Videogiochi > Mass Effect
Ricorda la storia  |      
Autore: Sagitta90    23/07/2016    1 recensioni
«-E’ come te l’eri immaginata, la fine della guerra?» - La voce del suo comandante era roca, graffiante, come se avesse ingoiato chili di polvere. L’altro non ebbe bisogno di riflettere, o di attendere che una risposta ispirata salisse alle sue labbra.
«-Sì Shepard: è stata la sfida più difficile della mia vita…e adesso davanti a me c’è la migliore delle ricompense.» - La risata fu bassa e vibrante ma venne sostituita subito da un lamento di dolore. Kaidan si alzò immediatamente, pronto a chiamare la dottoressa, ma Shepard gli afferrò la mano. Le sue dita erano ruvide, callose e forti. Si sentì formicolare la pelle nel ricordarle su di sé.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Comandante Shepard Uomo, Kaidan Alenko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Obsidian Promise


<<-“Normandy…Shepard è vivo.”>> - Fu come ricominciare a respirare dopo una vita trascorsa in apnea. I suoi polmoni incamerarono aria con un singulto strozzato, i suoi occhi si fecero lucidi nell’arco di un secondo; il suo corpo ferito e malandato rischiò di collassare su se stesso per l’intensità del sollievo che lo invase. Garrus gli dette una pacca sulla spalla, rispondendo probabilmente all’esigenza di tutti di consolarlo. 
Kaidan cercò di esalare un respiro che non fosse tremulo, ma non ci riuscì: era sul punto di scoppiare a piangere. Non aveva creduto di poter ricevere un dono così grande, non dopo che il suo comandante lo aveva tolto dal campo di battaglia. Non dopo aver sentito quello che aveva desiderato potergli dire lui stesso dal primo istante in cui lo aveva visto.
<<-Qualunque cosa accada…sappi che ti amo e ti amerò sempre.>> - Gli aveva spezzato il cuore. In quell’istante Kaidan lo aveva amato più di ogni altra cosa al mondo e aveva odiato l’universo per averli messi in quella situazione: avrebbe preferito sanguinare a morte accanto a Shepard che vivere il resto della sua vita senza di lui.
E del resto: quale razza di esistenza avrebbe potuto condurre? Un tram tram sereno e pacifico, fatto di vuoto e di silenzi? Nella consapevolezza che non sarebbe mai riuscito ad amare nessun altro al di fuori del suo comandante?   
Lo aveva visto correre via, invaso dall’amore e dalla disperazione in egual misura. Aveva ceduto pochi istanti dopo, perché anche solo la possibilità di non poter avere un futuro con quell’uomo, dopo tutto quello che avevano affrontato, era stata troppo. C’era voluta Liara per fermare i suoi tentativi di scendere dalla Normandy per raggiungerlo: lo aveva minacciato di sedarlo, di fargli aprire gli occhi solo quando sarebbe stato tutto finito; e a quel punto lui si era accasciato a terra, pregando dentro di sé chiunque fosse in grado di sentirlo.
Pregando e supplicando “vi prego, vi prego, non portatemelo via…”.
Ci aveva sperato, con ogni fibra di se stesso, ma non ci aveva creduto. 
Aveva perso così tanto da quando la guerra era scoppiata…il suo pianeta, i suoi amici, la sua famiglia…sembrava quasi scontato che avrebbe finito per perdere anche l’amore della sua vita. 
Eppure non era successo.
Ancora una volta John Shepard aveva spazzato via ogni suo dubbio, ogni sua insicurezza. Era innamorato di un fottuto miracolo.
Non aveva senso starsene seduto a frignare per la cosa migliore che gli fosse mai capitata.
Si alzò, proprio mentre Joker riceveva le coordinate del punto di atterraggio. Il pilota si voltò verso di lui con un sorriso, pallido e stremato.
<<-Andiamo a prendere il nostro comandante!>> 

Era più simile ad un cadavere che ad una persona in carne ed ossa. Teneva il braccio sinistro stretto al petto, l’angolo del gomito innaturalmente sporgente. La sua armatura era distrutta: la lega si era fusa in più punti ed il sangue era un elemento costante in ogni centimetro del suo viso. 
Il suo viso, così spigoloso e all’apparenza duro, così amato…così vivo.
Kaidan fu il primo a scendere a terra quando il portellone della Normandy si aprì. 
Si fece avanti fissando solo quel volto, solo quegli occhi. Nient’altro aveva importanza: non i Razziatori che continuavano a cadere nel resto di Londra, né le grida di giubilo dei terrestri. Ci sarebbe stato tempo per unirsi ai festeggiamenti, adesso contava soltanto Shepard. 
Il suo comandante barcollò in avanti, senza distogliere lo sguardo dal suo. Per un istante Kaidan pensò che lo avrebbe abbracciato davanti al resto dell’equipaggio, una cosa che spedì il suo cuore dolorante ad un ritmo forsennato. Tuttavia quello che Shepard fece fu di allungare il braccio, allacciare le dita sulla sua nuca e posare la bocca sulla sua.
Avevano entrambi le labbra ridotte ad un ammasso di tagli. Il bacio sapeva di sangue, ma nessuno si azzardò a scostarsi.
Kaidan gemette, preda di una passione ed un amore febbrili, quando la lingua di Shepard si fece incontro alla sua. Sotto il sapore del ferro e della cenere c’era ancora l’aroma intossicante del suo compagno: birra, olio per armi e qualcosa di speziato, che forse apparteneva al suo shampoo o al suo dopobarba.
Gli strinse un braccio attorno alla vita e posò l’altro dietro al collo, cercando maggior contatto, spingendo la sua bocca contro quella del comandante, nonostante non ci fossero più millimetri di spazio a separarli. Approfondendo un bacio che non poteva diventare più profondo di così.
Shepard sospirò intensamente, abbandonandosi a quella stretta possessiva come se fosse la sola cosa che voleva fare; e Kaidan si innamorò di nuovo.
Fu soltanto a causa della mancanza di aria che si tirò indietro. L’espressione che gli occhi blu di Shepard assunsero mentre lo guardavano lo spinse nuovamente sull’orlo delle lacrime. 
<<-Sei stato grandioso…>> - “Sei stato grandioso e io ti amo. E mi dispiace per averti portato a dirmelo in quel momento perché pensavi che fosse l’ultimo. Mi dispiace di non avertelo detto io per primo, ogni minuto di ogni giorno da quando mi hai voluto con te.”
<<-Che ne dici se ti rimettiamo a posto?>> - La sua voce vibrava di lacrime trattenute, di devozione e preoccupazione. Shepard gli lasciò un’altra manciata di piccoli baci sulle labbra, alzandogli il mento in quel suo tipico modo di fare che gli scioglieva il cervello. Ogni. Singola. Volta.
<<-Ottima idea Maggiore.>>

<<-Non starò a discutere su questo! Il suo corpo è praticamente un’unica frattura: devo addormentarlo. Avrete il tempo per fare i piccioncini quando si sveglierà!>> - Se c’era mai stato un momento della sua vita in cui aveva sopportato la Chakwas…di sicuro non era quello. Nessun membro della squadra aveva avuto il coraggio di ridurre il suo rapporto con Shepard a quella…sorta di infatuazione adolescenziale che sembrava trasparire dalle parole della dottoressa. La sua espressione sembrò comunicare gran parte dei suoi pensieri, perché la donna sospirò.
<<-Lo so Alenko, lo so. Le chiedo scusa, siamo tutti molto nervosi. Ora per favore si rassegni: le concedo cinque minuti, poi la voglio fuori.>> - Kaidan entrò in infermeria con tutta la rapidità che la tuta bionica gli consentiva. Shepard era sdraiato su uno dei lettini e lo accolse con un sorriso stanco.
<<-Hey…>> - Kaidan gli carezzò una guancia, grato di quella possibilità. 
<<-Hey…>> - Si abbassò su di lui, incapace di scacciare dal suo cuore la paura di averlo quasi perso. Poggiò la fronte contro la sua e Shepard gli scostò i capelli incrostati di sangue e fango dalla fronte. La pelle del suo comandante era calda, quasi bruciante, e per un istante il biotico fu quasi tentato di cedere i suoi cinque minuti, perchè il medico cominciasse le cure di cui necessitava il prima possibile. Una staffilata di dolore gli mozzò il fiato in gola a quell’idea: tutto il suo corpo anelava alla vicinanza del suo compagno. 
Kaidan aveva imparato nel corso degli anni che stare lontano da Shepard quando era ferito era difficile. 
Stargli lontano quando si trovava in gravi condizioni era una tortura. Stargli lontano adesso era impossibile.
Tuttavia, nonostante il suo bisogno, avrebbe fatto quello che era meglio per il suo comandante. Dopotutto era vero: avrebbero avuto tutto il tempo di stare insieme. Finalmente non ci sarebbe più stato bisogno di rubare piccoli momenti tra le varie missioni.
Stava per congedarsi quando Shepard parlò.
<<-E’ come te l’eri immaginata, la fine della guerra?>> - La voce del suo comandante era roca, graffiante, come se avesse ingoiato chili di polvere. L’altro non ebbe bisogno di riflettere, o di attendere che una risposta ispirata salisse alle sue labbra.
<<-Sì Shepard: è stata la sfida più difficile della mia vita…e adesso davanti a me c’è la migliore delle ricompense.>> - La risata fu bassa e vibrante ma venne sostituita subito da un lamento di dolore. Kaidan si alzò immediatamente, pronto a chiamare la dottoressa, ma Shepard gli afferrò la mano. Le sue dita erano ruvide, callose e forti. Si sentì formicolare la pelle nel ricordarle su di sé.
<<-Sei l’ultima cosa a cui ho pensato prima di chiudere gli occhi.>> - E quello fu il colpo di grazia: ciò che gli recise ogni forza, ogni appiglio. 
Kaidan lo baciò intensamente e le lacrime gli scivolarono sulle guance, senza più freni. La paura di apparire debole e patetico avrebbe dovuto frenarlo, ma sentire ciglia altrettanto bagnate contro il suo collo lo fece solo singhiozzare di più. Dieci secondi dopo la Chakwas lo sbatté fuori. 
<<-Sarò qui ad aspettarti!>> - Fece in tempo a vedere il sorriso con cui Shepard accolse quelle parole, prima che la porta gli si chiudesse davanti.

Gli venne vietato l’accesso per tre giorni consecutivi. Il quarto giorno Cortez ebbe pietà di lui e gli chiese di aiutarlo a controllare i rifornimenti dell’armeria. Con i Razziatori sconfitti, i portali distrutti e la Normandy praticamente arenata sulla Terra, non c’era molto da fare, se non contare i danni ed i morti. 
Le stime erano a dir poco sconfortanti: il numero delle vittime era il più alto mai registrato nella storia dell’umanità. Il cordoglio superava di gran lunga la felicità, ma sotto il fuoco spento dell’eccitazione ardevano comunque le braci di un’allegria dura da distruggere. La minaccia che avevano fronteggiato era pari a nessun’altra: la sua fine poteva significare soltanto la venuta di tempi migliori.
E con le forze congiunte di Batarian, Turian, Salarian, Krogan, Quarian e Asari i primi risultati non stavano tardando ad arrivare: il progetto per il primo portale era già sui tavoli delle alte sfere.
Kaidan forzò la grata di protezione della passerella, cercando di rimuovere il gruppo di fili che aveva fatto corto circuito senza distruggere tutta la copertura del pavimento. 
Ogni cinque minuti doveva combattere contro l’impulso di correre in infermeria per avere notizie. 
Quando l’ombra cadde su di lui pensò che fosse James venuto a dargli una mano, ma quando alzò gli occhi si trovò davanti ad una visione inaspettata.
Il comandante John Shepard, illuminato dalla luce dei reattori dietro di lui, più bello e più glorioso di quanto Kaidan lo avesse mai visto. Restò inginocchiato davanti a lui, come un penitente davanti a Dio. Non riuscì a fare altro che sussurrare:
<<-Dio mio…sei reale?>> - In risposta Shepard gli afferrò il polso e portò la sua mano esattamente sopra il suo cuore. Kaidan avvertì le pulsazioni, forti e regolari, sotto le dita. Vibravano particolarmente sotto il suo polso, contro le sue vene. Si sentì inondare dalla felicità. 
Shepard gli sorrise; un ghigno sghembo, scanzonato.
<<-Ho convinto la dottoressa a dimettermi.>> - Kaidan si alzò, accarezzando il lembo di stoffa sotto i polpastrelli con lentezza. 
<<-Non mi ha fatto entrare per quattro giorni.>>   
<<-E questo è esattamente il motivo per cui non avrei potuto restare lì un minuto di più.>> - Si mossero insieme, perché era la cosa che sapevano fare meglio: coordinarsi. Stringersi l’uno a l’altro fu semplice come respirare. Le braccia di Shepard si chiusero attorno alle spalle di Kaidan, quelle di Kaidan si serrarono sui fianchi del suo comandante.
Kaidan respirò contro la sua pelle, quei pochi centimetri scoperti dal colletto e lasciò un bacio leggero sulla giugulare. Shepard tremò ed esalò un refolo d’aria rovente contro la spalla del Maggiore Alenko. 
<<-Ti amo Shepard.>> - Avrebbe voluto dirgli molto di più. Avrebbe voluto sussurrarlo contro ogni centimetro del suo corpo, ansimando contro di lui, dentro di lui, attorno a lui. Avrebbe voluto avere Shepard nudo nel suo letto, per poterlo toccare. Toccare e basta e colmare il vuoto che era stato certo sarebbe restato per sempre nel suo cuore. 
<<-Ti amo anch’io.>> - Ed era vero. Adesso non c’erano pericoli, non c’erano nemici; ma quelle parole erano vere come la prima volta che Shepard le aveva pronunciate. Solo cento volte più intense.

Furono giorni duri quelli a seguire: quelli in cui l’equipaggio della Normandy fu costretto ad aggiungere un nome in più al muro dei caduti. 
Anderson era stato un grand’uomo: aveva creduto nei loro ideali con tutto se stesso e aveva dato la sua stessa vita per realizzare la visione di molti. Durante la breve commemorazione il dolore era riflesso sui loro volti, e si mescolava male alla gioia dell’essere tra coloro che ce l’avevano fatta. Kaidan non poté evitare di fissare la targa “ADM DAVID ANDERSON” e di pensare alla forza d’animo e al coraggio dell’uomo che avevano perso. 
Le braccia di Shepard gli dettero conforto ed il loro tepore calmò il suo animo desolato. 
Ore più tardi cercarono riparo da tutti quegli occhi curiosi che ritenevano la loro relazione ancora materia di gossip. Trovarono rifugio nella cabina del capitano.
Si sdraiarono sul letto, Kaidan con la schiena contro la testata e Shepard contro il suo petto, nello spazio lasciato aperto dalle sue lunghe gambe. Le loro dita finirono per intrecciarsi, i loro toraci restarono nudi. Si accarezzarono con reverenza e con attenzione, senza fretta e senza permettere all’eccitazione di mettersi in mezzo. Fu un’esperienza molto più intima di quelle che avevano già condiviso. Più intima del sesso.
Shepard voltò la testa all’indietro, fissando Kaidan negli occhi mentre pronunciava le parole che misero fine a quel silenzio.
<<-Ho intenzione di congedarmi dalle forze speciali.>> - Alenko trattenne il fiato: era in assoluto l’ultima decisione che avrebbe pensato Shepard potesse prendere. Cercò di soffocare la speranza nata dentro di lui -la speranza che volesse farlo per loro- e annuì, con un neutro:
<<-C’è qualche motivo speciale?>> - Le dita del comandante carezzarono il suo viso, dando vita ad una pozza di liquido calore nel suo stomaco. 
<<-Ne ho abbastanza di salvare la Galassia, Kaidan. Voglio vivere in pace.>> - Abbassò lo sguardo un singolo istante, come se fosse imbarazzato da ciò che stava per dire.
<<-Voglio vivere in pace con te. Se lo vuoi anche tu.>> - Come riusciva quell’uomo a devastarlo ad un livello così atavico, così viscerale? Come poteva essere in grado di dargli tutto…con una semplice frase?
Il cuore di Kaidan palpitò.
<<-Mi chiedi se lo voglio…come potrei volere qualcosa di diverso? Quando sei tornato a combattere i Razziatori…mi sono sentito impotente…la sola idea di poterti perdere mi ha quasi ucciso.>> - Portò la mano del suo comandante alle labbra e ne baciò il dorso, poi il palmo. Sorrise dolcemente al sospiro di Shepard.
<<-Non ho più intenzione di rischiare la vita di uno di noi due. Seriamente: basta così. Domani parleremo con Hackett e faremo fare i documenti. E quando sarà tutto pronto torneremo al tuo appartamento e faremo l’amore su ogni superficie disponibile.>
> - Lo sguardo di Shepard si accese di malizia.
<<-Ah sì?>> 
<<-Ci puoi contare: davanti al camino, nell’idromassaggio, sul tavolo da biliardo…>> - Shepard inarcò un sopracciglio, palesemente divertito.
<<-Sul tavolo da biliardo, davvero?>> - Kaidan lo baciò sulle labbra, affondando la lingua nel calore vellutato della sua bocca. Poco dopo Shepard gli succhiò il labbro inferiore, emettendo un gemito così eccitante che lo fece quasi venire sul posto.
<<-Sarò dolce, promesso…>> 

Fu circa una settimana più tardi, dopo aver finalmente ricevuto i loro congedi illimitati, che Kaidan scorse il suo compagno mentre parlava con Tali’Zorah. Sembravano così assorti nella conversazione, che lui rimase dietro l’angolo che stava per svoltare, per non disturbarli.
Riuscire a comprendere gli stati d’animo della quarian era sempre stato semplice: nonostante la maschera le imponesse una costante inespressività, Tali compensava con la voce. In quel momento l’allegria emergeva da lei tramite un timbro argentino, emozionato ed entusiasta.
Shepard si rigirava tra le dita una pietra nera, lucente ad appuntita come una freccia.
<<-Che cosa hai detto che sarebbe?>> - Solo in quel momento Kaidan si accorse che Tali aveva le braccia piene di quello stesso materiale.
<<-Vetro vulcanico con ioni silicato al 67%.>> - Shepard attese con pazienza, incrociando le braccia sul petto. Kaidan cercò di non ridere.  
<<-Ossidiana comandante. Dopo l’attacco dei Razziatori le strade ne sono piene. E’ bella, vero? Somiglia ai copolimeri delle nostre unità gamma, invece è completamente organica! So che i terrestri la utilizzano per creare gioielli, è duttile!>> - Il comandante osservò la pietra con curiosità.
<<-Quanto duttile?>> 
<<-Discretamente. Dipende comunque dalle dimensioni e dalla struttura dell’oggetto realizzato, dalla composizione chimica della pietra scelta…>> - Il comandante la interruppe prima che il discorso vertesse nuovamente su argomenti di cui non era minimamente esperto.
<<-Se volessi…qualcosa di piccolo. E di…traforato. Sarebbe possibile?>> - Kaidan inspirò violentemente, mentre una vampata di calore dava alle sue guance un colorito più roseo del solito.
<<-Oh…oh!>> - Tali finì quasi per fare un salto sul posto quando realizzò la portata di quella domanda.
<<-Ma certo comandante! C’era un quarian sulla Flotta Migrante…era molto abile in questo genere di cose. Posso provare a contattarlo se ti fa piacere.>> - Le labbra di Shepard si tesero in un ampio sorriso; guardò la pietra che aveva in mano come se fosse ben più di un pezzo di sasso. Kaidan fece forza su tutto il suo autocontrollo per non corrergli incontro e dimostrargli quanto assurdamente avesse bisogno di lui.
<<-Te ne sarei grato.>> - Tali annuì e si allontanò. Lo trovò pochi istanti più tardi, ancora pressato contro la parete, ancora rosso dall’emozione. Kaidan avrebbe potuto metterci la mano sul fuoco: la ragazza stava sorridendo. Gli offrì il cesto che teneva tra le braccia, pieno di grossi frammenti di ossidiana, con la stessa gentilezza con la quale lo aveva presentato a Shepard.
Kaidan rise, sentendo che l’aria stessa aveva un profumo diverso: sapeva di possibilità, di speranza e di promesse. 
Afferrò la pietra più grossa del mucchio e sussurrò:
<<-Grazie.>> - Dopo di che fece la strada a ritroso. Entrare nell’ala medica della Normandy stavolta ebbe tutto un altro significato. Liara controllava dei dati, ma sembrava distratta e annoiata: la distanza dallo spazio cominciava a pesare su tutti loro.
<<-Ho sentito dire che l’artigianato asari è il migliore della Galassia.>> - La scienziata si voltò verso di lui, sorpresa dal suo ingresso e da quelle parole. La confusione fu comunque presto sostituita da un’espressione fiera.
<<-E’ così.>> - Kaidan rifletté su quello che avrebbe potuto significare per lui e per il suo compagno. Il minerale era già caldo tra le sue dita e non poté evitare di figurarselo trasformato, plasmato da mani abili, indossato da mani adorate. Quando domandò, il suo sorriso rischiarò la stanza.
<<-Come se la cavano con gli anelli?>>













Note dell’Autrice:
Non so esprimere debitamente quanto creare questa fanfiction abbia significato per me: mi sono ritrovata a scrivere piangendo ed è una cosa che non mi capita mai. Per molti anni sono stata convinta che non sarei mai riuscita a trovare una ship che mi desse emozioni maggiori della Nagron di “Spartacus”. Questo finché non ho conosciuto una persona fantastica, che mi ha aperto la sua casa e mi ha messo davanti alla Mshenko. Il velo davanti ai miei occhi si è strappato e io sono stata fagocitata dalla relazione più bella di tutti i tempi. 
Le varie possibilità finali mi hanno distrutta, ma fortunatamente sono riuscita a trovare l’happy ending anche qui. Da quel momento questa ship è diventata assoluta perfezione, senza “se” e senza “ma”. 
Perciò: mia carissima Obsydian, a te che mi hai fatto conoscere Mass Effect e che mi hai fatto il grande onore di scegliermi come tua beta, dedico questa storia. Nella speranza che ti piaccia e che la trovi all’altezza delle tue. 
Adorati lettori vi prego ditemi che cosa ne pensate: sono abbastanza soddisfatta con l’IC, perché Kaidan e Shepard sono meravigliosamente complessi. Sono dolci, divertenti, maliziosi, intensi e drammatici: nel loro rapporto c’è un caleidoscopio di emozioni ed atteggiamenti, quindi una volta tanto non mi è sembrato di essere “troppo zuccherosa” o “troppo seriosa”. Ovviamente però l’ultima parola spetta a voi!
Un bacio con tutto il cuore da Sagitta!
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Mass Effect / Vai alla pagina dell'autore: Sagitta90