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Autore: Robynn    21/07/2016    0 recensioni
Nella breve parabola della nostra umana esistenza, l'adolescenza è una fase delicata, spesso critica. Per un ragazzo non è facile affrontare le sfide che ogni giorno la vita gli mette davanti, fare quelle piccole e gradi scelte che lo plasmeranno nell'adulto che sarà domani.
Ci vuole coraggio per superare gli ostacoli e ritrovarsi ogni volta un po' più grandi, ma non sempre quando si è molto giovani si è anche coraggiosi. A volte anche un bravo ragazzo prende la strada sbagliata, soprattutto se si sente solo. La solitudine inaridisce il cuore e toglie linfa vitale, a chiunque.
Genere: Generale, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo III
Il campo da gioco


«Ehi lumacone, sbrigati! Siamo stufi di aspettarti, tra un po' mettiamo le radici su questa panchina!». Paolo, il Rosso, sembra alquanto seccato, ma la pazienza non è certo il suo forte.
«Scusate, ho fatto tardi perché sono passato da nonno Piero. Ah, dimenticavo, vi manda i suoi saluti».
Incominciano subito a giocare. A turno, uno sta in porta e gli altri due si contendono il pallone, cercando di fare gol.
Dopo un'ora di gioco, tutti sudati e trafelati, decidono di fare una pausa e di concedersi un panino. Il parco a quell'ora si va popolando, ma il posto che loro tre hanno scelto per giocare è un punto strategico, come ama definirlo Luca. E' un piccolo spiazzo, ben spianato e ricco d'erba: l'ideale per giocare. Lì non ci sono alberi, ma solo una fontanella, dove è possibile bere l'acqua fresca che scende dai monti poco distanti. Vicino ci sono tre panchine, sempre in pieno sole. Si trova ai margini del parco, lontano dai giochi dei piccoli, sempre affollati e chiassosi; per di più, proprio perché non è possibile trovare un po' d'ombra ristoratrice, difficilmente d'estate puoi trovare qualcuno seduto nei paraggi.
Avevano scelto quell'angolo del parco l'autunno precedente, quando erano alla ricerca di un luogo per giocare, senza dare fastidio a nessuno e senza essere cacciati via. Il bello di quel posto è che, pur essendo vicino alla rete di recinzione e quindi lontano dal passaggio della gente, è visibile da ogni lato, perché il terreno del parco è rialzato rispetto alla parte centrale.
«Questo luogo è perfetto!» esclamò Luca quando lo vide.
«Qui, amici, potremo giocare indisturbati».
Il giorno dopo Paolo arrivò con un'asta di ferro e il giorno appresso con un'altra identica alla prima. Poi, una alla volta, portò due basi di cemento, dove si potevano infilare le aste.
«Me le hanno date in prestito al cantiere vicino a casa mia» disse con aria trionfante. Marco e Luca conoscevano l'arte di arrangiarsi dell'amico e lo guardarono perplessi, ma subito scacciarono qualsiasi domanda affiorasse loro alle labbra, perché finalmente avevano una porta dove tirare e questo valeva bene qualche piccolo rischio! Piantarle per terra fu un'impresa abbastanza facile: bastò interrare le due basi di cemento e alla fine riuscirono a fare un bel lavoro. Con i loro risparmi acquistarono una rete e la fissarono in modo ingegnoso. Questo, a dirla tutta, fu merito di quel cervellone di Luca. Per tenere la rete legata sul fondo vi legò due corde, una a destra e una a sinistra. Le fissò a due bastoni piantati dentro la terra, in modo che le corde fossero sempre in tensione. Fu un lavoro da artista!
Fatto sta che alla fine si erano ritrovati tutti e tre, braccia attorno alle spalle, a contemplare la loro opera.
«Ragazzi, quando lavoriamo insieme siamo veramente forti. E' uno spettacolo!» aveva detto -marco guardando la loro porta. «E' praticamente perfetta!».
Gli altri due moschettieri avevano annuito con gli occhi chiusi, conferendo a quel momento un che di solenne.
Non finì lì. Per tutta la settimana seguente, Paolo arrivò ogni mattina con un sacchetto pieno di sassi presi in prestito - questa almeno era la sua versione - dal cantiere, ovviamente quella sera - questo pensavano invece Marco e Luca - quando gli operai erano già andati a casa. Quei sassi servirono per delimitare il campo da gioco. A dire la verità, per dimensioni era più simile ad un campo da calcetto che a uno da calcio. Ma per loro tre andava benissimo e si sentivano al settimo cielo: un campo tutto loro!
Il guardiano del parco era una persona comprensiva. Avevano raggiunto un accordo: loro tre si impegnavano a tenere pulita la zona e lui permetteva loro di tenere il campo.
Anche d'inverno, quando era possibile, si ritrovavano al parco per allenarsi. Fu Marco che ebbe l'idea di cercare altri giocatori per formare una vera squadra. Era certo che vedendoli giocare, prima o poi altri si sarebbero uniti a loro.
Ora lì, seduti sulla panchina sudati e intenti a mangiare i loro panini, stanno inseguendo probabilmente lo stesso sogno.
Sono passate ormai due settimane dall'inizio delle vacanze.
Hanno giocato tutti i giorni, ma nessun altro ragazzo si è avvicinato per unirsi a loro.
E' una mattina più calda delle altre, l'afa è pesante e fanno fatica a correre. «Riposiamoci un po' all'ombra» propone Luca. Così si siedono sull'erba e fanno merenda. Paolo e Luca chiaccherano del prossimo anno di scuola. Frequenteranno la terza media e già stanno discutendo di esami.
Marco non partecipa alla conversazione. La sua attenzione è tutta per un ragazzo che è seduto su una panchina vicina alla fontanella,in pieno sole.
   
 
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