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Autore: Vika_I_Love    16/07/2016    1 recensioni
La vita di Molly Sue è una lotta continua, ha lottato nel Bronx, ha lottato in carcere, ha lottato per ricevere amore ed ora lotta per farsi spazio nella WTA.
Le sue convinzioni vacillano quando il suo percorso incrocia quello di una ragazza, Molly ha paura di Emily, ha paura di diventare “umana”, Emily è l’unica a non avere paura di Molly, l’unica che riuscirà a cambiarla.
Molly non sa che Emily per lei sarà un tornado.
Il tornado passa violentemente e prende tutto, tutto ciò che vuole.
“Lo sguardo della più piccola era perso nel vuoto, il cuore le batteva a mille, le faceva male, le bruciava dentro al petto come se da un momento all’altro dovesse scoppiare.
Emily invece era decisa, la guardava dritta negli occhi, cercava di captare qualcosa che andasse oltre le apparenze, cercava di capire realmente chi fosse Molly Sue.
Molly non poteva essere la ragazza viziata e senza sentimenti, non poteva essere come la descrivevano i giornali, lei non aveva il cuore di pietra.
Portò le mani sul viso della bionda, riuscì a catturare il suo sguardo, l’accarezzò delicatamente.
-Sei troppo bella per non farti male
Storia rivisitata
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Baby, sei troppo bella per non farti male

Cerco qualcosa di forte per dimenticarti

 
Emily rientrò nella sua camera d’albergo, si chiuse la porta alle spalle esausta, aveva dovuto servire un centinaio di persone, tutti festeggiavano, tutti contenti per Molly, odiava ammettere che anche lei in fin dei conti era contenta per la sua ex fiamma.
Francesca aveva preparato una cena romantica, sul tavolo padroneggiavano candele e fiori, la Vivaldi sorrise, guardò la sua futura sposa ma ciò che vide la contrariò.
Aveva la fronte corrugata, le labbra strette e il viso teso, sembrava una corda di violino.
-Amore cosa è successo?- Emily raccolse un paio di fiori dal tavolo, sentì il loro profumo delicatamente, buttò uno sguardo interrogatorio all’altra che ancora non accennava ad una risposta
-Sono italiana, forse l’inglese non lo mastico perfettamente, ma she’s not me- allargò le braccia esasperata, guardò la fidanzata, scosse il capo sorridendo amara
-E’ chiaro io non sono lei- Emily abbassò la testa dispiaciuta, conosceva Francesca, era insicura, “sfidare” Molly di certo non aiutava la sua sicurezza, sapeva che avrebbe dovuto sopportare le paranoie della sua fidanzata, la voce di quest’ultima attirò la sua attenzione e quasi le fece tenerezza
-Io non sono una modella, non ho un fisico tanto tonico, non ho neanche un tatuaggio se è per questo, non ho tutti i suoi soldi, non ho quegli occhi grandi da cerbiatto, non ho la sua stronzaggine e la sua strafottenza, non ho DeG e Victoria Secret’s che mi fanno il filo per uno stupido spot pubblicitario, non ho la sua dannata bellezza- si avvicinò ad Emily, le strinse una mano affettuosamente, con due dita le alzò il viso per guardarla dritta negli occhi
-Ma io ti amo come se non ci fosse un domani, farei tutto per te- appoggiò le sue labbra su quelle dell’altra, si staccò dopo un paio di secondi, portò le mani sul suo viso e quasi piangendo sibilò –Per questo ama me-
La Vivaldi le sorrise per rassicurarla e l’abbracciò stretta a sé –Io ho fatto la mia scelta, tra due settimane ci sposeremo-
Le mostrò la fede sorridendo, per poi baciarla amorevolmente.
Francesca le strinse i bordi della maglietta blu dello staff, la sfilò velocemente, sentì sorridere contro le sue labbra la fidanzata, -Ora non posso, devo servire le tenniste, c’è il party per la vittoria- baciò la fidanzata frettolosamente per poi andare in bagno e iniziare a prepararsi per il party.
 
 
 
La Sue fece il suo ingresso nella sala riservata al party, l’accolsero applausi e complimenti delle colleghe.
Aveva deciso di lasciare i capelli sciolti, aveva un miniabito rosso in modo tale che risaltassero le sue forme perfette, il piano: attirare l’attenzione di Emily.
Si accomodò al fianco di Joy, condividevano il tavolo con le giovani colleghe inglesi.
La Potter non perse tempo, aveva già riempito due calici di champagne, -Oggi è festa, almeno un bicchiere lo devi bere-
Molly sorrise accettando, fece un paio di sorsi per poi sputarli dopo aver ascoltato l’amica
-She’s not me? Ma che cazzo ti è saltato in testa-
Risero tutte di buon gusto, la bionda diventò rossa dall’imbarazzo, rise anche lei, allargò le braccia divertita
-Si sposa tra due settimane, qualcosa dovevo pur fare-
Jenna, anche lei tennista inglese, portò un braccio attorno al collo della Sue
-Io avrei optato per una scopata come Dio comanda-
Le risate continuavano a padroneggiare a tavolo, attirando l’attenzione di tutti in sala.
La Stewart si avvicinò al gruppo ristretto del club “Giovani promesse inglesi”, salutò educatamente alzando una mano, -Complimenti Molly, hai disputato una partita perfetta- le porse la mano che poco dopo le fu stretta, -Grazie, ci rivediamo al Rolland Garros- la Stewart sorrise amichevolmente –Ci puoi contare Sue-.
 
Joy si alzò dal divano per recarsi al bancone e ordinare un’altra bottiglia di tequila, si fermò di scatto quando vide Emily, l’ultima volta non si lasciarono bene, si sentiva in parte colpevole, se solo a Bristol fosse stata più clemente forse ora la Vivaldi non sarebbe ritornata dalla ex.
La barista appena la vide, fece un lungo sospiro, sopportare la voglia alcolica della Potter faceva parte del suo lavoro e lei l’avrebbe dovuta accontentare.
-Ti aspettavo Joy- l’inglese alzò le spalle ovvia –Ed eccomi Vivaldi-
Emily le indicò una porta, chiese il cambio ad un collega e abbandonò la sala.
La Potter la seguì, non sapeva davvero cosa le volesse dire, incrociò le braccia aspettando con la sua inconfondibile impazienza.
Emily prese posto, sedendosi su un tavolo, accese una sigaretta approfittando della pausa
-Cosa significa?-
Joy sapeva a cosa si stesse riferendo, serrò la mascella non sapendo cosa potesse fare, così decise di fare la cosa giusta per una volta
-E’ una canzone, lei l’ascolta sempre, lei pensa te, dovresti ascoltarla Emily, così capiresti la stronzata che stai per fare-
La mora corrugò la fronte confusa, non sapeva se essere arrabbiata o lusingata, non sapeva cosa fare e come sempre il comportamento di Molly non l’aiutava, -Stronzata? Credi che io mi sposi per farle una ripicca?-
Joy scosse la testa, guardò la barista, sorseggiò la tequila –Non credo che tu le stia facendo una ripicca, credo che tu, ti voglia sposare perché credi che così facendo Molly sarà solo un ricordo, ma lei è troppa roba per essere ridimensionata ad un ricordo-
Gli occhi della Vivaldi iniziarono a gonfiarsi, le lacrime minacciavano di uscire, alzò il viso esasperata
-Cosa devo fare Joy? Dimmi cosa devo fare perché io non lo so-
La Potter abbracciò la ragazza in difficoltà –Non posso dirtelo io, mi dispiace- le lasciò un bacio affettuoso tra i capelli per poi abbandonare quella stanza e ritornare da Molly e le altre.
 
 
Al tavole le bottiglie si moltiplicarono, continuavano a creare caos, continuavano a ridere ad ogni battuta stupida, l’unica che non azzardava ad una mossa facciale era la Potter ancora provata dall’incontro con Emily.
Molly notò il silenzio della sua amica, era semplice capirlo, Joy era sempre la regina della baldoria, ed ora era estraniata.
-Joy? Cosa è successo?- la ragazza si voltò, guardò l’amica e l’altra capì che non fosse successo nulla di buono.
La Potter si voltò verso Emily, anche Molly si voltò curiosa, quando incrociò lo sguardo della barista perse qualche battito. Il respiro le iniziò a mancare, bevve tutto d’un sorso il cicchetto di tequila e decisa si alzò dal divano.
Passo dopo passo si avvicinò alla Vivaldi, il cuore le batteva all’impazzata, prese posto su uno sgabello e attese che la barista le riservasse delle attenzioni che aspettava da tutta la sera.
-Cosa vuoi Molly?-
La Sue sorrise, sorrise in modo diverso, aveva un sorriso che riservava solo ad Emily.
-Voglio farti cambiare idea-
Emily pulì un paio di bicchieri mentre ascoltava l’altra, non era molto felice di affrontare l’argomento con la sua ex
-Ho preso la mia decisione, hai avuto fin troppo tempo per farmi capire che mi vuoi davvero ma lo hai sprecato-
Molly si allungò per stringerle un braccio quando notò che l’altra stava per andare via
-Troppo tempo? Sei tu quella che da un giorno all’altro si sposa, sei tu quella che ha avuto tempo per dirmi che Vera fosse mia zia ma ho dovuto leggerlo su uno squallido giornale, credi che ne sia rimasta entusiasta? Credi che sia stato facile? Ho avuto bisogno di tempo-
Le voci delle due ragazze erano fin troppo alte, avevano attirato l’attenzione di tutti, tutti le guardavano e curiosi ascoltavano tutto ciò che urlavano una contro l’altra.
Emily guardava la mano della Sue stringersi sempre di più intorno al suo braccio, la giovane tennista era aggressiva e di certo non lo aveva scoperto quella sera
-Hai avuto 3 mesi di tempo Molly, 3 mesi, sai quante volte ti ho cercata? Sai quante volte ti ho chiamata? Certo che lo sai, hai riattaccato ad ogni mia telefonata, che ti aspettavi? Ti avrei dovuto aspettare per l’ennesima volta? Tu scappi in continuazione, quando le cose iniziano a farsi serie, tu scappi-
Portò una mano su quella di Molly, iniziava a farle male la presa così stretta, ma la Sue non tentennava, continuava a stringerle il braccio, urlò con rancore, urlò con rabbia, urlò ormai rassegnata e consapevole di averla persa
-Ho letto su uno squallido giornale che ho ucciso mio padre, lo capisci? Ho ucciso mio padre, l’ho sparato 6 volte, ho letto su un giornale che mia madre in realtà è morta di overdose, io ho ucciso mio padre credendo che avesse violentato mia madre, capisci quanto cazzo sia stato difficile per me? Capisci che mi sono ritenuta un pericolo? Capisci che non mi sarei mai perdonata se ti avessi fatto del male? Lo capisci Emily? Io non sono capace di amare se non te, io amo solo te e tu ora ti sposi, mi sto rendendo ridicola di fronte a tutti, dovrei festeggiare, oggi ho vinto gli Australian Open, invece sono qui, e tu mi guardi come se fossi una brutta persona mentre io ho solo voglia di fare l’amore con te-
Emily guardò la ragazza di fronte a lei, Molly era bella, era perfetta per lei, gli occhi grigi da cerbiatto l’osservavano, scrutavano ogni sua mossa, la Vivaldi si sentiva male, accarezzò il viso della sua ex e con estremo dispiacere sibilò
-Mi dispiace Molly, io non posso-
La bionda si guardò intorno, tutti gli occhi erano su di lei, Joy non aveva la forza di fare un passo per riuscire a consolare l’amica. Non le aveva detto di Bristol, non le aveva detto che Emily fosse arrivata fin lì per lei.
La Sue non riusciva a muoversi, era impalata lì, lo sguardo perso nel vuoto e l’ennesimo attacco di panico dietro l’angolo.
Vera fu l’unica ad avere il coraggio di avvicinarsi alla sua vecchia atleta, le strinse la vita e con forza la portò via da quella sala.
Aveva assistito al cuore spezzato della Sue e quasi riuscì a sentirlo mentre si frantumava.
Questo era quello che temeva, sapeva che Emily le avrebbe spezzato il cuore.
 
Le portò le mani sulle spalle e riuscì a portarla nella cucina dell’hotel, non c’era nessuno, tutti impegnati al party.
-Hai bisogno di piangere, non devi fare la forte con me-
La giovane tennista alzò lo sguardo, così da incrociare quello della donna dinnanzi a lei
-Non devi fare la mamma, tu non sei mia madre, tu non fai più parte della mia vita e non posso piangere con te perché tu sei parte del mio dolore-
Vera strinse le labbra continuando a guardare la ragazzina, si schiarì la voce prima di dire qualcosa che potesse “salvare la situazione”
-Ho solo voluto proteggerti, non ho avuto cattive intenzioni, ho agito in fin di bene, non ho voluto più allenarti perché credo che non potevo più aiutarti per quanto riguarda il tennis, io non sono tua madre ma quando ti guardo, è come se guardassi mia figlia-
Molly scosse il capo, gli occhi erano diventati spenti, senza nulla da dire, alzò le sopraciglia senza sapere cosa dire, -Proprio perché tu per me sei una figlia non ti permetto di arrenderti, non farlo mai, non solo per il tennis, non devi mai darti per vinta nella vita, lei ti ama, ma come già sapevo da tempo, è egoista e non ha il coraggio di stare con te, devi solo convincerla del tuo amore-
La più giovane guardò Vera, la sua espressione per un attimo divenne umana, durò solo un attimo, poi andò via, lasciandosi la donna alle spalle.
 
 
Emily si sentì un peso in meno sullo stomaco quando finì il suo turno, entrò negli spogliatoi riservati allo staff, si tolse il vestito, gettandolo contro la parete, passo dopo passo arrivò nell’angolo della stanza, per poi farsi scivolare a terra.
Piegò le gambe portando le ginocchia contro il petto, le mani tra i capelli, cercò di respirare con regolarità, fallì.
Iniziò a piangere, era riuscita a terminare qualsiasi rapporto con la giovane tennista, se ne rese conto solo in quel momento, dette un paio di colpi alla panca al suo fianco per sfogare il dolore e la rabbia.
La porta dello spogliatoio si aprì, la mora sperava che non fosse Francesca, non era in grado di fingere felicità, voleva solo piangere, voleva solo sfogare la rabbia.
Alzò lo sguardo quando sentì la porta chiudersi, si ammutolì un istante dopo.
Molly era di fronte a lei, aveva un Ipod tra le mani, riusciva a sentire il respiro affannato, Emily si alzò da terra, guardò il suo vestito nel lato opposto della camera, si maledì per essersi spogliata troppo in fretta, ora era di fronte alla ragazza, causa del suo dolore, in intimo e con gli occhi gonfi e arrossati.
La Sue si prese qualche momento per parlare, ne approfittò per guardare il corpo di Emily, le mancava quel corpo, non lo sfiorava da tre mesi e mezzo e a lei parvero un’eternità.
Fece qualche passo per arrivare a pochi centimetri da Emily.
-Ho perso la testa prima, mi dispiace-
La Vivaldi era spalle a muro, voleva allontanarsi, ma non poteva, sapeva che quella vicinanza era tremendamente pericolosa, rabbrividì al tocco di Molly, la mano sul suo fianco era tremendamente pericolosa, le labbra vicine alle sue erano tremendamente pericolose, lo sguardo dolce e sensuale riservato solo per lei era tremendamente pericoloso.
-Voglio solamente darti questo- posò l’Ipod sulla panca –Questa canzone racconta tutto ciò che voglio dirti, ma non ne ho il coraggio- continuò a guardarla, ma i suoi occhi si posarono sulle labbra della Vivaldi –Per favore ascoltala, domani parto alle 18:00, ti aspetto in aeroporto se cambi idea-
-o … ok- Emily abbassò lo sguardo, incapace di sostenere quello della Sue.
Molly sorrise amara, consapevole che quella fosse l’ultima spiaggia, -Ok- sibilò quella sillaba tristemente.
Fece un passo all’indietro continuando a guardare la barista, stava per andare via, ma la mano di Emily glielo impedì –Aspetta- la Sue si voltò, non ebbe il tempo di pensare a ciò che stava succedendo.
Le labbra di Emily si posarono sulle sue, portò la bionda spalle al muro senza interrompere le danze delle loro lingue, invertendo la posizione.
Le abbassò la cerniera del vestito, quel poco bastò per farle scivolare il miniabito alle caviglie, portò le labbra sul collo della Sue, mordicchiandolo leggermente, abbastanza forte per lasciarle un segno di passione sul corpo.
I gemiti della bionda, facevano impazzire la Vivaldi, le mani strette contro la sua schiena la rendevano più vogliosa di lei.
La mano accarezzò tutto il corpo della Sue lentamente, arrivando al piacere della ragazza, le labbra tornarono su quelle dell’altra, così da soffocare i gemiti che si bloccavano sulla bocca della barista, fin troppo brava, conosceva a memoria il corpo di Molly, sapeva benissimo come riuscire a farla arrivare al culmine del piacere.
Sorrise contro le labbra della Sue, per poi lasciare una scia di baci sul suo corpo, la portò sulla panca, le sfilò il tanga, aveva deciso che quello sarebbe dovuto essere il momento più eccitante per Molly.
Baciò ogni centimetro del suo corpo, ogni bacio era carico di passione, ogni bacio era colmo di desiderio, baciò dolcemente i fianchi ormai privi di morbidezza della giovane bionda che nel frattempo bramava dalla voglia di invertire le posizioni così da far sua la mora.
Emily arrivò alla parte più calda del corpo della Sue, sorrise prima di assaporarne il sapore, la danza delle sue labbra e della sua lingua fecero inarcare la schiena della bionda, la sentì tremare al contatto della sua bocca.
Il respiro affannato e il viso arrossato della più giovane fecero capire alla Vivaldi che era riuscita a rendere quel momento indimenticabile.
Emily si alzò soddisfatta, guardò Molly e in quel momento capì di volersi svegliare ogni mattina con quell’immagine al suo fianco, sorrise amara capendo che non fosse fattibile.
La Sue si alzò con fatica dalla panca, realizzò il suo desiderio, baciò Emily con tutta la passione che il suo corpo aveva custodito, le bloccò i polsi portandoli sopra la sua testa, cosicché non potesse liberarsi.
Le sussurrò contro le labbra –Non ho finito di fare l’amore con te-.
Le lasciò i polsi e portò le mani sul viso della ragazza, una delle due scivolò sul seno, così diede vita ad una vera e propria lotta di passione.
Nessuna delle due voleva cedere, nessuna delle due aveva voglia di finirla, fosse dipeso da loro, avrebbero fatto l’amore per ore.
 
 
Molly osservò la ragazza che amava profondamente, rivestirsi, il cuore ormai infranto continuava a fare male, la parte umana ormai inesistente si faceva sentire,
-Vai da lei?- parlò a voce bassa, non riusciva ad avere un tono deciso, con Emily non riusciva ad essere strafottente.
-Mi dispiace- la mora guardò Molly consapevole che il giorno dopo l’avrebbe aspettata in aeroporto inutilmente, perché lei sarebbe rimasta in Australia ad organizzare il matrimonio.
La Sue si alzò dalla panca, le consegnò l’Ipod tra le mani –Ascolta la canzone, per favore- la supplicò, così facendo sembrò una bambina, ormai senza muri di difesa, senza armi per combattere.
Le stampò un bacio sulle labbra prima di andar via, consapevole che fosse un bacio d’addio.
 
Emily guardò la sagoma della bionda sparire, a fatica riuscì ad ascoltare la canzone,
“Lei non ti ama, come faccio io,
lei non porta il mio nome
ci prova in qualsiasi modo, non agisce come faccio io,
lei non è più la stessa,
ma è originale, bella,
tu non sei mai stata in un combattimento,
oh si, è terribilmente perfetto adesso,
ma si sa solo la profondità,
LEI NON E’ ME,
Baby, lei non è me,
lei ti fa sentire desiderata, come facevo io,
ti fa sentire come se fossi l’unica cosa che conta,
lasci che lei riposi la testa sul tuo petto,
ma quando chiudi i tuoi occhi,
vedrai di nuovo il mio viso,
attraverserò la tua mente,
sognando i posti in cui siamo andati,
e poi ti risveglierai realizzando,
che lei non è me,
LEI NON E’ ME,
ricorda che lei non è me,
Ora mi domando, si mi chiedo come sei stata,
Sei felice?
Lei è ancora quella di prima? Ti stai divertendo?
E’ per davvero? Baby
Perché io ti aspetterò qui,
un’altra settimana, o mese o anno
se sei sola
Dio, vorrei sapere tutto di voi due,
Non vuoi raccontarmi
Lei cambia umore?
Lei ride alle tue battute?
Lei può guardare oltre le voci?
Lei sa come va?
O non sono cose che mi riguardano?
Vuoi andare al cinema?
Vuoi uscire al parco?
Vuoi restare per ore?
E semplicemente parlare e parlare?
O non sono cose che mi riguardano?
Lei sa attaccare i braccialetti?
C’erano due varietà?
Hai salvato? L’hai salvato?
Come ho fatto con il mio
O non sono cose che mi riguardano?
Farebbe qualche differenza
Se io avessi solo te?
Se chiamassi mi ascolteresti?
Riagganceresti il telefono?
O sono cose che non mi riguardano?
Non mi riguardano
NON MI RIGUARDANO?
LEI NON E’ ME!
E NON LO SARA’ MAI”

Ascoltare quelle parole, ascoltarle in quel momento, le ginocchia non ressero, la Vivaldi cadde a terra,
i pugni chiusi contro il pavimento, la testa china, le lacrime che scendevano imperterrite  l’amava così tanto da non sapeva se c’è l’avrebbe fatta.
 
Passarono due settimane, Molly aspettò Emily inutilmente, lei non si presentò, non le mandò un messaggio, non la chiamò, era come se la loro relazione non fosse mai esistita.
La giovane tennista era inchiodata sulla sedia, lo sguardo diretto all’ingresso, ma non vide ciò che desiderava.
Quelle due settimane le riempì di duro lavoro, continuava ad allenarsi, continuava a prendere parte a qualche sfilata quando gli impegni glielo permettevano, continuava a rifiutare le chiamate d Vera.
Continuava semplicemente la sua vita.
Era concentrata al Roland Garros, avrebbe dovuto vincerlo a tutti i costi.
Per essere al massimo della forma, quell’anno avrebbe disputato solo i 4 slam e la Fed Cup.
Non poteva sprecare energie inutili, il suo cuore non poteva reggere tutti i tornei in agenda, quindi l’aveva scremata.
Joy la obbligava ad uscire di casa, la obbligava ad andare in discoteca nei week end, grazie alle costrizioni ricevute dall’amica, Molly riuscì ad adescare qualche vittima nei locali, sedotti e abbandonati, nessuno riusciva a dirle di no.
La Sue aveva deciso che per dimenticare Emily avrebbe fatto sesso con qualsiasi persona le capitasse a tiro.
La Potter raggiunse la collega amica, entrò al campo d’allenamento.
I colpi della bionda era forti, veloci, tagliati, non sbagliava mai.
Quando si sentiva vuota dentro, era impossibile batterla, nessuno poteva intralciare la strada che l’avrebbe portata a vincere il grande slam.
Joy si avvicinò all’amica –Hey campionessa, cosa ti va di fare oggi?-
Molly colpì l’ultima pallina con estrema rabbia, si voltò verso l’altra, alzò le spalle, sorrise quando capì dove potessero andare
-Al Roxie c’è quella ballerina carina, credo che lei stasera sia il mio bersaglio-
Joy scoppiò a ridere di gusto, scosse la testa –Non tutte le ragazze ti cadono ai piedi, esistono anche le etero, sai Molly non puoi sedurre tutti-
La Sue le porse la mano –Scommettiamo?- la sfida fu accettata volentieri.
 
 
Nello stesso momento dall’altra parte del mondo, Emily era davvero emozionata, Serena, Carla e Tess l’aiutarono con il vestito.
-Sei bellissima- Tess abbracciò l’amica, la mora sorrise, si guardò allo specchio, l’abito bianco, il velo, gli orecchini, il diamante al dito, si sarebbe sposata tra pochi minuti.
Serena guardò la sorella maggiore, era giovane, ma sapeva che sua sorella non amava Francesca, l’aveva vista con Molly, aveva un altro sguardo, sbalzi d’umore continui, quella ragazza si che le faceva perdere la testa e la pazienza.
Stella entrò nella camera, aveva gli anelli custoditi tra le mani, -Emily, sei una principessa-
La Vivaldi sorrise, sua sorella era guarita, ora era una bambina sana, poteva sporcarsi con il fango, poteva cadere dalla bici e sbucciarsi il ginocchio, poteva correre e sudare come tutti i bambini.
La sorellina si avvicinò alla sposa –Molly? L’hai invitata?
Le tre ragazze si voltarono tutte verso di lei, spaventate dalla reazione di Emily, sentì quel nome.
Sentì il nome della ragazza che amava, le parole di quella canzone risuonavano nella sua testa, i gemiti di quella notte rimbombavano nella sua testa.
Sgranò gli occhi spaventata da quella che le stava passando per la testa, portò una mano sullo stomaco sperando di respirare meglio.
-Lei non è potuta venire- sorrise semplicemente alla sorellina per poi abbandonare la stanza e salire all’altare dove il suo futuro l’avrebbe aspettata.
 
Le giovani inglesi erano sedute al solito posto, accomodate sul divano, Joy guardò la ragazza indicata dall’amica, scoppiò a ridere divertita –Quella? Si nota da chilometri che sia etero-
Molly alzò le spalle –Mi diverto di più, non è molto facile, almeno sulla carta- la bionda sapeva che difficilmente avrebbe ricevuto un no come risposta.
Chi la guardava, pensava agli spot, alle sfilate e alle numerose foto hot che regnavano su internet.
Bella e Dannata, questo pensava la gente di lei.
-Molly trova il piano b nel frattempo- la Sue sorrise, si alzò dal divano –Io non ho mai bisogno del piano b-
Joy scosse il capo divertita ed anche lei aveva scelto la sua preda.
 
La ballerina era seduta su uno sgabello, il barista le porse un cocktail, la ragazza sorpresa sorrise divertita –non ho ordinato questo cocktail-
Molly si avvicinò alla ragazza, schiacciò l’occhio al barista, il ragazzo capì,
-Credo che tu sia disidratata dopo i vari balli fatti-
La ragazza guardò la bionda, sorseggiò la bevanda offerta –E’ il mio preferito, vodka lemon-
Molly soddisfatta le porse la mano per presentarsi, ma non ci fu bisogno di farlo
-So chi sei, non abito nel deserto, la giovane tennista che cerca l’impresa mentre sculetta per le case di moda migliori al mondo- la bionda alzò le spalle con poco modestia –e che posso farci se tutti mi vogliono-
La rossa sorrise, sorseggiò un altro paio di sorsi, la voce della ragazza la distrasse –e tu come ti chiami?-
-Io sono Elena- Molly le strinse la mano sorridendo, ordinò la solita tequila
-Credo che non si limitano a volerti, credo che ti vogliano portare a letto principalmente-
La bionda scoppiò a ridere, bevve il suo cicchetto, si voltò verso la ragazza, felice che fosse così schietta
-Tu credi? Cosa dovrei fare allora?-
Elena guardò la ragazza che era quasi attaccata a lei –Non sono abituata ad avere queste richieste così esplicite quindi non saprei, qui non possono fare gli stronzi, il mio capo non lo permette-
Molly sorrise, alzò lo sguardo per incrociare quello della ragazza, il sorriso beffardo si dipinse sul suo volto
-è un peccato sai, volevo proprio portarti a letto- continuò a guardare Elena, quest’ultima era sorpresa da quella richiesta così esplicita, strinse un polso della ragazza, così le fece capire che non dovesse andare via.
La rossa portò le labbra su quelle di Molly, quel bacio non aveva nulla di dolce o di romantico da raccontare, era solo frutto di passione e ormoni.
 
 
Angolo autrice
Ebbene: Emily si è sposata!
Molly cerca di dimenticarla in vari modi, Elena è una delle tante distrazioni.
Vera cerca di ritrovare un rapporto con Molly fallendo ogni volta che ci prova
Aspetto i vostri commenti, sono davvero curiosa di cosa pensate di questi molteplici colpi di scena
 
PS: nel prossimo capitolo scriverò alcuni flashback che vi faranno capire meglio l’impulsività e l’aggressività della Sue
NB: La canzone è di Zara Larsson
  
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