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Autore: heather16    20/07/2016    0 recensioni
ecco un breve "what if.." di una delle mie scene preferite di daredevil in relazione alla storia con Elektra. spero che vi piaccia!
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Torno a casa. La porta si chiude dietro di me. Non sento le ambulanze, le volanti della polizia, le urla della gente per strada, stasera no. Stasera sono felice. Le mie mani toccano lo sportello del frigorifero. La mano  si gode per un attimo il fresco elettrico e poi afferra una birra. Una volta tirata fuori, immediatamente le goccioline di condensa scivolano sulle mie dita. Muovo le mani sul piano della cucina finchè non trovo un apri bottiglie. Il tappo si piega con un delizioso “sssssh”. La birra è amara, frizzante, fredda. Sento la camicia fradicia che si attacca alla pelle. I capelli mi cadono sul viso. È stato incredibile, un acquazzone improvviso. E Karen.
Poi lo sento. Prima di tutto un profumo intenso, vellutato. Lo conosco, l’ho già sentito prima di ora. Ed è un profumo inconfondibile. E poi il battito. Il battito di un altro cuore nella stanza. Leggero, regolare, lento. Quel profumo, quell’odore; possono essere solo i suoi.
«Elektra.»
Non mi risponde. Sento le sue labbra che si appoggiano al collo di una bottiglia, posso riuscire ad immaginare il sapore della birra che le sta scendendo in gola. La bocca si stacca dal vetro umido con un suono simile ad uno schiocco.
«Birra tedesca! Sa di piscio.»
«Cosa ci fai qui?»
« È sempre facile trovarti.»
Continua a parlare, della mia casa, dei miei vestiti, del passato, di noi. Ignora le mie domande.
«Cosa vuoi?»  
Finalmente si ferma. La sento alzarsi. Indossa pantaloni di pelle, che sfregano sulla poltrona con un suono fastidioso. Poi cammina verso di me. Ha il passo di una ballerina, il respiro è appena percettibile. Il battito aumenta. «Ci credi se ti dico che mi sei mancato?»
Ovviamente non ci credo, infatti dopo poco inizia a parlarmi di lavoro, a dirmi che è in difficolta con una compagnia, che mi vuole come legale. Dopo tutto quello che mi ha fatto la sua richiesta mi suona ridicola. Il suo odore sta entrando nel mio corpo, è come uno sciame di farfalle che si decompone nelle arterie e blocca il sangue. Non la voglio qui.
«Mi hai delusa. E molto.»
«Vattene.»
Sento i suoi passi, stavolta più rumorosi , dirigersi verso la porta, che con un tonfo secco si richiude dietro di lei. Sento ancora la sua essenza in tutta la casa. Mi ritorna in mente la consistenza della sua pelle, il sapore della sua bocca. In un attimo tutta la serata, tutto il giorno appena trascorso, tutta la mia vita degli ultimi dieci anni sembra sparire. Non è una bella sensazione. Sento che l’acqua di cui sono zuppi i vestiti si mescola sempre di più al sudore. Ho caldo. Mi allento la cravatta, pensando all’assurdità che caratterizza quella donna. Brutta pazza, come può pensare di entrare in casa mia, propormi un affare?  Ma soprattutto, come osa riempirla del suo inconfondibile odore? Cerco di pensare a Karen. La sua voce, la sua risata.. ricordarle mi fa rilassare. È così dolce, e al tempo stesso così tenace…
La porta d’ingresso si riapre. Dal battito, dai passi, capisco che è lei.
«Matt...»
«Elektra, è inutile che insisti. Non ti aiuterò. Vattene via. »
È sempre pià vicina. Il suo cuore batte veloce. Poi, come uno schiaffo in faccia, mi bacia. Sembra mi stia divorando, che voglia fondere il suo corpo con il mio. Mi schiaccia con forza il viso, e io, come un idiota, la lascio fare. Non posso, proprio non posso fermare Elektra. Il suo cuore batte più forte. Mi inizia a sbottonare la camicia, poi spazientita la strappa. Il rumore dei fili che tenevano i bottoni, che si lacerano uno ad uno mi smuovono. Riesco a staccarmi da lei, dalla sua stretta mortale, dal suo inebriante profumo. «Elektra, no! Esci dalla mia vita. E da casa mia.»
«è questo che vuoi Matt?»
«Sì.» lo so che non si muoverà, so che non se ne andrà prima di aver ottenuto ciò che vuole. Vorrei tanto non accontentarla, ma non ci riesco. Non stasera. Non con lei. Karen, la mia dolce Karen, ora è sparita, come il pavimento sotto i miei piedi, e la casa intorno a me.
Si toglie il maglione. Finalmente tocco di nuovo la sua pelle. È morbida e profuma di crema, proprio come una volta. Il suo ventre si schiaccia contro il mio petto fradicio, le mani mi premono la testa contro la sua. Mi fa retrocedere, finchè sbatto la schiena contro il muro. Il suo battito è velocissimo, così forte da stordirmi. A quel punto mi giro, e la spingo verso quella parete. Mi tocca, mi stringe, come per non lasciarmi andare. Sembra davvero che sia riuscita a fondere i nostri corpi, siamo per un attimo una cosa sola.
Facciamo sesso in piedi, contro quella parete. La sento abbandonarsi totalmente a me, vuole essere posseduta, vuole la violenza. La conosco fin troppo bene. Le piace urlare, le piace riempirmi la schiena di graffi, e più del piacere fisico la appaga emotivamente sapere che sono dentro di lei. Mi tira i capelli. Amo quando diventa matta. Dio, Elektra non scopa, combatte. E ti spinge ad essere violento, sa come farti fare quello che vuole. Non si stanca, non smette di stringermi, nemmeno quando sfiniti ci sdraiamo per terra. tutto questo non doveva succedere.
«Elektra…»
«Domani, alle cinque. Ti aspetto.»
Come se nulla fosse successo. Si riveste e se ne va. Il suo battito veloce mi perseguita per molti minuti dopo che se n’è andata via, poi sparisce.
Ma non il suo odore.
Ormai è tornato ad essere parte di me.
  
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