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Autore: ElyJez    25/07/2016    3 recensioni
Era un posto strano quello, dotato di una perfezione anormale, di un ciclicità tranquilla che non poteva essere interrotta, eppure nonostante ciò, qualcosa era successo. Era morta una donna e nessuno ne parlava. Sembrava che il mio fantasma fosse stato ingoiato dall’asfalto pulito o dalla luce fioca dei lampioni ed anch’io, mentre abbandonavo quelle stradicciole debolmente illuminate, sentivo di sparire poco a poco.
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Dodicesimo Capitolo

Il ballo in maschera - terza parte
22 Ottobre 2015, Mercoledì
<< Tu chi sei? >>
Chiesi allarmata, notando che ora non era più necessario sforzare più di tanto le corde vocali per parlare.
<< André Johnson … non preoccuparti, non ho intenzione di mangiarti>>
Sarei dovuta essere irritata o forse preoccupata dalle sue parole, ma c’era qualcosa nella sua voce.
Era bassa, deliziosa, profonda. Tutto in lui sembrava così … penetrante.
<< Anche perché altrimenti qualcuno gli spezzerà le gambe>>
Commentò una voce meravigliosamente famigliare.
Dietro le spalle larghe e ampie del libertino, Elizabeth fece la sua comparsa.
<< Uhm, non credevo che fossi così possessiva ma chérie>>
<< Parlavo di Jillian, cosa vuoi che me ne importi di te >>
Chiarì con un sorrisetto sarcastico sul volto.
Elizabeth quella sera era tutto quello che io non sarei mai stata neanche se l’avessi voluto.
Indossava una giacca nera sbottonata che mostrava la linea piatta del ventre, le forme generose dei seni avvolti in un reggiseno di pizzo bordeaux. Le gambe erano fasciate da pantaloni aderenti di pelle, dai quali fuoriusciva il bordo del tanga. Ai piedi, decolleté con tacchi a spillo alti almeno tredici centimetri.
Non le rispose, ridacchiò soltanto, con uno sguardo che diceva chiaramente: non ci credi neanche tu. Lei lo ignorò.
<< Hai bevuto qualcosa? >>
Scossi la testa. L’ultima cosa che volevo fare era raggiungere uno stato d’incoscienza in mezzo a tutta quella gente.
<< Vieni con me >>
Disse facendomi strada verso il piano bar illuminato da luci rosse.
Lì non si erano fatti mancare niente, d’altronde quando hai un castello e fai parte della mafia a volte può succedere.
<< Mi puoi fare un Cosmopolitan e … >>
<< Un Long Island >>
Aggiunsi guardando il barista. C’era qualcosa nel suo aspetto che non mi convinceva, forse perché le profonde cicatrici che aveva intorno ai polsi e al collo le avevo già viste molte volte sui pazienti dell’ospedale, o forse perché quelle somigliavano molto alle mie.
<< Per me un Orgasm, grazie>>
Ordinò André beccandosi un’occhiataccia di Elizabeth alla quale rispose con una scrollatina di spalle e un sorrisino innocente. << Cosa stavi dicendo prima di Jillian? >>
Chiesi tamburellando con le dita sopra il bancone del bar.
Lei si girò verso di me. Nei suoi occhi balenò qualcosa, un pensiero, un’idea improvvisa, ma si limitò a scrollare la testa e a rispondere:
<< Nulla di cui tu debba preoccuparti>>
Non fece neanche in tempo a pronunciare quelle parole che un enorme, unico grido si levò dalla folla diffondendosi, toccando le pareti, rimbombando nella cupola del soffitto e aumentando sempre di più quando egli si mostrò completamente.
Jillian in quel momento sembrava un dio sceso in terra, imbevuto di gloria, che si manifestava ai suoi fedeli ricevendo onori ed adorazione.
I credenti si fecero da parte prostrandosi per far strada al re incoronato di ulivo e superbia che agevolmente, accompagnato dall’ondulare del suo soprabito nero, saliva sul palco.
Una volta salito sul piedistallo, si spogliò del mantello, gettandolo a terra, con una nonchalance che si apprende solo dopo anni e anni passati a ricevere l’approvazione altrui.
<< Salve ragazzi, vi sono mancato? >>
Quelle parole, miste tra semplicità e presunzione, avevano provocato una forma di completa venerazione. Le donne urlavano, ricercando l’attenzione del loro idolo, gli uomini rimanevano lì, a guardarlo con occhi attoniti, segnati dall’ammirazione e dall’invidia, gridando a loro volta.
Mi girai verso i due ragazzi: André si era abbandonato sullo sgabello del piano bar, Elizabeth guardava l’intera scena indifferente.
<< Tutto ciò è normale? >>
<< Tu che dici? >>
Improvvisamente le urla cessarono.
Non aveva detto nulla di particolare, anzi, non aveva proprio aperto bocca eppure, quel suo lento portare un dito sulle labbra in segno di silenzio, accompagnato da un sorriso compiaciuto aveva avuto l’effetto sperato.
<< Vi sono molto grato fratelli miei; erano mesi che aspettavo di incontrarvi, mesi che desideravo rivedere i vostri volti e ora siete tutti qui con me.
Questa serata è qualcosa di straordinario, rappresenta ciò che noi siamo e che non potremo mai cambiare. Questa sera, abbiamo l’opportunità di mostrare le nostre vere facce senza filtri e ipocrisie ed è proprio tutto ciò che dimostra la nostra superiorità. Il mondo è falsamente dominato da formiche sterili inzuppate da principi svenduti e cervelli polverosi tuttavia, in un piccolo angolo oscuro della coscienza, ci siamo noi.
Siamo tutto ciò che loro non potranno mai essere e che invidierebbero fino alla pazzia se venissero a sapere della nostra esistenza. Noi non siamo solo vampiri, licantropi o stregoni. Noi siamo delle divinità.
Vediamo ciò che questo mondo di ciechi non può vedere. Sentiamo cose che distruggerebbero secoli e secoli di equilibri terreni. Conosciamo cose che potrebbero ridurre il mondo in polvere bruciata.
Ora, fratelli miei, ora che si avvicina un nuovo ciclo, festeggiamo, e ricordiamo a noi stessi qual è la vera ed unica unicità. Quell’unicità che abbiamo fin dalla nascita come diritto; quell’unicità che scaturisce dalle nostre qualità; quell’unicità semplicemente grandiosa che non potrà mai essere soffocata da un insulso principio di uguaglianza. Festeggiamo fratelli, perché un nuovo anno sta per iniziare e pianteremo a terra il nostro vessillo nero!>>
Un urlo omogeneo si levò dalla sala in onore al re.
Jillian era arrogante, lo sapevo, ma non avrei mai potuto immaginare che riscuotesse tanto successo.
Osservare quella scena, quella situazione, mi faceva bruciare gli occhi e le viscere. È forse sbagliato credersi superiori quando lo si è realmente?
Ad una tale domanda non sapevo cosa rispondere. La mia vista era troppo infettata dal buonismo sociale che ricercava un mondo uguale, perfetto, senza discriminazioni, che non riuscivo a vedere chiaramente.
La figura del giovane, avvolta in abiti scuri, sembrava quasi stagliarsi contro i soliti precetti morali, abbatterli uno ad uno, e mostrare quella che per lui era la via più realista ed adatta.
Mi strinsi nelle spalle, cercando di soffocare i lunghi brividi che mi percorrevano il corpo. Nelle orecchie mi rimbombava una sola e semplice parola, una litania al maligno, un rito di profanazione. Jillian.

Angolo dell'autrice:
Salve a tutti ! Mi dispiace di essere mancata per un pò ma ho avuto un pò tanto da fare - ormai la tastiera del pc era diventato un miraggio XD
Comunque, lasciando perdere gli affari miei, spero che questo nuovo capitolo vi piaccia =)
Ciao, ciao

 
  
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