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Autore: Tera_Saki    15/07/2016    2 recensioni
Cinque settimane.
Tutto ciò che in quel momento riesce a pensare è che dovrà trovare un modo per dirlo al Professore.
-La ringrazio, dottore- il suo timbro atono provoca una lieve smorfia sulle labbra dell'uomo.
-Vorrei che lei prendesse in considerazione le molte possibilità di cura. Un ciclo di Chemio o Radioterapia potrebbero, diciamo, aumentare il periodo che le resta anche di un intero mese-
-Ma certo- è già sulla porta quando pronuncia quelle parole -Arrivederci-
Ignora, mentre esce, le occhiate dei pazienti in attesa, ignora la segretaria all'ingresso e si dirige a passo lento verso il bagno. Si chiude in una cabina, accasciandosi a terra, e inizia a vomitare.
[Gender Bender/ boy!Shiho, boy!Akemi, AU]
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Shonen-ai | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Heiji Hattori, Mitsuhiko Tsuburaya, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Shuichi Akai | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender
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100 Trillion Human Cells


L'emicrania, nonostante la doppia aspirina, non gli sta dando tregua. Distoglie lo sguardo dal display del computer e si sgranchisce le ossa intorpidite.

Al piano di sopra sente una porta aprirsi e delle voci invadere l'ingresso. Rilascia un gemito a seguito di una violenta fitta alla tempia.

-Sapevo che ti avrei trovato qui-

-Sapevo che saresti venuto- ribatte.

-Ah, sì?- al ghigno di Shinichi, Shito alza gli occhi al cielo.

-So benissimo cosa vuoi, Kudo- si abbassa, estraendo un sottile fascicolo dal cassetto della scrivania -Nel sangue della vittima ho trovato anomalie riguardo l'attivazione di alcuni sistemi multi-enzimatici, in altre parole il signor Takedashi era affetto da angiodema ereditario. Mi sorprende piuttosto che nessuno lo sapesse dati gli attacchi frequenti che questa patologia avrebbe dovuto provocare-

-A me invece non sorprende affatto, considerando che dall'età di quindici anni è sempre vissuto da solo. La madre, l'unica ad averlo cresciuto, è morta da moltissimo tempo, e non sono stati rintracciati altri parenti in vita. È più che verosimile che nessuno fosse al corrente della sua malattia-

Shito, però, scuote la testa -Invece qualcuno doveva saperlo, perchè dopo averlo derubato ed essere stato scoperto, non ha nemmeno avuto bisogno di ucciderlo. É bastata un'iniezione perchè si scatenasse una violenta reazione che ha provocato il gonfiore e quindi l'ostruzione delle vie aeree. Takedashi è praticamente morto senza che l'assassino lo sforasse, ma ha avuto tutto il tempo, prima che l'iniezione facesse effetto, di chiudersi in casa, ed ecco un inspiegabile delitto a porte chiuse-

Gli occhi chiari del detective si illuminano -Grazie infinite, Haiybara-

L'ennesima fitta, a seguito di un'esclamazione particolarmente enfatica al piano di sopra, disegna sulle labbra di Shito un'espressione vagamente sofferente. Appoggia stancamente la fronte sul tavolo -Sì sì, ora va' di sopra e di' ad Hattori di abbassare la voce. E di non toccare assolutamente niente-

Shinichi esce dalla stanza con un sorriso.

 

 

°     °     °

 

 

Si sente vagamente in soggezzione nell'asettica sala d'aspetto in cui è stato costretto ad attendere. Lascia vagare ancora una volta lo sguardo su ognuna delle persone in quella stanza, e per la terza volta in cinque minuti controlla distrattamente l'orologio. L'ora è la stessa di prima.

-Shito Miyano-

La voce della segretaria è troppo alta, troppo acuta in quell'ambiente ovattato, ma si alza e la segue.

-Benvenuto, signor Miyano, benvenuto- quella del dottore, invece, è calda e accogliente, così come il suo sorriso gioviale.

Si accomoda sulla sedia in plastica senza parlare, ma continuando a fissare gli occhi dell'uomo, il quale, anche se è in imbarazzo, non lo dà a vedere.

-Ho qui i risultati dei suoi esami-

Shito aspetta che sia lui a continuare.

-Purtroppo, è stata evidenziata la presenza di un tumore maligno nella zona posteriore del cervello-

Quelle parole non lo stupiscono, non quanto sarebbe lecito aspettarsi.

L'aveva immaginato, o almeno, avrebbe dovuto farlo. I sintomi combaciavano perfettamente. Era tutto così palesemente ovvio.

-La prognosi?-

È l'unica domanda che pone, l'unica veramente importante.

-Beh, avremo bisogno di altri accertamenti, ma molto probabilmente, data la zona in cui la massa tumorale si sta sviluppando, temo sia inoperabile. Senza trattamenti, l'aspettativa di vita non è superiore alle cinque settimane-

Cinque settimane.

Tutto ciò che in quel momento riesce a pensare è che dovrà trovare un modo per dirlo al professore.

-La ringrazio, dottore- il suo timbro atono provoca una lieve smorfia sulle labbra dell'uomo.

-Vorrei che lei prendesse in considerazione le molte possibilità di cura. Un ciclo di Chemio o Radioterapia potrebbero, diciamo, aumentare il periodo che le resta anche di un intero mese-

-Ma certo- è già sulla porta quando pronuncia quelle parole -Arrivederci-

Ignora, mentre esce, le occhiate dei pazienti in attesa, ignora la segretaria all'ingresso e si dirige a passo lento verso il bagno. Si chiude in una cabina, accasciandosi a terra, e inizia a vomitare.

 

 

°     °     °

 

 

A quell'ora del pomeriggio, i corridoi del liceo sono praticamente deserti, fatta eccezione per qualche studente dei corsi più tardi. Mentre cammina, Shito ripensa ai documenti che Agasa gli ha chiesto di consegnare alla professoressa Jodie. Ripensa soprattutto al terrore che lo ha invaso quando ha cercato di afferrarli e non ci è riuscito.

Sapeva che avrebbe perso le capacità di coordinazione, ma non pensava che sarebbe successo così presto.

Alza le dita affusolate per di bussare, ma la porta si spalanca prima che possa anche solo sfiorarla. Il viso sorpreso dell'insegnante rischia quasi di finirgli addosso -Oh, She... volevo dire, Shito! Che sorpresa! Come mai qui?-

Sherry. Da troppo non sentiva più pronunciare quel nome.

Glie lo avevano dato i suoi compagni di classe, e col tempo anche i professori avevano finito per rivolgersi a lui in quel modo.

In fondo, lo Sherry riassume ciò che è, e quel soprannome sa di gelo e indifferenza. Quello che trovavano nel suo sguardo quando si avvicinavano troppo.

-Il Dottor Agasa voleva che lei avesse questi- le porge i documenti, che la donna accetta con un sorriso riconoscente.

-Ti ringrazio, ne avevo proprio bisogno- li infila nella borsa di cuoio -Come va a casa? Tutto bene?-

Scrolla le spalle, mentire non è mai stato così facile -Come al solito-

-Bene, ora, se non ti dispiace, devo proprio scappare- chiude la porta dell'ufficio, e Shito indietreggia di un paio di passi -Mi ha fatto piacere rivederti, caro Sherry-

Sulle labbra del ragazzo si forma un sorriso sottile -Anche a me, professoressa-

Shito svolta l'angolo per andarsene, ma alla vista del corridoio si blocca. Un uomo è fermo di fronte alla bacheca, la postura elegante ma fredda, le iridi sottili che scivolano sugli avvisi più recenti. Improvvisamente, forse consapevole del suo sguardo diffidente addosso, si volta.

Shito lo fissa negli occhi, specchiandosi nella barriera cristallina delle sue iridi fredde, sfidandolo con un'occhiata che brucia sotto la pelle. Assassino.

Akai è il primo a interrompere il contatto visivo.

-Shito-

-Professore- la voce gli esce più aspra di quanto dovrebbe -gli occhi di un bugiardo sono sempre gli stessi.

Akai riprende a camminare, e lo sorpassa senza parlare. Shito fa altrettanto, e quando esce dalla scuola non è la strada per tornare a casa quella che imbocca.

 

Il cimitero è silenzioso mentre un vento leggero scompiglia il suo cappotto primaverile. La tomba di Akira non reca nessun'effige, solo la sua foto.

Erano insieme, quel giorno. Akira lo aveva portato ad un parco dei divertimenti appena inaugurato, il Tropical Land. A lui non era mai piaciuto mischiarsi alla gente, nella confusione ed euforia generale, ma il fratello lo adorava.

-Non eri a casa, e non ci è voluto molto per immaginare dove ti trovassi-

Non si volta.

-Mi manca tantissimo, Shinichi-

-Anche a me-

Quando il fratello gli aveva confessato di essersi messo con il loro professore di storia, non ne era rimasto affatto stupito. Era a conoscenza dell'omosessualità di Akira, e non gli aveva mai dato particolarmente fastidio, ma soprattutto non aveva potuto fare a meno di notare le occhiate intense che si indirizzavano i due nei rari incontri in sua presenza. E quando Akira aveva deciso di andare a vivere con lui, Shito si era dichiarato solamente indifferente.

Ma quando, in una gelida sera d'inverno, Akai aveva osato sopravvivere lasciando che suo fratello morisse lì, sull'asfalto, trafitto da un frammento di lamiera, Shito lo aveva odiato.

E lo odiava ancora.

Quando si volta, lo sguardo che rivolge a Shinichi è quasi cattivo.

-Avevo il diritto di sapere che Akira aveva avuto un incidente-

-Ti avrebbe distrutto-

Nega la verità in quella frase, ignora il vuoto nel petto che minaccia di inghiottire tutto, e lascia che sia la rabbia a impreganre le parole che ansimando gli soffia addosso -Stavo osservando degli stupidi batteri al microscopio mentre mio fratello moriva dissanguato-

C'è dolore negli occhi di Shinichi mentre lo guarda -ma non abbastanza, non quanto quello che ha provato lui vedendo il corpo di suo fratello su un letto d'obitorio.

Shinichi gli poggia una mano sulla spalla -Shito...-

Lo respinge con uno spintone, il respiro sempre più affannoso -Non mi toccare!-

Ma è il suo corpo tremante ciò che Shinichi si sente crollare addosso subito dopo.

Gli ci vogliono una decina di muniti, a Shito, per riprendersi, e la prima cosa che dice è -Ho un cancro al cervello-

Shinichi non ci crede, o non ci vuole credere.

Alla fine si siede al suo fianco e lo fissa serio -Il Professore deve saperlo-

-Lo so-

 

La sera stessa Shito si siede al tavolo dela cucina e racconta tutto al dottor Agasa. Tiene gli occhi fissi nei suoi per tutto il tempo, ancora vivido il ricordo del caloroso affetto con cui l'uomo aveva accolto lui e Akira dopo la morte dei genitori.

La sua voce trema solo leggermente -Mi dispiace-

-Oh, Shito-

L'abbraccio del dottore è il più doloroso che abbia mai ricevuto.

 

 

°     °     °

 

 

La settimana seguente non riesce nemmeno ad aprire gli occhi. Sente le ossa pesanti, la gola e i polmoni che bruciano ad ogni respiro.

Mastica un debole gemito mentre si mette a sedere sul letto con più fatica del solito, e nonostante le tende siano quasi del tutto tirate, la luce del sole ferisce le sue iridi chiare non appena dischiude con cautela gli occhi.

Le voci al piano di sotto raggiungono le sue orecchie lontaniissime, ovattate come ogni altra sensazione, la stoffa morbida sotto le dita, l'odore, seppur debole, del dopobarba di Agasa, il profumo dei giacinti vermigli che il professore ha tanto insistito per inserire nella sua stanza.

Shito si alza e raggiunge il bagno in silenzio. Socchiude gli occhi mentre l'acqua fredda gli scivola sulla pelle, sciogliendo il dolore al petto e rilassando i muscoli intorpiditi. Con i capelli ramati ancora umidi, si infila una camicia sottile -la stessa che Shinichi gli ha regalato qualche mese prima- e un paio di pantaloni di tela che stanno diventando ogni giorno più larghi. Sfiora il proprio riflesso sulla superfice lucida dello specchio, un'immagine che ormai fatica a riconoscere, e distoglie lo sguardo.

Si trascina al piano di sotto, dove le voci si fanno più intense, e si appoggia stancamente allo stipite del soggiorno, osservando in silenzio tre ragazzini discutere animatamente intorno al tavolo in legno.

Un lieve sorriso fiorisce sulle sue labbra livide, e non può impedire allo sguardo di perdere un po' della solita freddezza.

L'anno prima, il Dottore si era presentato alla porta del laboratorio con un sorriso imbarazzato, quasi di scuse, mentre da dietro le sue gambe facevano capolino tre giovani volti incuriositi che da quel giorno non avevano mai smesso di venire a fargli visita almeno una volta alla settimana.

All'inizio era solo infastidito. Tre bambini chiassosi e invadenti non facevano che distrarlo dal proprio lavoro, lo strappavano da una fredda solitudine fatta di calcoi e formule quando tutto quello che desiderava era essere lasciato in pace. Da solo.

Se lo era ripetuto fino alla nausea quando aveva scoperto che la loro mancanza lasciava un vuoto ogni volta più difficile da riempire, e non aveva convinto nemmeno se stesso.

Kudo lo aveva preso in giro ridendo, ma il Dottor Agasa era forse l'unco a vedere il brillio affettuoso che nasceva nel suo sguardo solitamente così indifferente quando guardava i bambini giocare.

-Shito!- la voce di Ayumi è piacevolmente sorpresa.

Genta addenta un biscotto al cioccolato -Non ti abbiamo visto ieri pomeriggio quando siamo venuti a casa del Professore-

-Ero uscito per fare alcune ricerche, niente di troppo importante- ignora l'occhiata seria che Agasa gli indirizza e continua -Voi, piuttosto, non dovreste essere a scuola?-

Mitsuhiko scuote la testa -Ma no, te lo sei dimenticato? Oggi inizia la fioritura dei ciliegi, questa sera saranno tutti al parco di Ueno, qui a Tokyo-

A Shito quel posto ricorda le giornate trascorse insieme ad Akira, distesi sull'erba a fare progetti sotto un sole arancione.

-Ci andiamo?- chiede subito Ayumi al Dottor Agasa -La prego, ci possiamo andare tutti insieme?-

-Sì, perfavore!-

Mitsuhiko annuice con foga -Vieni anche tu, Shito?-

Il Dottore tenta dolcemente di ribattere -Ho paura che non sarà possibile, ragazzi...-

-Certo che verrò- lo interrompe Shito, stroncando sul nascere ogni protesta dell'uomo con un sottile gesto della mano -cosa ne direste se più tardi il Professore ed io venissimo a prendervi?-

-Sì!- urlano in coro i bambini, eccitati solo all'idea, e il resto della mattinata è un susseguirsi di esclamazioni entusiaste e sogni ad occhi aperti.

Più di una volta, tuttavia, Shito sente su di sé lo sguardo attento di Mitsuhiko, che si incupisce soprattutto durante i suoi frequenti attacchi di tosse. Shito sa di non poter nascondere i segni scuri sotto gli occhi e le guance troppo scavate, ed è per questo che maschera il dolore dietro deboli sorrisi, più di quanti Agasa glie ne abbia mai visti fare in quattro anni.

D'altronde, Mitsuhiko è sempre stato spaventosamente sveglio, un ragazzino che sotto gli occhiali tondi celava un universo di ipotesi e deduzioni.

Era sempre stato lui il più difficile da mandare via.

Due ore più tardi, Agasa accompagna i piccoli detective a casa con la promessa di ritornare la sera stessa, e quando rientra a casa, Shito è stancamente appoggiato alla propria sedia, gli occhi appena socchiusi, nella stessa posizione in cui il dottore lo ha lasciato.

-Sei davvero sicuro di riuscire ad accompagnare i bambini?- gli domanda a bassa voce, porgendogli un bichiere con un antidolorifico.

Il ragazzo annuisce -In fondo, potrebbe essere la mia ultima occasione per passare del tempo con loro-

 

I ciliegi, quella sera, sono spettacolari. I bambini li ammirano con gli occhi sgranati e la bocca aperta mentre il vento porta via i fiori dai loro rami, colorando il cielo di rosa.

Shito è seduto sull'erba, sfiancato dal breve tragitto fino al parco, in attesa dei ragazzi, quando tra la folla distingue due figure familiari dirigersi nella sua direzione.

-Shito!- lo saluta Shinichi con un sorriso -sei qui da solo?-

-Kudo, Mori- risponde lui senza mutare espressione, e Ran gli rivole un luminoso sorriso. Nota che la sua mano è saldamente allacciata a quella dell'amico.

-Il dottore ha accompagnato i bambini a prendere qualcosa da bere. Voi, piuttosto, cosa ci fate qui?-

-È tutta colpa di Ran- risponde subito il ragazzo -ha insistito lei per venire, io mi sto solo annoiando-

-Non è vero!- ribatte subito lei -sei tu che volevi tanto vedere i ciliegi-

Shinichi sbuffa -Pensala come vuoi-

Ran incrocia le braccia, offesa, ma Shito non può fare a meno di scorgere l'affetto che si nasconde dietro ognuno di quei gesti fintamente irritati. Per un attimo ne è quasi invidioso.

-Shinichi, Ran! Anche voi qui?-

-Professore!- lo accoglie nuovamente allegra la ragazza -Che piacere incontrarla, e ci sono anche i bambini!-

Shito non riesce ad udire il resto della conversazione, un violento attacco di vertigini lo costringe ad appoggiare la fronte sulle ginocchia, le dita serrate sull'erba con tanta violenza da lasciarvi profondi solchi.

Shinichi si inginocchia subito al suo fianco, mentre Ran, lanciatagli un'occhiata preoccupata, distrae l'attenzione dei bambini, portandoli insieme ad Agasa verso un banchetto di docetti.

Dopo alcuni secondi, Shito rialza il capo, rilassando i muscoli. Continua a non dire niente, e Shinichi fa lo stesso.

Una calda brezza scompiglia i capelli dei due ragazzi, e per un momento sembra tutto quasi spensierato, quasi normale. Shito è il primo a rompere quel lungo silenzio.

-Ho perso la vista dall'occhio destro, Shinichi- informa l'amico con una freddezza innaturale -circa due ore fa-

Shinichi tiene le iridi cristalline, velate da un'ombra dolorosa, puntate su di lui, ma lo sguardo di Shito è ancorato a terra -Non rieco ad afferrare gli oggetti, e non poso fare più di dieci metri senza stancarmi o inciampare-

Alza improvvisamente gli occhi, e quello che Shinichi vi scorge lo colpisce più delle parole che impassibilmente pronuncia -Quanto credi che potrà durare?-

-Hai parlato con un medico? Con...-

-Non ho intenzione di sottopormi alla Chemioterapia, se è questo che intendi-

C'è un solo lampo di esitazione negli occhi blu dell'amico, poi il suo sguardo torna saldo -So che non cambierai idea, ed è una scelta che spetta solo a te- risponde -Almeno stai prendendo degli antidolorifici?-

Shito annuisce, un mezzo sorriso amaro sulle labbra -Sì, ma non posso assumere dosi troppo massicce, richierei di annullarne l'effetto. E poi, quelli più forti li tengo da parte, sai, per le giornate peggiori-

Il detective non fa in tempo a ribattere che l'amico gli tende la mano -Aiutami ad alzarmi, stanno tornando i ragazzi-

Shinichi non può fare a meno di notare, quando la stringe, quanto le ossa siano sporgenti e la pelle mortalmente pallida.

 

 

°     °     °

 

 

Quando, il pomeriggio seguente, Shito si alza dal letto, riesce a malapena a reggersi in piedi. Può avvertire un paio di voci diverse provenire dall'ingresso, ma quando sta per tornare in camera una violentissima ondata di nausea lo costringe a proseguire verso il bagno.

Barcollante a causa dell'equilibrio sempre più scarso, riesce a trascinarsi fino alla porta, e si accasca tremante sul water, scosso da conati sempre più forti.

Non sa quanto tempo sia passato, ma sente nitido il rumore della porta aprirsi.

-Shito...-

Ci vogliono pochi secondi -più del previsto- per ricomporre la sua impassibile facciata.

-È tutto a posto- risponde, alzandosi e voltandosi verso il ragazzino, ma la stanchezza penetra fra le crepe di una maschera che ormai pesa troppo sulla pelle. Mitsuhiko può vederla sgretolarsi sotto il suo sguardo, e Shito non riesce ad impedirsi di ignorare la scintilla di paura nelle iridi scure del ragazzino.

-Mitsuhiko...-

Gli occhi del ragazzino si velano di lacrime, Shito allunga la mano verso di lui, e Mitsuhiko si rifugia nel suo abbraccio senza esitazioni -Va tutto bene... shhh...-

Attende che le sue lacrime si plachino, e quando il suo corpicino smette di sussultare lo avvolge fra le braccia e, incurante della fatica, lo porta nella propria camera. Lì gli racconta tutto, perchè lui ha il diritto di sapere come e perchè il suo amico morirà.

-So che non sarà un dolore facile da sopportare, ma so che sei forte, e sono sicuro che lo supererai. Per ora non dire niente agli altri, le cose potrebbero ancora migliorare-

Il ragazzino annuisce, e il suo fresco profumo riempie le narici di Shito.

-Ti rivedrò ancora?-

-Sì- è una bugia, ma Mitsuhiko non ha il coraggio di smentirlo. In fondo, una speranza è tutto quello di cui ha bisogno.

Prima di andarsene, lo abbraccia di nuovo -Ti voglio bene, Shito-

Entrambi sanno che quello è un addio.

 

 

°     °     °

 

 

Quando, cinque giorni più tardi, Shito ha il primo episodio di afasia, decide che non può sopportare anche quello. L'emicrania è lancinante, e lo stordisce a tal punto da fargli perdere anche l'abilità di calcolo primaria.

Impiega più di mezz'ora a preparare il composto e a calcolare le dosi esatte.

Prepara la siringa con le mani fredde di un chirurgo, anche se ci vogliono diversi tentativi per afferrarla correttamente, e se la infila nel braccio senza la più piccola sfumatura di emozione nello sguardo.

Due ore. È il tempo che si è concesso.

 

Il tragitto fino alla casa di Kudo sembra infinito. Ogni passo è una pugnalata allo sterno, l'equilibrio così precario da costringerlo ad avanzare aggrappandosi al muro.

-Haiybara?-

Gli ci vuole tantissimo tempo per riconoscere quella voce -Heiji?- ansima.

Lo sente avvicinarsi di corsa -Cosa ti è successo?-

-Shinichi non ti aveva detto niente?- chiede con il respiro spezzato.

-Sì, certo, ma...- Heiji gli fa passare un braccio dietro la schiena per sostenere il suo peso, e la sua voce si fa più seria -non pensavo fosse così grave-

Shito tossisce, indicando il campanello della villa -Kudo dovrebbe essere in casa-

Ci vogliono meno di due squilli prima che Shinichi apra la porta e li faccia entrare.

Heiji lo aiuta a sedersi sula sedia di legno del soggiorno.

-Mio dio, amico... sei ridotto malissimo-

Shito punta gli occhi in quelli dei due ragazzi -Non posso andare avanti così- rilascia un gemito simile ad un singhiozzo trattenuto -non ce la faccio-

Lo sguardo che i due detective si scambiano è mortalmemte serio, entrambi hanno percepito la disperazione nella voce dell'amico.

-Agasa mi ha fatto una domanda, oggi. Una semplcissima domanda. Stavo per rispondere, ma non avevo più parole, ero bloccato. Sono entrato nel panico- osserva distrattamente un quadro appeso alla parete -Non voglio essere intrappolato anche nella mia mente. La logica è tutto ciò che mi è rimasto, ora non posso neanche più contare su quella-

Heiji rilascia un sospiro, poi il suo sguardo si fa determinato -Hai provato con dei farmaci, delle terapie? Non c'è niente che ti possa aiutare?-

Shito sa che il detective dell'Ovest non si sarebbe arreso così facilmente, perciò si scopre un braccio, rivelando un reticolo di segni bluacei sotto la pelle troppo sottile.

-Il cancro mi sta distruggendo, Heiji. Ho perso quasi dieci chili in due settimane, e credo che parecchi organi siano già compromessi- fissa un punto imprecisato nel vuoto -Non ci vedo quasi più niente, ormai-

-La Chemioterapia?- azzarda ancora Heiji.

-Mi sarei ridotto al fantasma di me stesso, e per cosa?- Shito tossisce di nuovo -un mese o due che differenza avrebbero potuto fare?-

Shinichi ha le dita chiuse in pugni talmente stretti da lacerare la pelle con le unghie. Se ne avesse l'occasione, prenderebbe tutto il dolore dell'amico. Se ne avesse l'occasione morirebbe al posto suo.

-Comunque ho già fatto la mia scelta- esala Shito, e i due ragazzi dilatano gli occhi appena capiscono a cosa si sta riferendo.

-Ho... ho salutato il dottor Agasa, prima- una lancinante fitta alla tempia gli strappa un gemito a fior di labbra.

-Assicurati che stiano bene, Shinichi- non c'è il minimo accenno di rimpianto nella voce di Shito -Non la prenderanno bene, soprattutto i bambini-

-Haybara...-

Non può fare a meno di pensare quanto la tristezza stoni nella voce di Heiji.

Sinichi attira a sé l'amico in un abbraccio che sa di rimpianto e affetto -Non voglio che tu te ne vada, Shito-

-Lo sai,- mormora lui, quasi tranquillo -è stato un onore averti conosciuto-

-Shito, ti prego...- una lacrima si infrange sulla sua spalla, ma Shito non la sente più.

-Addio, amico- sussurra al suo orecchio, chiudendo gli occhi.

 

 

 

Note: non so se esista un corrispondente giapponese maschile per i nomi di Shiho e Akemi, ma in questa fanfiction il primo viene cambiato in Shito e il secondo in Akira, i due nomi che alteravano meno quelli di partenza. Come avrete notato, inoltre, le due sorelle sono le uniche a cambiare sesso, questo perchè modificare anche gli altri personaggi, con tuto quello che comporta, avrebbe stravolto la trama principale.

Ho voluto soffermarmi principalmente sulla reazione di Shito a seguito della malattia, e spero che la sua personalità sia rimasta, almeno nei tratti principali, quella di Shiho.

Ringrazio tutti della lettura, spero di poter pubblicare altro su questo fandom, a mio parere, ancora troppo ridotto.

Kyem

 

  
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