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Autore: kyonnyuchan    20/07/2016    0 recensioni
Kiriko Kirishima, una cinica, disincatata studentessa diciassettenne di Tokyo si troverà suo malgrado (e molto controvoglia) catapultata, assieme ai suoi "amici" in un mondo in completamente diverso dal suo. Un mondo di eroi, demoni, castelli, magia e spade, tale da sfidare il suo senso comune e la sua logica inattaccabile. Ce la farà a farsi strada in questo universo fantasy o ne verrà divorata?
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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My new job is (more or less) just like the old one

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“Buongiorno, signorine! Il mio nome è Brynmor. Il vostro?”

 

“Mi chiamo Teghen, messer Brynmor!”

 

“...Remin...”

 

Il mercante notò la palese mancanza di entusiasmo della bambina dai capelli argentati e istintivamente corrugò la fronte. Sebbene non fosse particolarmente crudele ed egoista, non aveva nemmeno voglia di fare beneficenza pura e semplice mantenendo gente pigra e svogliata. Se volevano guadagnare dovevano lavorare per lui seriamente.

 

Sebbene dovesse dei favori a sorella Tidfyl aveva fatto richiesta di personale all'orfanotrofio essenzialmente perché non si sarebbe potuto permettere una regolare commessa. Le due piccole bestiole si sarebbero accontentate di vitto e alloggio, per cui i suoi guadagni non si sarebbero ridotti più di quel tanto. In più, con il visino carino che quelle due si ritrovavano, i clienti sarebbero senza dubbio aumentati almeno un poco, per cui avrebbe compensato senza troppi sforzi le maggiori spese.

 

A patto che però mantenessero un atteggiamento adeguato... Non gli importava molto in verità quanto fossero realmente abili nelle faccende domestiche, ma per invogliare i clienti a tornare dovevano sorridere, dannazione!

Per questo motivo, Brynmor, ligio al detto: “il buongiorno si vede dal mattino”, cercò subito di correggere il tiro e mettere bene in chiaro le cose:

“Teghen, Remin... Sappiate che qui per voi sarà molto diverso che in orfanotrofio. Sono il vostro padrone, e non una sorella del convento. Non faccio beneficenza e non accudisco bambini per amore della Dea. Se mi servirete bene e farete coscienziosamente il lavoro che vi chiedo, non ci saranno problemi. Se invece pensate di ottenere pasti caldi e un letto senza fare nulla, mi spiace ma questo non è il posto giusto per voi. Chiaro?”

 

“Signorsì, messer Brynmor!” Rispose entusiasta Teghen.

 

Signorsì”? Teghen, guarda che non è il sergente maggiore Hartman1...

 

“Chiaro...” Rispose Remin. Di fronte al viso non proprio soddisfatto del vecchio di fronte alla sua laconica risposta, tuttavia, la bambina emise un lieve sospiro e si corresse:

 

“Certo, messer Brynmor, è stato limpidissimo...”

 

Giusto per amore della pace, meglio evitare di farlo incazzare sin dal primo giorno...

 

“Bene bambine. Ora, mettiamo in chiaro i vostri compiti. Quello che vi è richiesto sono due cose: la prima è molto semplice: si tratta di pulire e rassettare sia la bottega, sia l'alloggio e il laboratorio nel retro. Naturalmente dovrete anche lavare panni e vestiti. I miei figli sono degli ambulanti e non tornano praticamente mai, per cui non si tratta di un compito particolarmente gravoso...”

 

“...E la seconda cosa?” Chiese Remin, per quanto avesse già un'idea.

 

“Dovrete memorizzare i prezzi delle merci in vendita e intrattenere i clienti, piccolina.”

 

Sì, certo, così puoi andare a sbronzarti in taverna mentre noi sfacchiniamo per te.

Come se, per qualche strana ragione, Brynmor avesse letto il pensiero di Remin attraverso la sua espressione, si schiarì la gola e con un tono quasi di scusa, aggiunse:

“Sapete, prima di tutto quello che vendo devo procuramelo, montarlo o costruirlo, per cui la maggior parte del tempo la passo nel laboratorio sul retro... Se arrivassero dei ladri rischierei perfino di non accorgermene, quando sono preso dal lavoro, ahahahah!”

 

Dopo quella risata poco convinta, il mercante sbirciò ansiosamente il viso della bambina scettica, per capire se la sua spiegazione fosse stata persuasiva. Niente. Lo sguardo di quel tipino dallo orecchie a punta era più gelido dei ghiacci perenni che dicevano esistere ai confini del mondo, tanto da farlo sudare copiosamente. Non si spiegava bene come, né perché, ma la ragazzina le ricordava la sua defunta figlia. Che lo sgridava un giorno sì e l'altro pure di essere un buono a nulla, per cui non si trattava esattamente di ricordi piacevoli... Per rimettere la sua mente in pace, volse lo sguardo verso l'ampio, solare e ingenuo sorriso dell'altra bimba coi grandi occhi color nocciola. Fuu... Molto meglio.

 

“Non vengono molti clienti nel suo negozio, messer Brynmor, dica la verità...” Più che fare una domanda, Remin stava semplicemente esprimendo ad alta voce una costatazione.

 

“Ahem... No, insomma...”

 

“VERO???”

 

“Già. E' così, piccolina.” Di fronte a quello sguardo tagliente e quell'espressione da accusatrice spietata, a Brynmor non riusciva proprio di mentire. No, un momento, cosa gli stava succedendo? Che capovolgimento di ruoli era mai questo? Doveva riprendere in mano le redini del discorso, e al più presto. Era o non era il padrone di tutto quanto, diamine?

 

Bing!

Hai subito un cambiamento di status!

Hai acquisito la classe “serva”!

Hai sbloccato le seguenti abilità della classe “serva”:

igiene lv1;

mestieri casalinghi lv1;

Hai acquisito la classe “mercantessa”!

Hai sbloccato le seguenti abilità della classe “mercantessa”:

Contabilità (base);

Hai guadagnato una nuova abilità della classe “mercantessa”!

Intimidazione lv1

 

Intimidazione? Sistema, va bene tutto, ma non dipingermi per il demonio che non sono... Gli ho fatto giusto qualche osservazione in più, mica gli ho puntato un coltello alla gola...

 

“Messer Brynmor! M-mi scusi...”

 

Lo sguardo dolce e gentile di Teghen riscaldò nuovamente l'animo del vecchio mercante, che si aprì nuovamente in un caldo sorriso. A quella vista, Remin non riuscì a evitare di sentirsi un poco frustrata.

 

Ecco. Io sono la bastarda che intimidisce, mentre a questa qua basta sbattere le palpebre e fare la vocina timida che tutti si sciolgono... Che mondo ingiusto...

 

“Dimmi, cara Teghen.”

 

E il vecchio la chiama pure per nome! Cioè non che me ne importi qualcosa, ma com'è che... Ahhhh, chissenefrega.

 

“Ecco, io mi chiedevo... Cos'è che vendiamo di preciso, messer Brynmor?”

 

“Guardati intorno, Teghen: C'è un po' di tutto. Mi procuro dai signori cose che loro credono rotte e che vogliono buttare via e poi le riparo. Se le rivogliono, ottengo il prezzo della riparazione, altrimenti, se se ne vogliono liberare, le rivendo.”

 

“Naturalmente a prezzi molto inferiori rispetto a quanto probabilmente sono state comprate la prima volta, immagino...” Mugugnò pensosa Remin. Poi preseguì:

 

“Messer Brynmor, perdoni la mia somma impudenza. Se potesse avere la bontà di ascoltarmi...”

 

A quel lungo e superfluo giro di parole di Remin all'uomo brillarono improvvisamente gli occhi di gioia e stupore ad un tempo. Sembrava volesse dire: Sia ringraziata la dea, allora mi rispetta!

 

Non si accorse del ghigno obliquo che emerse per un centesimo di secondo sul volto di Remin. Teghen, al contrario, forse perché ormai la frequentava da anni, fu in grado di scorgerlo e inclinò la testa incuriosita. Per sua esperienza, succedeva sempre qualcosa di divertente, quando la sua amica si lasciava andare in una espressione simile.

 

Mwahahah. Il pesce ha abboccato. Esca, lenza e piombino2...

 

“Mi domandavo se non fosse meglio per la nostra (e Remin rimarcò con il tono della sua voce quel “nostra”) attività se non si concentrasse su un prodotto specifico con un target ben preciso. Facendo una cosa sola, ma di qualità superiore, potrebbe alzare i prezzi... Anzi, potrebbe persino creare un marchio. A quel punto potrebbe creare una rete di marketing e...”

 

“Target? Marchio? Marketing? Non capisco cosa intendi, piccola.”

 

Come non detto. Scema io a provare sul serio a parlare come un CEO del XXI secolo... Ok, Kiriko, coraggio. Prendi un bel respiro e ricomincia da capo.

 

“Quello che volevo dire, messer Brynmor è che se facesse una cosa particolare, un oggetto utile, ma raro, che non ha nessuno... Potrebbe farlo pagare un sacco di soldi. In più potrebbe farsi un nome e tutti verrebbero a comprare da lei.”

 

“Ummm... E cosa dovrei fare secondo te?” Chiese confuso il mercante.

 

“Beh, non ci sarebbe una cosa che sa fabbricare particolarmente bene?”

 

“So fare molti lavori di intaglio, ma la gilda degli intagliatori vorrebbe la mia testa, se mettessi in commercio un qualsiasi oggetto che già producono loro, come le scacchiere per i giochi da tavolo.”

 

A quella frase, lo spirito di Remin ebbe un tonfo.

E io che speravo di commercializzare gli scacchi, la dama o il go e fare soldi facili... Merda, ho letto un milione di novel, e non ce n'era una in cui esistessero gli stessi tipi di giochi del nostro mondo...

A quel punto, Remin chiese informazioni sui giochi di carte. Ma, anche in quel caso, il solco era già stato tracciato.

 

Per poco alla bambina non venne una mezza crisi isterica, naturalmente celata nei recessi del suo io profondo.

 

Dì la verità, brutto pezzo di escremento profumato di un programmatore nerd: ci avevi già pensato prima, eh? E' per questo che hai messo tutti questi gadget! odiosa merdaccia, so che l'hai fatto apposta per anticiparmi!

 

Dopo diversi minuti di discussione, Brynmor tirò fuori un particolare materiale che era di scarso uso, ma che per suo diletto continuava a produrre. Erano leggeri pannelli di materiale grigio e leggermente friabile, ma che a contatto con l'acqua la assorbivano in minima parte. Aveva provato a spacciarli a qualche domestica come tovaglioli economici che si potevano buttare dopo l'uso, ma con scarsa fortuna.

 

Remin guardò bene quello strano panetto da cui l'uomo tagliava quei sottili quadrati grigiastri.

 

“Que-Que-Questa... Questa è CARTA DI RISO!”

 

“Che?”

 

“Ahem, no, ho sentito dalle sorelle che questo materiale esisteva anticamente, ma che non se ne conosce molto l'uso... .”

 

In quel momento, Remin maledisse il fatto di non essere mai stata appassionata di Bricolage. Quella era una di quelle tipiche situazioni in cui l'eroe venuto dal Giappone moderno tirava fuori la tecnica di produzione e rivoluzionava l'economia del paese. Peccato che non avesse mai avuto il benché minimo interesse a capire come si faceva la carta moderna. Le sembrava di essere tornata a quella volta in cui era arrivata all'ultimo livello di un dungeon di Zelda3, per accorgersi solo in quel momento di non avere la chiave per entrare nella stanza del boss finale.

 

In due parole: fallimento epico.

 

Mortificata da quella traumatica esperienza, chinò la testa, e, sospirando, disse semplicemente. “Mi spiace messer Brynmor, pensavo di darle una mano... Faccia come se non le avessi detto niente...”

 

Quello, non capendo bene il motivo per cui quello scricciolo dai capelli argentati fosse tanto giù di corda, le mise una mano in testa e le accarezzò timidamente i capelli, come per cercare di risollevarla con delle carezze.

Remin alzò subito lo sguardo sospettosa, poi però anche Teghen si mise a spettinarla con la manina e stampato in faccia uno dei suoi soliti sorrisoni amorevoli, per cui, finalmente, realizzò che si trattava in un gesto compiuto con le migliori intenzioni.

 

Cosa cazzo pensa di fare questo qu... Oh. Certo, che stupida, sono una bambina di neanche dieci anni, mi sta solo compatendo. Beh, vecchio, umanamente sei meglio di quanto non pensassi... Anche se rimani un fallimento imprenditoriale cosmico.

 

Passò una settimana, in cui Remin poté annoverare come fattore positivo unicamente il guadagno della skill negoziazione lv1, per merito di un nobile palesemente decaduto e altrettanto palesemente squattrinato, che sperava di fregare una povera bambina idiota sul prezzo, mentre alla fine la suddetta povera bambina idiota aveva finito per fregare lui. Ciò nondimeno, l'intuizione di Brynmor si rivelò, almeno un minimo, esatta, dato che la presenza di Teghen e Remin aumentò effettivamente il numero dei clienti, anche se di poco.

 

“Che cazzo di sfigata che sono. Arrivo in un mondo fantasy e mi ritrovo a fare la commessa di un negozio in rovina...” In un impeto di disperazione, Remin si lasciò sfuggire questa frase, sbuffando, davanti a Teghen.

 

“No, cioè volevo dire...” Remin cercò di correggersi in extremis, ma la sua compagna di sventura non se ne diede per inteso e per tutta risposta la abbracciò e le disse:

 

“Remin, io sono tanto contenta di essere qui con te! Però divento triste quando vedo che sei triste... E divento ancora più triste quando mi accorgo che non capisco perché sei triste... Forse è perché non sono tanto intelligente, ecco... Per cui l'unica cosa che riesco a fare è darti un abbraccione forte forte, così magari la tua tristezza un po' va via.”

 

Waaaaah! Ecco perché sono una frana coi bambini! Come fai a mandare al diavolo un cucciolotto che ti dice queste cose?

 

“Ah, Teghen... Non sei affatto stupida, credimi... E giuro che non capisco come fai a voler bene ad una come me. Però fidati se ti dico che sei la mia prima vera amica... Anche se non hai nemmeno dieci anni.”

 

E questo è già il secondo momento di sentimental confusion che mi capita in questo mondo. Mio Dio, sto davvero diventando un mostro zuccheroso... O forse è colpa del programmatore... Vorrà far morire l'eroina di attacco diabetico...

 

Mentre si abbandonava a quel momento di tenerezza, Remin scorse con la coda dell'occhio un oggetto abbandonato in un angolo. Era un piccolo parallelepipedo, lungo una ventina di centimetri. Era un po' impolverato, ma si poteva notare il colore nero.

Stranamente, anche se non capiva cosa fosse, le dava una strana sensazione di Dejà Vu.

 

Staccatasi dalla stretta dell'amica, si avvicinò guardinga all'oggetto, per analizzarlo. Lo toccò con un dito. L'umidità sulla sua mano, dovuta alla calura, fece il resto, lasciando una flebile traccia di colore.

 

Come colta da una subitanea illuminazione mormorò: “Gakusha no shihō4...”, poi urlò ad alta voce:

 

“Messer Brynmoooor!”

 

Quello, rintanato nello studio, accorse trafelato, chiedendo: “Che c'è, che è successo?”

 

Remin, senza preoccuparsi di fugare i timori del padrone (che pensava che fossero entrati dei ladri), chiese a bruciapelo: “Cos'è questo?”

 

“Quella? È una barra di inchiostro meridionale. Me la portarono alcuni carovanieri provenienti dalle terre del sud molto tempo fa, ma non sono mai riuscito a venderla...”

 

“Perdoni la mia ignoranza, messer Brynmor, ma sa, sono un'orfana... Come si fa di solito l'inchiostro allora?”

 

“Con galle di quercia e vetriolo verde, a quanto ne so. Poi, per scrivere si intinge la penna d'oca nella soluzione e si gratta la pergamena con quella.”

“Oh. Ahem... non è che avrebbe dei pennelli? I più sottili possibile, per favore... Ah, e... e un vassoio concavo. E-eh mi porti anche il panetto grigiastro e una brocca d'acqua.”

 

il vecchio Brynmor non ci stava capendo più nulla, ma a vedere la faccia ispirata e risoluta della bambina, esitò a fare domande e si affrettò ad eseguire, dimenticandosi per l'ennesima volta di essere lui il padrone.

 

Una volta circondata da tutti gli strumenti che aveva chiesto, Remin si accovacciò sul bancone. Tagliò con cura la fetta più sottile possibile del panetto di carta di riso.

Non era un risultato che la soddisfacesse per nulla, ma meglio di così non si poteva davvero fare.

A quel punto, prese a diluire lentamente la barretta di nerofumo con l'acqua e versare il contenuto oleoso nel vassoio. Quindi, vi intinse il pennello di martora che Brynmor gli aveva portato, dopo aver tratto un respiro a pieni polmoni. Era uno strumento troppo spesso per ottenere il risultato che Remin voleva, ma... Ma non era più Kiri-nee e non c'erano bande di editor alle sue calcagna che le facevano storie per l'uso dei retini, quindi poteva permettersi anche di accontentarsi, per una volta.

 

Prese a disegnare silenziosamente su quella carta spessa, irregolare e farinosa; una volta terminato il suo esperimento, sbuffò, con un'espressione indecifrabile.

Sia Brynmor, sia Teghen, che avevano assistito rapiti allo spettacolo di una Remin concentrata a disegnare, assunsero un'espressione di meraviglia.

 

“E'...”

 

“E'...”

 

“E' sorella Diwyn nuda???” Teghen era visibilmente arrossita. Brynmor invece era incapace di proferire un suono di senso compiuto che fosse uno.

 

Anche perché, oltre ad essere nuda, aveva una faccia decisamente ahegao5.

 

“Ah. Ops. Scusate, deformazione professionale.” si scusò Remin, mentre istintivamente giocava a far roteare il pennello tra le dita, allo stesso modo con cui usava fare in Giappone con la penna. Poi aggiunse, con un sorrisetto obliquo:

 

“Messer Brynmor, secondo lei una cosa così può vendere?”

 

“Piccola mia, non credo che la dea approverebbe quel tipo di disegni...” Fece il vecchio con voce grave e con un tono che sapeva di rimprovero. Tuttavia, dopo essersi grattato la barba pensoso, aggiunse:

 

“Però conosco un bel po' di gente che pagherebbe un bel po' per disegni così belli... E... Sì insomma... Anche per soggetti come quelli...”

 

E fu così che apparve il primo manga porno della storia del medioevo. MWAHAHAHAHAHAHAH!

 

E in questo modo il nome di Kiri-nee, creatrice di doujinshi hentai, risuonò ancora una volta. Stavolta, però, non per le strade di Tokyo, ma per le vie della medievale città di Veltemyn.

1Il sergente istruttore del film di Stanley Kubrick “Full Metal Jacket” del 1987. Noto soprattutto per la fila di insulti che lanciava alle sue reclute ogni volta che apriva bocca.

2In italiano non rende, ma è la traduzione del modo di dire inglese “hook, line and sinker”, per dire che uno è cascato in pieno nel tranello...

3E' il videogioco di ruolo fantasy (made in Nintendo) probabilmente più famoso della storia, in cui di solito si impersona Link, eroe con fattezze più o meno elfiche che deve liberare la principessa Zelda dalle forze oscure con l'aiuto della magica Triforza.

4Più noto con il nome cinese di Wenfangsinbao, ossia, tradotto: “i quattro tesori del calligrafo”. Sono la barretta di inchiostro (quella che ha visto Remin, detta in cinese Mo), la carta di riso, la pietra concava per contenere il liquido, e il pennello da calligrafia. Nell'antica Cina chiunque praticasse l'arte della calligrafia doveva avere rispetto e cura per questi quattro sacri tesori, che facevano del letterato un vero artista.

5Facce di ragazze in estasi orgasmica con la lingua di fuori e il cervello in poltiglia dal godimento, tipiche degli hentai. Vedi sopra...

   
 
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