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Autore: Sakkaku    19/07/2016    3 recensioni
Post 1x7: E se Oliver fosse apparso dopo che il suo nuovo fidanzato ha aperto la porta a Connor con i fiori in mano? Come avrebbe reagito quest'ultimo? E se per caso è proprio Oliver che chiamano per riaccompagnare un Connor troppo ubriaco per tornare a casa da solo?
Dal testo: “Dannazione!!” pensò furioso Connor uscendo dal palazzo e buttando i fiori nel primo cestino che gli capitò a tiro. “Sono stato davvero uno stupido a pensare di farmi perdonare in un modo così idiota!” in realtà, era arrabbiato con se stesso per non aver avuto il coraggio di parlare chiaramente. Sarebbe servito? Forse no. Di certo andarsene con sguardo rassegnato non era da lui.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Connor Walsh, Oliver Hampton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti =)
Ho appena iniziato a seguire la serie solo
 pochi giorni fa e dopo aver visto la puntata 1x7 non ho saputo resistere a scrivere questa Coliver (ma quanto sono adorabili?? *-*), sopratutto perché mi è balenata quest'idea e non potevo non scriverla! Sinceramente non so quanto ho rispettato le caratteristiche dei personaggi, non li conosco ancora benissimo e quindi chiedo perdono in anticipo se sono uscita dai binari >.< Ah, e mi scuso per il titolo... non ho mai idee e sono una frana a scegliere qualcosa di adatto xD
Vi auguro una buona lettura =)

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Drink, taxi e screensaver
 

- Se tieni un po' a lui, non tornare mai più - stava dicendo quello che all'apparenza pareva essere il nuovo compagno di Oliver.
Connor non rispose, abbassò gli occhi e stava per andarsene quando una voce gli fece voltare la testa per guardare nuovamente verso la porta.
- E' già arrivato il fattorino con il messicano? - domandò Oliver avvicinandosi all'entrata. Era avvolto da un accappatoio bianco, rimase di stucco nel vedere Connor nel corridoio con un mazzo di fiori in mano.
- No, si tratta di un errore - disse il compagno chiudendo la porta.
“Dannazione!!” pensò furioso Connor uscendo dal palazzo e buttando i fiori nel primo cestino che gli capitò a tiro. “Sono stato davvero uno stupido a pensare di farmi perdonare in un modo così idiota!” in realtà, era arrabbiato con se stesso per non aver avuto il coraggio di parlare chiaramente. Sarebbe servito? Forse no. Di certo andarsene con sguardo rassegnato non era da lui. Cavolo lui era Walsh. Se aveva bisogno di qualcosa utilizzava qualsiasi mezzo per ottenerlo. Stavolta invece si era arreso. Si ritrovò a camminare senza meta, a un certo punto entrò in un bar. Si sedette al bancone e iniziò a bere. Dopo il terzo drink iniziò a guardarsi intorno. Riconobbe dei colleghi di Oliver. Senza accorgersene era andato nel locale dove si erano conosciuti.
“Ma che cazzo mi dice il cervello?” pensò stizzito prendendo il cellulare inviò un messaggio a Wes, Michaela, Laurel e Asher. L'unico che rispose all'invito in maniera positiva fu Millstone. In attesa del suo arrivo si ordinò un altro drink.
- Sei per caso il tipo che tempo fa era in compagnia di un nostro collega vero? – disse un uomo in giacca e cravatta si era avvicinato e sorridendo, seguito a ruota da altri quattro colleghi, rimasti alle sue spalle. - Di Hampton – precisò, come se fosse necessario.
- E anche se fosse? - rispose in tono brusco Connor, non aveva voglia di parlare di Oliver con delle persone del genere.
- Volevamo solo fare discussione... insomma hai visto con che tipo si è messo ora? Tutti i giorni si presenta in ufficio per prenderlo e andare a pranzo insieme. Hampton sembra proprio una cagna.
- Ritira subito quello che hai detto - sibilò Connor guardandolo con aria furente. Il sangue iniziava a ribollirgli nelle vene, strinse forte il bicchiere.
- Pensavo fossi stato d'accordo - continuò l'uomo incravattato ignorandolo. - Insomma, l'hai visto bene? E' uno sfigato con la fissa dei computer, chi mai proverebbe interesse per una persona tanto insulsa? - fece una smorfia di disgusto, imitato dai colleghi alle spalle, una paio ridacchiarono.
Il braccio si mosse da solo. Il bicchiere che fino a poco fa era stretto nella mano sinistra andò a colpire la tempia dell'uomo.
- Ti avevo detto di ritirare quello che avevi detto su Oliver. Non mi hai ascoltato, sei andato avanti a insultarlo come se niente fosse - lo fulminava con lo sguardo - Lui è una persona migliore di tutti voi messi assieme. Siete soltanto un gruppo di persone che si credono superiori, ma in realtà siete soltanto un branco di spazzatura – s'interruppe nel vedere in lontananza Oliver e il compagno. Il suo viso paonazzo a causa della rabbia venne sostituito da un colore cereo. Doveva andarsene. Si affrettò ad aggiungere – Sarà meglio per voi che non vi senta mai più parlare male di lui o non ve la caverete con una lieve contusione.
Il collega di Hampton si teneva la tempia insanguinata, il taglio era superficiale e neanche profondo. Erano sbigottiti e ammutoliti da quella reazione che non dissero nulla. Lo sguardo minaccioso di Walsh aveva avuto effetto.
Asher stava entrando nel locale proprio in quel momento. Vedendolo uscire gli domandò - Hey che succede? Dove vai? Sono appena arrivato.
- Da un'altra parte, questo posto è una noia! - fu la risposta di Connor.
L'altro fece spallucce – Non ho intenzione di girare con questo freddo, sono appena arrivato, io rimango qui.
- Fai come ti pare!
Il vento gelido lo colpì in faccia, d'istinto alzò il colletto della giacca per coprirsi.
“Fantastico e ora dove posso andare?” rifletté pensieroso.
Su ciò che era appena accaduto al locale era tranquillo. Era certo che quel uomo in giacca e cravatta e i suoi colleghi non l'avrebbe mai denunciato. Troppo codardi.

 

Qualche ora dopo
 

Connor era sdraiato su un divanetto di un locale. Il braccio destro era sopra gli occhi, le luci colorate che giravano gli davano il mal di mare e la mano sinistra era stretta sull'ennesimo alcolico della serata. In quelle ore aveva pensato a varie cose. Lui si era affezionato per davvero a qualcuno che stava frequentando, provava dei sentimenti che di solito non sentiva. Aveva ammesso a sé stesso che provava affetto e tenerezza per Oliver. E gelosia. Nella sua mente stava rivedendo Oliver con l'accappatoio, se in mezzo non ci fosse stato quel tipo muscoloso, che di certo l'avrebbe fermato con estrema facilità se avesse osato fare un passo avanti, di sicuro avrebbe preso il suo viso tra le mani e l'avrebbe baciarlo con foga. Cazzo se gli mancavano le sue labbra.
I suoi pensieri furono distratti dal rumore di passi che si avvicinavano. Scocciato borbottò – Senti cameriere, non voglio ripetermi, le ho già detto che me ne andrò quando avrò finito questo drink, intanto mi lasci solo, grazie!
- Connor sei ubriaco? - il tono era sbigottito.
Il suono di quella voce lo fece trasalire. Deglutì lentamente, poi abbassò il braccio e raddrizzò la schiena. Oliver era di fronte a lui e lo fissava un espressione confusa mista a preoccupazione.
- Il proprietario mi ha chiamato. Dice che non te ne vuoi andare e lui deve chiudere – spiegò – Il mio numero è il primo da chiamare in caso d'emergenza – gli porse il telefonino.
- Lo so – disse Connor riprendendo il cellulare e cercando di trovare un barlume di lucidità. - Mi dispiace, non dovevi sentirti obbligato a venire. Avrei fatto chiamare la Keating.
- I miei colleghi mi hanno raccontato cos'è successo – Oliver scosse la testa – Consideralo il mio modo di ringraziarti per aver preso le mie difese. Ora alzati, ti aiuto a prendere un taxi - gli porse una mano.
Connor esitò. Doveva controllare l'impulso che aveva di afferrarlo e stringerlo al proprio petto sul quel divano.
“Devo comportarmi bene” pensò mentre appoggiava il bicchiere sul tavolino e si alzava da solo. Le sue gambe non erano molto stabili, infatti barcollò e andò a sbattere contro la spalla di Hampton che prontamente lo afferrò per le braccia evitandogli di cadere.
- Lascia che ti aiuti – disse Oliver, stava per continuare quando le labbra di Connor gli sfiorarono il collo, facendogli rizzare i peli sul collo. - Cosa stai facendo?
- Ti sto ringraziando dell'aiuto – ribatté lui, afferrando con la lingua il lobo dell'orecchio.
- No, no... fermati – cercò di bloccarlo Oliver, ma il suo tono era leggermente tremante. Le braccia ebbero un piacevole brivido a causa di quel contatto. - Basta – ripeté cercando di essere più convincente.
Connor si bloccò lo guardò dritto negli occhi, un lieve sorriso era stampato sul suo volto. - Volevo solo avere la certezza di ringraziarti a dovere. Ora so per certo che la cosa non ti dispiace. Potresti perdonarmi? - il suo tono era speranzoso, per la prima volta non stava usando la solita maschera. Era sincero, voleva essere perdonato per l'errore che aveva fatto.
Con un sospiro Oliver annuì - Ti perdonerò se ora sali su un taxi e vai a farti una bella dormita – stava cedendo. - Ne parleremo quando ti sarà passata la sbronza e sarai lucido per parlare in modo civile.
“Quanto è carino quando è serio e cerca di dettar legge” pensò Connor “Devo controllarmi dal fare quello che voglio, altrimenti rischio di rovinare tutto un'altra volta.”
- D'accordo prenderò il taxi – acconsentì – Solo se mi accompagni. Prometto che non farò più nulla di avventato. Salvo se tu non vuoi – piegò leggermente gli angoli della bocca.
Uscirono dal locale, con enorme sollievo del proprietario che finalmente poteva chiudere e chiamarono un taxi. Dopo alcuni minuti arrivò ed entrambi salirono.
- Domani ti chiamerò – disse Connor con la testa che ciondolava. Oliver si sporse in avanti per dare l'indirizzo al tassista e quando tornò a sedersi non si voltò a guardarlo o dargli una risposta, per non farsi condizionare dal suo sguardo magnetico.
Un peso improvviso sulla sua spalla lo fece voltare.
Connor si era addormentato. Sembrava quasi inoffensivo. Senza rendersene conto gli baciò la fronte coperta dai capelli in disordine.
Vederlo ubriaco gli faceva tenerezza, probabilmente lo avrebbe perdonato. Aveva deciso di farlo quando il barista gli aveva passato il cellulare di Connor e aveva visto una foto di loro due insieme come immagine del display.

  
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