Capitolo
16
Una manina mi accarezzò il
viso, due occhioni celesti mi guardarono indagatori, un piccolo neonato
tra le
mie braccia, lo avvicinai al mio viso, il suo profumo era impagabile,
accarezzai il suo nasino, mi accorsi che avevamo entrambi dei
braccialetti, Aiden
Evans, accarezzai di nuovo il suo viso, era così piccolo…
Aprii gli occhi, la manina
di Miles era sul mio viso la spostai alzandomi dal letto, andai in
cucina,
preparai il caffè, l’aria di New York era fredda, andai a mettermi una
felpa,
tornai in cucina. “Buongiorno” Chris mi baciò la nuca, “buongiorno” mi
tirai in
dietro, contro di lui, mise le mani sui miei fianchi facendole scorrere
dolcemente fino a sotto il seno, mi baciò dietro l’orecchio, “c’è Miles
di là”
sussurrai, “lo so” rispose baciandomi di nuovo dietro il collo, sentii
un
brivido salirmi in tutto il corpo, “stavo pensando…” disse bloccandosi,
“dimmi”
mi girai, “oggi, resettiamo tutta la nostra storia, mi concedi un primo
appuntamento?” chiese sorridendo, “Chris… mancano pochi giorni al
matrimonio…”
risposi trattenendo un sorriso compiaciuto, “e quindi? Ho avuto una
prima
uscita con tutte le donne… ma con te no… voglio un appuntamento in
piena
regola, te lo meriti… e poi dimentichiamo per un giorno il matrimonio,
che ci
conosciamo da sempre… dimentichiamo tutto, vado a portare Miles da mia
madre, e
poi ti vengo a prendere…” disse entusiasta, sorrisi vedendo il suo
sguardo
pieno di entusiasmo, “mi concedi un appuntamento?” chiese sorridendo,
“mmm… va
bene dai” risposi ridendo, “vedrai che non te ne pentirai” disse
ridendo, “ah…
ti avverto… non ci conosciamo minimamente per questo appuntamento”
disse
sorseggiando il caffè, scossi la testa ridendo, “dai, tu dovrai voler
conquistare me, e io te… fai finta che non mi hai mai conosciuto” disse
ridendo, annuii, posò il bicchiere sul lavandino e andò a svegliare
Miles, “più
bello no… ma più sano sì” borbottai ridendo, “ti sento” urlò ridendo,
“e allora
perché tu urli?” chiesi ridendo anche io, “effettivamente non hai
torto” disse
sbucando in cucina con Miles lavato e vestito, “buongiorno zia” disse
avvicinandosi, mi abbassai per farmi dare un bacio sulla guancia, “lo
porto a
fare colazione, ti mando un messaggio quando sono qui sotto ok?” chiese
sorridendo, annuii, uscì con Miles.
Andai in camera da letto a
rifare il letto, lavai i piatti, pulii la cucina e sistemai il salone,
era
passata quasi un’ora da quando era uscito Chris, andai a fare la
doccia, lavai
i capelli, lavai i denti, realizzai che mi stava prendendo l’ansia, era
assurdo, era Chris… Mi truccai a lentamente, con cura, misi il
fondotinta, la
cipria, la matita agli occhi, mascara, rossetto rosso e la matita alle
sopracciglia leggera, mi arrivò un messaggio.
Chris
Sono qui.
Andai nel pallone, dovevo
fare i capelli, e scegliere come vestirmi, feci la piastra velocemente,
andai
in camera da letto e presi i jeans chiari, li indossai, maglietta
bianca a
maniche corte, giacca di pelle nera, presi il cellulare, i soldi li
misi nella
tasca del jeans, i documenti nel taschino del giacchetto e uscii.
Aprii il portone, lo vidi
appoggiato con le spalle e il piede destro al muro, si era cambiato,
aveva un
giacchetto di pelle nero, la polo bianca e i jeans neri con le lacoste
bianche,
e come se non bastasse indossava i miei stessi occhiali da sole, sentii
il
cuore battere a mille. Si girò verso di me sorridendo, mi salutò con un
bacio
sulla guancia, “come va?” chiese, “bene tu?” chiesi sorridendo,
“benissimo…
passeggiata?” chiese imbarazzato, annuii, non sapevo cosa fare, eppure
era
Chris, ma che ci prendeva… “lasciati dire che sei bellissima” disse
ammirandomi,
“anche tu” risposi arrossendo, da quando arrossivo con Chris? Mi guardò
a lungo,
“andiamo al parco?” chiese, “va bene” risposi sorridendo, mi accorsi
che
abitavamo a pochi isolati da lì, arrivammo lì in silenzio, “vuoi
qualcosa?”
chiese davanti al bar, “una cioccolata, grazie” risposi, lui prese un
caffè, e
mi porse la cioccolata, “allora… che lavoro fai?” chiese sorseggiando
il caffè
mentre camminavamo, “lavoro per un negozio di abbigliamento tu?” chiesi
sorridendogli, “io faccio l’attore” rispose annuendo, “mmm… e che film
hai
fatto?” chiesi, “oh… bhe, ho fatto Captain America, I fantastici 4,
What’s your
number… insomma un bel po’ per essere elencati” disse scrollando le
spalle,
“stai facendo lo sborone?” chiesi ridendo, “assolutamente…” rispose
guardandomi, “hai un anello” chiese indicando la mia mano, “me l’ha
regalato il
mio migliore amico” risposi sorridendo, “ah… bella persona?” chiese
fingendosi
preoccupato, “bellissima” risposi sospirando, “sei sempre così seria?”
chiese
guardandomi indagatorio, “no… non sono mai seria, è che mi metti in
imbarazzo”
risposi scrollando le spalle, sorseggiai la cioccolata, “ti metto in
imbarazzo?
Scusami” disse sorseggiando il caffè, “bella giornata vero?” chiese
guardando
il cielo, annuii, ci mettemmo seduti su una panchina, posò i gomiti
sulla
spalliera, con la mano mi accarezzò i capelli, “come mai hai scelto di
farli
rossi?” chiese guardandoli, “perché sembra assurdo a dirlo, ma volevo
assomigliare alla sirenetta” risposi sorseggiando la cioccolata,
“davvero? Io
adoro la sirenetta” rispose entusiasmato, “è la mia preferita” dissi
ridendo,
“anche la mia…” rispose con entusiasmo, poi si imbarazzò, “sei mai
stata
innamorata?” chiese guardandomi negli occhi, “oh… sì, si chiamava
Michael” mi
presi in giro da sola, rise, “seriamente, prima di me ovviamente,
perché è
evidente che ti innamorerai di me” scherzò, “no, mai… o meglio sono
sempre
stata innamorata di un solo uomo” risposi continuando a sorseggiare la
cioccolata, “tu?” chiesi guardandolo negli occhi, scosse la testa, “ho
sempre
amato una ragazza…” disse scrollando le spalle, “com’è?” chiesi vedendo
una
luce strana negli occhi di Chris, “lei è… non te lo so spiegare… sono
molteplici le emozioni” rispose guardando il cielo, “prova a dirne una”
sussurrai, “hai presente la sensazione che provi quando hai caldo da
morire ma
arriva una ventata di vento fresco?” chiese, annuii, “e quando sei
ubriaco… il
senso di aver paura di dire la cosa sbagliata, la sensazione di poter
svenire
da un momento all’altro e l’inebriante sensazione di non capire niente
quando
lei è affianco a te” continuò incrociando i miei occhi, ecco questa era
una
dichiarazione d’amore bellissima, “e lei non lo immagina neanche di
essere
tutto questo… mi dice che non si sente all’altezza… ma chi non si sente
all’altezza affianco a lei sono io. Lei è una tempesta in piena regola,
con
tanto di fulmini e saette. Lei è tutto ciò che sono io, abbiamo i lati
combacianti… i stessi pensieri, le stesse paure, i tormenti… solo che
io sono
forte per lei, o almeno cerco di esserlo perché non può più soffrire”
continuò
a guardare il cielo, rimasi in silenzio ammirando la bellezza della sua
bocca
mentre pronunciava quelle parole, “le ho fatto una promessa sai? Lei
non lo sa…
ma l’ho fatta” disse finalmente guardandomi, lo guardai sorridendo, “le
ho
promesso di donare tutto me stesso nelle sue mani. Mi fido di lei, e so
che non
mi farà mai del male” disse guardandomi negli occhi, sentii gli occhi
lucidi,
“e per te? Per te lui cos’è?” chiese guardandomi, guardai un bambino
muovere i
primi passi poco lontano da noi, “pff… sono chiusa non so dire i
sentimenti”
risposi sperando di cavarmela, “io l’ho detto” disse sorridendo,
annuii, aveva
ragione, “lui è quel tramonto che non ti stancherai mai di guardare,
l’alba che
ti fa alzare tutte le mattine tenendoti incollata alla finestra per
ammirare la
bellezza esemplare, lui è la persona che sa capire i miei demoni e
calmarli
combattendoli, l’unico che sappia parlarci, lui, se credi che possano
esistere,
è un angelo… mi supporta in ogni cosa, e mi sopporta anche” risi, e lui
accennò
un sorriso sghembo, “lui è l’uomo di cui non mi stancherò mai. L’unica
mano che
voglia stringere a fine giornata, gli unici occhi che incontro
volentieri in
ogni momento, l’unico corpo che sappia realmente toccare. L’unico bacio
che
chiedo è quello della sua bocca. Sembra come se vivessimo con metà
cuore mio, e
metà suo. E non so perché non se ne renda conto… che forse ci siamo
salvati a
vicenda” sussurrai continuando a guardare il bambino, “bene… ti
accompagno a
casa… ti va di uscire un’altra volta?” chiese indossando gli occhiali,
annuii,
“grazie” mi prese la mano, ci alzammo dalla panchina camminando, mi
fermai di
botto, lui mi guardò, gli alzai gli occhiali, non potevamo resistere,
ci
baciammo, il sapore era diverso, aveva ragione Chris, sapeva di prima
uscita…
di mistero, di curiosità, e sapeva di quel tipico sapore di Chris,
godetti
della situazione in quel momento, posai la mano dietro la sua nuca e
l’altra
sulla sua guancia, lui mise il braccio intorno al fianco e l’altra mano
tra i
miei capelli, “come facciamo ad amarci così tanto?” chiese staccandosi
di due
centimetri da me, scossi la testa, lo ribaciai, “non saprei che fare
senza di
te” sussurrai sulla sua bocca, “per fortuna non lo dovrai mai provare”
sussurrò
lui, il cellulare di Chris squillò, mise il silenzioso rimettendolo in
tasca,
“ti amo” sussurrò baciandomi di nuovo, “anche io” risposi stringendolo
dalle
spalle, “sai con questo primo appuntamento ho capito perché siamo stati
zitelli
tutto questo tempo” disse dandomi la mano, “perché?” chiesi, “perché ci
siamo
parlati di me e di te tutto il tempo… pensa che tristezza per gli altri
che
uscivano con noi, ritrovarsi a sentire una pantomima sulla migliore
amica o sul
migliore amico… io mi sarei dileguato alla prima parola” disse ridendo,
risi
anche io.
Il vento ci scompigliò i
capelli e quella scena assunse l’aria di un film. Camminammo per il
parco, “ti
ricordi?” mi chiese indicando il chiosco di gelati, “come dimenticare”
dissi
sorridendo, risuonò la stessa canzone di pochi anni prima, She’s the
one di
Robbie Williams, sembrò fatto apposta, andò dall’uomo nel chiosco e
chiese due
gelati, me ne porse uno, “alla nostra amicizia” disse battendo i coni,
“alla
nostra amicizia” risposi guardandolo negli occhi, “questa canzone mi fa
venire
in mente te” disse sorridendo, “ah sì?” chiesi fingendomi stupita,
stavamo
rifacendo succedere tutto quello che era successo quel giorno, “sì…”
rispose
guardandomi negli occhi, “sono l’unica?” chiesi, “per me…” fece le
spallucce,
sorrisi guardandolo mangiare il gelato, era ancora più bello di quel
giorno,
“anche questa mi ricorda te” disse guardandomi, “Angels di Robbie
Williams?”
chiesi vedendolo annuire, si mise davanti a me spostando una ciocca di
capelli da
sopra le spalle, la portò dietro, ci guardammo per minuti
interminabili, “era
così che doveva andare” sussurrò baciandomi, lo guardai confusa, “ti
avevo
portata qui per poter fare un passo avanti… inutilmente, era così che
doveva
andare” disse sorridendo, “sarebbe andata così lo sai vero?” chiesi
sorridendo,
“se tu incontrassi me ora, senza avermi mai conosciuto… cosa
penseresti?”
chiese, “che sei bellissimo a primo impatto… ma poi ti parlerei, e
capirei che
il fuori non è all’altezza di ciò che sei dentro, penserei che i tuoi
occhi
sono un oceano profondo di sfumature… e che sei dannatamente timido”
dissi
sorridendo, “non penseresti che sono un idiota totale?” chiese, scossi
la
testa, sorrise dolcemente, mi prese la mano, “io ti ho amata così
tanto…” disse
guardando la mano tra le sue, rimasi in silenzio a guardarlo, “non
permetterei
a nessuno di farti del male o di portarti via da me, a meno che non lo
vuoi tu”
disse accarezzandomi il palmo, “giuramelo… non mi lascerai mai” disse
cercando
il mio sguardo, “giuro. Non lo farò mai” risposi guardandolo negli
occhi, “oggi
è così te lo dico… non so stare senza di te” disse abbracciandomi, “non
ci
stare” sussurrai tra le sue braccia.
Camminammo verso casa e
Chris richiamò Zac. “No… Eh… Stasera? Va bene… No… Nicole uscirà con
Maya e
Amanda… Sì… no… va bene. Ciao” attaccò, “beh?” chiesi, “a cena non ci
sono”
rispose, “neanche io” feci spallucce, “ma dove la trovo un’altra come
te?”
chiese baciandomi la guancia, “da nessuna parte… sono unica” risposi
seria,
“già… è vero… e ne ho cercate almeno di simili eh” scherzò, lo guardai
truce,
rise di gusto portando la testa indietro e stringendo gli occhi, poi mi
prese
con i braccio il collo per stringermi a sé, “ma nessuna è mai stata
come te”
sussurrò al mio orecchio. Stava per cominciare a piovere, i negozi
stavano
chiudendo per pranzo, i bar erano pieni di gente che andava a prendere
il
pranzo velocemente, sembrava tutto così caotico… eppure per me era una
giornata
tranquilla. Entrammo nel portone, sentimmo la pioggia cadere fittissima
dietro
di noi, “in tempo” dissi ridendo mentre chiudevo il cancello, Chris mi
guardò
in silenzio, entrammo in ascensore e successivamente a casa, “vado a
cucinare”
dissi, “ordiniamo qualcosa da mangiare?” chiese prendendo il telefono,
annuii togliendomi
le scarpe e il giacchetto, mi sdraiai sul divano; “stanno arrivando… ah
non
inviti?” chiese tirandomi giù dal divano, “dai… che stronzo” dissi
alzandomi da
terra, si sdraiò prima di me, “mi fai spazio? Mi faccio piccola
piccola” dissi
facendo gli occhioni, si mise su un fianco lasciandomi il posto, “che
ci
vediamo?” chiesi accendendo la televisione, “vedi che film ci sono”
rispose
accarezzandomi i capelli, vidi la programmazione.
Before We Go
Full Metal
Jacket
Il Cavaliere Oscuro
Edward mani di forbice
“Che vuoi vedere?” chiesi
guardandolo, mi guardò senza espressione, “che c’è?” chiesi, rilessi la
lista,
“aaaah mettiamo Before We Go… mi hanno detto che il regista è
bravissimo” dissi
baciandolo, misi il film, stava iniziando.
“Ma loro si innamorano?”
chiesi a metà film, “non lo so” rispose Chris sulle sue, “dai…” lo
incalzai,
“non te lo dico… veditelo” disse serio, “comunque ci potevi mettere una
più
bella come attrice” dissi, “tu non fai l’attrice, se no avrei messo te”
disse
ridendo, “Scott” urlai indicando lo schermo, Chris rise baciandomi la
scapola,
continuai a vedere il film, però una cosa era certa, quel film era
illegale, i
primi piani di Chris, il modo in cui era teneramente lui… Si baciarono,
sentii
un nodo allo stomaco, guardai Chris che alzò le spalle, mi alzai per
andare in
bagno, “Nicole, è quasi finito” disse Chris, “ah” mi misi seduta, ai
titoli di
coda andai in bagno.
“Che succede?” chiese
avvicinandosi, misi i coltelli sul tavolo, “niente, perché?” lo
guardai, mi
guardò anche lui, “ti ha dato fastidio vedere il bacio?” chiese
abbracciandomi
da dietro, annuii, “è finto” disse alzando le spalle, “mmm… e come
sarebbe un
bacio finto? Sentiamo” dissi seria, “vieni qui ti faccio vedere” mi
girò, “ti
avvicini… e crei una visuale distorta, metti che la telecamera è lì”
indicò un
punto sul muro, “io ti bacio tra il labbro superiore e il naso, e tu
muovi la
bocca” disse baciandomi il punto appena detto, “e poi crei il movimento
con la
testa, se crei l’atmosfera giusta, combini i giusti movimenti nessuno
guarderà
le bocche” disse ridendo, “e in quel caso io non l’ho neanche sfiorata,
perché
ho fatto così” disse avvicinandosi di nuovo, baciò l’angolo della bocca
sulla
guancia, “è inutile che mi spieghi i baci come funzionano… ti sei
sempre avvicinato
troppo” dissi incrociando le braccia, “ma è per lavoro… io cosa posso
farti?”
chiese incrociando le braccia davanti a me, “niente… ma almeno evita di
prendermi in giro” risposi, “non ti prendo in giro, ti sto spiegando
che in
realtà era come averla salutata con un bacio sulla guancia” rispose
gesticolando, “non mi interessa Chris, mettiti nei miei panni…” dissi
continuando ad apparecchiare, “mi ci metto… e darebbe fastidio anche a
me, ma
non posso evitarlo e l’unica cosa che possa sollevarti è quella che non
sono
veri baci” rispose accarezzandomi la guancia, “e poi io non alcun
interesse
quando lo faccio… per me è lavoro. Baciare te è tutt’altro” disse
sorridendo,
suonarono il citofono, “sì… scendo io” disse Chris, annuii, il pranzo
era
arrivato, risalì subito.
“Chris, per le
ristrutturazioni al negozio quanto pensi che mi verrà a costare?”
chiesi vaga,
“mah… non so, dipende di materiali quanto vuoi investire” rispose,
“devono
essere buoni” risposi, “e allora duemila dollari sicuri… poi metti che
lo faremo
io, tuo padre e Zac… con qualcosa di meno ce la fai” rispose
sorridendo, presi
i piatti dal tavolo e li portai in cucina seguita da Chris che portò i
bicchieri, “come lo dico a Grace?” chiesi, “non la stai tradendo, stai
andando
per la tua strada ma l’affetto e la stima rimarranno sempre” rispose
Chris
posando i bicchieri sul marmo della cucina, il citofono suonò tre
volte, Chris
aprì senza neanche ascoltare chi fosse, “e se è un maniaco?” chiesi
mettendo le
mani sui fianchi, “e se non lo è?” chiese imitando la mia posizione,
suonarono
il campanello, “vado io… non sia mai che ti vogliano fare del male,
farò scudo
con il mio corpo” disse baciandomi, aprì la porta, si sentì un botto
sordo,
ecco l’avevano ucciso… uscii dalla cucina, “Oddioooooooooooo” Maya mi
si buttò
addosso, “ciaoooooo” urlai anche io, ci abbracciammo per un po’, “che
paura…”
disse Chris ridendo, “allora? Ciao amore di zia” mi accarezzò la
pancia, “non
so ancora nulla se è quello che vuoi sapere” dissi seria, “ma sei
scema? C’ero
io quando ti ha detto che l’ecografia vera e propria l’avresti fatta
dopo il
matrimonio” disse ridendo, “ah è vero” dissi ridendo anche io, “mi
dileguo
perché con due donne non ci rimango” disse ridendo, “bravo” disse Maya
passandogli il giacchetto di pelle, “posso andare a lavarmi i denti?”
chiese
trattenendo una risata, “mmm, sì” glielo concesse Maya, “grazie
dell’onore”
rispose Chris facendo un inchino, “allora… ce l’hai le chiavi?” chiese,
le
tirai fuori dalla borsa, “ok… allora andiamo a vedere?” chiese, “sì…
vado a
lavarmi i denti” risposi, andai in bagno, Chris si stava lavando, lo
spostai e
presi lo spazzolino, “no… credo tu abbia capito molto male” disse
spostandomi,
“dai mi devo sbrigare, devo andare al negozio” dissi spostandolo anche
io,
“guarda… è anche ad altezza tua” mi girò verso la vasca, “pezzo di
merda”
brontolai aprendo lacqua della vasca, rise, finimmo di lavare i denti
in
contemporanea, feci una coda, sistemai il trucco e uscii dal bagno
dietro
Chris, “pronti contemporaneamente… siete di un altro pianeta” disse
ridendo
Maya, “amore, qualsiasi cosa chiamami… se torno più tardi io aspettami”
disse
Chris baciandomi, “va bene, ciao amore” chiuse la porta dietro di sé,
“bene
andiamo” dissi prendendo borsa, e giacchetto di pelle.
“C’è anche un bar qui
vicino” notò Maya, aprii la serranda, Maya aveva portato i fogli per
annotare
tutto, chiusi la porta alle mie spalle con la chiave, “la porta la
facciamo in
modo che non si vede dentro, anche le vetrine, la opacizziamo” disse,
“sì, ci
stavo pensando anche io… e poi invece che lasciare uno spazio aperto al
lato
parrucchieri e estetista, stavo pensando di mettere la reception in
mezzo, lo
sgabuzzino e lo spogliatoio ai lati del planning, e mettere due archi
che
dividono, poi ovviamente non li lasci spogli, metti una tenda… no?”
chiesi,
“disegna la tua idea” disse dandomi i fogli, disegnai la stanza e come
la stavo
progettando, “così mi piace...” disse Maya guardando il foglio, “i muri
li
facciamo di un colore caldo… come un ocra o giallo tenue delicato”
dissi,
“tranne la zona del ricevimento, dove sarà di un celestino pastello”
proseguii,
“mi piace… segnalo sul foglio” disse guardandosi in torno, “il
pavimento
facciamo parquet bianco qui all’entrata, invece nei settori mettiamo un
pavimento di marmo beige” dissi scrivendolo sul foglio, “la scrivania
della
segreteria la facciamo bianca come il pavimento, mettiamo dei divanetti
ai lati
dell’entrata, dove si può attendere il turno, poi tu avrai un armadio
dove
mettere le borse delle clienti e i cappotti, o cose simili, e io nelle
cabine
metterò un armadietto dove poggiare le cose…” dissi, “perfetto” rispose
Maya,
mi chiamò Grace, “tu prendi un altro foglio e annota quello che faresti
tu… vai
a vedere anche il bagno, e le altre cose” dissi rispondendo, “pronto”
“Nicole…
ti ho chiamata per darti una brutta notizia” disse, “che succede?”
chiese,
“abbiamo poco tempo per trovare un altro lavoro entrambe, mi sono
dimenticata
di pagare le rate del negozio e ci hanno sfrattate” disse atona, “ecco
vedi
Grace… volevo parlarti di questo” dissi prendendo fiato, “mi sto
mettendo in
società con Maya, apriremo un centro estetico e parrucchiere… se vuoi a
noi
serve una segretaria” dissi, “ne sarei molto lieta… almeno mi farai
vedere
ancora il tuo bambino” disse felice, “te l’avrei fatto vedere lo
stesso”
risposi, “va bene… dimmi dove devo venire per portarti la liquidazione”
disse,
“ci vediamo con calma non ti preoccupare” risposi, “va bene… ci
sentiamo domani
allora” disse ritrovando la felicità, “a domani” attaccai, “trovata
anche la
segretaria” dissi felice, “chi?” chiese Maya, “Grace… chi meglio di
lei?”
chiesi, “nessuno” rispose, “il bagno io lo farei sui toni del pesca”
disse
scrivendo, “va cambiato tutto in bagno” dissi, “direi proprio di sì”
rispose,
“allora… lo stanzino dove ci cambieremo lo facciamo tutto bianco,
mettiamo un
armadio bello grande dove possiamo mettere le cose tanto ci entra, e
una
cassettiera dove ci mettiamo le divise pulite” disse guardando dentro,
“Maya,
hai già intenzione di portare qui metà del tuo armadio?” chiesi
ridendo, “no…
scherzi?” rise, “comunque lo sgabuzzino lo facciamo in bianco semplice
e
mettiamo scaffali alti” dissi aprendo la porta, annuì, “poi la parte
per
parrucchieri ho immaginato il tutto con i specchi e mobili bianchi, ad
ogni
postazione una mensola, un sostegno per il phon e prese elettriche per
piastre
e robe varie” disse indicando le postazioni, le scrisse sul foglio,
“poi le
poltrone dei lavandini, i lavandini e tutto il resto saranno bianchi,
con un
grande mobile dietro così posso tenerci gli asciugamani e i shampoo,
creme,
trattamenti a portata di mano… e poi la postazione trucco sempre sul
bianco…
che ne pensi?” chiese, “le poltrone non le fare bianche, se ti casca la
tinta
bisogna ricomprarle” spiegai, “nere?” chiese, “anche marroni, visto che
è tutto
sui toni caldi, nero stonerebbe un po’ se le fai marroni riprende il
giallo
chiaro dei muri e il beige del pavimento” spiegai, “mmm va bene…”
disegnò sul
foglio anche quello, andammo dalla parte dell’estetica, “allora lettini
in
legno, con lo scalda lettino bianco, le copertine per le clienti le
dobbiamo trovare
marroncine, poi un tappeto marrone da mettere sotto al lettino, i
lavandini
bianchi, nelle cabine dove si fanno i trattamenti si metterà i
moderatore per
fare la luce o soffusa o accesa” spiegai, “poi mettiamo un sistema di
aereazione in tutto il centro estetico sempre su un certo tipo di
temperatura,
evitando che faccia o troppo caldo o troppo freddo” dissi mentre Maya
prendeva
appunti, “la postazione per le mani è bianca, dietro ci sarà un mobile
fatto a
mensole dove ci sarà la sterilizzatrice, e gli altri strumenti che
servono,
alla pedicure identica cosa, mentre per le cabine delle lampade direi
che
possiamo anche mettere una sola mensola con le varie protezioni e un
mobiletto
in basso per posare le cose…” dissi, “perfetto… ha preso forma un
bellissimo
centro estetico” disse guardandosi in torno, “bene, adesso sai che
dobbiamo
fare?” chiesi, “no…” rispose, “trovare una marca da utilizzare” dissi,
“e i
permessi” disse, “ce li abbiamo… era un centro estetico e parrucchiere
prima”
spiegai come era evidente che fosse, “mmm capisco…” rispose, “perciò, è
fatta…
manca poco” disse felice, annuii, uscimmo fuori, chiudemmo tutto, e
andammo a
fare una passeggiata per negozi.
Trovammo una famiglia
seduta su una panchina, la madre era triste, e il padre rispondeva
spesso male
alla moglie, “Smettila, ti ho portato su un palmo per tutta la vita, e
tu che
fai? Mi tratti a pesci in faccia perché eri troppo piccola quando ti
sei
sposata? L’hai voluto tu” sbottò l’uomo, rimasi immobile, era così che
ci
saremmo ritrovati io e Chris? Mi prese il panico, diventai silenziosa
tutto a
un tratto, “che c’è?” chiese Maya, “ti dispiace se vado a casa? Non mi
sto
sentendo molto bene, devo sdraiarmi un po’” mentii, “va bene, ci
vediamo alle
otto?” chiese, annuii, salii in macchina e guidai fino a casa,
parcheggiai e
salii.
Non lo lascio, ma una
pausa
la devo prendere… non posso sopportare questo peso, devo stare un po’
sola. Lo
chiamai, “ei… che succede?” chiese, mi si strinse il cuore, “Chris,
sono a
casa, quando puoi vieni, ti devo parlare” dissi attaccando, mi misi
seduta sul
letto per non so quanto tempo.
“Dove stai?” chiese dalla
porta, rimasi in silenzio, cominciai a piangere nel sentirlo
avvicinarsi,
“prendo le mie cose, o tu prendi le tue… non dormirò con te stanotte”
dissi
senza guardarlo, “che è successo?” chiese sedendosi, “non lo so… non lo
so…
chiamami vigliacca, chiamami come vuoi, ma non so se sono pronta a
tutto
questo… voglio una pausa” sussurrai, “cosa?” chiese tra il confuso e il
ferito,
“scusami… io ti amo te lo giuro, ma non so se tutto questo è ciò che
voglio”
dissi tra le lacrime, annuì, “scusa” sussurrai toccandogli il braccio,
“no…
anche se finirà quello è mio… e tu sarai sempre la mia migliore amica”
disse
abbracciandomi, annuii tra le sue braccia, “non ne parliamo con nessuno
va
bene?” chiesi incrociando i suoi occhi, mi guardò, “lo vuoi davvero?”
chiese,
“non lo so… sto andando nel panico…” sussurrai, “facciamo così… oggi
stiamo
lontani, stasera dormiremo a letti divisi, dormirò di là… e domani
mattina mi dirai
se è cambiato qualcosa” disse tranquillo, ma si vedeva che l’avevo
ferito,
“Chris…” sussurrai, mi accarezzò la guancia, “non preoccuparti” disse
tranquillo, mi misi seduta sul letto, “vai…” dissi girando lo sguardo
fuori
alla porta, se ne andò lasciandomi un bacio sulla guancia, rimasi
immobile
sentendo i suoi passi farsi sempre più leggeri.
Maya
Non
vengo. Non mi sento bene e preferisco stare a casa.
Non posso di certo
costringerti…
Nel caso dovessi sentirti
meglio siamo al ristorante del tuo compleanno.
Misi il telefono sul
letto,
lasciai che la disperazione cadesse su di me come mai prima d’ora, mi
sdraiai
sul letto tra le lacrime, non riuscii a smettere. Non capivo cosa non
andava in
me, lo amavo, lui mi amava, stavamo per sposarci, un bambino in arrivo…
non mi
faceva mancare nulla e l’ho lasciato per paura di diventare come una
coppia
incrociata per strada… Mi odiai, misi una felpa di Chris e un pantalone
della
tuta, uscii fuori al balcone, presi una sigaretta, “non mi odiare anche
tu… ma ne
ho bisogno” dissi alla pancia fra le lacrime, mi misi seduta a terra,
la accesi
guardando il panorama, non potei evitare di pensare a me e Chris
guardare il
tramonto mentre si delineavano le due linee sul test, e la sigaretta,
mi
ricordò di Chris, di come era iniziata la nostra storia, il bacio, i
suoi
occhi, spensi la sigaretta, lo guardai da sola il tramonto sul mare,
era la
cosa più triste che avessi mai visto, e mi accorsi che non c’era nulla
di
affascinante nel guardare il sole lasciare lo spazio al buio, tutto
perdeva
importanza e fascino difronte all’assenza di Chris, guardai il
cellulare,
nessuna chiamata, nessun messaggio… Dodger era con Lisa, nessun segno
della sua
presenza, guardai New York, anche lei perse di fascino, avrei voluto
solo che
questa notte passasse veloce, dirgli che lo amavo e che avevo sbagliato
a dire
di non sapere se starci insieme o no… avrei voluto dirgli che tutto
ricorda
lui, e che lui è insostituibile… in tutto. Avrei voluto dirgli che non
riuscivo
a respirare senza sapere che lui sarebbe stato con me ancora, che non è
vero
che sono forte, che non troverò mai un modo per poter essere felice di
nuovo…
mi sentii morire, lui era andato via. La notte ormai aveva vinto sul
giorno, in
tutti i sensi. Andai in camera da letto di nuovo, mi sdraiai di nuovo
sul letto
lasciandomi andare alle lacrime, mi addormentai.
Mi svegliai di
soprassalto,
guardai l’ora, 5.30 del mattino, mi alzai dal letto, andai a vedere se
Chris
era tornato, no… tutto vuoto… sentii il bagno ma anche lì zero, non si
mosse
nulla, sentii i passi da fuori di casa, corsi in camera da letto, mi
misi nel
letto fingendo di dormire, entrò cercando di fare il meno rumore
possibile, lo
sentii entrare in camera da letto, mi concessi di aprire un occhio per
godere
della sua bellezza, si mise seduto sul letto, mi guardò, non si accorse
di
niente, ma lo richiusi, “chissà perché hai pensato di doverti tirare
indietro…”
sussurrò accarezzandomi i capelli, tirò su il naso, “se ho fatto
qualcosa di
sbagliato…” tirò su di nuovo, stava piangendo, strinsi forte la carne
delle
gambe, non potevo parlare ora con lui, doveva riposarsi, “buonanotte”
disse
alzandosi, lo sentii camminare fino alla camera degli ospiti, lo sentii
togliersi i pantaloni e la maglietta e buttarli a terra, mi alzai, mi
poggiai
sullo stipite della porta della camera dove avrebbe dormito, si girò
mettendosi
paura nel vedermi lì, avevo le braccia incrociate, “che c’è?” chiese
asciugandosi gli occhi, “ti sembra ora di tornare?” chiesi con la voce
spezzata, “ti preoccupi?” chiese acido, aveva ragione, dovevo
incassare, “sì…
cazzo, mi sono preoccupata, senti dormi… domani mattina parliamo”
sussurrai,
“no, Nicole, no… è già mattina, ti rendi conto? Se io vado a dormire
così, io
impazzisco… capisci? Io impazzisco… io non ce la faccio, te lo giuro
Nicole,
dimmi solo se hai intenzione di lasciarmi, non mi interessano le
spiegazioni,
non mi interessa niente di ciò che è successo e ti ha spinto a fare
questo, io
ho bisogno solo di sapere se hai intenzione di lasciarmi… perché io
senno mi
sento male… capisci?” la sua voce tremò lasciando andare le lacrime,
“non
piangere, amore mio, per favore” gli asciugai le lacrime, “è finita?”
chiese a
me, “no…” risposi scuotendo la testa, si buttò seduto sul letto, mi
misi in
ginocchio sotto di lui, “e allora… che cosa…” chiese alzando lo
sguardo, accesi
la luce, “non riuscirei mai ad essere felice come lo sono con te… e non
riuscirei mai a perdonarmi di averti perso, e non è vero che sono forte
Chris,
tu sei forte, io sono solo una maschera, io ho paura… ecco… te l’ho
detto, ho
paura di rimanere incastrata in una vita che non voglio…” dissi tutto
d’un
fiato, “c’è possibilità che con me, e nostro figlio sia la vita che non
vuoi?”
chiese arrabbiato, “no… Chris, dico solo che ho paura di svegliarmi una
mattina
e accorgermi che non ho fatto abbastanza per dedicarmi a te e a nostro
figlio”
risposi tranquillamente, uscì dalla stanza, “dove vai?” chiesi, “fuori
al
balcone, mi serve una boccata d’aria” disse aprendo la finestra, lo
seguii,
“no, Nicole… non ci voglio stare con una persona che ha paura di non
aver fatto
abbastanza stando con me, perché vuol dire che si sente stretta, io non
ti ho
mai imposto nulla Nicole, mai… ti ho dato la facoltà di scegliere
persino se
rimanere a New York dopo che non trovavi lavori decenti, ti ho fatto
scegliere
di vivere le tue esperienze e non farmi avanti quando eri troppo
piccola, per
darti modo proprio in questo… capire chi eri nel mondo, ti ho fatto
avere tutto
ciò che una ragazza desidera… ero con te quando piangevi per qualcun
altro, ero
con te quando piangevi per me e non lo sapevo che fosse per me, ero con
te
quando tutti se ne andavano, ma non ti ho imposto proprio niente…
persino la
mia presenza per quanto possa farmi male non la impongo, per te è
facoltativa… se
la vuoi ci sarà se non la vorrai non ci sarà.” Rispose infuriato,
“Chris… non è
questo quello che sto dicendo” dissi seria, “e cosa Nicole? C’è un
altro? Tutte
le belle parole di questa mattina dove sono? Giuro non ti lascerò mai”
urlò,
era disperato, lo avevo ferito nel profondo, “Perché non ti sto
lasciando,
Cristo santo!” urlai anche io, “e cosa stai facendo? Non mi stai
lasciando? E
allora dimmi che vuol dire non dormiremo insieme… e tutte le altre cose
che hai
detto prima?” urlò di nuovo, “Chris! Calmati” urlai, “no… non mi calmo,
e sai
perché? Perché sono stato troppo calmo prima a dirti stai tranquilla,
con una
mano mi accarezzavi, con l’altra mi uccidevi senza pietà” urlò, “mi
dispiace di
averti ferito, ma non capisci che per me è tutto così più grande di
me?” urlai
facendo uscire le lacrime, “perché pensi che io abbia matrimoni o abbia
messo
incinta tutte queste ragazze? Nicole sono spaventato quanto te… lo
capisci?
Anche io ho paura proprio come te, ma se mi dovessi lasciar andare ogni
volta
che il terrore di non essere adatto prende il sopravvento adesso ero
scappato
probabilmente in Europa” disse urlando, “tu sei fatto così, io ho mille
dubbi,
mille ansie… mille paure” urlai avvicinandosi a lui, “sei consapevole
che non
sei l’unica donna incinta al mondo? Nicole quello è mio figlio o mia
figlia, ma
è comunque qualcosa di anche mio… scusa se non me la sento di dirti
nostro…
penso che tu sei un’egocentrica, una pazza, una destabilizzata” urlò
avvicinandosi anche lui, “ah bene… ciao” dissi girandomi di spalle, mi
prese
per il braccio, “non te ne andare” disse tirandomi verso di lui,
“Christopher è
evidente, non siamo fatti per stare insieme, organizziamo il meglio per
crescere nostro figlio, perché indipendentemente se funzioni o no è
nostro
figlio” dissi urlando, “Nicole, noi siamo fatti per stare insieme… tu e
io non
potremmo stare con nessun altro” disse guardandomi negli occhi, spostai
lo
sguardo, non volevo che i suoi occhi mi incantassero, “Non capisci? Non
siamo
fatti per nessuno… ora l’egocentrica va a letto” dissi incrociando le
braccia,
mi girai e camminai, lo sentii correre, mi si mise davanti, “guarda”
disse
indicando il cielo, l’alba stava facendo capolino tra i palazzi, “molto
bella…
buonanotte” dissi girandomi di nuovo, mi afferrò la mano girandomi
verso di
lui, un bacio caldo mi travolse, perché non l’ha fatto prima? Mi baciò
a lungo
e dolcemente, prese il mio viso tra le sue mani, “basta… per favore…
siamo
fatti per tutto questo… ma non litighiamo più, le paure? Parliamone, se
vuoi
starò tutte le notti ad ascoltare le tue paure… ma smettila di
lasciarmi… ho
avuto una giornata di merda per questo… e dire che era iniziata
benissimo”
disse stringendomi, “Chris…” affondai la testa sul suo petto, “è tutto
ok… sei
qui, e io sono qui… ti amo più di prima se è questo che vuoi sapere” mi
alzò il
mento e mi baciò, “dovevo dirti un mare di cose… e non ti ho detto
nulla”
sussurrai, “che dovevi dirmi? Ti ascolto” disse accarezzandomi la
guancia,
“avrei voluto dirti che ti amo, e che ho sbagliato a dirti di non
sapere se
stare insieme a te, che tutto ricorda te, che sei insostituibile… in
tutto, che
non potevo respirare senza sapere se tu saresti tornato a stare con me
ancora,
che non sono per niente forte, che mi sentivo morire senza di te nella
mia vita,
e che ormai era diventato tutto buio senza di te…” sussurrai, “ho
provato le
stesse cose… Misto anche a un senso di delusione” fece spallucce, ci
mettemmo
seduti a terra a guardare l’alba, mise la mano sulla mia pancia e la
accarezzò,
“quando nasce? Io lo voglio conoscere” disse guardandomi negli occhi, i
suoi
occhi dal pianto erano diventati ancora più chiari, “anche io lo voglio
conoscere” sorrisi, la sua mano era così calda, mi rivenne in mente
l’immagine
di come ci eravamo addormentati con Miles, di come lo ha lavato, come
ci ha
giocato, come teneva la sua manina… sentii una fitta sotto lo sterno,
“che
c’è?” chiese Chris guardandomi preoccupato, “non lo so… ma una fitta
qui”
indicai il punto, mi stava togliendo il fiato, “vuoi andare in
ospedale?” chiese,
“no… se non mi passa andiamo” risposi baciandolo, mi prese in braccio,
“so
camminare, Chris” brontolai, “zitta cinque minuti” rispose mettendomi a
letto, fece
il giro e si mise affianco a me, solo in quel momento mi accorsi che
era uscito
fuori al balcone con i boxer e nient’altro, “Chris…” indicai il suo
corpo, “sì…
sono uscito nudo, lo so” disse ridendo, si sdraiò affianco a me, “ah…”
sorrisi
mordendomi il labbro, “vuoi seriamente?” chiese ridendo, annuii, mi
baciò
passando la mano sulle mie gambe, le aprì di scatto infilando la mano
dentro i
pantaloni, spostò la brasiliana e mosse la mano, ansimai, le sue labbra
si
spostarono sulla mia clavicola, allungai la mano verso di lui e
abbassai i
boxer, mi tirò giù i pantaloni e aprì la sua felpa che avevo indossato
lasciando spazio al seno nudo, lo accarezzò, si mise sopra di me ed
entrò,
cominciammo a muoverci all’unisono, affondai le unghie sulla sua pelle,
sentirlo ansimare era una musica dolce, venimmo insieme, si buttò con
la testa
sul mio seno.
“E adesso dormiamo?” chiese, guardai l’ora, 7.30, “metti la sveglia però” dissi, “devi fare qualcosa?” chiese, “dobbiamo andare a fare i lavori al negozio no?” chiesi, “giusto… però andiamo per le sei, sette” disse spostandosi, si mise al suo lato del letto stringendomi, “prima” risposi, “cinque?” chiese, annuii, “bene… la sveglia la metto a mezzogiorno” rispose accarezzandomi la testa, “va bene” risposi abbracciandolo, ci addormentammo di sasso.