo, percorrendo un sentiero invisibile.

Su quello stesso sentiero i tanti passi si erano nuovamente ricongiunti, e passeggiavano con gioia e serenità ricordando quei giorni in cui c'erano stati passi che avevano avuto bisogno di qualcuno che li tenesse per mano, quel qualcuno che per farli reggere in piedi sarebbe caduto tante volte al loro posto.

Ognuna di loro portava addosso dei frammenti dell'altra: spensieratezza e follia, sogni ed ideali che un giorno lontano si erano fugacemente sfiorati, legandosi poi per l'eternità; erano state ben differenti le circostanze di quel primo incontro, quando di acqua sotto i ponti non ne era ancora passata, anche se di acqua e ponti dove fare il bagno non ne erano mai mancati:

«Mi volete lasciar stare? Cosa vi ho fatto?»

«Ti avevamo detto di non farci fare brutte figure, tu invece non hai mantenuto la parola data.»

«Io non vi avevo promesso un bel niente, e se avete perso è tutta colpa vostra. Andatevene via!»

Si fece avanti il più grosso dei tre:

«Ce ne andiamo se accetti la nostra sfida e la superi. Battici nella lotta libera.»

La bambina, senza un briciolo di paura addosso, rispondeva per le rime:

«Volete scontrarvi in tre contro uno soltanto perché sapete che altrimenti perdereste!»

Man mano che l'uno rispondeva all'altra l'atmosfera si faceva sempre più calda:

«Pare che hai paura, mocciosa!», esclamava l'adolescente cercando di mettere timore alla sua rivale.

Ma lei reagì in maniera tutt'altro che intimorita:

«Siete voi ad avere paura!», urlò mentre premeva i palmi delle mani sul petto del ragazzo.

La spinta si limitò a farlo sbilanciare leggermente, senza arrecargli alcun danno fisico; ciò che però l'aveva infastidito era stata l'indisponenza del gesto perpetrato nei suoi confronti più che il mero fastidio corporeo:

«Adesso ti sei spinta troppo oltre. Mi stai facendo arrabbiare seriamente.»

Lei, però, non arretrava d'un passo e insisteva nel controbattere con vigore alle loro minacce:

«Non me ne frega nulla della tua arrabbiatura! Anzi... sai che faccio adesso?». 

Strinse col massimo della forza il suo piccolo pugno, ma non ebbe neppure il tempo di muoverlo contro il ragazzo che le venne bloccato.

«Che cosa fai adesso? Eh?»

Lei cercava di liberarsene, ma l'altro stringeva così forte da toglierle le forze.

«CHE COSA FAI ADESSO? DIMMELO!», le urlò in faccia con l'arroganza e la sicurezza di chi sa di avere le spalle coperte.

«Tu non vali niente. Sei solo un prepotente.»

Gli altri due ragazzi non muovevano un muscolo, rimanevano immobili infischiandosene del dolore che provava la piccola, la quale continuava a lottare nonostante tutto.
Una ragazza dai lunghi capelli neri che s'era accorta dell'orribile scena non riusciva, invece, a trattenersi dall'intervenire e stava scendendo in grande fretta la ripida discesa che l'avrebbe portata sul luogo del crimine; uno dei tre giovani la avvistò e trasmise la notizia al leader del gruppo, che non ci pensò due volte a battere subito in ritirata...

… non prima, però, di aver ultimato il lavoro:

«E vedi di imparare la lezione.».

Con un rapido movimento del braccio scaraventò la bambina in acqua, poi fuggì a gambe levate accompagnato dai due compagni. Così facendo riuscirono ad evitare, almeno momentaneamente, il confronto con qualcuno che fosse finalmente più grande e possente di loro e che potesse insegnargli una lezione più vera di quella che avevano impartito loro.

«Dammi la mano, biondina.»

Lei fu ben contenta di essere aiutata e non esitò a porgerle la sua manina.

«Sei tutta zuppa, accidenti. Stai bene?»

Provocando grande sorpresa nella teen-ager, la biondina esplose in una risata:

«Ahahaha, ahahaha!»

«Come mai ridi?»

«Ma li hai visti quei tre? Che risate!»

L'adolescente non riusciva a comprendere il perché di tanta ilarità:

«Cosa mi dovrebbe far ridere? Ho solo visto che ti hanno trattato molto male.»

«Ma lo sai perché erano arrabbiati?», chiedeva ridendo.

«Effettivamente no, però...»

«Quelli non riescono ad accettare che io sia più brava di loro, quindi si vendicano così ahahaha!»

"Mah... non la sto capendo, mi sembra strano che una bimba reagisca così."

La fanciullina si sollevò da terra, facendo poi tornare sulla stessa la sua nuova amica che nel frattempo si era persa nei suoi pensieri:

«Hai qualcosa per farmi asciugare?»

«Sì, giusto! Vieni con me, così mi racconterai anche il resto della tua storia.»



«Grazie, signorina.»

«Non c'è di che, cara...»

Allargando il sorriso sulle sue labbra, le porse la mano:

«Oster!»

«Piacere di conoscerti, Oster.»

Ricevette indietro l'asciugamano, che poi ripose accuratamente nell'armadietto.

«Lo sai che sei un tipo davvero interessante?»

«Come mai?», le domandò con tipico fare fanciullesco.

«Quei tizi sembravano dei duri, ma tu non sembravi intimorita.»

«Non sono dei duri, sono solo dei poveracci.», disse con incredibile disinvoltura.

Alla giovanissima Aimee quasi brillavano gli occhi:

«Mi piace il tuo atteggiamento, sei una tosta!»

Per nulla lusingata, l'altra portava avanti la narrazione:

«Sono dei bulli falliti. Infatti mi avevano sfidato ad una partita di calcio contro la loro squadra, perchè credevano di essere i più forti, ma poi quando io ed i miei amici li abbiamo battuti sono andati su tutte le furie. Sono davvero uno spasso!»

Il suo ampio gesticolare faceva intendere quanta energia potesse stare concentrata in un esile corpicino, che prima aveva reso il confronto con altri molto più grandi.

«E come mai hanno preso di mira solo te?»

«Perché a dir la verità i miei amici erano degli scarponi nel giocare –fece una risatina- e quindi sono stata io a fargli perdere la testa.»

Aimee si stava letteralmente innamorando di quel concentrato di energia e diventava ogni secondo più curiosa di conoscerla:

«Pazzesco, quindi sei una calciatrice?»

«Non proprio. A me piace fare tante cose, e il calcio è una di queste.»

Nella testa e nel cuore della teen-ager si era accesa quella scintilla che si accende quando hai trovato la persona giusta per te; schizzò in piedi e, in preda
all'entusiasmo, afferrò la mano di Oster:


«Ho tante cose di cui parlarti, vieni con me e non te ne pentirai, ci divertiremo insieme!»

Aveva finalmente trovato la persona giusta con cui condividere le proprie follie tangibili e non: era l'ora di lasciar esplodere ogni assurdo ragionamento ed ogni utopica idea rimasta racchiusa nella mente, facendo in modo che colpissero un altro soggetto, che non era uno di quelli che non accettano "idee dagli sconosciuti". Spensieratezza e follia e sogni ed ideali stavano per incontrarsi... e da lì sarebbe sicuramente nato qualcosa di nuovo.

Ricordando del passato, Aimee trovò la giusta scorciatoia per spillare ad Oster le informazioni che le servivano:

«Uao, ti ricordi di quando giocavi anche a calcio da bambina? Al tempo avevi mille passioni ed ogni giorno ne facevi nascere di nuove, eri un concentrato di vitalità.»

Quelle parole le causarono un sorriso davvero genuino:

«Già, me lo dicevi sempre anche all'ora.»

«Scommetto che sei ancora così e ti appassioni sempre a cose nuove, vero?», affermava supportata dai fatti su cui lei stessa aveva indagato la sera prima.

Scrutando con i suoi occhi azzurro profondo il mare, la biondina rispondeva di gusto:

«Sì, in effetti ho conservato questa bella abitudine. Ad esempio, grazie ai miei nuovi amici, mi sto concentrando completamente sul gioco delle Cuballs.»

Con ritmo incalzante, senza quasi lasciarle finire il periodo, Aimee richiese una dinamica conferma:

«E scommetto che stai partecipando al torneo internazionale!»

«Sì!», esclamò Oster travolta dall'euforia.

Ma carpire informazioni utili non saziava del tutto la ventenne dalla treccia blu, il cui esaltato spirito giovanesco cercava sempre di farla da padrone:

«Ma adesso sono curiosa di vedere se sei ancora così brava come all'ora!»

«Ma ora cosa c'entra?»

«Beh, hai detto che vuoi passare un pomeriggio particolare con me, o no? Dovresti conoscere bene queste zone, giusto? Ci sarà pure uno spazio dove giocare a
calcio.»

«Sì, ma...»

«Non vorrei ti fossi concentrata troppo su una sola passione tralasciando le altre. La Oster che conosco io è multifunzionale e non si tira indietro così!»

«Va bene, allora ti dimostrerò che sono ancora, ehm, multifunzionale!»
 
Le due, dopo aver recuperato la bici che quest'ultima aveva parcheggiato pochi chilometri prima, si mossero verso uno dei più grandi parchi pubblici della città:

«Ma... credo che questa sia una bici per una sola persona, quindi potrei seguirti a piedi.»

Gesticolando platealmente Aimee espresse tutto il suo dissenso verso quell'atteggiamento così precisino e rispettoso della legge:

«Maddai, non soffermarti sui particolari!»

La sollevò letteralmente da terra e la pose sulla sella, senza curarsi del dettaglio che non fosse un comportamento molto gentile.

«Accidenti però, è vero che io peso quanto una foglia, però tu devi avere dei muscoli che fanno spavento!»

Aimee, senza nemmeno ascoltarla, mise i piedi sui pedali e partì sfrecciando:

«Bando alle ciance, ragazza!»

Oster, che ancora stava cercando la posizione più comoda, quasi rischiò di cascare:

«Hey, ma la legge non la conosci proprio?»

Prese una boccata d'aria e disinvolta le rispose:

«Fin troppo bene la conosco, tranquilla.»

«A me non sembra. Non hai messo neppure il casco!»

«Lo so che avrei dovuto mettere il casco.»

«E allora perché non ce l'hai?»

«Smettila di fare domande, sii rilassata e goditi il giro panoramico.»

«Quando ci fermeranno, spero che tu abbia almeno i soldi per pagare.»

E fu in quel preciso istante che Aimee esplose in una fragorosa risata:

«Ahahahaha, MULTARE ME! Sarebbe davvero divertente incontrare qualcuno che voglia multarmi.»

Le poggiò una mano sulla testa:

«Se qualcuno vuole multare me, io ho mille motivi in più per multarlo.»

Oster riusciva finalmente a comprendere la stato confusionario vissuto da Giv poco prima:

«Stai delirando!?»

«Avresti dovuto farci l'abitudine, cara. Non è mica la prima volta che succede.»

«Va bene, allora è come dici tu.»

Seguendo il suo consiglio, fece scaricare tutta la preoccupazione e si dedicò esclusivamente ad ammirare le meraviglie che la loro città offriva tra monumenti e spazi verdi, anche se la velocità abbastanza elevata le faceva ricordare di rimanere comunque allerta. Le due non si scambiarono più reciproche domande, almeno fin quando non si trovarono di fronte all'entrata del parco:

«Wow, è davvero immenso e ben curato!»

«E come mai ti sorprende tanto? Dovresti conoscerlo bene dal momento che è uno dei più importanti di Tiommeca.»

Mentre anch'ella smontava dalla bici, replicò con quel tono piatto che la contraddistingueva nei frangenti di non esaltazione:

«Da quando mi sono spostata in periferia, vivo poco la città. Non ho i mezzi per muovermi in continuazione.»

«E come mai oggi invece ti ho trovata in città?»

«Per una faccenda personale.»

Oster non stava gradendo particolarmente quei suoi modi di fare:

«E la smetti di fare la misteriosa con me?», protestò seccata.

Aimee si voltò, sempre trattenendo qualsiasi estetica reazione emotiva, stupita.

«Sembri tanto felice di rivedermi e ti comporti in maniera super espansiva con me, però appena desidero conoscere qualcosa della tua vita diventi fredda nei miei confronti. Credo sia una cosa carina essere interessata a ciò che sei diventata negli anni, dopo aver perso i contatti per così tanto tempo.»

Una volta udito il pacato sfogo, la ventenne rinsavì e capì che stava seguendo la via sbagliata: "tutto sommato ha ragione lei, non posso continuare a fare l'ambigua. Cercando di non destare sospetti, le sto creando più grattacapi di quanti gliene avrei creato raccontando delle semplici bugie. Se non la pianto con queste sciocchezze potrebbe infastidirsi davvero e allora dovrei vuotare il sacco. No, non posso rischiare che succeda di nuovo, adesso sono matura e non ci cadrò un'altra volta."

«Scusami, non era mia intenzione fare la misteriosa. Sono solo un po' stanca e ogni tanto mi comporto - tornò a sorridere – in modo strano, ma non ho nulla da
nascondere.»

Anche Oster si sentì sollevata in cuor suo:

«Va bene.», il suo volto si illuminò di un'allegria nuova.

«Mi interessa solo sapere che stai bene con me, è l'unica cosa che conta. Se vuoi che non faccia alcune domande allora le eviterò.», le indirizzò il sorriso più sincero
che potesse esistere.

«Niente affatto. Puoi farmi tutte le domande che vuoi, tesoro.»

Il "tesoro" fece una risatina e controbatté:

«Magari potresti evitare di chiamarmi come quando ero uno scricciolo, così l'uomo che ci sta guardando smette di credere che sia tua figlia.»

Chiamato in causa, anche lui si intromise:

«Non si preoccupi signorina, non sembra così anziana.»

Fece due colpi di tosse e fece anche in modo di ricordarle dell'intento con cui erano giunte lì:

«Ah, se non ricordo male eravate qui per chiedermi un campo di calcio, giusto?»

«Sì.», confermarono all'unisono.

«Non vorrei mettere fretta, ma vi avviso che il parco non resterà aperto per sempre.»

«Grazie mille, signore. Ha fatto bene a ricordarcelo.»

L'uomo barbuto porse loro un pallone e le fece dirigere in direzione di un campo non occupato.

Dopo pochi passi, potevano già calpestare l'erbetta verde e rivivere una sensazione diventata oramai antica.

«Sappi che sono un'imbranata con la palla tra i piedi, perciò non ti meravigliare se non saprò fare neppure due palleggi consecutivi.», esordì la giovane dai capelli blu.

«Anche io non gioco da secoli e non sono più un granché, non preoccuparti.», ma mentre lo diceva si stava già smentendo.

Un palleggio, due palleggi, palla sull'altro piede e poi sulla testa dove rimaneva per qualche secondo: sapeva gestirlo davvero bene. Eppure aveva assicurato di non essere un granché!

«E se tu sei scarsa, io voglio conoscere quelli forti! Sembri  uscita da una squadra professionale, sei bravissima.»

«Non scherziamo adesso, il massimo che ho raggiunto è stato il livello regionale, poi ho mollato.», ma mentre lo diceva centrava l'angolo alto della porta.

«Sin da giovane non mi capacito di come tu sappia fare così tante cose e tutte così bene, sei una forza della natura.»

Anche lei provò ad ammaestrare la sfera nera e bianca, ma fallì miseramente. Prese allora la giusta decisione di piazzarsi fra i pali:

«Forse è meglio che sia tu ad usare i piedi, considerato che io sono una frana.»

Però si dimostrò davvero abile a saltare da un lato all'altro della porta, respingendo due volte dei tiri ben piazzati.

«Tu invece sei elastica, ahah! Dove hai imparato a lanciarti così bene?»

«Beh, questo è merito dell'allenamento in palestra.», ammise.

«Quindi la più atletica non sono certo io qui.»

«Lo avresti dovuto capire da come ti ho maneggiato prima, no?»

Aveva deciso di non celarle più nulla, ed in effetti sembrava essere un metodo molto migliore sotto più punti di vista.

«A questo punto, se sei così brava, sono curiosa di vederti all'opera anche con le Cuballs.»

«Certamente!»

Dimostrava di poter unire i suoi obiettivi più segreti con quelli prettamente emotivi che si potevano orgogliosamente mostrare:

«Ho sempre pensato che con te mi diverto di più, sin da quando ci frequentavamo a scuola.»

In quel preciso istante nella mente di Oster si accese un'idea che faceva il paio con la sua prima bizzarria pomeridiana:

«Se te la spassi con me, allora ti divertirai ancora di più in compagnia del mio gruppo!»

«Il tuo gruppo di amici?», domandò una conferma abbastanza scontata.

L'altra annuì entusiasta.

«Per questo pomeriggio ho organizzato una bella riunione dove saremo presenti io ed i miei migliori amici. Ed ovviamente tu, se ne hai piacere.»

Aimee non era certamente il tipo di ragazza che provava imbarazzo a partecipare ad una festa o a confrontarsi con persone nuove, ma tentava in ogni modo di apparire cortese e lusingata, anche se spontaneamente avrebbe reagito in tutt'altro modo:

«Oh, ma non vorrei disturbarvi se è un evento che riguarda voi.»

Oster compì uno scatto repentino verso la compagna e poi vi si approcciò con fare da detective:

«Stai fingendo.», fu perentoria.

«Fingi spudoratamente, collega.»

La parola suonava come inedita alle sue orecchie:

«Collega?»

«Ah, ho così tanti aneddoti da raccontarti che non puoi assolutamente mancare. E poi... sbaglio o provi ancora un certo amore...»

"Ma non può certo saperlo..."

«… per il blu?»

"Ah, menomale."

«Non si nota, vero?»

«Dai tuoi capelli blu, dal tuo completo blu e le tue scarpe blu –ci rimuginò un po' su- direi assolutameeente... di no.»

La sua espressione di "implicita" ironia venne molto gradita dalla sua vecchia nuova collega:

«Se dimostri tutte queste qualità anche teatrali, posso solo chiedermi perché tu non sia ancora ricoperta di soldi.»

«Non fare l'esagerata!», imitò il gesto che le aveva rivolto all'inizio del viaggio d'andata.

«Se ti occupi anche di taglio e cucito io mi ritiro dalla scena.»

Oster rimase con gli occhi sgranati.

«Non ho indovinato mica, no.» affermò ormai convinta di trovarsi al cospetto di un alieno.

«No, no -accompagnò col movimento del dito- non l'hai fatto. Il problema risiede solo nel fatto che se prosegui nel tirare a sorte, rovini tutte le sorprese.»

«E va bene. Spero almeno sia blu.», si espresse con tono intimidatorio.

Saltellando e scivolando sul pallone, che era posto accanto al suo piede destro, e rovinando a terra, poté dichiarare felice un acuto «Sì!».

«Okay.»

Metabolizzò la notizia e...

«Io voglio essere a casa tua, ora.», fu più categorica che mai.

«Solo dopo che ti avrò ridicolizzata con un paio di dribbling!», le puntò il dito di sfida praticamente in faccia.

«Le palestrate posso essere pericolose sul prato verde, e soprattutto... non rimborsano i malleoli!»
  
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