I watched the rain falling down.

Osservo la fitta pioggia cadere giù, e sento i tuoni sempre più sonori e fragorosi. 

Di tanto in tanto ripenso a quell'incidente... com'è stato possibile? 
Io, un'auto, un bambino che urla. Non posso dimenticare la terribile sensazione delle mie ossa rotte e il sangue che zampillava imperterrito da alcune parti del mio corpo. Sapevo in fondo che tutto quello era reale, in quel momento, ma non riuscivo a realizzarlo in tutto e per tutto.

Aprii gli occhi, mi ritrovai in ospedale indolenzita come non mai, la luce fioca che mano a mano illuminava sempre più i miei occhi e poi lo vidi, mi bastò girare lo sguardo alla mia sinistra. Cosa ci faceva lì proprio lui? Ed io? Cosa era successo? Il mio battito cardiaco crebbe notevolmente e mia madre sorrise imbarazzata ma contenta, era alla mia destra. In breve tempo mi fu spiegato la dinamica dell'incidente; avevo un braccio rotto e un pezzo della finestra di quell'autovettura mi si era conficcato nella pancia, un altro sulla spalla. Immaginai - con estrema fatica - tutta la scena perché viverla non mi concesse questo lusso, solo dolore, ed un brivido mi passò lungo la schiena. Le uniche parole che riuscii a proferire furono “incredibile!”. Già... lo era veramente. Che io fossi concitata benché fossi in ospedale? Era nel mio carattere, e poi era questo ciò che rallegrava tutti, oltre me: ero viva. 
Il mio cuore iniziò a supplicare, i miei occhi volevano vederci ancor più distintamente ma facevano fatica, ero stanca, debole. Mi sembrava così impossibile che lui fosse lì, era venuto a trovarmi, forse aveva saputo subito dell'accaduto, anche se non seppi come.
Sorrisi intimidita, iniziai a rinsavire sempre di più. Lui mi imitò, seppure con una vena di malinconia, ed io gioii alla sola idea che gli interessasse come stavo. 
Mi sentii svenire... mi sentii lontana... ma percepivo un calore unico, un calore ineffabile, quello della sua mano nella mia, non era una stretta forte, era lieve, ma sicura, determinata. Era il motivo per il quale continuavo a sorridere nel mio cuore, ero consapevole che lui fosse lì, ero consapevole che non mi aveva abbandonata, che gli importava di me, che mi stava pensando, e forse aspettando che mi riprendessi e mi bastava per tutto... davvero. Era la mia consolazione, il lievito del mio sorriso.

Passò un giorno, aprii gli occhi, lui non c'era ma mi aveva lasciato un biglietto dove mi diceva che sarebbe tornato quando avrebbe potuto... per me. Mi accorsi poi di un mazzo di fiori ai piedi del letto, erano blu, il mio colore preferito.
Guardai la pioggia cadere giù dalla finestra, felice come non mai, speranzosa, erano giorni che non faceva che piovere e il vento ululava come un lupo infreddolito e solitario. Ma volevo mettermi in sesto, uscire da lì, dovevo farlo il prima possibile...


Ora sono a casa e guardo ancora la pioggia, ma i tuoni stanno smettendo di risuonare nel cielo e le nuvole si muovono con meno impetuosità. Un raggio radioso riesce ad illuminare la mia stanza, riverbera su di me. È caldo e dolce, mi ricorda lui e la sua promessa... poi ripenso alle sue ultime parole, mi chiedevano di trascorrere la mia vita con lui, mi chiedevano “vuoi sposarmi?”
Sorrido e piango dall'emozione, dalla felicità... guardo di nuovo il cielo, la pioggia è cessata.




 

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*Nota dell'autrice:
Buon salve lettori! ^^
Nulla, questa è una breve shot scritta in un momento di ispirazione guardando la pioggia, che ieri si stava tramutando quasi in tempesta nel mio paese. 
Spero che l'abbiate trovata gradevole alla lettura, e ringrazio chiunque mi lasci un'opinione e chi è arrivato fin qui. Sì sì, proprio tu: thank you! ^-^
(sembra una filastrocca, hmm, ritorno seria.)
Non ho altro da aggiungere,
vi auguro un buon proseguimento!
Bye :)*