Ritratto n˚23: Il dongiovanni
Se la strada era quella corta e piacevole allora si diventava una poco di buono, che s’ era meritata il suo male; altrimenti, scegliendo di percorrere quella via alpestre e dura, si diventava immediatamente una "frigida", quella difficile che non si sa godere la vita e che non aveva saputo cogliere l’ attimo.
Ormai però molte si tenevano lontane da quell’ opportunità perché sapevano che, prima o poi, sarebbe giunto anche il loro turno e sarebbero state abbandonate con la più puerile delle scuse.
Si era da pochi anni trasferito lì e già si era lasciato dietro una scia di cuori infranti. Il procedimento era sempre lo stesso: a partire dalla rosa, lasciava alla ragazza interessata centinaia di doni, da semplici ciondoli a ninnoli più costosi, passando per una colazione al bar. Anche l’obiettivo era sempre quello: portarsi la ragazza a letto dopo averla colmata d’ attenzioni, ma da quel momento l’attrazione svaniva. Raramente le sue storie duravano più di tre/quattro mesi ma nessuno gliene faceva mai una colpa, semmai erano le sventurate sue vittime che sempre venivano colpevolizzate, anche perché poi, dopo la separazione, spesso si dimostravano ancora affezionate a lui, quasi non riuscissero ad affrontare la realtà.
Ma ormai le cosa stavano cambiando: quando ci aveva provato con la bella ragazza cinese del quartiere, il sorrisetto freddo di lei l’ aveva lasciato interdetto, ma a metterlo del tutto fuorigioco era stata l’ azione decisa di quella schermitrice rompiscatole che a quanto pare i fatti suoi non riusciva proprio a farseli.
Però era vero, non sarebbero più bastati il suo fisico al contempo asciutto e muscoloso, la pelle chiara e lo sguardo ammaliante per fare conquiste, e lui ancora non lo sapeva.