Fanfic su attori > Chris Evans
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Autore: Eve79    27/07/2016    0 recensioni
"Sai che ti dico Chris?" chiesi arrabbiata, "puoi fingere che non sia così, puoi mettere su i muscoli che vuoi ed avere costantemente l'aria da eroe nazionale. Aldilà di questo sei palloncino che se non vieni tenuto saldamente da chi ti ama rischi di volare via e perderti" proseguii, "perciò non avrei carattere" trasse le sue conclusioni, "Bhè vedo che ci arrivi... Chris hai due minuti di tempo per volatilizzarti" dissi indicando la porta, "sai che ti dico io a te? Che sei una fifona, una vera fifona, non accetti i sentimenti e li nascondi, perfino il tuo modo di essere è una maschera per paura che possano ferirti, sai però io di armi per ferirti ne avrei, e forse dovrei usarle per ripagarti della tua stessa moneta. Non lo farò per l'amicizia e l'affetto che mi lega a te. Nicole mi dispiace averti detto delle bugie, ma non avresti avuto mai l'intenzione di capire." disse prendendomi il braccio, "Chris per favore vattene non voglio vederti" dissi fra le lacrime. "Io credo che questa sia il momento più brutto di tutta la mia vita, guardarti piangere e pensare che sia per me" sussurò.
[Dal capitolo 3]
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16

Una manina mi accarezzò il viso, due occhioni celesti mi guardarono indagatori, un piccolo neonato tra le mie braccia, lo avvicinai al mio viso, il suo profumo era impagabile, accarezzai il suo nasino, mi accorsi che avevamo entrambi dei braccialetti, Aiden Evans, accarezzai di nuovo il suo viso, era così piccolo…

Aprii gli occhi, la manina di Miles era sul mio viso la spostai alzandomi dal letto, andai in cucina, preparai il caffè, l’aria di New York era fredda, andai a mettermi una felpa, tornai in cucina. “Buongiorno” Chris mi baciò la nuca, “buongiorno” mi tirai in dietro, contro di lui, mise le mani sui miei fianchi facendole scorrere dolcemente fino a sotto il seno, mi baciò dietro l’orecchio, “c’è Miles di là” sussurrai, “lo so” rispose baciandomi di nuovo dietro il collo, sentii un brivido salirmi in tutto il corpo, “stavo pensando…” disse bloccandosi, “dimmi” mi girai, “oggi, resettiamo tutta la nostra storia, mi concedi un primo appuntamento?” chiese sorridendo, “Chris… mancano pochi giorni al matrimonio…” risposi trattenendo un sorriso compiaciuto, “e quindi? Ho avuto una prima uscita con tutte le donne… ma con te no… voglio un appuntamento in piena regola, te lo meriti… e poi dimentichiamo per un giorno il matrimonio, che ci conosciamo da sempre… dimentichiamo tutto, vado a portare Miles da mia madre, e poi ti vengo a prendere…” disse entusiasta, sorrisi vedendo il suo sguardo pieno di entusiasmo, “mi concedi un appuntamento?” chiese sorridendo, “mmm… va bene dai” risposi ridendo, “vedrai che non te ne pentirai” disse ridendo, “ah… ti avverto… non ci conosciamo minimamente per questo appuntamento” disse sorseggiando il caffè, scossi la testa ridendo, “dai, tu dovrai voler conquistare me, e io te… fai finta che non mi hai mai conosciuto” disse ridendo, annuii, posò il bicchiere sul lavandino e andò a svegliare Miles, “più bello no… ma più sano sì” borbottai ridendo, “ti sento” urlò ridendo, “e allora perché tu urli?” chiesi ridendo anche io, “effettivamente non hai torto” disse sbucando in cucina con Miles lavato e vestito, “buongiorno zia” disse avvicinandosi, mi abbassai per farmi dare un bacio sulla guancia, “lo porto a fare colazione, ti mando un messaggio quando sono qui sotto ok?” chiese sorridendo, annuii, uscì con Miles.

Andai in camera da letto a rifare il letto, lavai i piatti, pulii la cucina e sistemai il salone, era passata quasi un’ora da quando era uscito Chris, andai a fare la doccia, lavai i capelli, lavai i denti, realizzai che mi stava prendendo l’ansia, era assurdo, era Chris… Mi truccai a lentamente, con cura, misi il fondotinta, la cipria, la matita agli occhi, mascara, rossetto rosso e la matita alle sopracciglia leggera, mi arrivò un messaggio.

Chris

Sono qui.

Andai nel pallone, dovevo fare i capelli, e scegliere come vestirmi, feci la piastra velocemente, andai in camera da letto e presi i jeans chiari, li indossai, maglietta bianca a maniche corte, giacca di pelle nera, presi il cellulare, i soldi li misi nella tasca del jeans, i documenti nel taschino del giacchetto e uscii.

Aprii il portone, lo vidi appoggiato con le spalle e il piede destro al muro, si era cambiato, aveva un giacchetto di pelle nero, la polo bianca e i jeans neri con le lacoste bianche, e come se non bastasse indossava i miei stessi occhiali da sole, sentii il cuore battere a mille. Si girò verso di me sorridendo, mi salutò con un bacio sulla guancia, “come va?” chiese, “bene tu?” chiesi sorridendo, “benissimo… passeggiata?” chiese imbarazzato, annuii, non sapevo cosa fare, eppure era Chris, ma che ci prendeva… “lasciati dire che sei bellissima” disse ammirandomi, “anche tu” risposi arrossendo, da quando arrossivo con Chris? Mi guardò a lungo, “andiamo al parco?” chiese, “va bene” risposi sorridendo, mi accorsi che abitavamo a pochi isolati da lì, arrivammo lì in silenzio, “vuoi qualcosa?” chiese davanti al bar, “una cioccolata, grazie” risposi, lui prese un caffè, e mi porse la cioccolata, “allora… che lavoro fai?” chiese sorseggiando il caffè mentre camminavamo, “lavoro per un negozio di abbigliamento tu?” chiesi sorridendogli, “io faccio l’attore” rispose annuendo, “mmm… e che film hai fatto?” chiesi, “oh… bhe, ho fatto Captain America, I fantastici 4, What’s your number… insomma un bel po’ per essere elencati” disse scrollando le spalle, “stai facendo lo sborone?” chiesi ridendo, “assolutamente…” rispose guardandomi, “hai un anello” chiese indicando la mia mano, “me l’ha regalato il mio migliore amico” risposi sorridendo, “ah… bella persona?” chiese fingendosi preoccupato, “bellissima” risposi sospirando, “sei sempre così seria?” chiese guardandomi indagatorio, “no… non sono mai seria, è che mi metti in imbarazzo” risposi scrollando le spalle, sorseggiai la cioccolata, “ti metto in imbarazzo? Scusami” disse sorseggiando il caffè, “bella giornata vero?” chiese guardando il cielo, annuii, ci mettemmo seduti su una panchina, posò i gomiti sulla spalliera, con la mano mi accarezzò i capelli, “come mai hai scelto di farli rossi?” chiese guardandoli, “perché sembra assurdo a dirlo, ma volevo assomigliare alla sirenetta” risposi sorseggiando la cioccolata, “davvero? Io adoro la sirenetta” rispose entusiasmato, “è la mia preferita” dissi ridendo, “anche la mia…” rispose con entusiasmo, poi si imbarazzò, “sei mai stata innamorata?” chiese guardandomi negli occhi, “oh… sì, si chiamava Michael” mi presi in giro da sola, rise, “seriamente, prima di me ovviamente, perché è evidente che ti innamorerai di me” scherzò, “no, mai… o meglio sono sempre stata innamorata di un solo uomo” risposi continuando a sorseggiare la cioccolata, “tu?” chiesi guardandolo negli occhi, scosse la testa, “ho sempre amato una ragazza…” disse scrollando le spalle, “com’è?” chiesi vedendo una luce strana negli occhi di Chris, “lei è… non te lo so spiegare… sono molteplici le emozioni” rispose guardando il cielo, “prova a dirne una” sussurrai, “hai presente la sensazione che provi quando hai caldo da morire ma arriva una ventata di vento fresco?” chiese, annuii, “e quando sei ubriaco… il senso di aver paura di dire la cosa sbagliata, la sensazione di poter svenire da un momento all’altro e l’inebriante sensazione di non capire niente quando lei è affianco a te” continuò incrociando i miei occhi, ecco questa era una dichiarazione d’amore bellissima, “e lei non lo immagina neanche di essere tutto questo… mi dice che non si sente all’altezza… ma chi non si sente all’altezza affianco a lei sono io. Lei è una tempesta in piena regola, con tanto di fulmini e saette. Lei è tutto ciò che sono io, abbiamo i lati combacianti… i stessi pensieri, le stesse paure, i tormenti… solo che io sono forte per lei, o almeno cerco di esserlo perché non può più soffrire” continuò a guardare il cielo, rimasi in silenzio ammirando la bellezza della sua bocca mentre pronunciava quelle parole, “le ho fatto una promessa sai? Lei non lo sa… ma l’ho fatta” disse finalmente guardandomi, lo guardai sorridendo, “le ho promesso di donare tutto me stesso nelle sue mani. Mi fido di lei, e so che non mi farà mai del male” disse guardandomi negli occhi, sentii gli occhi lucidi, “e per te? Per te lui cos’è?” chiese guardandomi, guardai un bambino muovere i primi passi poco lontano da noi, “pff… sono chiusa non so dire i sentimenti” risposi sperando di cavarmela, “io l’ho detto” disse sorridendo, annuii, aveva ragione, “lui è quel tramonto che non ti stancherai mai di guardare, l’alba che ti fa alzare tutte le mattine tenendoti incollata alla finestra per ammirare la bellezza esemplare, lui è la persona che sa capire i miei demoni e calmarli combattendoli, l’unico che sappia parlarci, lui, se credi che possano esistere, è un angelo… mi supporta in ogni cosa, e mi sopporta anche” risi, e lui accennò un sorriso sghembo, “lui è l’uomo di cui non mi stancherò mai. L’unica mano che voglia stringere a fine giornata, gli unici occhi che incontro volentieri in ogni momento, l’unico corpo che sappia realmente toccare. L’unico bacio che chiedo è quello della sua bocca. Sembra come se vivessimo con metà cuore mio, e metà suo. E non so perché non se ne renda conto… che forse ci siamo salvati a vicenda” sussurrai continuando a guardare il bambino, “bene… ti accompagno a casa… ti va di uscire un’altra volta?” chiese indossando gli occhiali, annuii, “grazie” mi prese la mano, ci alzammo dalla panchina camminando, mi fermai di botto, lui mi guardò, gli alzai gli occhiali, non potevamo resistere, ci baciammo, il sapore era diverso, aveva ragione Chris, sapeva di prima uscita… di mistero, di curiosità, e sapeva di quel tipico sapore di Chris, godetti della situazione in quel momento, posai la mano dietro la sua nuca e l’altra sulla sua guancia, lui mise il braccio intorno al fianco e l’altra mano tra i miei capelli, “come facciamo ad amarci così tanto?” chiese staccandosi di due centimetri da me, scossi la testa, lo ribaciai, “non saprei che fare senza di te” sussurrai sulla sua bocca, “per fortuna non lo dovrai mai provare” sussurrò lui, il cellulare di Chris squillò, mise il silenzioso rimettendolo in tasca, “ti amo” sussurrò baciandomi di nuovo, “anche io” risposi stringendolo dalle spalle, “sai con questo primo appuntamento ho capito perché siamo stati zitelli tutto questo tempo” disse dandomi la mano, “perché?” chiesi, “perché ci siamo parlati di me e di te tutto il tempo… pensa che tristezza per gli altri che uscivano con noi, ritrovarsi a sentire una pantomima sulla migliore amica o sul migliore amico… io mi sarei dileguato alla prima parola” disse ridendo, risi anche io.

Il vento ci scompigliò i capelli e quella scena assunse l’aria di un film. Camminammo per il parco, “ti ricordi?” mi chiese indicando il chiosco di gelati, “come dimenticare” dissi sorridendo, risuonò la stessa canzone di pochi anni prima, She’s the one di Robbie Williams, sembrò fatto apposta, andò dall’uomo nel chiosco e chiese due gelati, me ne porse uno, “alla nostra amicizia” disse battendo i coni, “alla nostra amicizia” risposi guardandolo negli occhi, “questa canzone mi fa venire in mente te” disse sorridendo, “ah sì?” chiesi fingendomi stupita, stavamo rifacendo succedere tutto quello che era successo quel giorno, “sì…” rispose guardandomi negli occhi, “sono l’unica?” chiesi, “per me…” fece le spallucce, sorrisi guardandolo mangiare il gelato, era ancora più bello di quel giorno, “anche questa mi ricorda te” disse guardandomi, “Angels di Robbie Williams?” chiesi vedendolo annuire, si mise davanti a me spostando una ciocca di capelli da sopra le spalle, la portò dietro, ci guardammo per minuti interminabili, “era così che doveva andare” sussurrò baciandomi, lo guardai confusa, “ti avevo portata qui per poter fare un passo avanti… inutilmente, era così che doveva andare” disse sorridendo, “sarebbe andata così lo sai vero?” chiesi sorridendo, “se tu incontrassi me ora, senza avermi mai conosciuto… cosa penseresti?” chiese, “che sei bellissimo a primo impatto… ma poi ti parlerei, e capirei che il fuori non è all’altezza di ciò che sei dentro, penserei che i tuoi occhi sono un oceano profondo di sfumature… e che sei dannatamente timido” dissi sorridendo, “non penseresti che sono un idiota totale?” chiese, scossi la testa, sorrise dolcemente, mi prese la mano, “io ti ho amata così tanto…” disse guardando la mano tra le sue, rimasi in silenzio a guardarlo, “non permetterei a nessuno di farti del male o di portarti via da me, a meno che non lo vuoi tu” disse accarezzandomi il palmo, “giuramelo… non mi lascerai mai” disse cercando il mio sguardo, “giuro. Non lo farò mai” risposi guardandolo negli occhi, “oggi è così te lo dico… non so stare senza di te” disse abbracciandomi, “non ci stare” sussurrai tra le sue braccia.

Camminammo verso casa e Chris richiamò Zac. “No… Eh… Stasera? Va bene… No… Nicole uscirà con Maya e Amanda… Sì… no… va bene. Ciao” attaccò, “beh?” chiesi, “a cena non ci sono” rispose, “neanche io” feci spallucce, “ma dove la trovo un’altra come te?” chiese baciandomi la guancia, “da nessuna parte… sono unica” risposi seria, “già… è vero… e ne ho cercate almeno di simili eh” scherzò, lo guardai truce, rise di gusto portando la testa indietro e stringendo gli occhi, poi mi prese con i braccio il collo per stringermi a sé, “ma nessuna è mai stata come te” sussurrò al mio orecchio. Stava per cominciare a piovere, i negozi stavano chiudendo per pranzo, i bar erano pieni di gente che andava a prendere il pranzo velocemente, sembrava tutto così caotico… eppure per me era una giornata tranquilla. Entrammo nel portone, sentimmo la pioggia cadere fittissima dietro di noi, “in tempo” dissi ridendo mentre chiudevo il cancello, Chris mi guardò in silenzio, entrammo in ascensore e successivamente a casa, “vado a cucinare” dissi, “ordiniamo qualcosa da mangiare?” chiese prendendo il telefono, annuii togliendomi le scarpe e il giacchetto, mi sdraiai sul divano; “stanno arrivando… ah non inviti?” chiese tirandomi giù dal divano, “dai… che stronzo” dissi alzandomi da terra, si sdraiò prima di me, “mi fai spazio? Mi faccio piccola piccola” dissi facendo gli occhioni, si mise su un fianco lasciandomi il posto, “che ci vediamo?” chiesi accendendo la televisione, “vedi che film ci sono” rispose accarezzandomi i capelli, vidi la programmazione.

Before We Go

Full Metal Jacket

Il Cavaliere Oscuro

Edward mani di forbice

“Che vuoi vedere?” chiesi guardandolo, mi guardò senza espressione, “che c’è?” chiesi, rilessi la lista, “aaaah mettiamo Before We Go… mi hanno detto che il regista è bravissimo” dissi baciandolo, misi il film, stava iniziando.

“Ma loro si innamorano?” chiesi a metà film, “non lo so” rispose Chris sulle sue, “dai…” lo incalzai, “non te lo dico… veditelo” disse serio, “comunque ci potevi mettere una più bella come attrice” dissi, “tu non fai l’attrice, se no avrei messo te” disse ridendo, “Scott” urlai indicando lo schermo, Chris rise baciandomi la scapola, continuai a vedere il film, però una cosa era certa, quel film era illegale, i primi piani di Chris, il modo in cui era teneramente lui… Si baciarono, sentii un nodo allo stomaco, guardai Chris che alzò le spalle, mi alzai per andare in bagno, “Nicole, è quasi finito” disse Chris, “ah” mi misi seduta, ai titoli di coda andai in bagno.

“Che succede?” chiese avvicinandosi, misi i coltelli sul tavolo, “niente, perché?” lo guardai, mi guardò anche lui, “ti ha dato fastidio vedere il bacio?” chiese abbracciandomi da dietro, annuii, “è finto” disse alzando le spalle, “mmm… e come sarebbe un bacio finto? Sentiamo” dissi seria, “vieni qui ti faccio vedere” mi girò, “ti avvicini… e crei una visuale distorta, metti che la telecamera è lì” indicò un punto sul muro, “io ti bacio tra il labbro superiore e il naso, e tu muovi la bocca” disse baciandomi il punto appena detto, “e poi crei il movimento con la testa, se crei l’atmosfera giusta, combini i giusti movimenti nessuno guarderà le bocche” disse ridendo, “e in quel caso io non l’ho neanche sfiorata, perché ho fatto così” disse avvicinandosi di nuovo, baciò l’angolo della bocca sulla guancia, “è inutile che mi spieghi i baci come funzionano… ti sei sempre avvicinato troppo” dissi incrociando le braccia, “ma è per lavoro… io cosa posso farti?” chiese incrociando le braccia davanti a me, “niente… ma almeno evita di prendermi in giro” risposi, “non ti prendo in giro, ti sto spiegando che in realtà era come averla salutata con un bacio sulla guancia” rispose gesticolando, “non mi interessa Chris, mettiti nei miei panni…” dissi continuando ad apparecchiare, “mi ci metto… e darebbe fastidio anche a me, ma non posso evitarlo e l’unica cosa che possa sollevarti è quella che non sono veri baci” rispose accarezzandomi la guancia, “e poi io non alcun interesse quando lo faccio… per me è lavoro. Baciare te è tutt’altro” disse sorridendo, suonarono il citofono, “sì… scendo io” disse Chris, annuii, il pranzo era arrivato, risalì subito.

“Chris, per le ristrutturazioni al negozio quanto pensi che mi verrà a costare?” chiesi vaga, “mah… non so, dipende di materiali quanto vuoi investire” rispose, “devono essere buoni” risposi, “e allora duemila dollari sicuri… poi metti che lo faremo io, tuo padre e Zac… con qualcosa di meno ce la fai” rispose sorridendo, presi i piatti dal tavolo e li portai in cucina seguita da Chris che portò i bicchieri, “come lo dico a Grace?” chiesi, “non la stai tradendo, stai andando per la tua strada ma l’affetto e la stima rimarranno sempre” rispose Chris posando i bicchieri sul marmo della cucina, il citofono suonò tre volte, Chris aprì senza neanche ascoltare chi fosse, “e se è un maniaco?” chiesi mettendo le mani sui fianchi, “e se non lo è?” chiese imitando la mia posizione, suonarono il campanello, “vado io… non sia mai che ti vogliano fare del male, farò scudo con il mio corpo” disse baciandomi, aprì la porta, si sentì un botto sordo, ecco l’avevano ucciso… uscii dalla cucina, “Oddioooooooooooo” Maya mi si buttò addosso, “ciaoooooo” urlai anche io, ci abbracciammo per un po’, “che paura…” disse Chris ridendo, “allora? Ciao amore di zia” mi accarezzò la pancia, “non so ancora nulla se è quello che vuoi sapere” dissi seria, “ma sei scema? C’ero io quando ti ha detto che l’ecografia vera e propria l’avresti fatta dopo il matrimonio” disse ridendo, “ah è vero” dissi ridendo anche io, “mi dileguo perché con due donne non ci rimango” disse ridendo, “bravo” disse Maya passandogli il giacchetto di pelle, “posso andare a lavarmi i denti?” chiese trattenendo una risata, “mmm, sì” glielo concesse Maya, “grazie dell’onore” rispose Chris facendo un inchino, “allora… ce l’hai le chiavi?” chiese, le tirai fuori dalla borsa, “ok… allora andiamo a vedere?” chiese, “sì… vado a lavarmi i denti” risposi, andai in bagno, Chris si stava lavando, lo spostai e presi lo spazzolino, “no… credo tu abbia capito molto male” disse spostandomi, “dai mi devo sbrigare, devo andare al negozio” dissi spostandolo anche io, “guarda… è anche ad altezza tua” mi girò verso la vasca, “pezzo di merda” brontolai aprendo l’acqua della vasca, rise, finimmo di lavare i denti in contemporanea, feci una coda, sistemai il trucco e uscii dal bagno dietro Chris, “pronti contemporaneamente… siete di un altro pianeta” disse ridendo Maya, “amore, qualsiasi cosa chiamami… se torno più tardi io aspettami” disse Chris baciandomi, “va bene, ciao amore” chiuse la porta dietro di sé, “bene andiamo” dissi prendendo borsa, e giacchetto di pelle.

“C’è anche un bar qui vicino” notò Maya, aprii la serranda, Maya aveva portato i fogli per annotare tutto, chiusi la porta alle mie spalle con la chiave, “la porta la facciamo in modo che non si vede dentro, anche le vetrine, la opacizziamo” disse, “sì, ci stavo pensando anche io… e poi invece che lasciare uno spazio aperto al lato parrucchieri e estetista, stavo pensando di mettere la reception in mezzo, lo sgabuzzino e lo spogliatoio ai lati del planning, e mettere due archi che dividono, poi ovviamente non li lasci spogli, metti una tenda… no?” chiesi, “disegna la tua idea” disse dandomi i fogli, disegnai la stanza e come la stavo progettando, “così mi piace...” disse Maya guardando il foglio, “i muri li facciamo di un colore caldo… come un ocra o giallo tenue delicato” dissi, “tranne la zona del ricevimento, dove sarà di un celestino pastello” proseguii, “mi piace… segnalo sul foglio” disse guardandosi in torno, “il pavimento facciamo parquet bianco qui all’entrata, invece nei settori mettiamo un pavimento di marmo beige” dissi scrivendolo sul foglio, “la scrivania della segreteria la facciamo bianca come il pavimento, mettiamo dei divanetti ai lati dell’entrata, dove si può attendere il turno, poi tu avrai un armadio dove mettere le borse delle clienti e i cappotti, o cose simili, e io nelle cabine metterò un armadietto dove poggiare le cose…” dissi, “perfetto” rispose Maya, mi chiamò Grace, “tu prendi un altro foglio e annota quello che faresti tu… vai a vedere anche il bagno, e le altre cose” dissi rispondendo, “pronto” “Nicole… ti ho chiamata per darti una brutta notizia” disse, “che succede?” chiese, “abbiamo poco tempo per trovare un altro lavoro entrambe, mi sono dimenticata di pagare le rate del negozio e ci hanno sfrattate” disse atona, “ecco vedi Grace… volevo parlarti di questo” dissi prendendo fiato, “mi sto mettendo in società con Maya, apriremo un centro estetico e parrucchiere… se vuoi a noi serve una segretaria” dissi, “ne sarei molto lieta… almeno mi farai vedere ancora il tuo bambino” disse felice, “te l’avrei fatto vedere lo stesso” risposi, “va bene… dimmi dove devo venire per portarti la liquidazione” disse, “ci vediamo con calma non ti preoccupare” risposi, “va bene… ci sentiamo domani allora” disse ritrovando la felicità, “a domani” attaccai, “trovata anche la segretaria” dissi felice, “chi?” chiese Maya, “Grace… chi meglio di lei?” chiesi, “nessuno” rispose, “il bagno io lo farei sui toni del pesca” disse scrivendo, “va cambiato tutto in bagno” dissi, “direi proprio di sì” rispose, “allora… lo stanzino dove ci cambieremo lo facciamo tutto bianco, mettiamo un armadio bello grande dove possiamo mettere le cose tanto ci entra, e una cassettiera dove ci mettiamo le divise pulite” disse guardando dentro, “Maya, hai già intenzione di portare qui metà del tuo armadio?” chiesi ridendo, “no… scherzi?” rise, “comunque lo sgabuzzino lo facciamo in bianco semplice e mettiamo scaffali alti” dissi aprendo la porta, annuì, “poi la parte per parrucchieri ho immaginato il tutto con i specchi e mobili bianchi, ad ogni postazione una mensola, un sostegno per il phon e prese elettriche per piastre e robe varie” disse indicando le postazioni, le scrisse sul foglio, “poi le poltrone dei lavandini, i lavandini e tutto il resto saranno bianchi, con un grande mobile dietro così posso tenerci gli asciugamani e i shampoo, creme, trattamenti a portata di mano… e poi la postazione trucco sempre sul bianco… che ne pensi?” chiese, “le poltrone non le fare bianche, se ti casca la tinta bisogna ricomprarle” spiegai, “nere?” chiese, “anche marroni, visto che è tutto sui toni caldi, nero stonerebbe un po’ se le fai marroni riprende il giallo chiaro dei muri e il beige del pavimento” spiegai, “mmm va bene…” disegnò sul foglio anche quello, andammo dalla parte dell’estetica, “allora lettini in legno, con lo scalda lettino bianco, le copertine per le clienti le dobbiamo trovare marroncine, poi un tappeto marrone da mettere sotto al lettino, i lavandini bianchi, nelle cabine dove si fanno i trattamenti si metterà i moderatore per fare la luce o soffusa o accesa” spiegai, “poi mettiamo un sistema di aereazione in tutto il centro estetico sempre su un certo tipo di temperatura, evitando che faccia o troppo caldo o troppo freddo” dissi mentre Maya prendeva appunti, “la postazione per le mani è bianca, dietro ci sarà un mobile fatto a mensole dove ci sarà la sterilizzatrice, e gli altri strumenti che servono, alla pedicure identica cosa, mentre per le cabine delle lampade direi che possiamo anche mettere una sola mensola con le varie protezioni e un mobiletto in basso per posare le cose…” dissi, “perfetto… ha preso forma un bellissimo centro estetico” disse guardandosi in torno, “bene, adesso sai che dobbiamo fare?” chiesi, “no…” rispose, “trovare una marca da utilizzare” dissi, “e i permessi” disse, “ce li abbiamo… era un centro estetico e parrucchiere prima” spiegai come era evidente che fosse, “mmm capisco…” rispose, “perciò, è fatta… manca poco” disse felice, annuii, uscimmo fuori, chiudemmo tutto, e andammo a fare una passeggiata per negozi.

Trovammo una famiglia seduta su una panchina, la madre era triste, e il padre rispondeva spesso male alla moglie, “Smettila, ti ho portato su un palmo per tutta la vita, e tu che fai? Mi tratti a pesci in faccia perché eri troppo piccola quando ti sei sposata? L’hai voluto tu” sbottò l’uomo, rimasi immobile, era così che ci saremmo ritrovati io e Chris? Mi prese il panico, diventai silenziosa tutto a un tratto, “che c’è?” chiese Maya, “ti dispiace se vado a casa? Non mi sto sentendo molto bene, devo sdraiarmi un po’” mentii, “va bene, ci vediamo alle otto?” chiese, annuii, salii in macchina e guidai fino a casa, parcheggiai e salii.

Non lo lascio, ma una pausa la devo prendere… non posso sopportare questo peso, devo stare un po’ sola. Lo chiamai, “ei… che succede?” chiese, mi si strinse il cuore, “Chris, sono a casa, quando puoi vieni, ti devo parlare” dissi attaccando, mi misi seduta sul letto per non so quanto tempo.

“Dove stai?” chiese dalla porta, rimasi in silenzio, cominciai a piangere nel sentirlo avvicinarsi, “prendo le mie cose, o tu prendi le tue… non dormirò con te stanotte” dissi senza guardarlo, “che è successo?” chiese sedendosi, “non lo so… non lo so… chiamami vigliacca, chiamami come vuoi, ma non so se sono pronta a tutto questo… voglio una pausa” sussurrai, “cosa?” chiese tra il confuso e il ferito, “scusami… io ti amo te lo giuro, ma non so se tutto questo è ciò che voglio” dissi tra le lacrime, annuì, “scusa” sussurrai toccandogli il braccio, “no… anche se finirà quello è mio… e tu sarai sempre la mia migliore amica” disse abbracciandomi, annuii tra le sue braccia, “non ne parliamo con nessuno va bene?” chiesi incrociando i suoi occhi, mi guardò, “lo vuoi davvero?” chiese, “non lo so… sto andando nel panico…” sussurrai, “facciamo così… oggi stiamo lontani, stasera dormiremo a letti divisi, dormirò di là… e domani mattina mi dirai se è cambiato qualcosa” disse tranquillo, ma si vedeva che l’avevo ferito, “Chris…” sussurrai, mi accarezzò la guancia, “non preoccuparti” disse tranquillo, mi misi seduta sul letto, “vai…” dissi girando lo sguardo fuori alla porta, se ne andò lasciandomi un bacio sulla guancia, rimasi immobile sentendo i suoi passi farsi sempre più leggeri.

Maya

Non vengo. Non mi sento bene e preferisco stare a casa.

Non posso di certo costringerti…

Nel caso dovessi sentirti meglio siamo al ristorante del tuo compleanno.

Misi il telefono sul letto, lasciai che la disperazione cadesse su di me come mai prima d’ora, mi sdraiai sul letto tra le lacrime, non riuscii a smettere. Non capivo cosa non andava in me, lo amavo, lui mi amava, stavamo per sposarci, un bambino in arrivo… non mi faceva mancare nulla e l’ho lasciato per paura di diventare come una coppia incrociata per strada… Mi odiai, misi una felpa di Chris e un pantalone della tuta, uscii fuori al balcone, presi una sigaretta, “non mi odiare anche tu… ma ne ho bisogno” dissi alla pancia fra le lacrime, mi misi seduta a terra, la accesi guardando il panorama, non potei evitare di pensare a me e Chris guardare il tramonto mentre si delineavano le due linee sul test, e la sigaretta, mi ricordò di Chris, di come era iniziata la nostra storia, il bacio, i suoi occhi, spensi la sigaretta, lo guardai da sola il tramonto sul mare, era la cosa più triste che avessi mai visto, e mi accorsi che non c’era nulla di affascinante nel guardare il sole lasciare lo spazio al buio, tutto perdeva importanza e fascino difronte all’assenza di Chris, guardai il cellulare, nessuna chiamata, nessun messaggio… Dodger era con Lisa, nessun segno della sua presenza, guardai New York, anche lei perse di fascino, avrei voluto solo che questa notte passasse veloce, dirgli che lo amavo e che avevo sbagliato a dire di non sapere se starci insieme o no… avrei voluto dirgli che tutto ricorda lui, e che lui è insostituibile… in tutto. Avrei voluto dirgli che non riuscivo a respirare senza sapere che lui sarebbe stato con me ancora, che non è vero che sono forte, che non troverò mai un modo per poter essere felice di nuovo… mi sentii morire, lui era andato via. La notte ormai aveva vinto sul giorno, in tutti i sensi. Andai in camera da letto di nuovo, mi sdraiai di nuovo sul letto lasciandomi andare alle lacrime, mi addormentai.

Mi svegliai di soprassalto, guardai l’ora, 5.30 del mattino, mi alzai dal letto, andai a vedere se Chris era tornato, no… tutto vuoto… sentii il bagno ma anche lì zero, non si mosse nulla, sentii i passi da fuori di casa, corsi in camera da letto, mi misi nel letto fingendo di dormire, entrò cercando di fare il meno rumore possibile, lo sentii entrare in camera da letto, mi concessi di aprire un occhio per godere della sua bellezza, si mise seduto sul letto, mi guardò, non si accorse di niente, ma lo richiusi, “chissà perché hai pensato di doverti tirare indietro…” sussurrò accarezzandomi i capelli, tirò su il naso, “se ho fatto qualcosa di sbagliato…” tirò su di nuovo, stava piangendo, strinsi forte la carne delle gambe, non potevo parlare ora con lui, doveva riposarsi, “buonanotte” disse alzandosi, lo sentii camminare fino alla camera degli ospiti, lo sentii togliersi i pantaloni e la maglietta e buttarli a terra, mi alzai, mi poggiai sullo stipite della porta della camera dove avrebbe dormito, si girò mettendosi paura nel vedermi lì, avevo le braccia incrociate, “che c’è?” chiese asciugandosi gli occhi, “ti sembra ora di tornare?” chiesi con la voce spezzata, “ti preoccupi?” chiese acido, aveva ragione, dovevo incassare, “sì… cazzo, mi sono preoccupata, senti dormi… domani mattina parliamo” sussurrai, “no, Nicole, no… è già mattina, ti rendi conto? Se io vado a dormire così, io impazzisco… capisci? Io impazzisco… io non ce la faccio, te lo giuro Nicole, dimmi solo se hai intenzione di lasciarmi, non mi interessano le spiegazioni, non mi interessa niente di ciò che è successo e ti ha spinto a fare questo, io ho bisogno solo di sapere se hai intenzione di lasciarmi… perché io senno mi sento male… capisci?” la sua voce tremò lasciando andare le lacrime, “non piangere, amore mio, per favore” gli asciugai le lacrime, “è finita?” chiese a me, “no…” risposi scuotendo la testa, si buttò seduto sul letto, mi misi in ginocchio sotto di lui, “e allora… che cosa…” chiese alzando lo sguardo, accesi la luce, “non riuscirei mai ad essere felice come lo sono con te… e non riuscirei mai a perdonarmi di averti perso, e non è vero che sono forte Chris, tu sei forte, io sono solo una maschera, io ho paura… ecco… te l’ho detto, ho paura di rimanere incastrata in una vita che non voglio…” dissi tutto d’un fiato, “c’è possibilità che con me, e nostro figlio sia la vita che non vuoi?” chiese arrabbiato, “no… Chris, dico solo che ho paura di svegliarmi una mattina e accorgermi che non ho fatto abbastanza per dedicarmi a te e a nostro figlio” risposi tranquillamente, uscì dalla stanza, “dove vai?” chiesi, “fuori al balcone, mi serve una boccata d’aria” disse aprendo la finestra, lo seguii, “no, Nicole… non ci voglio stare con una persona che ha paura di non aver fatto abbastanza stando con me, perché vuol dire che si sente stretta, io non ti ho mai imposto nulla Nicole, mai… ti ho dato la facoltà di scegliere persino se rimanere a New York dopo che non trovavi lavori decenti, ti ho fatto scegliere di vivere le tue esperienze e non farmi avanti quando eri troppo piccola, per darti modo proprio in questo… capire chi eri nel mondo, ti ho fatto avere tutto ciò che una ragazza desidera… ero con te quando piangevi per qualcun altro, ero con te quando piangevi per me e non lo sapevo che fosse per me, ero con te quando tutti se ne andavano, ma non ti ho imposto proprio niente… persino la mia presenza per quanto possa farmi male non la impongo, per te è facoltativa… se la vuoi ci sarà se non la vorrai non ci sarà.” Rispose infuriato, “Chris… non è questo quello che sto dicendo” dissi seria, “e cosa Nicole? C’è un altro? Tutte le belle parole di questa mattina dove sono? Giuro non ti lascerò mai” urlò, era disperato, lo avevo ferito nel profondo, “Perché non ti sto lasciando, Cristo santo!” urlai anche io, “e cosa stai facendo? Non mi stai lasciando? E allora dimmi che vuol dire non dormiremo insieme… e tutte le altre cose che hai detto prima?” urlò di nuovo, “Chris! Calmati” urlai, “no… non mi calmo, e sai perché? Perché sono stato troppo calmo prima a dirti stai tranquilla, con una mano mi accarezzavi, con l’altra mi uccidevi senza pietà” urlò, “mi dispiace di averti ferito, ma non capisci che per me è tutto così più grande di me?” urlai facendo uscire le lacrime, “perché pensi che io abbia matrimoni o abbia messo incinta tutte queste ragazze? Nicole sono spaventato quanto te… lo capisci? Anche io ho paura proprio come te, ma se mi dovessi lasciar andare ogni volta che il terrore di non essere adatto prende il sopravvento adesso ero scappato probabilmente in Europa” disse urlando, “tu sei fatto così, io ho mille dubbi, mille ansie… mille paure” urlai avvicinandosi a lui, “sei consapevole che non sei l’unica donna incinta al mondo? Nicole quello è mio figlio o mia figlia, ma è comunque qualcosa di anche mio… scusa se non me la sento di dirti nostro… penso che tu sei un’egocentrica, una pazza, una destabilizzata” urlò avvicinandosi anche lui, “ah bene… ciao” dissi girandomi di spalle, mi prese per il braccio, “non te ne andare” disse tirandomi verso di lui, “Christopher è evidente, non siamo fatti per stare insieme, organizziamo il meglio per crescere nostro figlio, perché indipendentemente se funzioni o no è nostro figlio” dissi urlando, “Nicole, noi siamo fatti per stare insieme… tu e io non potremmo stare con nessun altro” disse guardandomi negli occhi, spostai lo sguardo, non volevo che i suoi occhi mi incantassero, “Non capisci? Non siamo fatti per nessuno… ora l’egocentrica va a letto” dissi incrociando le braccia, mi girai e camminai, lo sentii correre, mi si mise davanti, “guarda” disse indicando il cielo, l’alba stava facendo capolino tra i palazzi, “molto bella… buonanotte” dissi girandomi di nuovo, mi afferrò la mano girandomi verso di lui, un bacio caldo mi travolse, perché non l’ha fatto prima? Mi baciò a lungo e dolcemente, prese il mio viso tra le sue mani, “basta… per favore… siamo fatti per tutto questo… ma non litighiamo più, le paure? Parliamone, se vuoi starò tutte le notti ad ascoltare le tue paure… ma smettila di lasciarmi… ho avuto una giornata di merda per questo… e dire che era iniziata benissimo” disse stringendomi, “Chris…” affondai la testa sul suo petto, “è tutto ok… sei qui, e io sono qui… ti amo più di prima se è questo che vuoi sapere” mi alzò il mento e mi baciò, “dovevo dirti un mare di cose… e non ti ho detto nulla” sussurrai, “che dovevi dirmi? Ti ascolto” disse accarezzandomi la guancia, “avrei voluto dirti che ti amo, e che ho sbagliato a dirti di non sapere se stare insieme a te, che tutto ricorda te, che sei insostituibile… in tutto, che non potevo respirare senza sapere se tu saresti tornato a stare con me ancora, che non sono per niente forte, che mi sentivo morire senza di te nella mia vita, e che ormai era diventato tutto buio senza di te…” sussurrai, “ho provato le stesse cose… Misto anche a un senso di delusione” fece spallucce, ci mettemmo seduti a terra a guardare l’alba, mise la mano sulla mia pancia e la accarezzò, “quando nasce? Io lo voglio conoscere” disse guardandomi negli occhi, i suoi occhi dal pianto erano diventati ancora più chiari, “anche io lo voglio conoscere” sorrisi, la sua mano era così calda, mi rivenne in mente l’immagine di come ci eravamo addormentati con Miles, di come lo ha lavato, come ci ha giocato, come teneva la sua manina… sentii una fitta sotto lo sterno, “che c’è?” chiese Chris guardandomi preoccupato, “non lo so… ma una fitta qui” indicai il punto, mi stava togliendo il fiato, “vuoi andare in ospedale?” chiese, “no… se non mi passa andiamo” risposi baciandolo, mi prese in braccio, “so camminare, Chris” brontolai, “zitta cinque minuti” rispose mettendomi a letto, fece il giro e si mise affianco a me, solo in quel momento mi accorsi che era uscito fuori al balcone con i boxer e nient’altro, “Chris…” indicai il suo corpo, “sì… sono uscito nudo, lo so” disse ridendo, si sdraiò affianco a me, “ah…” sorrisi mordendomi il labbro, “vuoi seriamente?” chiese ridendo, annuii, mi baciò passando la mano sulle mie gambe, le aprì di scatto infilando la mano dentro i pantaloni, spostò la brasiliana e mosse la mano, ansimai, le sue labbra si spostarono sulla mia clavicola, allungai la mano verso di lui e abbassai i boxer, mi tirò giù i pantaloni e aprì la sua felpa che avevo indossato lasciando spazio al seno nudo, lo accarezzò, si mise sopra di me ed entrò, cominciammo a muoverci all’unisono, affondai le unghie sulla sua pelle, sentirlo ansimare era una musica dolce, venimmo insieme, si buttò con la testa sul mio seno.

“E adesso dormiamo?” chiese, guardai l’ora, 7.30, “metti la sveglia però” dissi, “devi fare qualcosa?” chiese, “dobbiamo andare a fare i lavori al negozio no?” chiesi, “giusto… però andiamo per le sei, sette” disse spostandosi, si mise al suo lato del letto stringendomi, “prima” risposi, “cinque?” chiese, annuii, “bene… la sveglia la metto a mezzogiorno” rispose accarezzandomi la testa, “va bene” risposi abbracciandolo, ci addormentammo di sasso.

  
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