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Autore: Yuki Kiryukan    24/07/2016    5 recensioni
[One-shot collegata alla storia principale "Rylen"]
Missing moments dei capitoli 1 – 5 – 13 – 24 – 25 – 29
Il punto di vista di Heron, le grida del suo cuore, i suoi sensi di colpa ad appesantirgli l'anima.
Perché, anche se poteva sembrarlo, non era una persona incapace di amare.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tales of Justice and Revenge'
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Ben ritrovati! ^_^  
Eccomi qui che vi propongo la seconda One-shot, sempre con Heron come protagonista! Questa volta il POV è in prima persona, l'angst è la parola d'ordine e niente, interpretatela come l'ultimo tributo a questo re dall'animo tanto contraddittorio. Spero possa piacervi!

*Voglio dedicare questa shot alla mia amica Noe, aka Antocharis_Cardamines*
Per il tuo amore incondizionato per Heron, per la pazienza e la disponibilità che mi dedichi ogni giorno!
Grazie!

Bene, vi lascio alla lettura!
Un bacione a tutti, ci sentiamo domenica prossima!
Yuki!
 


Il figlio dell'uomo che amo 

della donna che odio
 




Heron 



Quando lo vedo per la prima volta, non so neanche cosa pensare. 

Mi sono preparato da anni al momento in cui finalmente l'avrei visto, ma la mia mente si svuota quando incontro gli occhi che hanno sconcertato l'intera Yurel.

E che sconcertano me. 

Nasìr me l'aveva detto, così come i miei informatori. Ma questi occhi non hanno paragoni. Non hanno precedenti. Non hanno spiegazione. 

Uno azzurro, segno inequivocabile del suo sangue reale. Ed un occhio verde. Verde uguale al suo. Così uguale che mi manca il respiro e stringo forte i braccioli del trono. 

L'offerta di Yurel è un ragazzo che somiglia a Rayphel in maniera spaventosa e crudele. 

Ha i suoi stessi lineamenti, la stessa forma degli occhi. Ma c'è qualcosa che richiama fastidiosamente la principessa di Yurel e provo un moto d'odio. 

Riesco solo ad immaginare come dev'essere stato trattato fin'ora, eppure nel suo sguardo non c'è traccia di rassegnazione. Ci affronta con fierezza, tutti quanti: me, Xander, Seryan intera. Chinare la testa non sembra rientrare nella sua natura.

Questo è il figlio di Rayphel. 

  « Accetteremo l'offerta di Yurel »



 
§*§*§



Osservo il campo d'allenamento dalla finestra dei miei appartamenti. 

Non mi perdo neanche un passaggio di come, con una semplice mossa dettata dall'osservazione dell'avversario, il Principe Rinnegato riesca a sopraffare Xander, uno dei guerrieri ritenuti più abili nelle file di Seryan.

Il mio cuore perde un battito quando, per un momento, vedo Rayphel al suo posto. Sono certo che, se adeguatamente addestrato, il Principe Rinnegato possa maturare un'abilità degna di quella di suo padre.

Tutto, nell'abominio di Yurel, mi ricorda l'Erude che ho tanto amato e che amo ancora così disperatamente. 

Ma, ad un certo punto, quello si volta per parlare con Argon e i suoi capelli vengono colpiti dalla luce del sole. Risplendono e acquistano il colore dorato del rame.

Sobbalzo perché quelli sono gli stessi capelli della principessa di Yurel e, osservando adesso il suo profilo, è chiara la somiglianza che condivide anche con la madre.

Il Principe Rinnegato rende onore ad entrambi i genitori, in una maniera che mi fa sanguinare il cuore.

Se da una parte è prezioso, perché racchiude in sé tutto ciò che è rimasto di Rayphel, dall'altra non posso sopportarlo perché quel ragazzo conserva qualcosa anche della principessa Aenis, colei che ho così tanto desiderato sparisse per sempre da questo mondo.

Non potrò mai liberarmi completamente di colei che incarna tutto il mio odio. Questa è una sconfitta che non sarò mai in grado di accettare.



 
§*§*§



Ha l'animo ribelle, il Principe Rinnegato. Non si piega davanti a nulla e sembra non esista qualcosa in grado di fargli chinare la testa. 

  « Qual'è il tuo nome, ex principe di Yurel? » 

  « Che importanza può avere il mio nome? »

  « Non discutere agli ordini del tuo re »

La vedo, la rabbia che divampa in quegli occhi unici e che quasi li fa brillare. Vorrebbe disobbedirmi, vorrebbe inveire contro di me, ma non lo fa. Un animo libero seppur prigioniero nelle catene della schiavitù.

  « Rylen »  risponde  « Mi chiamo così » 

Il mondo gira in tondo e, per un attimo, perdo la cognizione del tempo e dello spazio. Quel nome. Lo conosco, lo conosco dolorosamente bene. Così tanto che vorrei mettermi ad urlare. 

  « È curioso. Il tuo nome deriva da una lingua molto antica. Se ricordo bene vuol dire: “colui che porta salvezza” »  interviene Argon.

Guardo il mio primogenito con la coda dell'occhio e rabbrividisco nell'accorgermi che ha compreso con una facilità disarmante la Lingua Antica degli Erudi. Evidentemente è una caratteristica che i rimedi di Nasìr non riescono a cancellare.

Ricordare il giorno in cui Rayphel mi aveva allungato il suo scritto, sorridendo nello spiegarmi il collegamento tra me e il protagonista, mi genera un nodo in gola. 


“Per te”.

“'Rylen'? Che parola è?”.

“È una storia. L'ho scritta io. Rylen è il nome del protagonista. Ad essere sincero, ti ho pensato mentre la scrivevo. Voglio dire, Rylen è ispirato a te, Her”.



Ogni battito nel quale il mio cuore si contrae è doloroso. Ogni respiro sembra lacerarmi i polmoni senza pietà. Avverto una strana sensazione, come se stessi per mettermi a piangere; ma non è possibile, ho dimenticato da anni come farlo.

Andato via Rayphel, una volta perso per sempre, è come se tutto ciò che in me aveva vita fosse morto. Non ero più capace di piangere eppure, nel ricordare il tempo in cui ancora credevo nella felicità, un magone simile a quello del pianto mi ottura la gola.


“Mi vedi... come l'eroe di una storia?”.

“Be'... ho riprodotto il nostro sogno su carta e... se immaginavo le fattezze dell'eroe protagonista, non potevi che essere tu. Letteralmente significa: 'Colui che porta salvezza'. Per me sei proprio così, Her: innamorato del tuo sogno ed assetato di giustizia. E, proprio come il protagonista, sono sicuro che diventerai l'eroe più grandi di tutti”. 



No, non sono un eroe e non lo sarei mai stato. Sono diventato tutto ciò che di più lontano esista da un'eroe o da un salvatore. Il mio cuore è una landa desolata che è stata capace di generare solo distruzione.

  « Chi è stato a darti questo nome? »  mi sento chiedere, anche se in cuor mio conosco già la risposta.

  « Non lo so. Ce l'ho e basta »  risponde il Principe Rinnegato, con la stessa voce carica di stizza.

Stringo forte i braccioli del trono ed inspiro profondamente, imponendomi di riprendere contegno.  « Andate ora. Tutti » 

Rayphel. Che cosa vuoi dirmi? Cos'hai pensato mentre chiamavi tuo figlio con il nome dell'eroe che mi avevi dedicato? 

L'eroe che ti aspettavi io fossi, che credevi fermamente sarei diventato?


Lo guardo andare via e il cuore non vuole smetterla di battere forte.

 


§*§*§



  « È iniziato tutto da me, Vostra Maestà » 

Lo guardo ed il Principe Rinnegato non mostra la minima esitazione nel fronteggiare lo sguardo di un re. Non ha titubanza alcuna quando inizia a parlare, pensando che sia così sprovveduto da credere alla balla che sta inventando.
 
Trovarlo addormentato al fianco di Xander mi ha stupito in una maniera talmente genuina che non mi capitava da anni. Erano spalla contro spalla, il capo del Principe Rinnegato appena inclinato e poggiato sulla spalla di mio figlio. Xander con la tempia che sfiorava la sua testa. 

Ciò che mi causa ulteriore sorpresa, se non sbigottimento, è il modo in cui si sia esposto per Xander. Non ne ha avuto motivo, non era stato tirato in causa, eppure...

  « Devi fidarti molto del tuo servo se ti basta una sua parola per movimentarti tanto, Xander »  dico, tenendo gli occhi fissi sull'abominio di Yurel.

È lui a rispondere, osteggiando un'aria di sfida che non perdonerei a nessun altro:  « State fraintendendo, Maestà. Vostro figlio ha pensato che volessi scappare. Per questo ha preferito tenermi sotto controllo personalmente e, allo stesso tempo, restare fuori e assicurarsi che nessuno facesse irruzione nel palazzo » 

Che sfrontato. È così simile a Rayphel nell'aspetto ma così diverso nel carattere... 

La caparbietà appena dimostrata, mi ricorda la principessa di Yurel, il giorno in cui mi avvicinò con una scacchiera in mano e gli occhi traboccanti di determinazione. Ricordo le sue parole, pronunciate con quella sincerità che mi aveva tanto irritato, e concludo che il Principe Rinnegato deva il suo temperamento pungente all'eredità materna.

L'indomabile fuoco che vedo ardere nei suoi occhi è così acceso che, per un momento, temo possa arrivare ad ustionarmi. Ma, con l'imperturbabilità che mai mi abbandona, rispondo:  « Ed è quello che stavi tentando di fare? Scappare? » 

  « Immagino di non poter biasimare nessuno per averlo pensato » 

  « Non temi un mio provvedimento nei tuoi confronti? » 

Nemmeno allora abbassa lo sguardo. Nemmeno allora mostra il minimo accenno di esitazione o timore. Nell'osservarlo, è chiara come il sole la consapevolezza che qualunque punizione sarebbe vana: quel fuoco non si sarebbe estinto. 

Così mi congedo lasciandolo impunito e, senza farmi vedere, spio il modo in cui interagisce con Xander. C'è qualcosa tra quei due che sarebbe troppo difficile descrivere a parole ma che, allo stesso tempo, mi inquieta.

Riconosco quella complicità, riconosco quegli sguardi. Guardandoli, è così doloroso ricordare me e Rayphel che il mio cuore salta un battito. Eppure non potrebbero essere più lontani dal tipo di legame che mi legava a lui...

Aspetto che Xander mi raggiunga e gli dico, lontani da orecchie indiscrete:  « Non dargli mai le spalle, Xander »

Lui ha un leggero sobbalzo ma annuisce, pur continuando a far di tutto per non incontrare il mio sguardo.

In realtà, è altro quello che vorrei dirgli: non innamorarti di lui, Xander. 

Non ho mai fatto davvero il padre e non ho l'ipocrita pretesa di iniziare adesso, ma provo il sincero desiderio che ascolti il mio consiglio. 

Non innamorarti di lui...

Sperare che non viva la dannazione che ancora sto scontando io per un amore proibito, è l'unica prova d'affetto che potrò mai dargli. 


 
§*§*§



È pungente l'aria della sera contro la pelle. Somiglia alla sensazione di tanti piccoli aghi sull'epidermide ma è nulla se paragonato all'inverno che vedo racchiuso nello sguardo di Argon. Il mio primogenito, il mio erede...

Non ha mai avuto quell'espressione. Non ha mai mostrato tanta sofferenza e disperazione insieme. Per un istante, non lo riconosco.

  « Cercavo la verità »  persino la sua voce ha un'intonazione strana, sbagliata.

  « Verità? » 

  « Non voglio credere di averla trovata » 

Tutto accade tanto velocemente che non riesco a registrarne sequenzialmente i passaggi. Nel tempo impiegato per sbattere le ciglia, un barattolo fin troppo noto rotola ai miei piedi e a corrispondere il mio sguardo sono due bulbi oculari dall'iride verde.

Sgrano le palpebre perché è forte la sensazione che la terra si stia frantumando sotto i miei piedi.  « Questi... tu... cos'hai fatto, Argon? » 

  « Io? Io? Cos'hai fatto tu! »  non posso sbagliare: è odio quello che anima la sua voce, i suoi occhi, i suoi gesti. È odio e fa male; fa male perché non pensavo avrei potuto provare nuovamente la sensazione di avere il cuore sanguinante: credevo fosse di pietra ormai, quel cuore.  « Quelli sono i miei veri occhi! » 

  « Non dire sciocchezze! »  ribatto ma a stento odo la mia voce. Non ero preparato a quel momento, ero certo non avrebbe mai potuto verificarsi. Il punto dove credevo che il mio cuore fosse fermo da tempo continua a fare male.  « Chi ti ha messo in testa queste cose? » 

  « Di chi sarebbero allora?! Come avresti fatto a procurarteli se gli Erudi sono estinti? Dimmelo! » 

Non posso rispondere. Non ci sono parole che possano assolvermi. Non ho scuse dietro cui difendermi. Ho davanti le prove dei miei peccati e non è contemplata alcuna via di fuga.

Argon elenca i miei crimini e, parola dopo parola, la sua voce acquista nuovo rancore. Non c'è traccia del bambino che ho visto crescere nel giovane uomo che mi sta davanti adesso. I suoi - fasulli - occhi azzurri sono illuminati da una luce inquietante e, specchiandomici, ho l'impressione che ci sia anche Marzya al suo fianco ad accusarmi.  « Ero... sono un tuo esperimento »

“Esperimento”...

Sento che ho il dovere di dire la verità. Arrivato a questo punto, qualunque altra scelta non avrebbe senso.  « Gli Erudi erano diventati un popolo inoffensivo ma non potevo lasciarli in vita. Se volevo raggiungere il mio obiettivo, dovevano sparire tutti » 

  « E qual'era questo tuo obiettivo? »  mi ringhia contro. Sembra un animale feroce sul punto di aggredire la propria preda.

Il mio obiettivo... oh, il mio obiettivo è sempre stato uno solo: la ragione del mio cuore.  Lui, sempre e solo lui, è la stato la motivazione di ogni mia azione. Dopo anni, lascio che il muro cada e ammetto davanti a qualcuno i sentimenti che ho sempre confinato nel cassetto più nascosto del mio intimo:  « Sono perseguitato da un paio di occhi verdi da tutta una vita. Vedo il suo viso ed i suoi occhi ogni volta che mi addormento. Volevo averlo con me e ho dovuto far in modo che quel colore scomparisse dalla faccia della Terra... » 

Argon distoglie lo sguardo da me, come se fosse troppo disgustato per guardarmi ancora. Un nuovo dolore si fa spazio nel mio petto, ancora più grande, lancinante. Mi blocca il fiato. 

Lo sto perdendo. Il figlio che non ho mai potuto trattare con distacco, il bambino che mi ha sempre guardato con occhi colmi di ammirazione, sempre animato dal desiderio di rendermi fiero, che aveva tanta fiducia in me da seguirmi in una guerra... sta scomparendo davanti ai miei occhi. Per colpa mia.


“Io ti renderò molto fiero, padre!”.


Quel nuovo dolore si intensifica ed io boccheggio.  « Argon »  riesco a dire, ma non assomiglia neanche lontanamente alla voce che ho sempre adoperato in questi anni.  « Io volevo... »

Non ricevo altro che una spada puntata contro, accompagnata da:  « Non so di chi tu stia parlando » 

Le mie colpe sono molte, la mia anima non merita la misericordia degli Oracoli, ma in una cosa non ho mai mentito. Allo stesso modo per cui è impossibile che io riesca a dimenticare o smettere di amare Rayphel, così Argon non può non essere un vero erede di Seryan. 

Ti ho sottratto alla tua famiglia e ti ho usato per i miei scopi. 

Ti ho trasformato perché tu potessi essere la mia arma. 

Hai vissuto nel giardino in miniatura che ho costruito per te.

Ma tu sei mio figlio, Argon. Questa è l'unica verità nella montagna di bugie e macchinazioni su cui si regge il mio regnare. 

Tu sei mio figlio. 


Non riesco a dar voce a nessuno di questi pensieri. È troppo tardi, adesso: la spada del mio primogenito affonda nel mio petto con una facilità quasi crudele. 

Infine sei riuscito a fare scacco matto, Argon.


 
§*§*§



Tutto, dentro e fuori di me, va a fuoco. 

Ciò che provo è solo dolore allo stato puro. Ogni cosa di me sanguina: il corpo, il cuore, l'anima...

In un barlume di lucidità, penso che questo sia il dolore che ha provato anche Rayphel, e allora sopportare l'agonia diventa più semplice.

Trovo la forza di aprire gli occhi, ma non ho alcuna pretesa di trovare sollievo. So bene quanto tutto ormai stia cadendo a pezzi. 

  « Argon? » 

È l'unica cosa che riesca a dire, l'unica che riesca a pensare...

Vedo Levi scuotere la testa ed è come se un'altra spada mi trafiggesse laddove ormai porto già i segni del tradimento del mio primogenito.

Nasìr me l'aveva detto una volta:  “Ve ne pentirete, Maestà”. 

Non mi sento pentito ma non ho mai smesso di desiderare che le cose fossero andate in maniera diversa.

Ho agito nella maniera dettata dal mio cuore oltraggiato, infranto... e sono arrivato dove sono ora.

Non sono pentito, ma... 

C'è qualcosa che devo fare, ancora. Una verità che devo assolutamente raccontare. Devo vederlo prima che le tenebre di cui mi sono nutrito per tutti questi anni, mi reclamino. 

Voglio essere io a parlargli di suo padre. Voglio che mi guardi negli occhi sapendo che le sue sciagure sono tutte per causa mia. 

Voglio vedere il figlio di Rayphel. 

Il figlio dell'uomo che amo e della donna che odio.

  « Portatemi il Principe Rinnegato » 


 
§*§*§



E, alla fine, anche la morte ha un sapore più dolce di quello che le avevo sempre attribuito.

Forse è dovuto alla presenza di Rayphel davanti a me. Lo vedo, sembra sorridermi. Adesso, specchiandomi in quegli occhi verdi tanto puri, un po' di rimorso inizio a provarlo...

  « Perdonami, Rayphel. Tutto quello che ho fatto, l'ho fatto solo perché ti amavo... Ti prego, perdonami... » 

Non ho alcuna pretesa di ricevere assoluzione ma improvvisamente mi rendo conto che era da tanto che desideravo dar voce a quelle parole. Vorrei poter chiedere la stessa cosa anche ad Argon ma, arrivati a quel punto, l'unica cosa che posso fare per rendergli giustizia è morire per mano sua.

Rayphel è così bello quando, stringendomi la mano, dice:  « Non devi più preoccuparti. Io ti perdono, Her »

E finalmente, il peso sopportato una vita intera si dissolve. 

Finalmente, mi sento in pace.





 
Ӂ

 
  
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