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Autore: ChrisAndreini    19/07/2016    6 recensioni
21 Giugno. Si dice che il solstizio d'estate, il giorno più lungo dell'anno, sia quello più magico.
Per Frisk, Sans, e tutti gli altri mostri non è che un giorno come un altro, pieno di lavoro, grosse risate, terribili fatti e chiacchierate.
Ed in questo giorno, anno dopo anno, per venti lunghi anni, si esplorerà il rapporto dell'ambasciatrice umana dei mostri e della sua guardia del corpo scheletrica, in un susseguirsi di battute, momenti di debolezza, ricordi di antiche linee temporali e, chi lo sa, forse la loro amicizia si trasformerà in qualcosa di più, nonostante la legge che vieta le relazioni interspecie?
[FemaleFrisk SansXFrisk]
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Frisk, Nuovo personaggio, Sans, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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One day

Un meraviglioso e terribile futuro incerto all’orizzonte

 

21 Giugno 0 d.M

 

2.30 del pomeriggio

Frisk entrò nella stanza incerta, guardandosi intorno preoccupata.

Erano passati alcuni mesi dalla liberazione dei mostri, e lei, la dodicenne che l’aveva resa possibile, entrava solo ora in quello che sarebbe diventato il suo ufficio di ambasciatrice.

Gli umani non avevano reagito affatto bene ai loro nuovi coinquilini della superficie, e benché Frisk avesse tentato in tutti i modi far dare loro un’ottima prima impressione, il sindaco di Ebot town, un uomo dai lunghi baffi e dall’espressione meschina, ci aveva messo un bel po’ per concedere un singolo ufficio che Frisk potesse usare, ed aveva sistemato i mostri ai confini della città e ai piedi del monte, il più lontano possibile dagli umani che vedevano la cosa di cattivo occhio.

Per fortuna Frisk sapeva con certezza che Ebot Town era troppo ignota e solitaria per poter richiedere velocemente degli aiuti militare per combattere i mostri, e benché gli umani avessero un’anima molto più forte, erano impotenti e troppo minori in numero per far partire un’altra guerra.

Questo, naturalmente, non significava che Frisk poteva prendersela comoda, perché la tensione tra le due razze era sul punto di esplodere da un momento all’altro.

Per questo il lavoro della bambina era davvero importante, e quando entrò nella stanza che per molti anni sarebbe stata come una seconda casa per lei, sentì sulle spalle tutto il peso che avrebbe dovuto sopportare.

L’arredamento era spoglio, una singola scrivania mangiata dalle termiti era buttata in un angolo, e un divano polveroso era accasciato sul muro a destra della porta.

Per il resto c’erano solo alcune ragnatele e dei fogli volanti, segno che prima di essere liberato per Frisk era solo un vecchio magazzino non aperto da anni.

Muffet ci sarebbe andata a nozze, e avrebbe senz’altro tentato di dare asilo a tutti quei suoi piccoli simili stipati negli angoli.

Frisk avrebbe voluto, al contrario, lasciare loro quella stanza polverosa e andarsene il più lontano possibile da lì.

Lentamente fece qualche passo verso la finestra dall’altra parte della stanza, guardandosi intorno e cercando di mantenere un’espressione indifferente.

Le riusciva bene, e non poteva permettersi che Toriel la vedesse così spaventata e preoccupata.

Frisk non voleva darle altre rogne a cui pensare, già ne aveva abbastanza a scegliere i mostri che formassero il consiglio decisionale, le guardie del corpo di Frisk e a scrivere discorsi incoraggianti che avrebbe poi letto davanti a tutti quelli che stavano perdendo la speranza nonostante ormai fossero liberi.

Frisk strinse la presa sul grande scatolone pieno di oggetti da sistemare, cercando di non perdere l’equilibrio sotto il peso ulteriore dello zaino.

Perché, oltre ad avere un lavoro da cui dipendeva il destino dell’umanità e dei mostri, doveva anche andare a scuola, cosa su cui Toriel era stata irremovibile.

Sospirò, mentre aspettava l’arrivo di Toriel con le guardie del corpo che aveva scelto e che avrebbero visto il posto con lei e apportato qualche modifica.

Frisk non credeva che le servissero delle guardie del corpo, ma per rendere felice Toriel avrebbe accettato tutto.

E poi la scelta non era neanche molto difficile, secondo il suo parere.

Insomma, Papyrus era senz’altro la guardia del corpo migliore del mondo, e Undyne non le avrebbe permesso di venire avvicinata da nessuno di sospetto.

Sperava solo che la regina dei mostri, nonché sua madre adottiva, non decidesse qualche mostro che lei non conosceva bene, perché le possibilità erano illimitate.

Però Gerson, che a quanto Frisk sapeva era l’unico mostro che Toriel conoscesse da prima della sua spontanea reclusione nelle rovine, non sembrava tanto male come alternativa a uno dei due mostri sopracitati.

-Hey, piccola!- la salutò l’ultima voce che si sarebbe aspettata, facendola sobbalzare e girare di scatto.

-Sans?- chiese lei incredula, sollevando un sopracciglio.

-In persona. Quella sì che sembra un’espressione delusa. Chi ti aspettavi?- chiese lui, entrando con le mani nella tasca della felpa.

-Non sono delusa, solo sorpresa. Pensavo avrebbe scelto Undyne o Papyrus- Frisk alzò le spalle, e tornò alla sua espressione disinteressata di sempre.

Sans fece un sorriso divertito.

-Beh, ne hai azzeccato uno su due a quanto pare- le fece l’occhiolino, mentre Toriel e l’altra sua guardia del corpo entravano nella stanza.

-Umana! Che bello vederti!- esclamò una voce carissima a Frisk, abbracciandola di scatto e facendo cadere la scatola dalle sue mani, prontamente afferrata da Sans con una magia telecinetica e spostata sulla scrivania.

-Vacci piano, bro. Le spezzerai tutte le ossa- commentò lo scheletro più basso, con un sorriso furbetto.

-Sarò la guardia personale di Frisk! Neanche le tue battute rovineranno questo momento!- esclamò, stritolando la bambina.

Toriel entrò un attimo dopo, ridacchiando.

-Papyrus, sono felicissima che ti entusiasmi così tanto. Ma cerca di non farle del male prima ancora di iniziare- scherzò, e Papyrus la lasciò subito andare, preoccupato.

-Ti ho fatto del male?- chiese in tono acuto.

-No, no. Stavano scherzando, Paps. Sono felicissima che tu sia la mia guardia del corpo- commentò Frisk, togliendosi lo zaino dalle spalle e abbracciandolo nuovamente.

-Ho scelto bene, tesoro mio?- chiese Toriel, prendendo lo zaino e sistemandolo sul divano.

-Più o meno- commentò Frisk, lanciando un’occhiata a Sans, che ribatté con uno sguardo fintamente offeso.

-Naturalmente la prima scelta mi sembrava ovvia, e ho pensato che lavorare con il fratello fosse perfetto- aggiunse la mamma capra, controllando la stanza.

Frisk guardò Papyrus con un gran sorriso, ma Toriel la sorprese.

-Non mi sarei affidata ad altri che a Sans per questo compito- mormorò lei, controllando le basi della scrivania.

-Se lo dici tu- disse Frisk quasi tra sé, sciogliendo definitivamente l’abbraccio e prendendo la scatola prima che la scrivania crollasse.

-Dovremo sostituire tutta la mobilia. E prendere delle belle tende per questa finestra, e un bell’armadietto per tutti i fascicoli- Toriel osservò scrupolosamente ogni angolo -E voi ragni, vi prego di andar via. Questo è un luogo di lavoro- si rivolse alle creature con le otto zampe con la massima cortesia, ma esse non sembravano capirla, e rimasero a tessere le loro tele.

-I ragni della superficie sono più inselvatichiti- la informò Frisk, prendendoli con delicatezza e lasciandoli fuori dalla finestra.

-Oh, immagino abbiano sentito la mancanza dei loro compagni del sottosuolo- commentò Toriel, intenerita.

-Con il passare delle generazioni avranno perso quel tratto che rende i ragni del Sottosuolo… in gamba- scherzò Sans, e Toriel rise di gusto.

Anche Frisk non riuscì a trattenere una risatina, mentre si voltava nuovamente in direzione dei suoi tre amici.

Papyrus alzò solamente gli occhi al cielo, sbuffando infastidito.

E a Frisk non passò di certo inosservata l’espressione soddisfatta che Sans lanciò a Toriel.

Non le andava molto a genio che lo scheletro potesse diventare un suo futuro padre, ma probabilmente avrebbe dovuto imparare a convivere con quel pensiero.

-Beh, credo di avere un quadro generale, vado ad avvertire il signor Clark delle modifiche che bisogna fare. Sans, potresti accompagnare Frisk a casa? Credo possa cominciare domani a sistemarsi, quando ci sarà tutto quello di cui ha bisogno- chiese Toriel, con un gran sorriso emozionato.

Frisk roteò gli occhi, era evidente che Toriel non conoscesse affatto gli umani. Era probabile che, se avessero avuto quello che Toriel voleva, non sarebbe arrivato prima di qualche anno.

-Mamma, credo che potrei iniziare a scrivere una prima relazione già da adesso- obiettò, aprendo lo zaino e cacciando fuori carta e penna.

-Ma no, tesoro, sarai stanca, sono certa che per domani il tuo ufficio sarà perfetto- insistette la mamma capra.

-Ho i miei seri dubbi al riguardo, e questo weekend c’è la prima riunione. Sto qui un’oretta ed inizio ad abituarmi. Non voglio essere impreparata- Frisk tolse un po’ di polvere dal divano e si sistemò, con un sorriso incoraggiante.

Toriel la guardò con dolcezza.

-D’accordo, tesoro. ci vediamo a cena, ho alcune commissioni da sbrigare prima. Sans, riportala a casa verso le quattro, va bene?- diede un veloce bacio sulla fronte della figlia da poco acquisita, salutò velocemente i due scheletri ed uscì, diretta all’ufficio del sindaco.

-Allora, umana. Cosa devi fare?- chiese Papyrus, con un gran sorriso, osservando le scritte in grafia quasi illeggibile che Frisk stava componendo usando le proprie gambe come tavolino.

-Questo fine settimana c’è la prima riunioni ufficiale tra i rappresentanti dei mostri e quelli di Ebott Town, e io sono l’ambasciatrice quindi devo prepararmi un bel discorso e rispondere ad ogni eventuale discussione un po’ troppo animata- rispose lei, senza distogliere gli occhi dal foglio.

-Sembra una cosa molto complicata- commentò Papyrus, a occhi socchiusi -Io vado ad esplorare l’ambasciata nyeh heh heh heh!- uscì euforico prima di sentire un qualsiasi avvertimento.

-Non dare troppo nell’oc… ma a chi sto parlando…- Frisk scosse la testa, e tornò al suo discorso.

-Se la caverà, e poi sono tutti a pranzo a quest’ora- la rassicurò Sans, sedendosi accanto a lei.

-Tu non hai nulla da fare?- chiese Frisk in tono un po’ brusco.

-No, ma se non mi vuoi qui posso sempre chiedere a Toriel di sostituirmi con qualcuno di più adatto, tipo Jerry- rispose Sans, con una frecciatina.

Frisk rabbrividì.

-Oh, ti prego, tutti ma non Jerry- si lamentò, ed entrambi ridacchiarono -Scusa se sono un po’ brusca, sono solo… nervosa- sospirò, gettandosi contro lo schienale del divano e sollevando un quintale di polvere.

-Secondo il mio modesto parere non dovresti lavorare troppo- le consigliò Sans, con una pacca sulla spalla.

-Se seguissi il tuo esempio non lavorerei mai- ridacchiò lei, tossendo un po’ per la polvere e ritornando a lavoro.

-Ma tanto che senso ha?- commentò Sans, distogliendo lo sguardo improvvisamente serio.

Frisk lo guardò, come se non capisse bene a cosa alludesse.

Purtroppo conosceva perfettamente quello che passava nella testa dello scheletro, e solo questo fatto faceva tornare in lei dei sensi di colpa.

Sans sospirò, scosse la testa e si alzò, ritornando con il sorriso.

-Beh, vado a vedere se Papyrus si è cacciato in qualche guaio. Ci vediamo più tardi, e alle quattro dobbiamo essere puntuali a casa- le ricordò, prima di uscire.

Frisk ritornò al suo discorso.

 

6.58 del pomeriggio

-Dovevamo stare lì alle quattro- commentò Sans, a braccia incrociate, mentre i due procedevano sotto una lieve pioggerellina diretti in un accampamento di fortuna ai piedi del monte Ebott.

-Lo so- il tono di Frisk, che si stringeva sulla testa lo zaino era completamente apatico, anche perché era la quinta volta che Sans si lamentava a mezza voce di quella cosa.

E lei odiava il suo comportamento, la trattava come se fosse suo padre, e la cosa non le piaceva per niente.

Non riusciva a mentire a sé stessa, lei non avrebbe mai e poi mai approvato e accettato l’idea di Sans come possibile padre adottivo, e solo il pensiero le faceva assumere un’espressione di disgusto.

-Toriel ci ucciderà- continuò lui, stringendosi il cappuccio sul viso e lanciandole un’occhiata per controllare che stesse bene.

-Lo so- ripeté lei, iniziando a stufarsi di quei dati di fatto che non avrebbero cambiato la situazione.

-Potessimo almeno usare una scorciatoia…- provò a suggerire, di nuovo, Sans, ma lei scosse la testa.

-Te l’ho detto, nessuno può conoscere le tue scorciatoie, se gli umani venissero a saperlo…- ma Sans la interruppe.

-Lo so, lo so- la rassicurò.

Avevano fatto quel discorso non appena erano usciti dal sottosuolo.

Frisk aveva scoperto con sorpresa che nessuno tra i mostri era a conoscenza dei poteri di teletrasporto di Sans, neanche Papyrus, e avevano concordato di non mostrarli mai, perché se gli umani avessero scoperto che un mostro poteva trasportarsi in giro e derubare banche o cose del genere, sarebbe stato davvero difficile integrare la specie.

-Fatto sta che siamo parecchio in ritardo- insistette Sans, e Frisk perse la pazienza.

Che doveva dirgli? Che odiava quella sistemazione così scoperta? Che aveva cercato di rimanere in quell’ufficio umido e freddo tutto il tempo possibile perché aveva paura ad uscire? Che odiava quella dannatissima città? Che avrebbe preferito quasi rimanere nel sottosuolo?

Se ne uscì però con parole che non avrebbe dovuto neanche pensare.

-Se vuoi posso resettare la linea temporale? E fare in modo di arrivare in orario, la prossima volta- lo provocò, e lui si irrigidì, lanciandole un’occhiata del tutto priva di maschere.

Non rispose, mise le mani in tasca e allungò il passo, senza più darle attenzione e lasciandola indietro di un paio di metri.

Frisk mise una mano sulla fronte, già pentita di quello che aveva detto.

Effettivamente come poteva parlare di quelle cose? Dopo tutto quello che gli aveva fatto.

Quello infatti non era il primo reset, e neanche il secondo, o il terzo.

Aveva resettato dopo aver reso tutti felici numerose volte, e poi, presa dalla noia, aveva deciso di esplorare altre possibilità, possibilità molto meno pacifiche.

Possibilità dove aveva capito fino in fondo il carattere e la personalità di Sans.

Aveva ucciso tutti, con la certezza di poter resettare, e poi aveva perso ogni controllo su di sé, e l’unica via d’uscita era stata vendere la propria anima a Chara.

Pensava di aver fatto ammenda per i suoi peccati, ma così non era stato, e Sans l’aveva guardata in modo diverso da allora.

Quella che stava vivendo in quel momento era la linea temporale immediatamente seguente alla genocide che aveva portato a compimento, e si era proposta di non resettare mai più, e di portare avanti una vita quanto più normale e tranquilla, dandosi da fare ogni giorno per i mostri che ormai considerava una famiglia molto migliore di quella che aveva avuto prima di cadere, e di cui aveva ancora molta paura.

-Sans, mi dispiace, non intendevo dirlo. Non lo farei mai, te lo giuro- cercò di rimediare, iniziando a rincorrerlo.

Sans si girò di scatto verso di lei.

-A me risulta che tu l’abbia già fatto, mi sbaglio, forse?- chiese sarcastico. Frisk abbassò la testa.

-Su, torniamo a casa- la incoraggiò poi lo scheletro, in tono duro.

-Si, Toriel sarà ridotta pelle e ossa dalla preoccupazione- provò a scherzare lei, cercando di riconquistarlo, ma lui non rise.

 

7.10 del pomeriggio

Camminarono per un po’ nel silenzio più assoluto, Sans non aveva idea di come comportarsi con quella bambina.

Cercava di essere gentile e simpatico come sempre, ma la sua espressione e la consapevolezza che in un’altra linea temporale li aveva uccisi tutti senza motivo, solo per divertimento e curiosità…

Non era arrabbiato, almeno non completamente, dopotutto lei aveva resettato e li aveva liberati, e questo Sans lo apprezzava molto.

Era spaventato, questo si, spaventato che lei potesse resettare ancora, e ancora. La vita che senso aveva avuto, se ogni loro mossa non contava nulla.

La cosa che più lo atterriva era l’incertezza. Perché non aveva idea di come comportarsi con quella bambina, e non sapeva quando avrebbe colpito con i suoi reset, o se l’avrebbe fatto in generale.

Lui le voleva bene, su questo non c’erano molte incertezze, ma aveva paura di lei, e non riusciva a non averne.

Era piccola, forse non sapeva in pieno cosa significasse pienamente il poter resettare il mondo a piacimento, Sans si stava comportando in modo troppo duro con lei, in fondo era solo una bambina infelice, confusa e spaventata da qualcosa che Sans ancora non sapeva bene identificare.

Proprio quando stava per cedere e scusarsi cercando di ritornare amici come prima, giunti ai confini di una piccola cittadina poco distante dal loro obiettivo finale, una voce che non diceva nulla a Sans arrivò loro a portata d’orecchio, e lo scheletro iniziò ad avere le idee un po’ più chiare.

-Lucy!- urlò una donna, in tono sorpreso e quasi arrabbiato, rivolta verso di loro.

Sans non pensava potesse riferirsi ad uno di loro due, ma la bambina accanto a lui sobbalzò, e si strinse al suo braccio, guardando la donna con il terrore negli occhi.

-Piccola, cos’hai?- chiese Sans, confuso.

-Lucy, allontanati subito da quel mostro! Io e tuo padre ti abbiamo cercata per mesi!- urlò la figura avvicinandosi a loro, con un cipiglio arrabbiato.

Frisk si strinse di più a Sans, che non ci mise molto a fare due più due.

-Frisk, lei è tua madre?- chiese, sorpreso, mentre la donna si avvicinava.

La bambina fece in tempo ad annuire un paio di volte prima che la mano dalle unghia rosse laccate della donna la strappassero da dietro Sans, senza che lui potesse fare niente.

-Ora che ti riporto a casa vedrai cosa farà tuo padre. Te ne sei andata e hai riportato qui altra feccia del tuo calibro. Saresti dovuta sparire per sempre- affermò con rabbia, trascinandola via tenendola stretta per un polso, ed ignorando del tutto Sans, come se fosse spazzatura non degna di niente, neppure un’occhiata, come se fosse un fantasma che nemmeno aveva visto.

Ma lo scheletro si riprese in fretta, e si teletrasportò dritto davanti a lei, senza darsi pena nemmeno per un istante di quello che avrebbe potuto pensare.

La donna sobbalzò, probabilmente senza nemmeno essersi resa conto del fatto.

-Spostati, tu- gli ordinò guardandolo dall’alto in basso.

-Sans, aiutami- lo supplicò Frisk, dimenandosi con le lacrime agli occhi.

-E tu zitta!-

Sans avrebbe tanto voluto far passare a quella donna un bruttissimo momento, ma con la tensione tra le due razze l’ultima cosa di cui avevano bisogno i mostri era di uno scheletro che andava in giro ad attaccare gli umani, anche se la causa era più che nobile.

-Mi scusi, signora, ma Frisk è sotto la mia custodia. Perciò non la porta da nessuna parte- la informò, con uno sguardo assassino e l’occhio sinistro che brillava di blu.

-Levati, scheletro. Non è altro che un pezzo di spazzatura, ed io con quelli come te mi ci pulisco le chiappe dopo essere andata in bagno- cercò di superarlo, ma Sans era irremovibile.

-Si pulisce il sedere con la spazzatura? Mi perdoni se le dico che fa abbastanza schifo- commentò, con un sorrisino, ma senza perdere l’espressione furente negli occhi.

Anche Frisk non riuscì a trattenere una risatina, e smise di piangere.

-Come osi?!- esclamò la donna, alzando la mano in direzione dello scheletro, che però si spostò velocemente.

-Glielo ripeterò solo un’altra volta, lasci andare Frisk- le ordinò, avvicinandosi e tendendo una mano in avanti.

-È mia figlia, posso farle tutto quello che voglio- affermò con sicurezza. Poi osservò un punto alle spalle dello scheletro, e sorrise -E ti consiglio di andare via prima che mio marito arrivi- gli suggerì.

Frisk impallidì, e smise di ribellarsi, troppo spaventata.

Sans si girò a guardare un omone di mezza età che procedeva verso di loro ubriaco fradicio, ed in quel momento la diplomazia che aveva tentato di mostrare lo abbandonò di colpo.

-Ultimo avvertimento. Lasci stare immediatamente Frisk!- le ordinò con un tono che non ammetteva repliche, ma dallo sguardo della donna non era una tipa che prendeva i mostri molto sul serio.

-Donna! Sei lì?!- la violenza nella voce del padre di Frisk fece perdere del tutto la pazienza di Sans, che schioccò le dita e afferrò la donna in una morsa telecinetica.

La sorpresa le fece mollare Frisk, che corse dallo scheletro e gli si nascose dietro.

-Lucy?- chiese il padre, osservandola. Lei strillò ed indietreggiò, mentre lui alzava una mano per afferrarla.

Sans fu più rapido, e gli gettò contro la moglie, per poi bloccarli entrambi a terra, con il suo famoso attacco blu.

-Non la passerai liscia, ci riprenderemo quella brutta sgualdrinella e le faremo pentire di essere nata- lo minacciò la madre.

Sans non capiva la loro psicologia, perché volevano tenersi una figlia che odiavano solo per il gusto di farle del male? Non aveva nessun senso, o forse era solo Sans a non riuscire a coglierlo.

-Sentitemi bene. In qualità di sua guardia del corpo io proteggerò l’ambasciatrice ufficiale dei mostri Frisk Dreemurr da chiunque, persino da voi, e credetemi se vi dico che per proteggerla tutti i mostri del sottosuolo sarebbero disposti a darvi la caccia come foste formiche. Quindi vi suggerisco, solo per amor dell’integrazione, di stare quanto più possibile lontani da lei, o fidatevi, passere davvero un bruttissimo momento- li minacciò velatamente, prendendo la bambina in braccio ed allontanandosi il più possibile prima di liberarli dalla morsa telecinetica.

Frisk era silenziosa, immobile, si lasciava trasportare completamente affidata alle sue braccia, come un peso morto, con la testa posata sulla sua spalla.

Sans sperava non si fosse fatta troppo male, ma preferiva controllare le sue condizioni una volta arrivato nella casa provvisoria.

Però c’erano alcune cose che doveva sapere.

-Frisk, eri su quel monte a causa loro?- chiese sottovoce, lei strinse la presa su di lui, lo scheletro sentiva le lacrime della bambina che gli bagnavano la felpa, ed era impossibile confonderle con la pioggia.

E sentì anche un movimento appena accennato, che rispose alla sua domanda.

Una rabbia lo scosse dal profondo della sua anima, e la abbracciò più forte.

-Non dovrai più temerli, capito? Ti proteggeremo sempre, io ti proteggerò sempre… promesso- disse.

Odiava fare promesse, e questo Frisk lo sapeva, ma non avrebbe potuto fare altrimenti, e comunque non sarebbe stato un peso per lui, voleva davvero tenere quella bambina al sicuro, anche se in parte aveva paura di lei.

Frisk alzò la testa, e lo guardò negli occhi, commossa. Lui le scompigliò amichevolmente i capelli, e lei ridacchiò, divertita.

-Grazie Sans- gli sussurrò, dandogli un lieve bacio sulla fronte, prima di farsi mettere giù.

-Uff, per fortuna sei scesa, mi si stavano addormentando le ossa a tenerti su- la prese in giro lui, lei gli fece una linguaccia, massaggiandosi il polso.

-Fa vedere- Sans si piegò per controllare le sue condizioni.

-È solo un po’ indolenzito, non è nulla- lo rassicurò lei.

-Toriel mi ucciderà, lo sai?- Sans assunse una posa melodrammatica, e Frisk lo spinse giocosamente.

-Basta che la inviti a cena e tutto si risolverà- sbuffò, mentre finalmente le luci dell’accampamento di fortuna arrivavano a portata di vista.

Sans sbarrò gli occhi, e cambiò subito argomento.

-Avremmo dovuto teletrasportarci- commentò solo, osservando con un sorriso tirato una Toriel arrabbiata alla finestra.

-Tranquillo, ci parlo io- lo rassicurò Frisk, entrando.

Le casette di fortuna potevano ospitare sei mostri ognuna, e Sans ne condivideva una con Papyrus, Toriel, Frisk, Asgore e Gerson. Era felice che fosse solo provvisoria, visto che preferiva di gran lunga vivere solo con il fratello, però anche stare con Frisk e Toriel non gli sembrava tanto male.

Non appena entrò, ovviamente, rimpianse completamente lo stare solo con il fratello.

E si subì, senza parlare e senza azzardare fare qualche battuta, la strigliata di Toriel.

Lo sguardo però che gli lanciò Frisk, pieno di riconoscenza ed incoraggiamento, gli tolsero tutto l’amaro in bocca.

La bambina, inoltre, sembrava molto più rilassata rispetto a prima.

Forse era la volta buona, il reset buono.

Sans non poteva esserne certo, non aveva mai certezze quando si trattava di Frisk, ma ci sperò.

E non era una vana speranza.

 

11.45 di sera

Sans venne svegliato nel bel mezzo della notte da delle mani minuscole che lo scuotevano con insistenza e silenziosamente.

-Piccola? Cosa succede?- chiese con voce impastata, riconoscendo in quelle mani Frisk -Sono tornati?- chiese poi, alzandosi a sedere di scatto e provocandosi una fitta alla testa.

Frisk scosse la testa, era sempre di poche parole se poteva evitarlo, e dato che Papyrus dormiva poco lontano e aveva un sonno molto più leggero di quello di Sans, era una buona cosa non alzare troppo i toni.

Frisk gli prese un braccio, e gli fece cenno di uscire fuori.

Sans la soppesò, senza sapere bene cosa le frullasse in testa, poi annuì, e la seguì, il più lentamente possibile.

Non appena raggiunsero l’esterno della casa, Frisk si sedette su un grosso albero tagliato, e fece cenno a Sans di sedersi accanto a lei.

-Allora, piccola, a cosa devo questa sveglia nel cuore della notte? Sai che sono stanco fino all’osso- commentò con uno sbadiglio, raggiungendola.

-Non era un granché- fu sincera lei riguardo alla battuta, guadagnandosi uno sguardo indispettito.

-Beh, che ti aspetti a notte fonda? Inoltre domani c’è scuola, dovresti addormentata come… come…- non gli veniva in mente nessuna battuta, e sospirò, guardando Frisk in attesa che fosse lei a parlare.

Lei guardava fisso un punto davanti a lei, così Sans la incoraggiò.

-Allora, cosa vuoi mostrarmi?- chiese lo scheletro, con un grande sorriso stanco.

Frisk prese un profondo respiro, ed indicò il punto che stava insistentemente guardando.

-Non lo vedi?- chiese, e Sans fece passare lo sguardo da lei al punto, scuotendo poi la testa, iniziando a preoccuparsi.

-Oh, peccato. Beh, un po’ me lo aspettavo. Comunque è il pulsante di reset- rivelò, con sguardo basso.

Sans si alzò di scatto, spaventato, e guardò Frisk ad occhi sbarrati.

-Cosa vuoi fare?- chiese, preoccupato.

Lei sollevò le mani per calmarlo.

-Sans, tranquillo, non voglio resettare, mai più- affermò, con sicurezza e tono rassicurante.

Sans non sapeva se fidarsi o no. Se avesse avuto un cuore gli avrebbe battuto all’impazzata tra le costole, e fece qualche passo indietro, incerto.

-Anzi, io vorrei fare una cosa, e ti ho chiamato qui per dirti che se non dovesse funzionare, giuro che cercherò un altro modo, ma non premerò mai più quel pulsante. Solo per avvisarti che se le cose dovessero andare male, non era mia intenzione fare l’ennesimo reset- gli rivelò, e lui la guardò senza sapere bene cosa pensare.

-Cosa intendi?- chiese Sans, che non credeva di aver afferrato in pieno quello di cui parlava.

Frisk fece un profondo sospiro.

-Sans, voglio distruggere il pulsante di reset. Non so se ci riuscirò e ho paura che provandoci finisca per premerlo inavvertitamente, ma non voglio avere di nuovo la tentazione di utilizzarlo. Io mi sento al sicuro con te, con voi, e se ci saranno difficoltà, voglio affrontarle nel modo giusto- affermò con convinzione.

-Sicura di voler rischiare?- chiese Sans, incerto.

Frisk tornò con lo sguardo al pulsante, respirando profondamente, e sollevando una mano come se dovesse tirare una mossa di karate.

-Da questo lato non dovrebbe premersi- lo informò.

-È quel “dovrebbe” che mi preoccupa- commentò Sans, guardandola preoccupato.

Lei gli sorrise.

-Andrà tutto bene, in questi casi ci vuole solo un po’ di determinazione- affermò convinta, prima di sollevare la mano.

Entrambi chiusero gli occhi quando diede il colpo, convinti che si sarebbero ritrovati all’inizio e di nuovo nel sottosuolo, ma stranamente non avvenne.

Quando Sans trovò il coraggio per aprire gli occhi, Frisk guardava incerta quel punto davanti a sé.

-Ha funzionato?- chiese Sans, che al contrario non riusciva a vedere nulla.

Frisk si voltò verso di lui, con un gran sorriso, e annuì, con le lacrime agli occhi.

E fu come se un grandissimo macigno venisse tolto dalla gabbia toracica dello scheletro.

Era davvero libero? Davvero ormai la linea temporale sarebbe andata solo avanti, e mai più indietro?

Si avvicinò a Frisk come in trance, e si sedette nuovamente accanto a lei, prendendosi la testa tra le mani senza realizzare bene.

-Sans, tutto ok?- chiese lei, mettendogli una mano sulla spalla.

-Toc toc- disse solo Sans.

Dall’occhiata che lei gli lanciò probabilmente lo credette pazzo.

-D’accordo, chi è?- lo assecondò, senza sapere bene dove la cosa sarebbe andata a parare.

-Grazia- rispose lui, probabilmente lei aveva già capito, perché fece un timido sorriso.

-Grazia chi?- continuò.

-Grazia tantissimo, piccola- concluse lui, con le lacrime agli occhi, abbracciandola stretta.

Lei ridacchiò, ricambiando l’abbraccio.

-Era prevedibile- gli rivelò con tono fintamente saccente

-Te l’ho detto che quando sono appena sveglio non sono bravo con le battute- si giustificò lui, ridacchiando e stingendola più forte.

Era l’inizio di un incerto e immutabile futuro, e Sans era impaziente di non dover più avere paura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Salve a tutti, sono tornata con una nuova fanfiction SansXFrisk.

Già, potrà sembrare Soriel da quello che è detto finora, ma no, è una SansXFrisk, solo che procederà abbastanza lentamente, ripercorrendo venti anni di vita di questi due bei soggetti tra difficoltà, crescita, macelli vari e anche tanti bei momenti, ovviamente.

Tutti i giorni trattati saranno il 21 Giugno, il giorno più lungo dell’anno e giorno magico, per alcuni versi, e ad Ebot Town la scuola finisce il 30 Giugno, quindi Frisk andrà a scuola in alcuni capitoli.

0 d.M. è dopo Mostri, e sta a significare gli anni passati dalla liberazione dei mostri, perché non mi andava di scegliere un anno specifico.

Ogni capitolo sarà un po’ una storiella a sé, anche se tutti sono collegati, soprattutto mano a mano che si va avanti nella storia.

E con Frisk che cresce anche i capitoli cresceranno con lei, quindi se i primi capitoli saranno più allegri (non questo) poi preparatevi a più scene che giustificheranno il rating arancione.

Ho messo un mio personale headcanon di Frisk che non ha detto il suo vero nome ma uno che si è inventata perché non le piaceva l’idea di tornare sulla superficie con la stessa vita di prima, e la sua è come una rinascita, perciò anche con un altro nome.

E poi, insomma, che razza di nome è Frisk. I genitori della bambina non mi sembrano i tipi con tutta questa fantasia nel dare nomi xD

Non ho scritto tutta la storia come l’altra volta, ma l’ho programmata, quindi non dovrebbero esserci troppi ritardi nei capitoli. 

Poi io lo dico sempre e aggiorno una volta all’anno, ma spero che per questa storia non accadrà.

Spero che la storia vi piaccia, e vi prego, non datemi accuse di pedofilia perché Sans è grande e Frisk è piccola, non ci saranno cose del genere, e poi, se vogliamo essere sinceri, Toriel avrà un centinaio se non un migliaio di anni più di Sans, e nessuno si fa problemi.

Ora ho preso l’esempio della Soriel solo perché questa cosa potrebbe venire accennata anche nella fanfiction, però io sono dell’idea che la differenza di età non sia molto importante per i mostri come per gli umani, e credo che basti la maggiore età.

Comunque non tratterò questa differenza di età con leggerezza, così come il fatto che lei è un’umana e lui un mostro.

Cercherò di rendere il tutto più reale e plausibile possibile, quindi a chi non piace la coppia chiedo solo di non leggere la fanfiction, tutto qui, senza fare critiche su essa.

Naturalmente critiche sullo stile, sulla trama, quelle sono ben accette, se costruttive.

Comunque spero sinceramente che non ce ne siano, vi mando un grande bacione e un premio se siete arrivati fin qui e alla prossima :-*

   
 
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