Film > L'Ultimo Dei Mohicani
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Autore: Assiage    26/07/2016    2 recensioni
Alice e Uncas, entrambi così giovani e stanchi, guardano verso un futuro insieme con speranza. Presto capiranno che la strada per la felicità non è mai facile...
Traduzione: eliana81
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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I sopravvissuti al massacro erano accalcati insieme al margine della foresta quando l'alba si diffondeva nel cielo - Chingachgook, i suoi due figli e le sorelle Munro.

Uncas giaceva stordito, il suo respiro leggero, il suo sguardo luminoso e febbricitante. Molti pensieri correvano attraverso la mente del giovane Mohicano, immagini che aveva dimenticato. Il cuore non dimentica mai, pensò egli intontito, cominciando a tremare. Suo padre condivise uno sguardo preoccupato con Nathaniel.

Mai..., pensò Chingachgook, non dimenticherò mai l'immagine di mio figlio nello strapiombo, stavo quasi per perderlo... Egli volse lo sguardo sconvolto verso la esile ragazza bianca con i capelli del colore della luna, la causa della pazza fuga di Uncas su per il fianco di quella montagna.

I suoi occhi si posarono furtivamente sui polsi di Alice, scorticati crudelmente dalle corde di Magua. Le sue mani insanguinate aggiustarono delicatamente la sua gonna rosa chiara, e si avvicinò gradatamente a Uncas, i suoi lisci capelli biondi, la sua pelle chiara e luminosa. I suoi occhi azzurri apparivano molto grandi mentre guardava il suo figlio minore, solenni e fissi.

Uncas mormorò ancora e si rigirò irrequieto in un delirio di febbre. Le sue ferite profonde venivano costantemente pulite e disinfettate, le bende cambiate.

Loro non potevano fare niente, comunque, per abbassare la febbre che infuriava in lui. Chingachgook osservava tutto ciò, calmo e stoico. Egli vedeva l'agitazione del suo figlio bianco, la ragazza dai capelli scuri che si torceva le mani, la ragazza dai capelli d'oro con lo sguardo basso in un silenzio ininterrotto.

Ma no. Chingachgook non avrebbe ceduto alla disperazione e allo sconforto. La morte era sempre stata un'ospite fissa nella sua vita, reclamando la sua famiglia e sua moglie quando era ancora giovane.

La morte non avrebbe reclamato suo figlio.

La morte era sleale nel senso che non offriva scuse, giustificazioni, e prendeva coloro la cui ora era arrivata - che fosse un padre coraggioso che sorrideva teneramente a un figlio addormentato, che fosse una bellissima moglie con i capelli neri color carbone e occhi sorridenti.... Chingachgook conosceva i segreti del tempo e della natura.

La morte era incombente, ma non presente.

Quando Uncas si voltò, Chingachgook vide una mano chiara e esile accarezzare la faccia di suo figlio. Nathaniel, seduto con Cora tra le sue braccia, si offuscò alla vista della mano di Alice. Tutti osservarono silenziosamente mentre Alice posò delicatamente la mano sulla fronte di Uncas, con sguardo concentrato.

Chingachgook pensò che forse la sua mano potesse essere troppo gelida e appiccicaticcia, e si mosse manifestando disagio. Uncas aprì gli occhi per un istante e sorrise negli occhi della Ragazza di Luna. Alice ricambiò il suo sorriso e tenne il suo sguardo finché gli occhi di lui si chiusero, con un respiro pesante ma regolare.

La febbre è ancora presente, valutò Chingachgook, osservando il velo di sudore lucente su suo figlio. Ma adesso, al tocco di una ragazza bianca di appena 18 inverni di età, lui dormiva tranquillamente.

Quando gli occhi di Chingachgook incontrarono lo sguardo deciso di Alice Munro, strani pensieri cominciarono a passargli per la testa. Egli incontrò lo sguardo di Alice come se fosse la prima volta che la vedesse... il che, in un certo senso, era così.
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Uncas era perso nello spettro tra luce e oscurità. C'era una strana sensazione di galleggiamento e la sua mente febbricitante in qualche modo creava la connessione. Come poteva fluttuare, se era su un solido terreno?

A meno che non stia morendo.

Uncas non era spaventato. Per niente.

La morte era il padre del sonno, dopo tutto. Tutto ciò che lui sentiva erano i rimpianti, tutti i rimpianti nascosti della sua vita che lui aveva cercato così valorosamente di tenere a bada. Di che utilità erano per un uomo i desideri incompiuti, l'angoscia e i rimpianti? Erano emozioni inutili, lui lo aveva deciso tanto tempo fa...

Ma ahimè, alcuni volti spettrali apparvero a Uncas senza alcun invito. Egli vide il volto bellissimo e gioioso di sua madre. I suoi occhi scuri che sembravano sorridere sempre.

Il suo migliore amico d'infanzia, Keesog. Da bambini, in un giorno fatale, decisero eccitati di incontrarsi presso la cima di una alta collina. Uncas allora aveva 10 anni. Keesog raccontò a Uncas una storia ascoltata da alcuni mercanti di passaggio; la storia raccontava che sulla cima della collina giacevano i resti e i tesori dei soldati Yengeese morti tanto tempo fa.

Invece di incontrarsi con il suo amico, Uncas si dimenticò prontamente e accompagnò suo Padre e suo fratello a pesca. Di ritorno dalla gita, essi vennero accolti dalla notizia - il giovane Keesog in qualche modo era caduto in un burrone nella collina, rompendosi la testa e sanguinando a morte sul suolo impolverato della collina.

Uncas cadde in stato di shock. Solo quella mattina aveva visto il suo fedele amico. Con il suo grande sorriso a trentadue denti, gli occhi accesi di aspettative e gioia alla possibilità di trovare ossa, tesori e gloria.

Non posso crederci! Qualcuno ha inventato questa bugia!, lui urlò prima di gettarsi tra le braccia di suo Padre e nell'oscurità imminente.

La faccia di Keesog gli sorrideva. Nessuna ferita mortale, nessuna paura, e un sorriso rassicurante al suo vecchio compagno.

Sarebbe stato un buon guerriero.. pensò Uncas nel suo stordimento.

Uncas vide passare davanti a sé conoscenti e amori passati in una schiera di vivace silenzio, quando improvvisamente, qualcosa lo fece balzare. Un lampo di colore.... tessuto rosa.

Egli guardò obliquamente, ricordando. Tessuto rosa; dita lunghe e affusolate, capelli biondi e occhi azzurri maledettamente belli. Occhi blu ampi come il cielo della prateria.

Signorina Alice.

Lui aprì gli occhi e offrì un sorriso alla graziosa biondina inginocchiata davanti a lui, la ragazza che aveva catturato il suo cuore. I suoi occhi si chiusero e dormì.
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Alice guardò Uncas dormire tranquillamente e seppe che il suo cuore apparteneva a lui.

Lei gettò uno sguardo sulla luce del fuoco. Nathaniel e sua sorella Cora erano seduti insieme, sussurrando, e lei capì con un sobbalzo che Chingachgook la stava guardando, con il fuoco riflesso nei suoi occhi scuri. Lei si leccò le labbra screpolate e tirò fuori una domanda dal nulla per mascherare il suo imbarazzo.

"Dove andiamo adesso?" chiese lei, con la voce che si incrinava come se avesse foglie secche nella gola.

"Ci dirigiamo a ovest," disse lui dopo un po'. " Lontano dagli Inglesi e Francesi che combattono".

"Andrete in Can-tuck-ee?" chiese lei, avendo sentito questa frase da Uncas.

"Sì". Lui fece una pausa, e poi, " e tu, Ragazza di Luna?"

Improvvisamente Cora si voltò, con gli occhi che scintillavano pericolosamente nell'oscurità.

"Cosa intendi dire?" chiese lei bruscamente. "Io e mia sorella staremo insieme. Lei ci accompagnerà in Can-tuck-ee".

"Alice è una donna matura," mormorò Nathaniel gentilmente a Cora. "Anche se mi farebbe immenso piacere se lei si unisse a noi, la scelta è sua, se ritornare a Londra o stare qui."

"Come puoi dire una cosa simile?" sussurrò in modo fiero  la sorella Munro dai capelli scuri.

"Io e Alice non abbiamo parenti in Inghilterra. Sarà sola! Il Re può impiccarsi per ciò che me ne importa. La nostra casa sarà qui! In più, lei ancora non è cresciuta."

I suoi occhi si rivolsero verso Alice. "Alice, hai... hai..." Lei pensò intensamente, cercando di ricordare. "Tu hai 16 anni quest'anno? Non è così?"

Alice si sentì ferita profondamente, ma solo per un momento. Lei non riusciva a costringersi ad essere arrabbiata tanto a lungo. In effetti, Cora non era da criticare. La sua famiglia non aveva festeggiato una sola volta il suo compleanno. La loro madre morì dando alla luce Alice. Che cosa c'era da festeggiare?

Alice si schiarì delicatamente la voce.

"Ho 18 anni," rispose tranquillamente.

Cora la fissò. "Ma tu hai detto...Io pensavo..."

"Sei 4 anni più grande di me," Alice ricordò a sua sorella.

Cora arrossì e rimase in silenzio per un secondo. "Perdonami, sorella," disse lei calma. " Questo è orrido da parte mia. Che razza di sorella sono, che mi dimentico della tua età?"

Alice sorrise dolcemente, ma stancamente. "Una sorella che è troppo preoccupata per cose di maggior importanza. Non c'è niente da perdonare."

Nathaniel sorrise ad Alice calorosamente. Amava la sua dolcezza.

"O forse," mormorò Cora. "Una sorella che ancora ti vede come una ragazzina".

Si sorrisero l'un l'altra attraverso la tremolante luce del fuoco, catturate nelle memorie del passato. Una giovane ragazza dagli occhi fieri con voluminosi riccioli neri, che afferrava in modo possessivo la mano di una piccola bambina bionda... Una ragazza bionda, che fissa la sua sorella maggiore, più saggia con speranza e fiducia...

Cora emise una risata gutturale che echeggiò verso gli alberi e oltre.

"C'è poco da meravigliarsi.. quando ho sentito la notizia del tuo fidanzamento con Jeremy Forsythe, mentre ero a Dorchester, ho scritto a nostro Padre una lettera arrabbiata, chiedendo perché lui ti avrebbe data in sposa a questa giovane età. Era così sconcertato! "Ragazze più giovani di lei sono diventate mogli", fu la sua risposta!" Cora ridacchiò, allegramente inconsapevole che l'umore di Alice era calato.

"Eri fidanzata, signorina Alice?", Nathaniel chiese con interesse.

Alice annuì brevemente. Nathaniel notò l'espressione attenta sulla sua faccia e così tralasciò l'argomento. Inoltre, lui non era mai stato troppo sottile nel porre le domande.

Ma lo stesso, lui si chiedeva quale fosse la storia.
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L'alba spuntò tiepida e frizzante, e i viaggiatori erano sopravvissuti alla loro prima notte.

La febbre di Uncas se ne era andata poco prima dell'alba, con travolgente sollievo di tutti i presenti. Comunque restava il fatto che era ancora troppo debole per essere trasportato.

Gli uomini cominciarono a conversare nella loro lingua e mentre Cora faceva uso della sua esperienza medica per prendersi cura di Uncas, Alice si rese utile percorrendo a piedi la breve distanza verso un ruscello zampillante per sciacquare le bende di Uncas. Si sedette presso il ruscello e cominciò a strofinare vigorosamente, guardando il sole sorgere come da ceneri amare per colorare il mondo in rosa e arancione.

Alice non poteva credere che lei e sua sorella fossero sopravvissute. Nientemeno che Uncas era corso da solo, per salvare lei, una ragazza inglese che aveva conosciuto solo per un breve arco di tempo.

Il tempo, tra l'altro, è una questione molto ingannevole, pensò principalmente Alice.  Uncas era quasi morto su quel promontorio per essere stato ferito da un affilato pugnale, finché suo padre e suo fratello erano arrivati, e appena in tempo, tra l'altro, per finire Magua e i suoi guerrieri Uroni.

In seguito, il gruppo stordito e insanguinato scese incespicando dalla cima della montagna e tutti fecero ciò che poterono per Uncas. Si preoccuparono per il braccio fratturato di Uncas e pensarono con che cosa fasciarlo, finché Alice ebbe una trovata - i loro corsetti!

Erano piccole imbottiture spaventosamente strette, fatte di una specie di osso, niente di meno, e a giudicare dalle contusioni che Alice aveva accumulato dall'età di 13 anni, semplicemente per indossare il suddetto indumento...beh... La sua intuizione l'aveva ripagata. Le ragazze cedettero i loro odiosi corsetti, che furono privati di lacci e fronzoli vari e vennero usati per fasciare le ossa fratturate di Uncas.

"Non posso credere che voi ragazze dovevate indossare questo!" esclamò Nathaniel, atterrito, ma ridendo in un momento di divertimento, prima che Uncas cominciasse ad avere i brividi quando la febbre salì.

Il sorriso di Alice diventò malinconico mentre strofinava più forte.

Uncas...

Soltanto il suo nome le faceva venire quello strano brivido lungo la schiena. Cosa dedurre da questo? Lei non era mai stata innamorata.. Nemmeno di Jeremy. Pensò sospirando, ma bandì quelle riflessioni per paura di provare di nuovo il bruciante sentimento dell'umiliazione.

Uncas, il cui sguardo continuava a cadere su di lei dopo il primo attacco di Magua e dopo la loro presentazione, non corrispondeva affatto all'idea che Alice aveva di un pellerossa. Non c'era niente di turpe o selvaggio in lui. Era alto, forte, insopportabilmente bello. Il suo incarnato, non rosso come lei aveva pensato, era di un marrone caldo, non diverso da quello dei marinai e di quelli che lavoravano all'aperto.

Uncas, i cui occhi scuri la fissavano avidamente al forte assediato dopo il loro incontro privato all'esterno.

Le mani di Alice tremavano ed emise un respiro tremolante. Si sedette sulla riva del ruscello, ricordando.

Si presupponeva che lo scoppio del cannone francese in un certo modo la cullasse nel sonno, pensava sprezzante mentre girovagava per le sale tortuose del forte, l'atmosfera densa di lamenti di persone ferite o moribonde.

Respirò a fatica. Non aveva lo stomaco per questa sofferenza, e così, uscendo un po' fuori, si sentì subito meglio. Gironzolò per l'accampamento e vide, rimanendo scioccata, intere famiglie, mogli che afferravano mariti feriti, giovani ricavare il meglio da una situazione orribile e, rifiutando di sprofondare nella disperazione, girare in un vortice di danze e tamburi, flauti e violini che fendevano l'aria. Un potente testamento al forte potere della gioventù.

Tutto ciò era strano ai suoi occhi. Gli Inglesi erano noti per il loro notevole contegno e questi Americani sceglievano di attaccarsi alla felicità almeno per una notte in più. Sono stupidi? Lei si chiedeva. Oppure sono coraggiosi?

Si scrollò i suoi pensieri disordinati e affrettò il passo. A che cosa serve il coraggio quando qualcuno è morto?

Un formicolio dietro al collo le disse che qualcuno la stava osservando. Guardò a destra e appoggiato là con una carabina stava il giovane Mohicano, Uncas. Lui le offrì un piccolo sorriso e annuì sapendo di essere stato riconosciuto, completamente disinvolto nell'essere stato colto nel sacco mentre la occhieggiava.

Alice tirò su con il naso. Ma in realtà lui la spaventava. Il suo sguardo fisso costante era destabilizzante, specialmente il modo in cui esso causava quel dannato brivido che la attraversava.

"Buonasera, Signore", Alice disse guardinga mentre Uncas le si avvicinava lentamente.

Uno scoppio di cannoni particolarmente forte la fece urlare di paura, e girò su se stessa così tanto che inciampò. Uncas non era nemmeno trasalito a quel rumore mentre la osservava, con i suoi occhi scuri penetranti.

"Sera, signorina," replicò lui. "Si gode il panorama?"

La stava stuzzicando, e lei non sembrò gradire proprio per niente. E se fosse stata permalosa?

"No." Lei sollevò il mento. "Stavo dando una mano in infermeria".

"Lo so," disse lui, e se ne stette di nuovo in piedi tranquillamente, osservandola finché lei cominciò ad agitarsi.

"Chiedo scusa, signore", disse lei in tono tagliente. "Ma siccome ci tengo alla vita, non sento il bisogno di stare così vicino ai cannoni." E così, cominciò a incamminarsi. Sentì dei passi vicino a lei, si fermò e si girò.

Era di nuovo Uncas.

Lui sorrise. "Mi permetta di camminare con lei, Signorina. Per la sua sicurezza".

Gli diede un'occhiata vacua, e così lui provò di nuovo.

"Per favore?" Lei non pensava che lui stesse implorando. Era veramente preoccupato.

"Va bene..." replicò.

Camminarono in silenzio per 5 minuti, e Alice cominciò a sentirsi sempre più imbarazzata. Così si fermò nell'oscurità vicino all'alloggio di suo padre.

"Grazie, signore. Lei è degno di fiducia per tutti noi," disse Alice pomposamente, voltandosi per andarsene.

"Uncas," disse la sua voce profonda, dolce come il miele. "Quello è il mio nome."

Alice sembrava colpita. "Molto bene,"  riconobbe lentamente. "Non hai un cognome?"

Uncas sgranò gli occhi lentamente e ridacchiò. Stava ridendo di lei! Che nervi! Lui scosse la testa.

"Solo Uncas."

" Bene, "Solo Uncas"," replicò, irritata " E' tutto molto interessante, ma mi chiamerai Signorina Alice."

Lei sembrava molto, molto Britannica.

"D'accordo, signorina Alice."

Lei annuì e si voltò di nuovo per andare, ma la voce di lui la catturò in una morsa.

"Penso che lei sia bellissima, signorina Alice. Anche coraggiosa."

Alice si voltò lentamente. Aveva sentito bene? Coraggiosa? Bellissima? Sapeva di essere graziosa, ma non si era mai considerata bellissima. Quella semmai era Cora; audace, coraggiosa e bellissima.

Un sentimento le nacque nel petto e sollevò lo sguardo su di lui, cercando di sbrogliarlo. Perché non riusciva a respirare quando lui la guardava in quel modo? I pensieri di lei sembravano trasformati in poltiglia e fece l'unica cosa che sembrava avere senso.

Si avvicinò e lo baciò.

Lui ricambiò il suo bacio con una dolcezza ardente e con le punte delle dita la portò più vicina a sé. Il bacio durò quasi 1 minuto. Lei si sentiva come se un piccolo fuoco caldo, bianco bruciasse sotto la sua pelle, e si fermò, respirando a fatica.

Lui lo aveva percepito?

I suoi occhi scuri sembravano persino più scuri, e il bacio mandò ad Alice un fremito di calore che le crebbe nel ventre.
Si fissarono per 10 secondi pieni prima di indietreggiare.

Alice si sentiva congelata.

"Buonanotte," sussurrò lei.

"Buonanotte," rispose lui con gentilezza. Entrambi si voltarono lentamente e proseguirono verso direzioni opposte nella notte.

Alice si scosse per smettere di sognare ad occhi aperti. Dubitava del fatto che molte donne a Londra potessero dire di aver provato qualcosa come questo tabù, questa .... passione proibita per un selvaggio.

Comunque, Alice aveva deciso già molto tempo prima che Uncas non era un selvaggio. Uncas le ha salvato la vita e ha infuso nuova vita in lei, persino in seguito alla morte di suo padre e dell'amico, Duncan.

Raccogliendo le bende bagnate, Alice si trascinò a fatica su per la collina, per tornare da sua sorella e da Uncas.



Note:
Salve a tutti, amici e amiche. Da lettrice e fan della coppia più bella del mondo, ho deciso di provare a tradurre questa fantastica fanfiction. Vorrei ringraziare Eilan per avermi aiutata con la correzione dei capitoli, e l'autrice originale Assiage per avermi dato il permesso. Spero che la storia vi piaccia e vi emozioni, proprio come sta facendo emozionare me! Baciii eliana81
   
 
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