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Autore: AnnabelSwift    17/07/2016    0 recensioni
Dolore, solo il dolore e il cuore a pezzi di una famiglia che ha perso una persona importante.
"In ospedale ti guardavo dormire, mi appoggiavo con la testa al bracciolo del divanetto e ti osservavo mentre eri sedato, attaccato a tutti quegli aghi, riempito di tutte quelle medicine. Però eri ancora lì con me, avevi le mani calde e il respiro affannato. Sei così diverso in quella bara ora, così poco te, che credo di non aver ancora realizzato quello che è successo. Ti guardo e mi chiedo insistentemente come tu possa non esserci più, come possa essere vero tutto questo."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scritta di getto durante uno stato confusionale. La voglio condividere con voi, fatemi sapere cosa ne pensate.


Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale, e ora che non ci sei è il vuoto a ogni gradino.

Ricorderò sempre con gioia il momento in cui dicesti alla mamma che volevi venirmi a prendere e andare a fare la spesa con me, nonostante non guidassi più da mesi e fossi sempre stanco e febbricitante. Egoisticamente ti vorrei con me, qui al mio fianco, come sempre. Come quando la mamma ti disse del famoso 30 in statistica, come quando ti chiamai per dirti che avevo passato la teoria della patente, e tu eri così orgoglioso di me. Ero andata fuori a pranzo quel giorno, per festeggiare. Ma non ci riuscivo, perché tu eri in ospedale, a fare la chemio, su quella sedia scomoda e con il braccio allungato, riservato e silenzioso. Non ti sei mai lamentato, sei sempre entrato nel reparto di oncologia a testa alta, sapendo che avevi un mostro da sconfiggere. E ci abbiamo sperato tutti, perché ti volevamo qui con noi. Ma lui era troppo forte, ti ha strappato via da noi, ci sei scivolato dalle mani, in pochi giorni ti ha divorato. E adesso sono qua, la sera prima del funerale, che non so a cosa aggrapparmi. In ospedale ti guardavo dormire, mi appoggiavo con la testa al bracciolo del divanetto e ti osservavo mentre eri sedato, attaccato a tutti quegli aghi, riempito di tutte quelle medicine. Però eri ancora lì con me, avevi le mani calde e il respiro affannato. Sei così diverso in quella bara ora, così poco te, che credo di non aver ancora realizzato quello che è successo. Ti guardo e mi chiedo insistentemente come tu possa non esserci più, come possa essere vero tutto questo. Ma domani non ci sarà neanche più quel corpo così truccato, freddo e tirato, così diverso da te, e non so come farò. È solo da qualche minuto che lo zio, tuo figlio, mi ha fatto capire che in realtà tu sarai sempre con me, e magari adesso mi tieni una mano sulla spalla o mi accarezzi la guancia. In macchina, mentre mi portava a casa, gli ho detto che non hai fatto in tempo a vedere me con la patente e a preoccuparti di non uscire di casa quel giorno, o che non ci sarai il giorno della mia laurea. Ma lui mi ha chiesto perché stessi parlando in quel modo, “perché il realtà lui c’è” mi ha detto, e ha puntato un dito al cielo. Ora io mi aggrappo a questo, sebbene non creda in queste cose, io guardo il cielo e penso a te, piango e penso che tu mi possa aiutare. Sebbene non creda che le persone possano presentarsi nei sogni, spero di sognarti stanotte e di parlare con te. Sebbene io abbia il terrore dei fantasmi, spero di vederti di fianco a me mentre mi accompagni in questa vita. Ora penso solo a una canzone, “l’amore troverà la via”. Perché sì, supereremo anche questa, insieme, e l’amore troverà la via.
Non abbiamo avuto tanti momenti nostri, solo io e te, ma mi hai cresciuta e questo mi rende orgogliosa della persona che mi hai fatto diventare.
 
Forse non son forte ed ho paura,
ma dentro al cuore son sicura.
L'amore
troverà la via
non mi perderò
con te,
mi sentirò a casa mia.
Due note
fanno un'armonia
che nasce dentro al cuore,
per noi due l'amore
troverà la via.

 
  
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