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Autore: ciarychan    20/07/2016    1 recensioni
Si sentì prendere in vita e una voce famigliare le parlò vicino all'orecchio.
-Ti sono mancato, principessa?- le domandò, sorridendo con il viso mezzo nascosto dalla maschera. Fra le mani teneva una fune, legata alla coffa della sua nave.
Ami gli sorrise e si aggrappò a lui mentre si issava sulla ringhiera della nave nemica e si lanciava nel vuoto, sicura di quel che faceva.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Non-con
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La stanza del trono era drappeggiata da spesse tende bordeaux  che scendevano dalle alte finestre, impedendo alla luce di entrare. La poca illuminazione era data dalle candele sospese in aria, frutto della magia del sovrano, che si muovevano pigramente in verticale come appese a un filo. Le fiamme giallognole guizzavano ogni volta che il paggio gli camminava di fianco, irrequieto. Il viso tirato era solcato da goccioline di sudore e spesse rughe gli invecchiavano il viso.
Flame se ne stava appoggiato a una delle sei colonne, guardandosi le mani inguantate. Sapeva che il sovrano adorava farsi attendere e ciò non lo preoccupava. Sperava solo facesse in fretta visto che voleva fermarsi nella locanda che aveva visto vicino al porto, prima di partire. Aveva sentito voci che descrivevano le donne di quel paese essere molto libere con gli avventurieri e voleva accertarsene di persona.
Un suono di scarpe che camminavano frettolosamente fece capolino nella stanza ma il ragazzo non alzò gli occhi finché non fu certo che il sovrano fosse nella stanza.
-Buon.. Buon pomeriggio Signore!- il viso paffuto del paggio si illuminò di gioia mentre si portava ai piedi del padrone, inchinando il capo. L'uomo seduto sul trono d'oro lo congedò con un lieve cenno della mano e puntò i suoi occhi felini sul giovane. Indossava una lunga veste nera con una corda argentata legata in vita. Le mani erano avvolte da una sottile pelle chiara che faceva risaltare gli infiniti anelli alle dita. I capelli neri arruffati gli donavano un'aria più selvaggia e giovanile anche se, Flame lo sapeva, nascondevano una crudeltà e un'indifferenza inimmaginabile.
-Mi avete fatto chiamare- incominciò Flame, abbassando lievemente il capo. -Ed eccomi qui.
-Speravo arrivaste prima.
-Mi dispiace per il ritardo ma abbiamo avuto qualche problema con il clima fuori dal porto del regno. Posso immaginare che vi siate premurato molto a creare un mare così tormentato- sul viso del ragazzo si dipinse un sorriso di scherno, nascosto da metà maschera.
Il Sovrano gli sorrise soddisfatto.
-Oh, un piccolo diversivo per impedire a persone poco raccomandabili di attraccare. Spero che la vostra nave non abbia riportato molti danni anche se le fonti in mio possesso mi dicono che lei sia un abile navigatore- l'uomo incrociò le mani affusolate sotto il mento.
-La mia imbarcazione non ha nulla da temere, è abituata a tempeste peggiori ma sarei lieto di usufruire dei suoi migliori carpentieri per ripulire lo scafo prima di partire, se non è di troppo disturbo- nonostante non avesse riportato gravi perdite non voleva perdersi l'occasione di una ripulita gratuita.
-Joe, vai a informare i nostri carpentieri di ciò- Joe si alzò e corse via tutto trafelato poco contento di lasciare il suo padrone da solo con Flame.
-E ora veniamo al punto più importante- gli occhi da gatto del sovrano si assottigliarono e fissarono con estrema intensità il suo ospite.
-Vi ho fatto chiamare perché ho una missione per voi. So che siete in possesso di una creatura in grado di percepire le persone o le cose invisibili e ho bisogno che voi mi troviate una cosa. Per la precisione un castello.
Flame lo guardò guardingo. Come faceva a sapere della sua creatura? Si avvicinò a passi lenti, soppesando su cosa dire.
-State cercando il Castello Perduto?.
Non era uno stolto e sapeva bene che l'unico castello invisibile era quello. Anni prima gli Antichi Sovrani avevano rinchiuso le conoscenze più potenti del regno per paura che cadessero in mani sbagliate.
Il sovrano sorrise soddisfatto, odiava perdere tempo a spiegare anche i più piccoli dettagli come di solito gli capitava con Joe.
-Vedete..- si alzò, avvicinandosi alle finestre. - Sono in continua lotta con il sovrano dei regni dell'Est e, come potrete immaginare, non voglio perdere. Per questo mi serve una cosa dentro quel castello. Sono certo che un abile pirata come voi sarà in grado di soddisfare la mia richiesta e portare qui quello che voglio.
-E cos'è che vorreste?- Flame lo seguì con lo sguardo mentre si aggrappava alla tenda.
-Tutto ciò che c'è di magico li dentro!- gridò, tirando talmente forte da staccare la stoffa e far entrare la flebile luce del giorno. I piccoli fasci di luce che riuscivano a sorpassare la coltre di smog della città si poggiarono sulla pelle bianchissima del sovrano rendendolo ancor a più pallido.
-Naturalmente saprò ricompensarvi a dovere con tutto l'oro che vorrete- si girò e gli sorrise amorevolmente.
-Quanto tempo ho per portare a termine la missione?- Flame si portò istintivamente una mano alla cintura, dove scintillava il rubino dell'elsa della sua spada.
-Vi concedo due mesi, non di più. Se non riuscirete in quest'impresa vi conviene non farvi trovare da me- il suo sorriso scintillò malignamente.
-Sarà fatto- Flame protese la mano per confermare l'accordo e il sovrano gliela strinse energicamente. Se fosse stato bendato avrebbe scambiato la sua stretta di mano per quella di un uomo corpulento e robusto.
-Chiamatemi pure Daemon- la fredda mano di Daemon lasciò quella del ragazzo.
Flame si avviò velocemente verso il massiccio portone ma, mentre stava per varcare la soglia, fu fermato dalla fredda voce del sovrano.
-Ah! Quasi dimenticavo. Anche il Sovrano dell'Est sta cercando il castello e vi avverto che se non mi porterete tutto quello che c'è di magico li dentro riterrò il nostro accordo nullo.
Il ragazzo si chiuse la porta alle spalle, sorridendo.
Un po' di pepe a quest'avventura non potrà guastare, pensò.
 
Amelia si spazzolò velocemente i capelli dorati e si infilò le scarpette rosse ai piedi, scivolando fuori dal corridoio. Il cuore le batteva all'impazzata. Da quando aveva ricevuto la lettera del Principe Sam in cui la esortava ad aiutarli per sconfiggere il re del Nord non riusciva più a chiudere occhio la notte tanto era l'adrenalina che le girava in corpo.
Era carica come una molla all'idea di poter finalmente uscire dal castello. Da quando sua madre era stata esiliata li dentro non aveva mai avuto l'occasione di vedere il mondo esterno: loro non potevano uscire e il castello era perennemente avvolto dalla nebbia. Aveva appreso le caratteristiche e le usanze del mondo esterno solo dai libri o dai quadri appesi nei corridoi.
Scese di fretta i gradini, tirandosi su la gonna per non inciampare, e si accomodò su una sedia davanti al portone d'entrata.
Forse oggi è il grande giorno, pensò, stringendo i lembi del vestito.
Respirò a fondo, cercando di calmare i battiti del suo cuore che martellavano contro la gabbia toracica per l'emozione. Era stata dieci anni da sola, dopo la morte di sua madre, e l'idea di incontrare un'altra persona la rendeva felice e spaventata allo stesso tempo.
Com'erano gli uomini? Erano tutti pelosi e con lo sguardo truce o ne esistevano anche altri? Gli unici che aveva potuto osservare sui libri erano i cattivi delle favole, disegnati accuratamente con la barba lunga e gli occhi sottili che guardavano il lettore con cattiveria. Eppure la calligrafia del Principe Sam non sembrava quella di un cattivo e le parole che aveva usato le erano sembrate tanto sincere e buone.
La madre, anni prima, si era raccomandata di non fidarsi delle persone perché avrebbero usato il loro potere per fare delle cose cattive.
Lo sapeva bene. L'unica volta che un essere umano era riuscito ad entrare nel castello sua madre aveva rischiato la vita. Lei però si ricordava solo di avere avuto una grande paura, il resto era tutto sfocato.
Cacciò via quel pensiero, pensando al sole. Era caldo come dicevano i libri o era frutto della fantasia dell'autore?
Tamburellò il piede sul pavimento di marmo mentre piccoli fiori crescevano ai suoi piedi, sbocciando.
Lo so, sta per arrivare, pensò.
 
Flame vagava nella nebbia da un paio di giorni. Dopo aver salutato le ragazze del porto era partito subito alla ricerca del castello sicuro che fosse un'impresa facile.
Si era dovuto ricredere dopo neanche un'ora di viaggio perché nessuno sapeva dove si trovasse o cosa dovessero fare per rintracciarlo. Solo dopo qualche giorno di vagabondaggio alla cieca nel mare aveva ritrovato la speranza, avvistando la nave del principino diretto all'Isola di Marilena. Se le informazioni del re del Nord erano giuste e il re dell'Est era sulle tracce del castello bastava solo seguirlo e soffiarglielo sotto il naso, con questo pensiero aveva seguito per due giorni il vascello del Principe Sam fino ad approdare sulle rive dell'isola.
-Capitano, gli uomini sono stanchi e hanno paura delle dicerie che girano su questo posto- disse Jack, accostandosi a Flame.
-Chi sono?- domandò. Era sicuro che non fosse il suo equipaggio a lamentarsi ma i nuovi arrivati che avevano reclutato prima di partire.
-Gli uomini del porto, Capitano.
-Digli che se vogliono andarsene sono liberi di farlo ma se osano farsi rivedere li butterò a mare e li lascerò morire in acqua- scostò una liana e scavalcò un ramo caduto. Sembrava di essere in una giungla. Senza assicurarsi che il suo equipaggio lo seguisse continuò ad avanzare, facendosi largo con la spada.
Sperò che il principino non fosse arrivato prima di loro.
Imprecò, non riuscendo a vedere ad un metro di distanza.
-Capitano!- si bloccò di colpo, voltandosi verso Jack che lo chiamava con insistenza.
-Pare che qui ci sia un bel pratino d'erba tagliato accuratamente- sul viso del ragazzo si dipinse un sorriso soddisfatto. Flame lo raggiunse velocemente, stando attento a non inciampare nei rami caduti, e osservò il prato verde sotto i suoi piedi.
Si guardò intorno, vedendo che il numero degli uomini reclutati si era dimezzato.
-Bene signori, per quelli che hanno creduto in noi si possono ritenere ufficialmente membri dell'equipaggio- li guardò uno a uno, imprimendosi il loro viso nella mente. -E ora, abbiamo un castello da saccheggiare- sorrise beffardo, posando un piede sull'erba verde e avanzando di qualche passo.
Fu avvolto da un'ondata d'aria fresca e come per magia la nebbia si diradò, lasciando intravedere un piccolo castello di mattoni grigi. Due torri incombevano su di loro mentre piccoli ciottoli trasparenti gli indicavano la via per arrivare al massiccio portone di legno.
Alcuni compagni si batterono il cinque alle sue spalle mentre altri fischiarono per la sorpresa.
 
Amelia era ancora seduta sulla sedia quando il portone si aprì, lasciando entrare uno spiraglio di luce abbastanza potente da farle socchiudere gli occhi per non essere accecata.
Si alzò di scatto, non tenendo l'emozione e sentendo che gli angoli della bocca si allargavano in un sorriso.
-Principe Sam…- sussurrò, giungendo le mani in grembo.
Sulla soglia apparvero inizialmente molte ombre che diventarono nitide mano a mano che avanzavano.
In testa al gruppo c'era un ragazzo dai folti capelli neri con metà del viso coperto da una maschera bianca. Calzoni neri gli avvolgevano le gambe mentre un gilet blu gli copriva poco l'addome nudo.
Alla sua destra un ragazzo dagli occhi vispi e una bandana rossa e bianca che gli teneva coperti i capelli castani si guardava in giro con aria curiosa. Alla cintura portava una spada.
Dietro al ragazzo con la maschera c'era un energumeno tutto tatuato con le braccia conserte che la fissava. Era l'unico che l'avesse notata.
Gli altri erano più o meno vestiti uguali e si guardavano intorno con un misto di stupore, curiosità e avidità.
-Principe Sam?- chiese, facendo un passo indietro. Qualcosa nel viso e nell'abbigliamento di quegli uomini le diceva che non erano persone di un rango abbastanza elevato da essere chiamati "principe".
Gli occhi scuri del ragazzo con la maschera si posarono su di lei.
-Sono il Capitano Flame, e lei è?- chiese con voce suadente.
Capitano?
-Cosa volete?- domandò, mettendosi sulla difensiva. Indietreggiò di qualche passo non appena vide il Capitano avvicinarsi. I suoi compagni incominciarono a scuriosare in giro, infilandosi nelle tasche tutto ciò che trovavano.
-Non sa che è buona educazione presentarsi prima di porre domande a qualcuno?- ormai era a pochi metri da lei.
Senza aspettare un secondo di più prese il fischietto che portava al collo e vi soffiò dentro, non emettendo neanche un suono.
Tutti si bloccarono, aspettando che succedesse qualcosa. Ma non successe nulla e sul viso dei ragazzi si dipinse un sorriso di sollievo.
-Dunque, come hai detto che ti chiami?- chiese Flame, arricciandosi una ciocca di capelli dorati su un dito.
-Voi date dalla maleducata a me quando vi nascondete dietro una maschera? Non mi sembra molto corretto- aveva tutti i nervi tesi. Sapeva benissimo che il fischietto aveva fatto effetto, stava solo aspettando il momento opportuno per scappare.
Flame rise di gusto, avvicinandosi ancora di più. Ami trattenne il fiato mentre un lieve odore familiare si diffondeva in tutta la stanza.
Il Capitano non fece in tempo a dire altro che un enorme felino gli piombò addosso, sbattendolo a terra e mostrandogli le fauci. Aveva le fattezze di una tigre ma le dimensioni era notevolmente più grandi e il manto era di un azzurro cielo.
-Ma che cazzo..- sussurrò Jack, estraendo la spada e scattando verso il Capitano.
Con una spinta l'uomo tatuato scagliò la tigre azzurra lontana dal Capitano che si alzò illeso.
-Grazie Garret- gli disse, dandogli una pacca sulla schiena e riprendendo fiato.
Amelia raccolse il vestito e prese a correre nella direzione in cui era arrivata la tigre, senza voltarsi indietro. Doveva mettere la maggiore distanza possibile da quegli uomini, sperando che il Principe Sam giungesse il prima possibile.
 
Flame vide la ragazza dagli occhi castani scomparire nel corridoio da dove era arrivata la tigre.
I suoi uomini avevano già tirato fuori le armi e le puntavano contro il felino che mostrava i suoi denti appuntiti. Con un balzo atterrò su un nuovo membro dell'equipaggio, staccandogli un braccio. Questo incominciò a gridare e a rotolare su sé stesso come se servisse a lenire il dolore.
-Ragazzi, ce la fate anche senza di me?- chiese, voltandosi velocemente verso di loro.
Garret e Jack si lanciarono uno sguardo d'intesa e senza aggiungere altro si scagliarono sulla bestia.
Flame li osservò trafiggere una delle zampe azzurre, contento che fossero li anche loro. Si mise a correre dietro alla ragazza, immettendosi in un dedalo di corridoi su cui si affacciavano porte sconosciute. Dopo un paio di minuti riuscì a intravedere un lembo del vestito azzurro della ragazza che girava l'angolo e preso dalla foga velocizzò la corsa.
Il corridoio in cui aveva visto girare la fanciulla dava su una scala a chiocciole e una porta di legno. E' salita o è entrata in camera? si chiese, accostandosi alla porta senza fare il minimo rumore. Rimase in silenzio alcuni minuti, cercando di captare il minimo rumore ma non sentì nulla. Appoggiò la mano sulla maniglia e aprì piano la porta. Diede una piccola occhiata all'interno prima di entrare. Quando si chiuse la porta alle spalle sentì un forte dolore alla nuca e qualcosa di fresco scendergli giù per la schiena. Si accovacciò sulle piastrelle di marmo della stanza portandosi le mani alla testa, non riuscendo a trattenere un'imprecazione per il dolore.
Un vaso di metallo rotolò di fianco a lui mentre la ragazza cercava di scavalcarlo per uscire dalla porta. Portava sulla spalla una borsa da viaggio. Doveva essersela preparata in caso di pericolo, pensò, scattando fulmineo verso la porta e bloccandola.
La fanciulla strillò per la sorpresa, arretrando di qualche passo.
-Allora- incominciò, avvicinandosi e spingendola contro il muro dalla parte opposta della porta. -Non ti presenti e mi tiri un vaso di fiori addosso. Sai, non sono molti quelli che possono vantare di essere ancora vivi dopo aver fatto un gesto del genere- sul suo viso si dipinse un mezzo sorriso nascosto dalla maschera.
-Co-cosa volete?- chiese, balbettando.
-Mi piace il tuo nuovo abbigliamento- i suoi occhi la percorsero da capo a piedi, facendole tingere di rosso le orecchie per la vergogna. Indossava un paio di pantaloni neri aderenti e una maglietta scura. Doveva essere riuscita a cambiarsi prima che entrassi, pensò, appoggiando le mani ai lati del suo viso, impedendole ogni via di fuga.
-Voglio tutto ciò che sia magico qui dentro e tu, tesoro, mi aiuterai ad arraffare tutto.
-Non puoi! Non si possono portare fuori i segreti del castello, Celeste ve lo impedirà- disse quasi gridò. Cercò di divincolarsi dalla sua morsa, passando sotto il braccio e correndo verso la porta.
Flame sorrise, gli piacevano le ragazze poco arrendevoli. Lo avevano sempre affascinato. Si scagliò contro la porta, impedendole di aprirla.
-Mi aiuterai?- chiese, gentilmente.
-Mai!- ribadì Ami, cercando di assumere l'espressione più truce che riuscisse a fare.
-Bene, non mi lasci altra scelta.
Senza dire niente se la caricò in spalla con le proteste di quest'ultima, stringendo la presa per evitare che le sfuggisse.
 
I ragazzi erano seduti sui gradini d'entrata con la carcassa della tigre azzurra ai loro piedi, quando sentirono gli stilli acuti della ragazza. Il nuovo arrivato con il braccio mozzato stava in un angolo, respirando faticosamente e cercando di rimanere sveglio.
Dopo qualche minuto videro arrivare il loro Capitano con in spalla la fanciulla che si dimenava come un'ossessa.
-Lasciami! Ti ho detto di lasciarmi!- gridò, cercando di sgusciare via dalla morsa ferrea del suo braccio.
-Capitano- lo salutò Jack, guardandolo divertito.
-Ragazzi, avete trovato qualcosa di magico qui dentro mentre noi cercavamo un'uscita da quel labirinto?- chiese, ignorando palesemente le lamentele della ragazza sulla sua spalla e indicando i corridoi.
-Siamo stati in biblioteca dove c'erano un casino di libri sulla magia ma per il resto non abbiamo trovato altro. Di la cosa c'è?- chiese Garret indicando il corridoio da cui provenivano.
-Molte porte e un'infinità di corridoi.
Ami si divincolò, atterrando di sedere e portandosi dietro la maschera del capitano. Un silenzio innaturale avvolse la stanza come la quiete dopo la tempesta.
Ami osservò la cicatrice che solcava la parte di volto nascosta dalla maschera: era profonda e iniziava dal sopracciglio destro per finire verso la mandibola. L'occhio era stranamente illeso e la fissava intensamente, nascondendo una rabbia feroce.
-Io… Io non volevo, mi dispiace- cercò di scusarsi, porgendogli la maschera. Il ragazzo gliela scagliò lontana, inginocchiandosi e avvicinandosi tanto da sentire il suo alito fresco.
-Nessuno, tranne il mio equipaggio, ha mai visto il mio volto per intero e la tua buona stella oggi ti ha abbandonato, bambina. Prima di cena sarai in fondo al mare con le sirene- sussurrò cattivo. Ami tremò.
Jack, raccolse la maschera e la porse al capitano che la rifiutò.
-Andate a controllare quei corridoi mentre guardo quello che avete raccolto.
Un gruppo di uomini guidati da Garret sparì in cerca di tesori, cantando una canzone che fece sparire il disagio di pochi minuti prima.
-Capitano, vuole che vada con loro o rimango qui?- chiese Jack, stando dritto in piedi.
-Tanto non penso che il micetto si sveglierà o affilerà i denti su di me.
Fu in quell'istante che Ami si girò e vide Celeste stesa a terra priva di vita. Le sfuggì un gemito, portandosi le mani alla bocca.
-Celeste- sussurrò, gattonando verso di lei e accovacciando dal suo enorme muso. Calde lacrime caddero sul pelo morbido mentre le accarezzava affettuosa la testa.
-Sei stata bravissima- le sussurrò, adagiando delicatamente la testa del felino sul marmo freddo. Poi, alzando gli occhi carichi di odio su Flame sibilò: -Siete un mostro!
-Sicura che il mostro non sia qualcosa di azzurro e molto vicino a voi?- disse spazientito, sedendosi sui gradini e poggiando la testa fra le mani.
Amelia lo guardò con disprezzo, alzandosi.
-Spero che il castello si prenda uno dei tuoi uomini, così il mondo sarà più sicuro senza uno di voi carnefici- gli sputò quelle parole con tutta la rabbia che aveva in corpo. Era talmente frustrata che avrebbe potuto incendiare tutto quello attorno a lei. Aveva aspettato con tanta ansia e impazienza l'arrivo del Principe Sam che quando si era trovata Flame e i suoi uomini davanti le era cascato il mondo addosso. Il suo primo incontro con delle persone era stato pessimo.
-In che senso, il castello è vivo?- domandò Jack.
-Non vi siete informati prima di entrare qui dentro?- Amelia sorrise. Finalmente qualcosa a suo favore. Se erano ignari dell'incantesimo del castello forse aveva ancora una possibilità di fargliela pagare: bastava fare in modo che Flame fosse l'ultimo ad uscire e sarebbe rimasto li per sempre, senza nessuna via di fuga.
-Ti conviene parlare, principessina, o non starò tanto calmo- gli occhi scuri del capitano ardevano di desiderio. Voleva che lei non gli dicesse niente così da poter sfogare la sua rabbia.
-Non ti conviene farlo arrabbiare. Non a caso si chiama Capitan Gash- Jack guardò la ragazza con compassione.
Ami ci pensò su qualche minuto. Si avvicinò all'uscita come se stesse ponderando. Si girò per guardarli mentre continuava ad andare indietro. Flame si alzò di botto, pronto a scattare nel caso lei se la fosse svignata.
-Siete entrati in sette e in sette devono uscire- disse. Fece l'ultimo passo che la separava dalla libertà, sentendo una ventata fresca scompigliarle i capelli. 
  
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