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Autore: Deline    15/07/2016    1 recensioni
“Vuoto di ogni essenza perché possa catturare la vostra”
Recita una incisione sul retro di un antico specchio.
Una ammonizione che la giovane Nere ha voluto ignorare per sfuggire, anche solo per qualche giorno, alla noia della routine.
Così ha inizio il suo viaggio nella Chicago distopica di Divergent alla ricerca del tenebroso Intrepido che le ha rubato il cuore attraverso le pagine della saga scritta da Veronica Roth.
Una ragazza come tante e uno specchio magico che le permette di attraversare il confine tra realtà e fantasia e la trasporta, come solo un libro saprebbe fare, in un mondo nuovo, sognato e temuto allo stesso tempo.
Nere, una ragazza normale, distante anni luce dalle eroine dei libri, una di noi, insicura e fragile ma anche caparbia e fiera, che lotterà per la salvezza del suo amato e della dimensione alla quale ormai sente di appartenere.
*** *** *** *** *** *** *** *** *** ***
Il racconto si basa solo sui primi due libri e film della saga, Divergent e Insurgent.
Età e aspetto dei personaggi sono quelli dei film, per tutto il resto "salto" da libri a film, soprattutto per Divergent. Per quanto riguarda le parti di Insurgent resto fedele al libro.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio, Tori
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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      Le vacanze invernali sono finite e la routine riprende ma, grazie al cielo, durerà poco. Ormai è deciso, torneremo nella Chicago di Eric e cercheremo di cambiare le cose per evitare la morte di più persone possibili.
Abbiamo passato giornate intere a rileggere i libri e a discuterne con Eric, ma pare non ci sia alcun modo per evitare l’attacco agli Abneganti.
Avvisare tutti gli Intrepidi dell’imminente pericolo farebbe scoppiare una rivolta e non abbiamo idea di cosa potrebbe accadere. Potrebbe crearsi una scissione all’interno della fazione oppure, è una possibilità remota, potrebbero attaccare gli Eruditi. Jeanine è troppo furba, avrà già preparato un piano B, nel caso la simulazione non andasse a buon fine.
In ogni caso, l’esecuzione di Eric verrebbe anticipata e questa è l’unica cosa che voglio evitare.
Sostituire tutte le fialette del siero è impensabile, verranno consegnate il giorno prima dell’attacco, durante il test finale degli iniziati, non ci sarebbe abbastanza tempo e probabilmente saranno sorvegliate a vista.
L’unica cosa da fare è lasciare che gli Intrepidi vengano drogati e assicurarsi di essere nella sala di comando quando giungeranno alla loro destinazione.
Eric sta pensando a come convincere Jeanine a farlo restare accanto a lei invece di essere mandato sul campo. Io affiancherò Peter davanti all’ingresso della sala di controllo in modo da aiutare Tris e Quattro nell’irruzione. Martina ha il compito di mettere in salvo Marcus e la famiglia Prior e di evitare che Quattro e Tris vengano catturati. Accompagnerà i Prior in un luogo sicuro e, insieme alla ship più amata del pianeta, mi raggiungerà alla sala di controllo.
Sulla carta sembra un buon piano ma molto spesso le cose non vanno come si spera e il nostro piano B è il normale svolgersi degli aventi, ma con due grandi incognite: io e Martina. Entrambe potremmo morire.
Lo Specchio non controlla la realtà di quella dimensione e noi due siamo elementi che non dovrebbero esserci, non eravamo previste e quindi la realtà cercherà di eliminarci in modo da ripristinare l’ordine. Almeno questo è quello che pensa Martina, io preferisco affidarmi al fatto che nell’universo tutto ha la tendenza a passare dall’ordine al caos. Non credo in un essere superiore che si prende la briga di mettere ordine al caos cancellandoci da questa dimensione. Noi siamo l’equivalente di un bicchiere che cade e va in frantumi, non c’è uno spazzino cosmico che passa a ripulire tutto. Le naturale tendenza delle cose è passare da uno stato di ordine al disordine e la dimensione semplicemente ci si adatterà.
«É arrivato» mi bisbiglia Martina passandomi velocemente a fianco.
Mr Schneider fa il suo solito ingresso teatrale seguito da due guardie del corpo e un uomo anziano che fa suonare tutti i miei campanelli di allarme.
É un uomo di media statura, ha barba e capelli bianchi e nasconde i suoi occhi dietro piccoli occhiali da sole dalle lenti rotonde. Indossa una specie di tunica di un rosso talmente scuro da sembrare nero, gli arriva fin quasi alle ginocchia e sotto ad essa vedo pantaloni ampi, leggermente più scuri della tunica, che lasciano appena intravedere i piedi coperti solo da dei sandali di cuoio e tela.
Siamo in pieno inverno e fuori ha appena smesso di nevicare, mi domando come fanno i suoi piedi ad essere ancora attaccati alle caviglie.
Lo seguo con lo sguardo mentre passeggia tranquillo per il negozio e si ferma più volte a osservare delle semplici e inutili candele colorate che teniamo su uno scaffale accanto alla porta che conduce al magazzino.
Mr Schneider attraversa con passo sicuro tutto il negozio fino a raggiungermi alla casa. Eric in un attimo è subito al mio fianco.
«Finalmente pare che il mio specchio sia arrivato. Dove si trova?» domanda euforico.
«Certo, mi segua» rispondo, cercando di  sembrare calma e rilassata quando, dentro di me, sono terrorizzata dall’idea che possa scoprire l’inganno.
Ho fatto sistemare il falso specchio in un punto poco frequentato del negozio: il reparto dei manoscritti e delle statue di alabastro, oggetti troppo costosi e poco interessanti per la normale clientela.
«Il suo specchio, Mr Schneider»
«Stupefacente»
Vedo gli occhi dell’ometto illuminarsi e capisco che è andata, ci è cascato, il vero Specchio è salvo e con esso infiniti universi.
Lancia uno sguardo allo strano uomo con i capelli bianchi che si trova ancora dall’altra parte del negozio. Lui risponde con un sorriso e abbassa il capo fino quasi a toccare con la fronte le dita delle mani che aveva unito e portato davanti al petto.
Quel gesto fa crescere in me la sensazione che quel vecchio con i capelli lunghi sia la reale fonte di conoscenza di Mr Schneider. Come  potrebbe un uomo la cui unica inclinazione è quella per gli affari, riuscire a raggiungere un elevato stato di conoscenza e poteri occulti? Non ne ha le possibilità, è logico che abbia ingaggiato qualcuno in grado di guidarlo lungo l’insidioso sentiero dell’occulto.
Sento pizzicare il mio sesto senso. Quella specie di hippie potrebbero capire che stiamo cercano di ingannarli. Forse mi preoccupo troppo, lo Specchio è molto antico, forse più della scrittura e, dal quel poco che si conosce, è stato creato da una civiltà che pare sia scomparsa nel nulla nel giro di pochissimo tempo.
La leggenda narra che provenisse dalla mitologica Atlantide e che sia la prova che davvero sia esistita, ma io sono più propensa a credere che quella gente non sia stata spazzata via da un violento evento naturale, io credo che semplicemente abbiano trovato un mondo migliore dall’altra parte dello Specchio.
«Il manoscritto?»
«Come le avevo detto, non è mai stato trovato»
«Non sarà un problema»
Il modo in cui lo dice mi fa venire i brividi.
Lo osservo mentre ispeziona il falso specchio e, di nuovo, tutti i miei campanelli d’allarme iniziano a suonare.
Si concentra sulla cornice, fa scivolare le dita sul poco che si intravede dei simboli e ignora totalmente il vetro dallo specchio. A tutti sarebbero sembrati graffi, l’intero specchio ne è pieno, solo chi conosce il suo segreto sa che il vetro non è altro che un modo per camuffare quello che è in realtà.
Vuoto di ogni essenza… sento recitare nella mia mente.
Le prime parole del manoscritto, il primo enigma da risolvere. Lui sembra conoscerlo e questo non mi piace. La frase iniziale è riportata alla fine di ogni pagina e il manoscritto in nostro possesso non è completo, ne mancano diverse parti, compresa quella finale.
Devo calmarmi, non c’è nulla da temere, potrebbe avere anche tutto il manoscritto, ma senza il vero specchio sarà solo un ammasso di carte ingiallite dal tempo.
L’unica e la sola, la più preziosa tra le preziose, indica le vie da percorrere. Cielo e terra, luce e oscurità.
Il diamante che ho fatto nascondere a Ross nello scomparto segreto, la pietra che va inserita nel supporto in oro sopra la cornice, quella è la chiave di tutto.
Purtroppo per Mr Schneider la pietra non è un diamante, ci assomiglia ma è un’altra pietra che non siamo riusciti a identificare. L’incisione nello scomparto segreto porta a pensare che sia un diamante tagliato in modo da avere quattro punte che segnano le quattro vie: i punti cardinali.
Senza quella pietra probabilmente neanche il nostro specchio funzionerebbe.
«Direi che il nostro affare si è concluso nel migliore dei modi» dice Schneider indicando un uomo alto che sta stringendo la mano a Martina.
Schneider fa un cenno alle sue guardie del corpo e loro sollevano il falso specchio e lo portano fuori dal negozio. Lui ci saluta con un cenno del campo e si affretta a raggiungere i suoi uomini intenti a caricare su un furgone blu scuro quello che ben presto scoprirà essere il peggior affare della sua vita.
 
 
      É giunto il momento di ritornare a Chicago. Martina sta chiudendo il negozio mentre io insegno ad Eric come usare lo Specchio. La sua natura di Erudito lo aiuta più di quanto immaginassi. Non credevo che fosse in grado di connettersi così velocemente alla mente collettiva, ma forse ho troppi pregiudizi.
Immagino gli Eruditi come computer che si limitano ad immagazzinare dati ma totalmente incapaci di applicare le loro conoscenze fuori dagli schemi impostati da anni trascorsi in quella fazione. Ho dimenticato che per studiare serve impegno e soprattutto concentrazione, e che per sperimentare e fare nuove scoperte serve anche una buona dose di immaginazione. Ho solo dovuto spingerlo a pensare fuori dalla scacchiera, cosa che è stata molto semplice per lui, forse proprio grazie al primo viaggio nello Specchio e all’apertura mentale che gli ha dato il vivere, anche se per un breve periodo, in un mondo diverso dal suo.
«Pronta Nere
«No Tini. Non io» le rispondo indicando Eric.
Martina scoppia a ridere e io mi siedo sul divano, so già cosa sta per succedere: un quarto d’ora di battute pungenti e sarcastiche. Non li sopporto più.
«Vuoi che sia Mr Dissolutezza ad attivare lo Specchio?» ride più forte.
«Appena saremo dall’altra parte finirai a far compagnia a Sue negli Esclusi» la minaccia Eric.
«Chi?» domandiamo in coro io e Martina.
«La tizia che ho rifiutato e che ha messo in giro quelle voci»
«Un momento, intendi quella con il tatuaggio del simbolo di Venere, con al posto del cerchio un cuore, che si lega a un altro simbolo identico?» domanda Martina con le lacrime agli occhi.
«Sì. Perché?» domanda candidamente.
Io ho già capito e sarà un duro colpo per la virilità Eric.
«Non credo sia stato il tuo rifiuto a farla comportare in quel modo ma…» Martina ha le lacrime agli occhi, «è stato il rifiuto di Nere a farle male e lei ha cercato di ferirla provandoci con te»
Non ce la faccio, scoppio a ridere anche io. Eric resta inebetito, non l’ha presa bene. L’unica che sembrava essere talmente cotta di lui da vendicarsi di un suo rifiuto, facendo circolare voci velenose su di lui e poi abbandonare la fazione, in realtà era innamorata di Nere e voleva, non solo mettere Eric in cattiva luce ma ferire lei facendosi vedere flirtare con lui.
«Mr Dissolutezza si è trasformato in Mr Vendetta-di-una-lesbica» infierisce Martina.
«Te lo stai inventando»
«No, per niente. Sono uscita con la sua ex. É stata lei a confidarmi questo segreto» dice asciugandosi le lacrime.
«Ti eri già fatta tutti i maschi della fazione e così sei passata alle femmine? Capita quando te ne fai due alla volta. Quale sarà la prossima fazione?» contrattacca Eric.
Questa era davvero pesante. É il caso di farli smettere o rischio di passare la notte a sentirli punzecchiarsi a morte.
«Bambini, fate i bravi, abbiamo un importante compito da svolgere»
Entrami mi ignorano e continuano a guardarsi in cagnesco. Odio essere ignorata.
«Eric, è una storia vecchia, smettila di pensarci» mi volto verso Martina, «Tini, smettila di punzecchiarlo, sai com’è fatto. Questa volta te la sei cercata»
Adesso entrambi guardano me in cagnesco.
«Eric, concentrati, è il momento di andare» gli dico mentre mi metto davanti allo Specchio Vuoto.
Lui si mette accanto a me e Martina lo segue ridacchiando. Non imparerà mai.
In un attimo veniamo investiti dalla luce dello Specchio. Dall’altra parte c’è il salotto del nuovo appartamento di Martina esattamente come lo abbiamo lasciato qualche settimana fa. Sono convinta che l’energy drink appoggiato sul tavolino non ha persa la sua piacevole effervescenza.
«Andiamo» dico raccogliendo la mia borsa e prendendo per mano Eric.
Lui mi guarda, sorride e mi stringe a sé.
Chicago, stiamo arrivando.
 
 
   
 
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